mercoledì 9 giugno 2021

Pensare l'impensabile

Da un anno e mezzo ad oggi abbiamo assistito a tante di quelle cose assurde, illogiche, contradditorie, che è quasi inevitabile farsi venire in mente, per spiegarcele, scenari assurdamente distopici. Non che prima fossero mancati segnali inquietanti, dalla promozione mondiale del personaggio Greta alla proto ossessione vaccinale della Lorenzin, ma con la vicenda covid-19 si è superato ogni limite. Mancano quasi le parole per esprimere lo sconcerto davanti al dirompente arrivo di una narrazione che, fin dal suo apparire quando i casi erano pochissimi, si è caratterizzata nelle forme di un bombardamento mediatico senza soluzione di continuità.

Un bombardamento che, seminando il terrore in amplissime fasce di popolazione, ne ha inibito ogni facoltà razionale rendendo inutile ogni tentativo di analisi quantitativa del fenomeno cosiddetto pandemico. Ha sorpreso, più che l'unanimità dei mezzi di informazione, la quasi totale adesione del mondo della cultura, con qualche rara eccezione pagata a caro prezzo in termini di derisione ed esclusione.

Sono stati coniati/adattati termini a fini di diffamazione del dissenso che, fortunatamente, si è pur manifestato in ambienti tuttavia già esclusi o marginali rispetto all'ufficialità. Ciò ha inverato la lettura del filosofo Costanzo Preve:

Estratto: «mentre ai tempi di Hegel e Schopenhauer, ma anche ai tempi di Adorno, gli intellettuali erano generalmente più intelligenti delle persone comuni, oggi ci troviamo in una situazione nuova: gli intellettuali sono nella stragrande maggioranza più stupidi delle persone comuni. E’ una novità degli ultimi 50 anni e lo vediamo quando vengono interpellati nei talk show televisivi perché dicono una quantità di stupidaggini molto maggiore di quelle che si sentono pronunciare dai tassisti, dai baristi o dalle casalinghe al mercato. Adorno, Marcuse e Sartre, ad esempio, si possono contestare, io ad esempio non sono d’accordo con loro ma senza dubbio dicevano cose intelligenti, che fanno riflettere. Oggi questo non accade più e dobbiamo aspettarci solo scemenze».

L'ultimo esempio di follia irrazionale è costituito dalla vaccinazione dei giovanissimi, per di più in un caso almeno utilizzando un farmaco già sconsigliato per coloro che hanno meno di 60 anni, senza che nessun esponente della cultura cosiddetta ufficiale abbia profferito parola sull'assurdità di assumere un rischio sconosciuto da inoculazione per contrastare un rischio noto di futura malattia per una classe di età che, statistiche alla mano, non è minimamente a rischio. Gli argomenti a sostegno di questa decisione, sostenuta con enorme grancassa mediatica, non sono degni neppure di una discussione in un bar frequentato da ubriaconi abituali, ad esempio quello secondo cui questi giovani, una volta vaccinati, potranno "finalmente riabbracciare i nonni".

Tutto questo ci porta a un bivio, ovvero a domandarci se siamo di fronte a un attacco di follia generalizzata oppure se, al contrario, vi siano ragioni inconfessabili che spiegano quello che sta accadendo. E poiché il fenomeno è di dimensioni globali, per essere più precisi interessa tutto l'occidente allargato, cioè quella parte di mondo che ricade sotto l'influenza anglo-americana, queste "ragioni inconfessabili" travalicano necessariamente i confini nazionali, sebbene non in tutti gli Stati con le stesse modalità. Si ha cioè la sensazione di un attacco improvviso ma da lungo tempo preparato che investe un vasto fronte, con alcuni settori tra i quali l'Italia più pesantemente colpiti, con finalità che non è possibile individuare con precisione e senza che sia chiaro chi è l'attaccante e chi si oppone ad esso. Questa circostanza è ideale per l'attaccante, e letale per chi subisce l'attacco perché, non riuscendo a individuare il "nemico" né a comprenderne gli obiettivi, è del tutto indifeso.

Dobbiamo quindi trovare il coraggio di "pensare l'impensabile", esplorando con coraggio intellettuale e senza preclusioni di sorta ogni possibile scenario, compreso quello alternativo a quanto detto, ovvero che non c'è nessun attacco ma quello che accade è spiegabile nei termini di una crisi di follia di quello che ho definito "Occidente allargato". In tal caso non vi sarebbe speranza, ed è per questo che preferisco non pensarci per dedicare le mie energie a tutti gli altri, dai prodromi della terza guerra mondiale al ritorno dei lucertoloni di Orione. 

Tutto mi sembra preferibile all'idea dell'esplosione della follia, che mi abbatte privandomi di ogni capacità di reazione.

1 commento:

  1. Grazie Fiorenzo per aver scovato queste parole di Preve! Condivido in massima parte anche le tue riflessioni

    RispondiElimina