lunedì 18 aprile 2016

Pensieri e parole


Pensieri


Voglio decidere di me e della mia vita. Non voglio che altri che non parlano la mia lingua e hanno usi e costumi che rispetto ma diversi dai miei, possano scegliere per me. Non voglio che istituzioni sulle quali non ho un controllo diretto attraverso il voto possano dirmi quello che devo fare, né voglio delegare ad esse il compito di essere intermediarie dei miei interessi reali e concreti.

Parole


Come faccio a definire queste semplici eppure importanti mie necessità con una sola parola? Mi dichiaro nazionalista? Non va bene. Dico che sono socialista? Uhm... lasciamo stare. Dico che sono keynesiano? Daje a ride. Anticapitalista? Vi risulta forse che tutti gli anticapitalisti vogliono quel che voglio io?

Fondo il partito fraiolista sovranista? Astraridajearide!

Non basta, semplicemente, "sovranista"? Ve lo devo spiegare? Son Diego e lo spiego, dove sta il problema? 

Io sono un sovranista. Vorrei, semplicemente vorrei, che un certo numero di persone, quelle che sento più vicine a me per storia comune, per senso di appartenenza, per interessi condivisi, insomma noi italiani, ci si mettesse d'accordo sul fatto di trattare con il resto del mondo a partire da una posizione comune. 

Vogliamo adottare una parola per definire questo semplice e banale concetto? Va bene "sovranista"? Qualcuno dice che la parola non dice nulla: ha ragione! Non dice nulla perché questo semplice concetto, l'essere padroni del proprio destino, è stato dimenticato. La fatica di ricordarlo è il nostro compito.

3 commenti:

  1. Come al solito a commentare comincio io.

    Come la mettiamo con questo?

    All’esame londinese anche il damerino rampante dei 5Stelle

    E soprattutto, come si risponde a Maurizio Blondet?

    Confessione di un intellettuale: sono del tutto inutile

    Non è facile. Attendonsi suggerimenti...

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  2. Ma che davero Di Maio va a Londra?
    Nel mio commento di due post fa io scherzavo e invece...
    Ce l' abbiamo dura Fiorenzo; non abbiamo bisogno solo di intellettuali che si parlano addosso e a vicenda, abbiamo bisogno di saper recuperare un dialogo con la gente comune: il populismo è lo strumento migliore? Non so.
    Sto seguendo la vertenza Bistefani: scoprire che i lavoratori sono regrediti allo stato di cacciatori raccoglitori che considerano e accettano la precarietà del lavoro come nel paleolitico si apprezzava e si traeva temporaneo sollievo ed effimera soddisfazione nel dissotterrare un tubero commestibile è uno shock difficile da superare.
    Se le vittime di un sistema, il modello liberista, sono i primi a negare la presenza di alternative ad esso, se si lavoratori sono i primi a sostenere l' ineluttibilità della loro sconfitta, della loro ontologica inferiorità;se il lavoro viene sempre più percepito come effimera predazione, occasionale ristoro dalla povertà ed accettato come tale, allora le speranze si riducono al lumicino.

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  3. Allora speriamo che cittadino e lavoratore siano una dicotomia . Perchè ,ormai è passato alla storia , quando comunicarono ai lavoratori della Lamborghini e della Ducati che erano passati sotto il padrone tedesco , essi risposero con un lungo e fragoroso applauso .

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