martedì 26 maggio 2015

Ci vuole tanta pazienza!

Repetita iuvant: saranno pubblicati solo i commenti di utenti che abbiano un profilo pubblico che consenta di identificarli.

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«Mons Colombo ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "The "red kryptonite" floating around the Parioli h...": 
Quello che voglio dire, caro Fiorenzo, è che il Cavajere, nel suo perculamento a Celestini, tra le righe (ma non molto) ha rivelato una cosa che chi è appassionato di satira (cioè IO) ha capito benissimo. Guarda che bella unione di puntini che ti propongo
http://www.arcoiris.tv/scheda/it/9931/
Udo Gumpell nel 2008 nel V-DAY
2015 Udo Gumpell in una trasmissione di Satiracontroerpotere...sulla RAI!
http://www.maridacaterini.it/news/8066-nemico-pubblico-live-anticipazioni-sulla-terza-puntata.html
Che cazzo ci fa un giornalista tedesco al V-Day (2008) e in uno sketch di satiracontroerpotere (2015)? Ma è ovvio: lui (Udo) fa la parte del giornalista che guarda sconsolato questo italiano birichino che propone, perculando, l'aumento degli stipendi dei parlamentari. E già: la KASTA! 
Ma la cosa triste, è che i comici Giardina e Montanini (nuovi satiri, scuola Luttazzi) sono sinceramente convinti che loro lottano contro il potere dominante perché non sono "comicicomequellidiZelig". Porelli, non sanno che fanno più danni persino del bagaglino , che era palesemente reazionario e mai si spacciò per rivoluzionario. Quindi, er povero Ascanio, è usato e non sa di esserlo. Ecco, io non posso far finta di non vederle certe cose. Perché er cavajere, diciamoci la verità, ci ha cambiati un po' tutti. E anche se domani dovesse diventare una rock star (glielo auguro), non è che noi buttiamo nel cesso quelo che abbiamo imparato, o no? Gli Ascani e C., invece, si limitano ad emozionare. Per carità, è il mestiere dell'artista, emozionare, e va bene così. Però, come dire, l'elogio dell'ignoranza, se lo poteva risparmiare, o no?»

Premessa


Caro Mons Colombo che, in un commento precedente (comunque pubblicato), mi hai scritto "(sono) Xxxxxx Yyyyyyy penZavo lo sapessi. La penso esattamente come te sull'anonimato. Al nick non rinuncio perché ci sono affezionato".

Sono certo di non essermi spiegato bene. Ti risposi che non chiedo a nessuno di rinunciare al nick, ma di arricchire il proprio profilo con le informazioni sufficienti per l'identificazione. Ad oggi, 26 maggio 2015 ore 17:30, ciò non è ancora avvenuto. Per questa ragione non pubblico il tuo commento. PenZerai che sia impazzito perché invece l'ho copia&incollato nell'incipit. In effetti non lo pubblico ma lo copio&incollo per risponderti perché è particolarmente interessante, offrendomi spunto per alcune considerazioni. Tornerò invece sul problema degli anonimi domani, con un video che mi riprometto di girare con l'amico Claudio Martino (un altro che ci mette la faccia).

Ci vuole tanta pazienza


Il punto sul quale vorrei soffermarmi è, in particolare, questa parte (evidenziata) del tuo commento: «Perché er cavajere, diciamoci la verità, ci ha cambiati un po' tutti. E anche se domani dovesse diventare una rock star (glielo auguro), non è che noi buttiamo nel cesso quelo che abbiamo imparato, o no?»

Vedi Mons, è vero che er cavajere (non Berlusconi.... ma Alberto Bagnai - nota 4 dummies) ci ha cambiati un po' tutti, ma è altrettanto vero che anche lui è cambiato. Mi spiego: non solo non esiste relazione che sia esclusivamente unidirezionale (perfino Gesù imparava dai discepoli), ma nel caso specifico temo di doverti deludere informandoti che quello che Bagnai ha imparato da noi è molto di più di quello che ci ha insegnato. Per non parlare di ciò che proprio non può imparare perché gli mancano i presupposti. Un esempio? Dopo quattro anni di predicazione pippesca, Bagnai non è ancora riuscito a realizzare un evento che si avvicini per partecipazione, nemmeno alla lontana, alla mobilitazione che Paolo Barnard seppe creare dal nulla nel 2012! Che poi Illo critichi Barnard sul piano della credibilità accademica, ciò non fa altro che confermare che non è una persona capace di cooperare con gli altri, ma solo di dividere. Ma andiamo oltre: ci vuole tanta pazienza!

Tu potrai obiettare che è vero (forse) che Bagnai ha imparato cose da altri, ma che questi "altri" sono tanti mentre Illo è uno e solo uno. Ho l'impressione che tu confonda ciò che Bagnai ha insegnato con il piacere che ti ha dato la lettura di alcuni suoi post. Che non è cosa da sottovalutare, sia chiaro, ma che ha a più che fare con la letteratura d'evasione piuttosto che con la Politica. Ah, la Politica! Che parola che ho usato! Te lo ricordi il Bagnai che diceva di non voler fare politica perché il suo solo obiettivo era quello di portare avanti una battaglia culturale capace di portare il "messaggio" lassù, nelle sfere dove "si puote ciò che si vuole"? Ci vuole tanta pazienza!

Vedi Mons, è inutile stare a contare quanti sono quelli che hanno divulgato le idee che sono anche di Bagnai, e quanti sono invece coloro che ne hanno divulgato altre che, oltre che complementari, sono secondo me addirittura più necessarie. Anzi, sai che ti dico? Qui, se c'è uno che ha sostenuto e divulgato tutte le idee utili per il riscatto di questo paese, e ha combattuto quelle dannose, ebbene questo signore sono io. Solo che di ciò non ho alcun merito perché la mia mission è, da sempre, quella del blogger (fare informazione su ciò che accade) politico (prendendo posizione). Una cosetta che al prof pescarese non sono riuscito a fare entrare nella zucca. Ci vuole tanta pazienza!

Senti Mons, cominciamo dall'inizio, ti va? Siamo nell'estate del 2011, quando Tremonti era ministro dell'economia del governo Berlusconi e nessuno parlava di euro e di Unione Europea... no aspetta! Proprio "nessuno" non si può dire: Paolo Barnard aveva già cominciato a far girare il suo pamphlet "Il più grande crimine", e un piccolo gruppo di persone, che da tempo erano su posizioni antiliberiste e antiunioniste, aveva messo in cantiere un convegno per l'ottobre di quell'anno il cui titolo era............................


A quel convegno fu invitato anche Bagnai, che era stato notato perché aveva appena scritto alcuni articoli sull'euro e sulla crisi.
Mons, ti è chiaro quello che ti ho detto? Te lo devo ripetere? Nell'ottobre del 2011 c'era, in Italia, uno sparuto gruppo di oppositori all'euro e all'UE, al cui interno c'era anche (anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche anche) Alberto Bagnai, e nemmeno con un ruolo particolarmente importante.
Allora riassumiamo: Poco prima del "fate presto" che mandò via Berlusconi gli unici oppositori dell'euro e dell'UE in Italia erano:
  • Il gruppo che faceva capo a Moreno Pasquinelli e Leonardo Mazzei
  • Stefano D'Andrea
  • Paolo Barnard
  • a margine: Alberto Bagnai
A riprenderli in video, in quel convegno, c'ero io. E che ce posso fa se c'ho er fiuto? Ce l'ho, tanto è vero che intuii quasi subito l'enorme potenziale comunicativo del Bagnai. Dico "quasi" perché, da bravo "ingegniere", prima pensai ai problemi tecnici (qualità dell'audio, delle riprese, montaggio etc..) poi ai contenuti. 
Ora, caro Mons, vorrei che ti mettessi bene in testa una cosetta abbastanza importante: io non rimasi tanto colpito dall'originalità di ciò che diceva il Bagnai, quanto  dal modo con cui si esprimeva. Era, senza alcun dubbio, un ottimo comunicatore. Certo, sul piano delle idee aggiungeva contenuti importanti, in particolare due:
  • L'uso delle banche dati
  • Il richiamo e la spiegazione dei concetti di base dell'economia politica così come questa si era configurata dopo la rivoluzione keynesiana 
Ma il dato veramente importante era il suo linguaggio, molto diverso da quello in uso negli ambienti che avevano progettato il convegno dell'ottobre 2011. Questo è un punto importante perché nel 2011 (appena quattro anni fa) il linguaggio tipico della sinistra cosiddetta radicale - termine con il quale si identificava tutto ciò che era minoritario e in qualche modo riconducibile all'idea di "sinistra" - era completamente sputtanato (in italiano nel testo - n.d.r.). 
Quattro anni fa criticare l'euro in "sinistrese" era perdente, anche se si avevano ragioni da vendere. Il grande vantaggio di Bagnai, e dunque la sua "utilità", derivavano proprio dal fatto che il suo era un linguaggio tutto interno al mondo che aveva concepito e portato avanti il piano di trasformazione della CEE (Comunità Economica Europea) nell'Unione Europea. Anche per questa ragione, e non solo per le sue qualità "letterarie", l'utilità di Bagnai fu immediatamente capita dalla minoranza creativa che, nel 2011, si occupava sul web (e non solo sul web) di questi temi. Una cosa che va a merito di questa minoranza creativa.

E così, per un annetto, tutto filò liscio. Bagnai parlava della disfunzionalità dell'euro, Stefano D'Andrea scriveva contro l'Unione Europea, Moreno Pasquinelli immaginava la sollevazione imminente contro il regime euroliberista, io facevo il blogger. Mentre Paolo Barnard, nel suo furore solipsistico, faceva e disfaceva la mmt.

Questo è un paese di Pasquini, non di Pasquinelli...


Ora dimentichiamoci di Barnard, che alla vicenda ha provato ad aggiungere la capacità di mobilitazione di un gran numero di persone - cosa che nessuno degli altri protagonisti ha dimostrato di saper fare. Barnard a parte, il punto è che nel 2012 l'economista Bagnai parlava solo di euro, il giurista Stefano D'Andrea faticava ancora a capire la differenza tra livello dei prezzi e loro dinamica (attirandosi - febbraio 2012 - la famosa accusa "mi nonna risparmiava") e Pasquinelli.... beh l'amico Moreno continuava a recitare nel ruolo che gli sta a pennello: quello di chi nel lungo periodo avrà ragione (ma saremo tutti morti), e dunque a immaginare la sollevazione prossima imminente. Una valutazione, quest'ultima, che per onestà devo confessare di aver condiviso anch'io, prima di capire di vivere nel paese dei Pasquini e non dei Pasquinelli... Ma questa è un'altra storia, di cui presto vi parlerò.

Nel frattempo altri protagonisti entravano sulla scena. Sto parlando, l'avrai capito Mons, dei Maestri, non degli innumerevoli emuli che, man mano che l'euro si avvicinava al crollo, si sono fatti avanti in cerca di un quarto d'ora di notorietà. Tra i Maestri non può essere dimenticato Luciano Barra Caracciolo. Tu che dici, ce l'ha insegnata qualcosa LBC? Direi di sì, e direi anche che ci ha insegnato qualcosa di più fondamentale del concetto di tasso di cambio reale che, a stringere, è il nocciolo della predicazione di Bagnai! LBC ci ha ri-spiegato cosa sia quella Costituzione di cui tutti si riempiono la bocca, e come i principi in essa sanciti, che alla lettura distratta del piddino appaiono come astratte enunciazioni, contengano invece il seme della nostra liberà.

Quello che Bagnai non ha voluto imparare da noi e perché


Come certamente saprai, caro Mons, nel 2012 io ero santo subito (bontà sua "dopo"). Il buon Bagnai non aveva capito che la ragione per cui, in quell'anno, tanto mi spendevo (nel mio piccolo) per dargli visibilità, non era tanto l'adesione completa alle sue tesi quanto il fatto che lo consideravo la punta di diamante della narrazione critica sull'euro e l'Unione Europea: Bagnai bucava il web. 
Quando mi chiamò (all'inizio dell'estate 2012) per chiedermi cosa pensassi del fatto che potesse andare in televisione la mia risposta fu che era un errore. Non mi diede ascolto e cominciò così la sua trionfale marcia nell'informazione mainstream. 
Bastarono pochi mesi di crescente notorietà e qualcosa, nel racconto pippesco, cominciò a cambiare. A fine dicembre 2012 diventai "l'amante tradita" nonché "il traditore" solo perché, alla sua richiesta di suggerirgli idee per la diffusione del "verbo", risposi con un breve e succinto documento dal quale tuttavia emergeva, con chiarezza, la mia convinzione che fosse necessario agire sul piano politico, oltre che su quello divulgativo.
Ma per Bagnai, caro Mons, questa era solo un'idea velleitaria perché, lui dice, per fare un partito, ci vogliono tanti soldi. Il risultato, lo sai Mons, è che in Grecia c'è Piano B, in Spagna c'è Izquierda Unida dentro Podemos, in Italia, bene che vada, avremo la Coalizione Sociale di Landini.

Vennero poi "Il manifesto di solidarietà europea", le polemiche con Pasquinelli prima (i marxisti dell'Illinois) con l'ARS poi (quei quattro straccioni), le imbarazzanti vicinanze con Magdi Allam, Gianni Alemanno e Vincenzo Scotti; infine il mezzo sostegno al fallito tentativo di Borghi di essere eletto alle elezioni europee con la Lega Nord (fu eletto, invece, Borghezio) e, negli ultimi mesi, l'adozione da parte di Matteo Salvini, del Tramonto dell'euro come "libro sacro" o foglia di fico che dir si voglia.

Qualcuno insinua che tutto ciò sia conseguenza dell'ambizione di Bagnai, ma io che sono uomo di mondo non mi curo di quest'accusa. Che Bagnai sia un uomo ambizioso, ma anche se non lo fosse, tutto questo è assolutamente secondario rispetto al dato principale: Bagnai ha commesso un errore politico. Determinato, caro Mons, dal fatto che, avendo creduto di aver insegnato chissà cosa a tutti noi, si è talmente inorgoglito da perdere la capacità di giudicare oggettivamente le persone e il contesto, perdendo così l'opportunità di imparare, a sua volta, cose che gli sarebbero state molto utili. 

Bagnai ha clamorosamente sottovalutato le qualità, la determinazione, e soprattutto le motivazioni di quella minuscola élite creativa della quale, nel 2011, era stato invitato a far parte, e ha invece considerato come "élites" i vecchi dinosauri della politica e dell'informazione mainstream che, ai suoi primi segnali di debolezza caratteriale, gli si sono dati d'attorno per il tramite di quella volpe di Claudio Borghi Aquilini. Un "giochetto" le cui prime avvisaglie ebbi modo di scorgere proprio nel dicembre del 2012 a Pescara, pochi giorni prima che divenissi "l'amante tradita" e "il traditore". Io so che lui sa che io so: a volte basta uno sguardo per capire, e quello sguardo, per puro caso, lo colsi. Ma, come ripeto dall'inizio, ci vuole tanta pazienza.

La Storia, sostiene Bagnai, la fanno le élites, e dunque saranno queste a portarci fuori dal pasticcio nel quale esse ci hanno infilato; che per Bagnai, bada bene Mons, non è l'UE ma l'euro! Orbene, Bagnai ha ragione ma anche torto! Ha torto in quanto dimentica che le élites, che ci sono sempre, pur tuttavia non sono sempre le stesse! A meno che egli non sia uno di quei complottisti un tanto al chilo (alla David Icke per capirci) convinti che il mondo sia sempre guidato dalle stesse élites, dai tempi degli antichi Sumeri! Invece le élites cambiano e, quando cambiano, ciò avviene perché qualcosa si muove dal basso. Non accade spesso, in verità, perché il più delle volte quello che accade, più che una sostituzione dal basso, è un'alternanza al loro interno, ma ogni tanto sì. Solo che ci vuole pazienza, tanta pazienza.

Quella pazienza che Bagnai non ha avuto. E dunque, caro Mons, hai ragione quando dici che dobbiamo comunque essergli grati per averci brillantemente spiegato i tassi di cambio reale, come pure l'uso delle banche dati (se ci sono usiamole), ma è anche vero che è giunto il momento di guardare le cose in prospettiva valutando i suoi limiti e i suoi errori. Il suo limite maggiore essendo, come credo sia ormai chiaro, una certa debolezza del carattere; l'errore quello di aver preferito passare all'incasso di un'effimera popolarità, invece che alla Storia.

Ma non tutto è perduto, Mons, una possibilità il nostro Bagnai ancora ce l'ha: fare un gesto eclatante. Si presenti all'assemblea dell'ARS il prossimo 7 giugno, standosene seduto buonino buonino ad ascoltare e, soprattutto, ad osservare i volti dei compatrioti che egli, per superbia, ha lasciato soli per correre in soccorso dei forti! Li guardi, incroci i loro occhi! Soprattutto stia sereno perché, a dispetto delle polemiche, lui, i soci ARS, i militanti di Ora, tutti noi siamo lo stesso popolo che aspira, prima di ogni altra cosa, a riconquistare libertà, indipendenza e dignità.

Ci vuole tanta pazienza!

5 commenti:

  1. Caro Fiorenzo, hai detto una cosa giustissima, ma a parer mio con una lieve inesattezza. Docuta forse alla volontà di non affondare troppo il colpo. Il che depone a tuo favore.
    Bagnai vuole si portare là dove si puote, ma non il suo messaggio. Lui vuole portare sé stesso.

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  2. Constato che non ci siamo capiti. Se non mettete nel vostro profilo informazione atte alla vostra identificazione i vostri commenti non saranno pubblicati. Questi sono i dati presenti sul mio profilo.

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  3. Caro Fiorenzo,
    io sono molto più sintetico di te. Dico da tempo che il Nostro è un economista preparato (non originale, e del resto lui stesso lo ammette, ma preparato si), un divulgatore di primo livello (come hai giustamente notato, "spacca il web" e anche in tv se la cava bene) ma inadatto a un'azione politica. Come analista politico è discutibile, come leader o stratega lasciamo perdere. E il problema non è tanto l'ambizione, che, siamo uomini di mondo, ci sta, ma un narcisismo inestirpabile. Inutile invitarlo a questo o quel convegno, non verrà mai a meno che non gli si chieda scusa e anche così, sarebbe alla lunga ingestibile. Peccato? Si, peccato, ma non possiamo farci nulla.

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    1. Sei il primo commentatore autocertificato di questo blog. Complimenti! Hai vinto un vetrino sotto vuoto contenente un prezioso capello di Bagnai...;-)

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  4. Ciao Fiorenzo penso che parlare ancora di Bagnai sia inutile e poco costruttivo, provo a spiegarmi, anche se sono un diversamente europeo e anche un diversamente italiano in quanto parlo solitamente in dialetto Veneto.
    A più riprese il Prof Bagnai ha affermato che la Storia la fanno le Elites e che lui stesso ne fa parte. Il popolo altro non è che massa da manovra o da cannone.
    Ora dalla mia depressione culturale, da dove osservo il mondo, ( che non è la stessa cosa da chi l'osserva dalle alte vette Himalayane) non la trovo nemmeno una espressione felice il rivendicare l'appartenenza ad una Elites che in Europa ha generato nell'ultimo secolo i due più sanguinosi conflitti della storia umana. Inoltre anche i vertici militari della prima guerra mondiale facevano parte di una Elites, o sbaglio? Di sicuro non è scritto sui libri senza figurine, e non basta certo andare sull'Ortigara per saperlo, ma quelle elites portarono nel 1915 centinaia di migliaia di uomini sull'altopiano di Asiago, e non si preoccuparono nell'immediato, nemmeno di far costruire le Latrine. Risultato, centinaia di migliaia di uomini camminarono su quello che la parte meno nobile del corpo aveva espulso.

    Però ritornando al punto per cui io ritengo che il Prof Bagnai sia dalla parte avversa alla nostra, basta leggersi l'Art 1 della nostra amata Costituzione:

    L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

    La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

    Ecco Fiorenzo i nostri padri Costituenti specificano proprio che la Sovranità appartiene al Popolo e non alle Elites. Questo è un punto dirompente, e grazie al Presidente Barra Caracciolo l'ho capito anch'io che sono un zuccone.
    Prima la Sovranità era un potere illimitato al servizio delle Elites, poi con la nostra Costituzione la Sovranità diventa un potere al SERVIZIO DEI DIRITTI ATTIVI DEI CITTADINI

    Ma per essere più incisivo riporto qui le parole pronunciate da Lelio Basso il 6 marzo del 1947 durante i lavori della Costituente:

    Noi pensiamo che la democrazia si difende, che la libertà si difende non diminuendo i poteri dello Stato, non cercando di impedire o di ostacolare l'attività dei poteri dello Stato, ma al contrario, facendo partecipare tutti i cittadini alla vita dello Stato, inserendo tutti i cittadini nella vita dello Stato; tutti, fino all'ultimo pastore dell'Abruzzo, fino all'ultimo minatore della Sardegna, fino all'ultimo contadino della Sicilia, fino all'ultimo montanaro delle Alpi, tutti, fino all'ultima donna di casa nei dispersi casolari della Calabria, della Basilicata. Solo se noi otterremo che tutti effettivamente siano messi in grado di partecipare alla gestione economica e politica della vita collettiva, noi realizzeremo veramente una democrazia

    Allora secondo il mio modesto parere chi rivendica che sono le Elites che fanno la storia, è fuori dallo Spirito e dal dettato della nostra Costituzione. Chi si riconosce in quelle posizioni vuole tornare al mondo antecedente alla nostra Costituzione.

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