martedì 26 aprile 2016

Petrolio e corna

Per una volta non scrivo di euro e UE ma di politica estera. Sto guardando la trasmissione "Petrolio" di Rai-1 sul caso Regeni, e il taglio della trasmissione ha messo in vibrazione le mie antenne (chiamatele corna se volete). Ebbene, le corna mi dicono che stiamo andando in guerra con l'Egitto!

Non ne so molto, ragion per cui potrei sbagliarmi, ma scrivo lo stesso con lo scopo di invitare i pochi lettori del blog a informarsi, segnalare contraddizioni nella narrazione ufficiale, soprattutto attivare al massimo livello il proprio spirito critico. Da quel che so in Egitto è stato scoperto un immenso giacimento di gas sul quale l'ENI vanta diritti di sfruttamento. Logica vorrebbe che sia interesse dell'Italia mantenere buoni rapporti con il governo egiziano di Al Sisi, ma temo che le vere centrali di comando non siano i governi nazionali. Men che mai il governo Renzi, che non è dotato di una forza propria (come ritiene un caro amico a capo di una piccola forza sovranista) ma è ostaggio dei poteri globalisti atlantici. Vedremo chi ha ragione.

Credo che la chiave di volta per interpretare le evidenti contraddizioni della politica estera occidentale sia un dato che è messo in ombra dal conflitto con la Russia di Putin. Non che manchino ragioni di confronto con questa, ma a mio parere (posso sbagliarmi, anzi sicuramente mi sbaglio) il driver fondamentale è la guerra civile interna tra le bande capitaliste dell'occidente, di cui il conflitto con la Russia (in attesa della Cina) è al momento solo un quadrante: strategicamente importante per la sua dotazione nucleare, ma secondario rispetto agli interessi economici in gioco. Diciamo che strappare l'osso alla Russia è un gioco troppo pericoloso, mentre il conflitto interno all'occidente può essere giocato con le armi convenzionali, con la finanza, gli accordi commerciali globali, i colpi di stato, gli interventi di peace keeping. E ovviamente con la propaganda, onde conservare il consenso interno, vero punto debole dell'occidente.

Il direttore d'orchestra sono Gli Stati Uniti, il cui obiettivo è quello di porsi a capo dell'aggressione collettiva alle risorse del medio oriente minacciate dalle pretese dei regimi sottoposti, siano essi i sauditi, gli egiziani o gli israeliani. L'operazione americana può avere successo solo a patto di riuscire a tenere a bada gli appetiti e le rivalità reciproche dei componenti della "Santa alleanza occidentale", in particolare la Francia, il più Stato canaglia tra gli Stati canaglia europei, ma anche dell'Inghilterra e della new entry Germania. Al solito l'Italia è il vaso di coccio che viaggia insieme ai vasi di ferro.

Tutto ciò accade (ecco ci ricasco: vi parlo di euro e Unione Europea!) mentre la deflazione impazza acuendo i contrasti tra i capitalismi nazionali europei, sempre più indecisi tra l'adesione al progetto globalista e il ripiegamento in difesa degli interessi particulari.

In questo scenario Renzi ha bisogno di vincere il referendum di ottobre per consolidare il suo potere di stampo bonapartista (nel senso di Napoleone III). Il paradosso politico della situazione italiana (cazzo, non ci facciamo mancare niente) è che una vittoria di Renzi potrebbe rinforzare il "vaso di coccio", ma al carissimo prezzo di fare il funerale alla nostra Costituzione del 1948.

In questo scenario il M5S è piazzato lì come un condor. Delle due l'una: o Renzi si piega alle pretese della potenza dominante, oppure va a casa e arrivano i casaleggini made in USA.

Sono troppo pessimista? Non so. L'amore è una dolcissima illusione, ma la vita è una trattativa e, talvolta, una guerra.

Incrociamo le dita e facciamo le antenne. Oops... le corna.

6 commenti:

  1. Perdonami Fiorenzo, non ho capito per quale motivo dovremmo o staremmo per andare in guerra contro l' Egitto.

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    1. E aspetta un po', che te costa? Due mesi per il dislocamento, pausa estiva causa caldo, e da settembre/ottobre si balla. Stay tuned.

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    2. D'altra parte mi sono dato dell'antennuto, mi ci gioco un po' di reputazione su questa previsione.

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  2. Preoccupato dalle tue intuizioni ho interpellato il mio amico Stefano Orsi, mi ha risposto così:
    " Non credo ad una guerra con l'Egitto, più probabile invece che stiano studiando una ripresa delle agitazioni di tipo Maidaniano se non dovesse sottostare agli ordini.... Diverse appaiono le manovre in tal senso, l'attivismo frenetico dei servizi e gli studi sulla società civile egiziana, volti all'individuazione delle meccaniche interne e degli ingranaggi importanti... Che gli Usa guidino le rivoluzioni colorate é un fatto assodato e i copioni del caso sono ben stati rodatii in questi anni"

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  3. È ancora:
    "In questi giorni, forse dall'Egitto sono giunti in Libia un migliaio di mezzi, tra blindati e pick up per un generale amico....."

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