domenica 11 giugno 2017

Per non perdere senza nemmeno giocare

Bisogna imparare dai calzini: per indossarli non serve che siano identici, basta che siano dello stesso colore e nessuno se ne accorge. Vale anche per uscire dall'incubo dell'Unione Europea: non serve pensarla tutti allo stesso modo ma basta essere contro l'euro?

La legislatura andrà a scadenza naturale, dunque c'è un po' di tempo per provare (almeno) a ragionare su una possibile partecipazione dei sovranisti. Non che partecipare sia essenziale, ma credo sia utile cominciare a porsi il problema. In termini minimi, possiamo chiederci quali forze siano, oggi, sinceramente interessate almeno all'obiettivo dell'uscita dall'euro. Poiché questo è il mio blog, esprimerò il mio pensiero chiedendovi di non discutere quello che considero un postulato fondamentale: il m5s non vuole l'uscita dall'euro. Pertanto, e vi chiedo nuovamente di seguire il ragionamento accettando questo postulato, anche se tutta la galassia sovranista partecipasse, unita e concorde, alle elezioni politiche proponendo l'obiettivo minimo dell'uscita dall'euro, non potrebbe che spuntare un risultato minoritario.

Inoltre la speranza che la galassia sovranista possa presentarsi unita e concorde su una piattaforma politica comune è, ovviamente, nulla. Tanto per cominciare, l'obiettivo minimo di uscire dall'euro non basta a qualificare come sovranista una forza politica. La Lega, ammesso che sia sincera per quel che riguarda l'uscita dall'euro, non è una forza politica sovranista perché quella monetaria è solo una delle attribuzioni della sovranità. I leghisti parlano addirittura di tre monete, per il nord, il centro, il sud e le isole, la qual cosa implicherebbe l'esistenza di tre banche centrali che, necessariamente, dovrebbero essere indipendenti dal potere politico. A meno di non immaginare tre parlamenti, uno per ogni moneta, e quindi la rottura dell'unità nazionale in favore di un modello federalista. Non serve domandarsi, in questa sede, se la cosa possa funzionare, magari meglio di uno stato centrale, resta il fatto che la lega non è sovranista. Forse è sinceramente per l'uscita dall'euro, ma non è sovranista. Il che non significa che un'alleanza di scopo con la lega sia da scartare a priori, ma è necessario essere consapevoli del rischio che si corre: se la disgregazione dell'Unione Europea accelerasse, un eventuale successo elettorale della Lega su una piattaforma di sola uscita dall'euro e annessa proposta di regionalizzazione dell'emissione monetaria, rischierebbe di minacciare seriamente l'unità nazionale. Da ciò segue che un'eventuale alleanza di scopo con la lega è praticabile solo a condizione che essa non sia la forza trainante dell'alleanza stessa.

Personalmente non credo che la Lega, con le sue sole forze, possa mai egemonizzare un'alleanza di scopo per l'uscita dall'euro, ma esiste il rischio, davanti al collasso dell'Unione Europea, che altre forze sistemiche possano trovare più conveniente la tripartizione in macro regioni dell'Italia che non la sua rinascita come stato sovrano. D'altra parte, non è forse questo un rischio che abbiamo già corso all'indomani dell'8 settembre? Da ciò segue, repetita iuvant, che l'eventuale inclusione della Lega in una più vasta alleanza sovranista dovrebbe essere esclusa qualora le altre componenti dell'alleanza non fossero sufficientemente forti e strutturate.

Fratelli d'Italia, altro partito che si può immaginare come componente di un'alleanza sovranista, sempre ammesso che le dichiarazioni ufficiali corrispondano a reali obiettivi politici, pone problemi di altro tipo. Non è difficile immaginare i dolorosi mal di pancia di tutta quella sinistra che, in ritardo e in ordine sparso, ha cominciato a cambiare posizione sull'Unione Europea: gli infiniti distinguo, le richieste di analisi del sangue, la accuse di fascismo, il timore di essere etichettati come rossobruni. Insomma 'na caciara, per dirla nella lingua degli eredi dei soli che sono riusciti a unificare politicamente l'Europa (e non solo) nell'unico modo possibile, come insegna la Storia: Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant. Una lezione che la Germania ha ben appreso, e sta mettendo in pratica, ma la sinistra non ha capito. Almeno finora.

Ove, per "sinistra", non si intende in questa sede la banda dei traditori del Popolo e della Patria che siedono in parlamento ma, appunto, "quella che, in ritardo e in ordine sparso, ha cominciato a cambiare posizione sull'Unione Europea". Si tratta di un fenomeno abbastanza recente, che rappresenta il frutto più bello del lavoro che un piccolo gruppo di compatrioti geneticamente ribelli, e dunque poco inclini alla mediazione politica, ha portato avanti a partire da sette anni fa. Veri e propri apri pista, anche in polemica tra loro - talvolta aspra oltre i limiti del buon gusto - ad essi va la riconoscenza di tutti noi sovranisti: Paolo Barnard, Alberto Bagnai, Luciano Barra Caracciolo, Vladimiro Giacchè, Sergio Cesaratto, Moreno Pasquinelli (e basta, gli altri vengono tutti dopo).

Tralascio di occuparmi di altre formazioni di estrema destra, ad esempio Forza Nuova, che si richiamano esplicitamente al fascismo, perché il loro peso elettorale è minuscolo rispetto alla mole di problemi posta da una loro eventuale accoglienza in un'alleanza sovranista, e dunque non vale la pena occuparsene. Sono realtà che potrebbero crescere solo e soltanto grazie all'appoggio degli euristi qualora costoro, in seguito al collasso dell'Unione Europea, optassero per una soluzione di stampo fascista al marasma che ne dovesse conseguire, ma in tal caso la loro funzione/finzione diverrebbe facilmente riconoscibile. Fascisti e fascistoidi del terzo millennio, dunque, sono un problema solo nella misura in cui, scioccamente, i sovranisti decidessero di crearlo dal nulla.

Occupiamoci, invece, della "sinistra che, in ritardo e in ordine sparso, ha cominciato a cambiare posizione sull'Unione Europea". Da quanto detto, se il suo peso in termini di quadri politici fosse abbastanza largo, essa non avrebbe difficoltà ad essere uno dei due pilastri di un'alleanza sovranista, posto che FdI riesca a compiere un'analoga operazione a destra. La partita politica per la formazione di un'alleanza sovranista si gioca, in definitiva, su tre questioni: limitare il peso e il ruolo della Lega, costruire un rapporto dialettico con FdI e le forze che orbiteranno intorno a quel centro di attrazione, costruire e rafforzare un polo di attrazione del sovranismo di sinistra.

Finora i numerosi e generosi tentativi in tal senso non hanno prodotto risultati degni di rilievo, e la ragione va ricercata nel fatto che, a sinistra, le resistenze nel prendere atto della reale essenza ordoliberista del progetto unionista sono state formidabili. Ciò ha frenato, e continua a frenare, il dibattito nei partiti della sinistra marxista, ad esempio Rifondazione e PdCi. Ne è conseguita un'emorragia (come già detto: in ritardo e in ordine sparso) di militanti, molti dei quali sono ancora in cerca di una collocazione. Nel PdCI (oggi PCI) invero, grazie all'opera di Vladimiro Giacchè, molte cose sono cambiate, almeno a giudicare dalla piattaforma programmatica, ma la mia sensazione è che non tutta la base abbia maturato il senso profondo della svolta, nonché la necessità della sua irreversibilità.

Un processo analogo ha avuto luogo nel PSI, da cui si è staccata una frazione che ha dato vita a Risorgimento Socialista, di cui ho avuto modo di conoscere (per il momento non ancora in modo particolarmente approfondito) il segretario nazionale Franco Bartolomei e il responsabile Europa Ferdinando Pastore (del quale vi linko questo contributo). Credo che in questa nuova fase che si sta aprendo, dopo quella iniziale che ha visto il dibattito sull'Unione Europea nascere e diffondersi a partire da una condizione in cui il solo parlare di "Europa" equivaleva ad essere scambiati per bizzarri contestatori, magari un po' complottisti per non dire destroidi, in questa nuova fase, dicevo, l'apporto di esperienza, senso dell'organizzazione, qualità politica di militanti formatisi alle scuole di partito, possa fornire un contributo importantissimo in vista della strutturazione di un attrattore a sinistra di una futura, e possibile quanto necessaria, alleanza sovranista.

Per concludere, la risposta all'interrogativo iniziale (non serve pensarla tutti allo stesso modo ma basta essere contro l'euro?) non può che essere un sì condizionato, che riassumo: la Lega deve essere contenuta, l'attrattore di destra (FdI) deve essere capace di arginare le istanze fasciste e parafasciste, deve nascere un attrattore di sinistra.

14 commenti:

  1. mi sembra che queste elezioni abbiano ribadito una volta per tutte che si viene votati se si riesce a stare assieme agli altri e non se ci si distingue dagli altri

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  2. Non so perché scrivo qui... abbiamo ancora caldo l'esempio della Brexit: alle prime avvisaglie di trattativa la May è crollata. Pur avendo la sterlina, la maggioranza parlamentare, la grande legittimazione del referendum. Abbiamo imparato per esempio che da qui alla brexit ci sarebbero 2 anni di trattative sanguinose e dall'esito incertissimo.
    Servirebbe, tra le tante cose, un pool coi controcazzi di avvocati esperti in diritto internazionale. Servirebbe un team di negoziatori spietati e dal sangue freddissimo. Ce li avete? Avete pensato che servirebbero?
    Un'altra cosa: l'uscita dall'euro, come tutte le cose umane, è come un coltello, nel senso che lo puoi usare per affettare i cibi o per accoppare qualcuno. Detto ciò avete idea delle conseguenze disastrose di un'uscita dall'euro gestita male? La madre di tutti i default...

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    1. Robè che fai sfotti? poiché al momento il movimento no euro in Italia è poco più che una barzelletta, inquinato tra l' altro da una notevole percentuale di cazzari, l' ipotesi che qualcuno tiri fuori alcuno da alcunché non sembra essere nell' orizzonte temporale delle nostre misere vite.
      Come penso tu sappia l' ipotesi più attendibile e deresponsabilizzante è che la costruzione europea della moneta unica crollerà per volere del capitalismo renano e affini; agli euroscettici più pigri si attaglia bene il ruolo e ,temo, il destino di Hu Li Feng.

      https://marcoernst.wordpress.com/2011/09/17/sulla-riva-del-fiume/

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    2. Appunto, uno sta sulla riva del fiume, ha il tempo di studiarsi i trattati, male non farebbe... La May si è vista recapitare un conto da 60 miliardi, non aveva studiato

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    3. Ecco, hai centrato il problema. Le cose devi studiarle prima di farle. Resta inteso che fra stati sovrani i debiti dell'uno verso l'altro non sono riscuotibili tramite l'ufficiale giudiziario. Questi rapporti sono regolati esclusivamente dalla politica e dalla forza (in tutti i sensi), non certo dal diritto, che vale unicamente all'interno di ciascuno stato (sempre che questo sia sovrano). Se parliamo di politica e di forza, parliamo di rapporti che legano gli stati fra loro solo sotto il profilo della convenienza di ciascuno ad essere amico o nemico degli altri o di alcuni di essi. A me non pare che ci siano stati che abbiano convenienza ad entrare in conflitto con il Regno Unito. Diciamo semplicemente che la Mey non è all'altezza del compito, oppure che sta giocando nell'interesse di chi non ha digerito la brexit

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    4. @Roberto Gavelli: "La May ... non aveva studiato".

      Questo tuo commento pecca, a dir poco, di superficialita'.

      La May si e' trovata a gestire una decisione (la Brexit) che non ha preso lei. E che il suo partito osteggiava.

      Cameron ha fatto campagna elettorale sul Referendum per la Brexit, ma la sua posizione, e quella degli altri conservatori, tranne Boris Johnson, era per il Remain.

      Cameron ha usato il referendum per costringere la UE ad una serie di concessioni, e al tempo stesso per tenere a bada Johnson che puntava a sostituirlo come Primo Ministro.

      A parte l'Ukip (e Boris Johnson) nessun altro partito era esplicitamente favorevole all'uscita, anzi...

      Ci sarebbe anche da dire che la questione del "conto dei 60 Miliardi" non mi risulta fosse scritta esplicitamente da nessuna parte: l'articolo 50 e' stato buttato giu' alla meno peggio per non rendere troppo sfacciata la questione "nella UE si entra ma poi non si esce" ma non specifica alcun dettaglio ne' di natura procedurale ne' di natura contabile.

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    5. Resta il mistero per cui Boris J. e Farage abbiano fatto un passo indietro dopo la vittoria elettorale. Non mi risulta sia mai successa una cosa simile. Forse non avevano idea di cosa fare.

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    6. Ma davvero si può immaginare che la classe dirigente di un paese come l'Inghilterra non sappia cosa fare? Non so che dire, davvero, davanti a queste convinzioni. Poi magari sbaglio, ma credo che i 60 mld siano l'ultimo dei problemi, e che invece la partita sia molto più grande e complessa, investendo il rapporto con gli USA, la Russia, la difesa degli interessi inglesi in Medio Oriente etc.

      In questa più vasta partita, per l'Inghilterra l'uscita dall'UE è solo una mossa. Diversamente per l'Italia, che ha una proiezione geopolitica molto più limitata, è vincolata dalla moneta unica, e ha una classe dirigente non precisamente all'altezza dei suoi problemi (ove per "classe dirigente" non intendo i maggiordomi che andiamo a votare con leggi elettorali truccate, sotto il bombardamento dei media asserviti).

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    7. Allora , Fiorenzo , non hai letto l'ultimo numero di Limes , anche se Caracciolo ha scoperto l'acqua calda .La proiezione geopolitica dell'Italia è strategica nel mondo , la solita buona stella italiana , e per questo sono convinto che la Germania non mollerà mai l'Italia , perchè vorrebbe dire consegnarci nelle braccia degli USA e per Lei sarebbe come dire addio ai bei sogni di gloria , o di dominio ,come tu avrai già ben capito .

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    8. Caro Fabio, essere "importanti" non significa essere "potenti".

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  3. @Fabio: io il numero di Limes ("A chi serve l'Italia", giusto?) lo sto leggendo in questi giorni... se guardo all'articolo di Fabio Mini direi che noi siamo gia' nelle braccia degli USA, dalla fine della guerra, e - cosa anche peggiore - in cambio di niente.
    O forse stiamo ancora ripagandoli per il piano Marshall.

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  4. @Roberto - nessun mistero (secondo me): tutti quanti (Cameron e i conservatori, Farage, Johnson) hanno usato o tentato di usare il Referendum come strumento per fini diversi (Cameron: vincere le elezione e possibilmente continuare a "ricattare" la UE in futuro, Johnson: mettere in difficolta' Cameron, Farage: tentare di guadagnare seggi in Parlamento per il suo partitucolo).
    Tutti quanti davano per scontato che il Referendum si sarebbe risolto in una vittoria dei Remain, anche se ognuno aveva anche un secondo obiettivo: doveva essere una vittoria quanto piu' possibile risicata, tipo 51 a 49... se fosse stato un plebiscito tipo 85% Remain ognuno ci avrebbe rimesso (tranne Cameron, che l'obiettivo primario - vincere le elezioni - lo aveva gia' portato a casa, ma non avrebbe piu' potuto usare l'esito del Referendum per fare pressione sull'UE e strappare altre concessioni).

    Corbyn e i suoi avevano probabilmente capito che il referendum rappresentava piu' che altro un regolamento di conti tra i conservatori, per cui rimasero in disparte con una tiepida campagna per il Remain (tanto anche se avesse vinto il Remain non si potevano certo intestare la vittoria).

    A sorpresa, ha vinto il Leave cosa che non si aspettava veramente nessuno.
    Cameron: non lo voleva, aveva fatto campagna contro e diede le dimissioni (in un certo senso abbastanza coerentemente, e comunque aveva sicuramente presente i rischi dell'operazione).
    Farage: vincere il Referendum non voleva dire "vincere le elezioni" per cui anche lui avra' realizzato che se le cose si mettevano al peggio il suo partito sarebbe stato preso come Capro Espiatorio per cui si e' dato alla fuga (ai raccoglitori di dissenso, vedi anche M5S, conviene sempre stare defilati dai posti di responsabilita', cosi' puoi sempre dire "se ci fossimo stati noi...")
    Johnson: per vari motivi (principalmente legati alla sua eta' e alla sua posizione gerarchica all'interno del partito) Boris aveva visto nel Referendum la sua ultima occasione per tentare di diventare Primo Ministro. Se bucava quella la sua carriera era praticamente finita.
    Anche per lui il petardo della Brexit e' sostanzialmente scoppiato in mano: il partito era praticamente tutto contrario all'uscita per cui non e' difficile immaginare che lo abbiano considerato parzialmente responsabile di quello che per loro era un disastro. Se credeva davvero che qualcuno gli avrebbe offerto il posto di Cameron immagino che il partito (o forse direttamente la Regina) gli abbiano fatto capire che non era proprio aria.

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    1. Solo come contributo culturale : anche se gli USA sono sempre stati incazzati con noi perchè non abbiamo sfruttato appieno il piano Marshall ,in quanto la DC aveva paura che una forte industrializzazione rendesse troppo forte e numeroso il movimento operaio e di conseguenza il PCI .
      Camillo Daneo : Politica Economica della Ricostruzione ( 1975 )

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    2. Par Mar sì tutto ciò che dici gira alla perfezione (che tristezza però)

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