sabato 25 giugno 2016

Il Brexit e lo strazio degli ordoliberisti

I maggiordomi dell'ordoliberismo straparlano: lo shock del brexit è stato così forte da allentare i loro freni inibitori. Godiamoci alcune perle.

Beppe Severgnini


Ha scritto due articoli, dicasi due, nello stesso giorno, come fosse bisognoso di spiegare a se stesso quel che era avvenuto. Oddio, più che due articoli, li definirei un flusso di coscienza in due atti.


La Brexit e lo sgambetto dei nonni alle nuove generazioni

Ecco alcune perle:

"Della Decrepita Alleanza fanno parte little Englanders di provincia e di campagna; cittadini meno istruiti nostalgici di ogni età"

Chiaramente si riferisce anche ai tipi come me, visto che sono "di provincia e di campagna", oramai abbastanza "decrepito", "nostalgico" e, se lo dice Beppe, sicuramente "meno istruito". Alé!

Secondo Beppe, quelli della "decrepita alleanza" hanno "preferito il passato al futuro, i ricordi ai sogni, l’illusione al buon senso", su di essi "le informazioni scivolano come l’acqua sulle piume dei pellicani di St James’s Park". Però che stile il Beppe! Voi lo sapevate che a St Jame's Park ci sono i pellicani? Chiaramente un uomo superiore, di classe, raffinato, mica un buzzurro di provincia e di campagna. Come me.

Si lamenta, il Beppe, del fatto che gente vecchia e decrepita (oltre i 64 anni hanno votato in massa per il brexit) abbia potuto condizionare il futuro dei giovani dai 18 ai 24 anni (che invece hanno scelto in massa il remain). Perfettamente in linea con l'altro Beppe, il comico genovese che, qualche anno fa, fece fuori i vecchi dal suo MoV per fare spazio ai "giovani". Cosa volete che contino, i "vecchi", in un mondo che cambia così velocemente? Come osano decidere sul futuro dei giovani? L'esperienza? sciocchezze. L'aver sperimentato la "durezza del vivere" a confronto del breve orizzonte di una birra al pub e a seguire il sesso veloce con un/una partner del programma erasmus?

Che poi, a chiamarlo "programma orgasmus" si fa prima, vista l'utilità formativa.

Ma i toni più accorati li troviamo nel primo articolo della giornata, pubblicato alle 6 del mattino:

La Brexit dallo storico Reform Club - Little England batte Gran Bretagna

Il Beppe ci informa che lui, quando va a Londra, non ha bisogno di andare in albergo: "sono membro del Reform da trent’anni: è la mia casa londinese (dopo averci vissuto, non ho mai dormito in un albergo in questa città)".

Il Reform club "E’ stato, nel corso del XIX secolo, il club liberale di Londra. E’ rimasto tale nel XX secolo. E’ stato il primo ad ammettere le donne come soci, nel 1981; a concentrarsi sulla qualità della cucina; e a fornire stanze da letto per i soci venuti da lontano (ora ne ha 48, di cui 26 con bagno). Ancora oggi, al momento dell’adesione, i membri devono sottoscrivere un’adesione ai principi liberali".

Il finale è straziante: "Il Regno Unito scappa, e non l’ha mai fatto. E’ uscito dal club sbattendo la porta: e non si fa". Tutta colpa dei decrepiti, of-course.

Passiamo ora alle angosciate considerazioni di tal Alessandro Orsini:


La consultazione è stata un errore

Il quale ci dice papale papale che, sulle cose importanti, il popolo non deve essere consultato perché troppo ignorante. Lo fa prendendola alla larga: "La città liberale è un ampio recinto politico che consente di elaborare strategie anti-democratiche, nel rispetto delle regole democratiche", ma poi affonda il colpo: "il voto della grande maggioranza delle persone non è determinato dal ragionamento critico, che scaturisce da una conoscenza approfondita della politica e dell'economia, bensì dal sentimento e dalla passione".

Secondo Orsini "Gli studi del Fondo Monetario Internazionale, della Banca d'Inghilterra e dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico dicono che la Brexit sarebbe dannosa per l'Inghilterra e per l'Europa intera. Eppure, il fronte Brexit è cresciuto. Ciò accade perché l'elettore medio, sia esso inglese o di qualunque altro Paese, non si reca nella cabina elettorale dopo avere passato mesi a leggere le ricerche apparse sulle riviste scientifiche. Vota, principalmente, in base al suo stato d'animo, che scaturisce dalla sua condizione particolare".

Non è meraviglioso? Questi ignoranti degli elettori, invece di studiare i report del FMI, votano in base alla propria "condizione particolare"!

"Ecco perché nelle scuole dei quartieri benestanti di Londra il fronte europeista è forte. Ecco perché nelle scuole delle periferie di Londra, piene di bambini immigrati, il fronte anti-europeista è in ascesa". La riflessione dell'Orsini è profonda e merita di passare alla storia del pensiero politico (#dar), soprattutto alla luce della soluzione proposta: "Una mente politica illuminata sa che, in un tempo in cui l'immigrazione e il terrorismo si sviluppano impetuosamente dentro una crisi economica, gli elettori non devono essere chiamati a votare su questioni internazionali quanto mai delicate".

Sapete dove scrive queste scemenze un tipo così? Su un blog? Noooo, sul "Messaggero", che come noto è gestito da una cooperativa di senza casa di Roma.


































Ah scusate, mi dicono che non è vero, pare che sia il giornale di una certa famiglia di grossi costruttori. Sottigliezze.





















Il gran finale di Orsini tira in ballo addirittura la Costituzione, all'articolo 75 (Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali): "L'immenso potere delle emozioni in politica era ben noto ai nostri padri costituenti che, reduci dall'esperienza fascista, impedirono agli italiani di determinare la politica estera attraverso lo strumento del referendum. Fu una saggia scelta anti-democratica. In Italia, i governi sviluppano la loro linea di politica estera. Punto. Se poi questa non piace agli italiani, se ne riparlerà, con tutta calma, alle prossime elezioni politiche, quando gli elettori potranno esprimere il loro dissenso votando per un partito politico piuttosto che per un altro. E così i nostri padri costituenti rinchiusero ogni pulsione rabbiosa in una bellissima teca di vetro che è l'articolo 75 della nostra costituzione".

Dimentica, il fine politologo, chissà perché, di citare l'art.11 della Costituzione (L'Italia... consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni...).

C'è scritto "in condizioni di parità con gli altri Stati". Dimentica, il nostro politologo, che il referendum inglese è stato consultivo, che l'uscita vera e propria rimarrà comunque di competenza del governo e che, se un governo liberale come quello guidato da Cameron, ha scelto di consultare il popolo, evidentemente qualche dubbio sull'opportunità di restare nell'UE circolava già ai massimi livelli. Dimentica infine, il nostro politologo, che un analogo referendum consultivo si è già svolto in Italia nel 1989, e che in quell'occasione il popolo, a torto o a ragione (con il senno di poi a torto) scelse di dare mandato al governo di proseguire sulla strada dell'integrazione europea.

E che dire degli analoghi referendum sulla Costituzione Europea (poi rinominata "Trattato di Lisbona", approvato con votazioni dei parlamenti nazionali) svoltisi in Francia e nei Paesi Bassi nel 2005 entrambi con esiti negativi? Anche le Costituzioni devono passare senza una consultazione popolare?

Ma tutto questo Orsini non lo sa, o non ricorda, ragion per cui conclude scrivendo "Nell'aprire la porta al referendum, Cameron ha aperto il vaso di Pandora, da cui è uscito l'assassino di Joe Cox. Quel vaso, in tempi di crisi, colmi di rabbia e di paure irrazionali, deve rimanere chiuso attraverso l'uso di opportune strategie anti-democratiche che, nel rispetto rigoroso delle regole democratiche, sollevino gli elettori dalla responsabilità di determinare il corso della politica internazionale".

Meravigliosa l'espressione "uso di opportune strategie anti-democratiche che, nel rispetto rigoroso delle regole democratiche, sollevino gli elettori dalla responsabilità di determinare il corso della politica internazionale". Il nostro Orsini è un perfetto esegeta del concetto di "democrazia idraulica", tanto cara a Von Hayek:

La democrazia ha un compito che io chiamo ‘igienico’ per il fatto che assicura che le procedure siano condotte  in un modo, appunto, idraulico-sanitario. (La democrazia) non è un fine in sé. Si tratta di una norma procedurale il cui scopo è quello di promuovere la libertà. Ma non può assolutamente essere messa allo stesso livello della libertà. La libertà necessita di democrazia, ma preferirei temporaneamente sacrificare, ripeto temporaneamente, la democrazia, prima di dover stare senza libertà, anche se temporaneamente”.

Qualcuno dovrebbe dire ai Svergnini e agli Orsini che nel popolo si trovano energie morali e intellettuali, pronte a mobilitarsi, in misura sufficiente per capire e denunciare le trame antidemocratiche dei dominanti. Ragion per cui accade che, a dispetto dell'imponente grancassa mediatica in favore del demenziale progetto unionista, al popolo non manca, e non mancherà mai, la possibilità di sentire un'altra campana, e regolarsi di conseguenza. Se il referendum del 1989 fu vinto, ciò accadde perché tali energie, in quell'occasione, non si mobilitarono, concedendo un'apertura di credito al progetto unionista. Poche volte le speranze dei popoli sono state deluse con altrettanta caparbietà, come hanno fatto le élites che hanno guidato questo progetto, ed ora il vaso è colmo. L'Unione Europea è già fallita perché i popoli europei, che pure non erano contrari, ora non la vogliono più. Se ne facciano una ragione.

13 commenti:

  1. E poi la gente, (perchè è la gente che fa la storia)
    quando si tratta di scegliere e di andare,
    te la ritrovi tutta con gli occhi aperti,
    che sanno benissimo cosa fare.
    Quelli che hanno letto milioni di libri
    e quelli che non sanno nemmeno parlare,
    ed è per questo che la storia dà i brividi,
    perchè nessuno la può fermare...


    O no?

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    1. Oh guarda! E' un paio di giorni che me la vado riascoltando.

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    2. So che è di De Gregori ma non ne ricordo il titolo ("La Storia"?), me lo potreste ricordare?

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  2. Sul blog di Bagnai ho postato un riassunto dopo aver letto circa 300 post sul blog di un autore di Fantascienza Inglese. Lo ripropongo qua dopo un minimo di editing dato che penso possa aiutare a fare un po’ di chiarezza su come si sia arrivati a tale risultato, e cosa ci possiamo aspettare per il futuro.


    1) Il Referendum su questo tema è stata una idea di Cameron per contenere Boris Johnson - suo rivale alla segreteria del partito Conservatore e per tenere a bada l'UKIP. Johnson aveva estremo bisogno di un argomento forte per tentare di sostituire Cameron prima della fine naturale del mandato (aspettare le prossime elezioni non si poteva: in UK per fare il Primo Ministro di prima nomina si preferiscono candidati non troppo anziani, per Johnson sarebbe stato troppo tardi).
    2) Il fronte del NO dava per scontata la vittoria, e si è impegnata al minimo sindacale. Non è da escludere che lo abbiano fatto apposta: per Cameron il risultato 52-48 (ovviamente con 52% per il NO) sarebbe stato ideale: a Febbraio l'UK aveva ottenuto ulteriori "privilegi" dall'UE, un Referendum sul filo del rasoio sarebbe stato strumentalizzato per alzare ancora la posta in futuro.
    Dal canto loro i Laburisti Inglesi avendo correttamente analizzato la questione come un problema di lotte interne ai Conservatori hanno preferito rimanere a guardare come andava a finire senza spendersi molto nemmeno loro.
    3) I giornali (compresi se non soprattutto i nostri) hanno buon gioco a dire che i "SI" sono tutti anziani e/o poco scolarizzati.
    Il punto è che a tutti i giovani scolarizzati pareva talmente evidente che era meglio rimanere che non si sono preoccupati di spiegarlo agli altri, e in molti casi non si sono preoccupati nemmeno di votare.
    3.b) Nessuno dei commentatori ha citato l'omicidio di Jo Cox come un tentativo estremo di rimettere il treno sui binari per il fronte pro-EU.
    4) Praticamente tutti quelli che scrivono nel blog sono costernati per le conseguenze nazionali di quella che doveva essere solo una questione di politica interna - prevale anche un certo pessimismo su come vadano le cose dopo. Danno praticamente per scontata la separazione della Scozia (finora osteggiata molto da Francia e Spagna per non dare fiato alle proprie minoranze - ma un conto è accettare le istanze - per dire - dei Catalani, che sono già parte dell’EU e vogliono la secessione dal loro stato, un conto è dire “ci teniamo così tanto a stare in EU che chiediamo la secessione da uno stato che è uscito dall’EU”).
    5) Si parla molto di un secondo referendum. Una mozione popolare sul tema ha già superato le 100.000 firme necessarie per richiederne la discussione in Parlamento. (Al momento della revisione mi sa che viaggia verso i 3 milioni di firme).
    Il Referendum tecnicamente non è vincolate per il Governo, anche se il rispetto per le forme democratiche in UK rende praticamente impossibile che venga semplicemente ignorato.

    continua ...

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  3. 6) La procedura di uscita dall'UE (il famoso articolo 50 del Trattato di Lisbona) prevede che sia il governo del paese uscente che comunica formalmente l'inizio delle trattative per l'uscita (invocando appunto in forma ufficiale l'applicazione dell'articolo stesso) - per cui si spera che il Governo prenda tempo per trovare un modo di cancellare politicamente il risultato del referendum stesso, al limite rassegnando le dimissioni, indicendo nuove elezioni e mettendo in programma un secondo referendum sullo stesso tema.
    7) Ovviamente questa tattica non è ben vista (eufemismo) dalla UE. Per questo si sono giù levate voci "autorevoli" che chiedono al Governo Britannico di attivare la procedura di uscita quanto prima possibile: la paura per i vertici UE è che se l'UK riesce a trascinare la questione per mesi (anche se dichiaratamente per poi annullare il Brexit) altri stati membri potrebbero mettere in agenda analoghe iniziative referendarie per fare pressioni sulla UE (senza mai veramente rischiare di uscire davvero).
    Per cui almeno "pubblicamente" la posizione UE sarà: fuori prima di subito, se intanto ci ripensate farete nuovamente richiesta di ingresso come gli altri (il che implica anche che dovrete accettare Schengen e l'Euro, stavolta).
    Ci sono ovviamente alternative come Svizzera o Norvegia ma non sembrano molto appetibili per l'UK... di fatto rimarrebbe parte dell'Area Economica Europea, ma non avrebbe più un posto nel consiglio per cui sarebbe costretta ad accettare qualsiasi direttiva Europea senza possibilità di negoziato.

    Insomma la sensazione è che la cosa sia completamente scappata di mano, e che ora ci si affanni a trovare il modo di rimettere il genio nella lampada... si noti che anche UKIP e il fronte del SI sembrano terrorizzati dalle conseguenze, anche perché pare abbiano fatto molta propaganda sul tema che i soldi spesi "per l'UE" sarebbero stati rimessi a disposizione di sanità e sussidi (pensioni etc.) - citando purtroppo cifre fuori dalla realtà.

    Ora, ammetto che il 99% degli iscritti del Blog sono anti-Brexit, per cui la visione della questione è sicuramente parziale - comunque il livello del dibattito mi è parso abbastanza alto, e soprattutto non si butta subito tutto in caciara con la demonizzazione dell'avversario, e soprattutto di quello che ha votato per il tuo avversario - ho letto anche qualche testimonianza del perché effettivamente molta gente fuori Londra odia l'UE... i motivi possono essere considerati fallaci, ma il voto democratico è comunque rispettato.

    Detto questo, sono tutti piuttosto pessimisti sugli sviluppi quanto meno nel breve e anche se si trovasse un escamotage per annullare il referendum l'UK ne esce male comunque. E il fronte del “più Europa” ne risulterà presumibilmente rafforzato.

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  4. Quando qualcuno afferma che egli è stato sconfitto in una consultazione elettorale perchè troppi hanno votato con la pancia, guardalo di profilo, vedrai che pancia ha costui. Le critiche alla pancia degli altri partono quasi sempre dalla propria pancia, messa in pericolo da identica esigenza altrui.
    Secondo me, il problema è che si è smesso di vedere la politica come scontro tra interessi opposti, e si pretende che essa consista nella scelta della migliore soluzione tecnica, come se fosse possibile che esista una soluzione obiettivamente migliore.
    A PaMar che in modo pacato ed argomentato finisce con il
    condividere alcune affermazioni dell'articolo che cita, dico di sospendere il giudizio. Come ne uscirà il Regno Unito, penso che nessuno sia oggi in grado di pronosticare. Bisogna capire che anche questo sostenere che quelli del sì non sanno che pesci pigliare fa partre della propaganda per gettare fango sul risultato referendario.
    Io non lo escludo, ma non capisco come lo si possa affermare oggi con tanta sicumera.
    Mi pare che faremmo meglio a dedicare le nostre risorse ed attenzioni a come dare un esito favorevole al fronte sovranista in tutta la UE, piuttosto che criticare l'approssimazione apparente del fronte del sì in UK.

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  5. @Vincenzo Cucinotta - mi spiace di non essermi spiegato bene, allora. Ci provo ancora una volta, poi però basta, eh? Ho messo il link alla fonte, se sai (bene) l'Inglese puoi leggerti direttamente tu la discussione e fare magari un riassunto migliore del mio.

    a) Io ho fatto un riassunto delle posizioni di persone, in maggioranza cittadini Inglesi, e in stragrande maggioranza favorevoli al Remain. Sul fatto che io condivida o meno non so bene da cosa si evinca - io non sono un professionista della comunicazione, e ho fatto del mio meglio per riportare in maniera oggettiva quello che ho letto.
    b) anche qua sarà colpa mia nell'esporre ma quello che si evince dalla lettura dei commenti che ho riportato non è tanto una critica all'approssimazione del fronte del sì. E' una critica alla approssimazione del fronte del NO. Il referendum lo hanno indetto i Conservatori col duplice scopo di tenere a bada l'UKIP e di trattare con l'EU da una posizione di forza. E hanno fallito su entrambi i fronti.

    Adesso si trovano (ripeto: quelli del NO) nella di un dipendente che ha passato anni a ottenere aumenti minacciando di licenziarsi, e scopre che stavolta le dimissioni sono state accettate.


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  6. PaMar, io mi riferivo alla parte finale del tuo commento, cioè il seguente (queste mi sembrano parole tue, non del blog, vero?):

    "Insomma la sensazione è che la cosa sia completamente scappata di mano, e che ora ci si affanni a trovare il modo di rimettere il genio nella lampada... si noti che anche UKIP e il fronte del SI sembrano terrorizzati dalle conseguenze, anche perché pare abbiano fatto molta propaganda sul tema che i soldi spesi "per l'UE" sarebbero stati rimessi a disposizione di sanità e sussidi (pensioni etc.) - citando purtroppo cifre fuori dalla realtà.

    Ora, ammetto che il 99% degli iscritti del Blog sono anti-Brexit, per cui la visione della questione è sicuramente parziale - comunque il livello del dibattito mi è parso abbastanza alto, e soprattutto non si butta subito tutto in caciara con la demonizzazione dell'avversario, e soprattutto di quello che ha votato per il tuo avversario - ho letto anche qualche testimonianza del perché effettivamente molta gente fuori Londra odia l'UE... i motivi possono essere considerati fallaci, ma il voto democratico è comunque rispettato.

    Detto questo, sono tutti piuttosto pessimisti sugli sviluppi quanto meno nel breve e anche se si trovasse un escamotage per annullare il referendum l'UK ne esce male comunque. E il fronte del “più Europa” ne risulterà presumibilmente rafforzato."

    Mi pare che tu dia in queste frasi un giudizio critico sul comportamento delle forze politiche di entrambi gli schieramenti, e concludi affermando che il fronte del "più Europa" risulterà certamente rafforzato.
    Io non ti contraddico, mi limito ad invitarti a posticipare le tue impressioni perchè oggi siamo immersi nella propaganda che è comunque pericolosa anche se si presenta così isterica dal suscitarci una benevola ironia.
    Dietro questa isteria, ci sono, come sappiamo, interessi enormi e il cinismo del potere che non esiterebbe a sacrificare anche migliaia di vite a questi interessi.

    Non capisco la tua aggressività, nessuno ti chiede di rispondermi, ho espresso un'opinione su ciò che hai scritto, che travalica la pura e semplice sintesi del post che citi, e non mi pare di essere stato offensivo.

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  7. Tutto quello che ho scritto sopra è un riassunto di quello che considero i punti salienti di una discussione tra Inglesi filo-Brexit (con qualche trascurabile eccezione statistica - Stross è abbastanza popolare per cui sul blog partecipano anche europei non britannici, neozelandesi, australiani e americani).

    Cosa costituisse un punto "saliente" è sicuramente interpretazione mia e non basata su metodi strettamente quantitativi. Per cui per esempio riguardo a "si rafforzerà il fronte del più Europa" non era scritto nella maggioranza dei post che ho letto, ma era per il parere (tra gli altri) del proprietario del blog, nessuno ha ribattuto "invece no perchè..." per cui l'ho incluso.
    La sua opinione è che il Brexit è "oro puro" per chi vuole una accelerazione verso una Europa Federale, con Banca Centrale e Esercito Europei. Qui il link. Tu al posto mio lo avresti omesso?

    Quindi quello che hai letto sopra non sono "le mie impressioni sul Brexit" ma sono al massimo "le mie impressioni su quello che pensano gli Inglesi pro-Brexit dopo l'accaduto". Se dubiti di quello armati di santa pazienza, leggiti il Blog, e poi spiegami dove abbia eventualmente travisato le loro opinioni.

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  8. Refuso: intendevo "una discussione tra Inglesi anti-Brexit".

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  9. A troppe persone tremano le gambine, in Europa di veri statisti ne sono rimasti pochi e sono tedeschi.
    La stronzata in cui si è messa un paese che non aveva l' euro e non aveva aderito a Schenghen è di una gravità inaudita per lo stesso regno unito che rischia di fare una figura di merda e sarebbe il meno, o addirittura di dissolversi.
    Dopo l' euforia dei primi momenti sarebbe il caso di capire che questo primo round va alla Germania; non a caso la signora Merkel si è affrettata a dire che non bisogna essere troppo duri con gli inglesi.
    A mio avviso abbiamo riposto troppe aspettative su un paese che dall' unione ha soprattutto preso,dando in cambio solo supponente disprezzo.
    Io non credo di potermi identificare nelle motivazioniche hanno spinto gli inglesi all' exit, ben altre dovrebbero essere i motivi e le aspirazioni dei sovranisti italiani.

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    1. Secondo me hai avuto un rigurgito di piddinite. Ti faccio notare che la decisione di indire il referendum NON è stata presa "dagli inglesi", ma da un governo liberale. Non ti viene il pensiero che forse questo governo, al suo interno, è spaccato perché esprime interessi divergenti tra due parti della stessa classe dominante? A me sembra che il capitale anglosassone sia tutt'altro che compatto sulla scelta di stare in UE e, a causa di ciò, allontanarsi dal Commonwealth.

      Né mi pare che vi sia una particolare condizione geostrategica tale da rendere la scelta di uscire o restare in UE ininfluente. Anche in questo caso ci sono conflitti interni alla destra liberale che esprime il governo Cameron. Da bravi inglesi se la sono giocata "sportivamente", ma tanto non cambia nulla.

      E' però un fatto simbolico che "segnala", a prescindere dal risultato, il fatto che la nazione è libera e sovrana. Infatti dà la parola al popolo. Ovviamente è tutta scena (come Grillo da noi). La verità è che le trattative tra il capitalismo anglosassone e quello renano continuano. O almeno possono continuare, se qualcuno degli attori di questa psicostoria non perde la testa. Se dovessimo giudicare dalle reazioni isteriche dei nostri gazzettieri preferiti, dovremmo convenire che la si è già persa, ma noi sappiamo che costoro sono solo i vice aiutanti a contratto dei maggiordomi del grande capitale finanziario.

      Non sappiamo cosa si diranno veramente Hollande-Renzi-Merel domani.

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