domenica 23 luglio 2017

Alcuni risultati possono essere stati rimossi nell'ambito della normativa europea sulla protezione dei dati. Ulteriori informazioni

In un caldo pomeriggio di luglio, bello sbracato in giardino, seguendo una mia linea di pensiero mi vien voglia di fare alcune ricerche. Finisco su questa intervista al magistrato Ferdinando Imposimato:


Filmato che mi induce ad effettuare una ricerca sul testo "diario di giovanni falcone testo", il cui risultato risulta corredato, ad ogni pié pagina, dalla seguente dicitura: "Alcuni risultati possono essere stati rimossi nell'ambito della normativa europea sulla protezione dei dati. Ulteriori informazioni".

Mi ricordo, a questo punto, di una strampalata email ricevuta qualche giorno fa, recante "Oggetto: RICHIESTA DI CANCELLAZIONE", nella quale, in un italiano sgrammaticato, mi viene richiesto quanto segue (i riferimenti al personaggio coinvolto sono omessi): 

"Gen.mo Direttore Fraioli del prestigioso Blog Ego Della Rete, cogliamo l’occasione per complimentarmi dell’originalità del blog e soprattutto di come vengono rappresentati le notizie nella rete. Vi scriviamo in quando stiamo tentando di portare a termine un processo di Rimozione di un articolo in oggetto con riferimento [OMISSIS], (allegato) in conformità alle pregresse disposizioni impartite dal Garante per la protezione dei dati la personali nello specifico il contemperare i diritti della persona (in particolare il diritto alla riservatezza) .Pertanto per portare a termine la richiesta di de-indicizzazione presso Google chiediamo una vostra preziosa  collaborazione a finché l’articolo sottoposto sia rimosso dal vostro blog.
Certo di una sua comprensione le invio cordiali saluti. "

Il tutto proviene da un sito privato (privacygarantita.it) sul quale campeggia la scritta:

Ci vogliono 20 anni per costruire una reputazione, bastano 5 minuti per rovinarla

Giustamente allarmato sono corso a controllare cosa avessi mai scritto nell'articolo incriminato, nel quale avrei rovinato la reputazione di qualcuno. E cosa ci trovo? La notizia di un guaio giudiziario nel quale era incorso un grande (per la provincia di Frosinone - n.d.r.) imprenditore locale che si era messo in evidenza, nel decennio precedente, per via di una lunga serie di proposte di operazioni urbanistiche, sostanzialmente finite tutte con un nulla di fatto. 

Riletto il testo dell'invito, del quale per altro mi ero dimenticato e, a mio parere, inaccettabilmente insultante nel tono oltre che sgrammaticato, decido che non collaborerò. Il problema è di google, che può decidere o meno di deindicizzare la pagina in ottemperanza alla richiesta dell'interessato, non mio. Anche perché la notizia, trascorsi poco più di tre anni, continua ad essere di pubblico interesse, stante il perdurare delle attività imprenditoriali, anche su concessioni pubbliche, del presunto danneggiato. Se e quando avrò notizia del ritiro a vita privata dell'interessato, comprovata da foto che lo ritraggano ai giardinetti in compagnia del cane e rigorosamente munito di sacchetta per la raccolta degli escrementi, allora e solo allora cancellerò l'articolo dal mio blog. In mancanza di ciò, il suddetto continua ad essere un soggetto che agisce nell'arena pubblica, in quanto tale sottoposto alle ovvie valutazioni di onorabilità che tale ruolo impone.

Sbrigata questa zeppa locale, torniamo al filo dei miei ragionamenti relativi alla "normativa europea sulla protezione dei dati", non recepita in Italia da alcuna legge votata in Parlamento ma, di fatto, attuata col metodo della "Giurisprudenza come insieme di decisioni giudiziarie", secondo la tradizione nata in Inghilterra e adottata anche negli USA delle corti che fanno giurisprudenza. Io non sono un giurista ma... un cittadino sì, e anche se affermassi castronerie improbabili godo tuttavia dei diritti politici riconosciuti dalla Costituzione, quindi dico la mia! Ora, il fatto che google possa scrivere, in calce a una ricerca sul testo "diario di giovanni falcone testo", che "Alcuni risultati possono essere stati rimossi nell'ambito della normativa europea sulla protezione dei dati. Ulteriori informazioni" mi sgomenta. Per altro, ho scoperto che lo stesso risultato lo si ottiene se effettuo una ricerca sul mio nome, scoprendo così che, a mia insaputa e contro la mia volontà, sono già "protetto" da google. E siccome io non ho mai, ribadisco mai, chiesto a google di cancellare alcunché mi riguardi (anche perché i miei fattacci personali me li gestisco col metodo dei pizzini) ne deduco che qualcuno potrebbe aver già chiesto, sempre a mia insaputa, di deindicizzare qualcuno degli articoli nei quali mi sono occupato della res-publica.

Vuoi vedere che la zeppa locale origina dal fatto che io, e io solo, ho dato notizia del fatto che ha interessato il non ancora pensionato ai giardinetti, informando il popolo come nessun altro organo di informazione ha fatto? Per cui, cancellato il mio articolo, la cosa è sistemata per sempre?

Il fatto è che questa storia del diritto all'oblio, e in generale il cosiddetto diritto alla privacy - per altro tranquillamente ignorato dai call center che ci telefonano più volte ogni giorno per offrirci vantaggiosissime condizioni contrattuali per questo o quel servizio, o ci inviano sms con link cliccando sui quali ci si ritrova ad essere sottoscrittori a nostra insaputa di servizi onerosi - sono il cavallo di Troia per indurre gradualmente, attraverso segnali di minaccia costituiti da possibili traversie giudiziarie, forme di autocensura volontaria. E' la dittatura dell'ordine internazionale dei mercati che avanza, giorno dopo giorno con passo implacabile, erodendo diritti costituzionali con tecniche sopraffine. Una delle più efficaci essendo, come ci hanno insegnato le brigate rosse manipolate da agenzie sovversive che agivano per conto di entità sovranazionali, quella di colpirne uno per educarne mille. Dare l'esempio, insomma, come chi ha il potere ha sempre fatto dalla notte dei tempi. Qualche esempio? Ho fatto il classico, per cui ne citerò due risalenti alle epoche antiche:
  • A Sparta ogni anno gli efori dichiaravano guerra agli Iloti, un atto rituale che formalizzava lo stato dei rapporti fra le due classi e rendeva lecito commettere aggressioni senza compiere un sacrilegio.
  • Roma, terza guerra servile: sebbene la gran parte degli schiavi fosse morta in battaglia, circa 6.000 sopravvissuti erano stati catturati da Crasso, che li mise tutti a morte mediante crocefissione sulla strada tra Capua e Roma
In battaglia, quando le cose si fanno difficili, ci si difende serrando i ranghi. Guai a cedere all'istinto di fuggire: è quello il momento in cui comincia il massacro. Oggi il fronte dei diritti sanciti dalla Costituzione è in difficoltà, sembra dare segni di cedimento, ma è questo il momento di piantare gli scudi per terra e non arretrare. Uno per tutti e tutti per uno! Così saremo invincibili.

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