mercoledì 19 febbraio 2025

1984 di George Orwell - Libro I capitolo IX

Naturalmente, non si ammise che si fosse verificato un cambiamento. Si seppe solo, con estrema rapidità e ovunque contemporaneamente, che l'Estasia e non l'Eurasia era il nemico. Winston stava prendendo parte a una manifestazione in una delle piazze centrali di Londra nel momento in cui accadde. Era notte, e i volti bianchi e gli striscioni scarlatti erano illuminati in modo sgargiante. La piazza era gremita di diverse migliaia di persone, tra cui un blocco di circa mille scolari in uniforme delle Spie. Su una piattaforma ricoperta di drappeggi scarlatti, un oratore dell'Inner Party, un ometto magro con braccia sproporzionatamente lunghe e un grande cranio calvo su cui pendevano alcuni capelli lisci, stava arringando la folla. Una piccola figura alla Tremotino, contorta dall'odio, stringeva il collo del microfono con una mano mentre l'altra, enorme all'estremità di un braccio ossuto, artigliava minacciosamente l'aria sopra la sua testa. La sua voce, resa metallica dagli amplificatori, rimbombava un catalogo infinito di atrocità, massacri, deportazioni, saccheggi, stupri, torture di prigionieri, bombardamenti di civili, propaganda menzognera, aggressioni ingiuste, trattati infranti. Era quasi impossibile ascoltarlo senza essere prima convinti e poi impazziti.

Ogni pochi istanti la furia della folla ribolliva e la voce dell'oratore era soffocata da un ruggito selvaggio da bestia che si levava incontrollabile da migliaia di gole. Le urla più selvagge di tutte provenivano dagli scolari. Il discorso era in corso da circa venti minuti quando un messaggero si precipitò sul palco e un pezzo di carta fu infilato nella mano dell'oratore. Lo srotolò e lo lesse senza fermarsi nel suo discorso. Nulla cambiò nella sua voce o nei suoi modi, o nel contenuto di ciò che stava dicendo, ma improvvisamente i nomi erano diversi. Senza parole, un'ondata di comprensione si diffuse tra la folla. L'Oceania era in guerra con l'Estasia! Un attimo dopo ci fu un'enorme confusione. Gli striscioni e i manifesti con cui era decorata la piazza erano tutti sbagliati! Quasi la metà di essi aveva le facce sbagliate. Era un sabotaggio! Gli agenti di Goldstein erano al lavoro! Ci fu un intermezzo tumultuoso mentre i manifesti venivano strappati dai muri, gli striscioni fatti a brandelli e calpestati. Le spie compirono prodigi di attività arrampicandosi sui tetti e tagliando i festoni che svolazzavano dai camini. Ma nel giro di due o tre minuti era tutto finito. L'oratore, ancora stretto al collo del microfono, le spalle curve in avanti, la mano libera che artigliava l'aria, aveva continuato a parlare. Un minuto ancora e i ruggiti selvaggi di rabbia esplosero di nuovo dalla folla. L'odio continuò esattamente come prima, solo che il bersaglio era stato cambiato.

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