domenica 12 luglio 2015

[PopulPost] Quattro guerre al prezzo di un euro (perché sono un Sovranista)

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La scelta di imporre una moneta unica emessa da una banca indipendente a 19 paesi diversissimi tra loro ha provocato l'insorgere di quattro guerre:
  1. La guerra del Capitale al Lavoro
  2. La guerra tra Lavoratori
  3. La guerra tra Capitali
  4. La guerra tra Stati prossima ventura

La guerra del Capitale al Lavoro


Senza l'euro, se i capitalisti di un paese "forte" (mettiamo la Germania) avessero deciso di aumentare la loro competitività comprimendo i salari si sarebbe innescato il seguente processo:
  • Avrebbero depresso il mercato interno
  • Avrebbero esportato di più e, con ciò, la moneta si sarebbe rivalutata
  • Di conseguenza le esportazioni sarebbero scese e le importazioni aumentate
  • Il paese sarebbe andato in deficit commerciale costringendo le autorità monetarie ad operare una stretta
  • Un nuovo "punto di equilibrio" sarebbe stato raggiunto, ma con un output più basso
Questa era la condizione in cui si trovava la Germania fino alla fine degli anni novanta. Ovviamente ciò che sarebbe stato impossibile per un paese "forte", ancor più lo sarebbe stato per paesi più "deboli". 

Con l'euro, al contrario, una compressione dei salari in un paese "forte" (mettiamo la Germania) avrebbe sì depresso il mercato interno, ma in assenza di rivalutazione della moneta. Infatti l'euro è la stessa moneta per tutti, con un valore di cambio basso per i paesi "forti" e alto per i paesi "deboli", ed in più, essendo condivisa da molti paesi, meno soggetta ad oscillazioni di cambio (che pure ci sono state) delle singole monete nazionali. Di conseguenza le esportazioni sarebbero aumentate senza un corrispondente aumento delle importazioni mandando in surplus il paese "forte" che aveva compresso i salari dei lavoratori. Che è quello che ha fatto la Germania con le riforme del suo mercato del lavoro ai tempi del governo Schroeder.

In definitiva l'euro ha consentito al Capitale di dichiarare guerra ai lavoratori. L'attacco è partito dal paese più forte (la Germania) e si è esteso a tutti gli altri. In assenza del meccanismo riequilibratore del cambio l'unico modo per contrastare un aumento della competitività delle merci tedesche, conseguenza della compressione salariale colà effettuata, è stato quello di fare altrettanto in ogni paese aderente all'euro. Chi non lo ha fatto si è trovato ben presto in deficit commerciale, al quale ha potuto far fronte, per qualche anno, grazie ai prestiti dei paesi in surplus, quelli cioè in cui i Capitalisti avevano scatenato la guerra ai Lavoratori comprimendone i salari.

Tutto questo è ormai accademia, per cui non mi attarderò a spiegare ciò che altri possono fare molto meglio di me.

La guerra tra Lavoratori


La guerra tra Lavoratori, già insita nel meccanismo della moneta unica per le ragioni su esposte, è stata ulteriormente facilitata dalla rimozione di ogni ostacolo ai movimenti di Capitali, Merci, Servizi e Persone. Si chiama Liberismo. Il Trattato di Maastricht è il suggello posto in Europa al dominio del Neoliberismo.

La guerra tra Capitali


I Capitali Nazionali, che prima di Maastricht erano parzialmente disciplinati dalle autorità statali, hanno fatto quello che è nella loro natura: competere senza freni. Ne sono emersi, come è ovvio, vincitori e vinti. Alla resa dei conti i Capitali perdenti hanno chiesto aiuto agli Stati, ottenendolo. Si sono così avuti massicci salvataggi bancari in tutti i paesi, anche quelli più forti. 

La guerra tra Stati


Salvate le banche a spese dei contribuenti dei rispettivi paesi, la palla è tornata agli Stati. Il Nazionalismo, che nei sogni dei fessi avrebbe dovuto essere scacciato dall'euro e dall'Unione Europea, sta risorgendo in forme aggressive, al punto che nemmeno l'intervento del grande protettore d'oltre oceano sembra avere effetto nello stemperarlo. 

Una previsione


Il pericolo maggiore è rappresentato, ancora una volta, dalla Germania. Se questo paese troverà la forza di opporsi agli Stati Uniti, che le chiedono di fare qualche passo verso un'unione di trasferimento (questo è il senso dell'haircut chiesto dalla Grecia e sostenuto da Obama), allora assisteremo all'uscita dall'euro di altri paesi e a un nuovo indirizzo di politica estera più orientato verso una collaborazione con la Russia, seguita in ciò da quelli che riusciranno a restarle sulla scia sia pure in posizione subordinata. Se, invece, lo zio Sam riuscirà a costringere la Germania a condonare una parte del debito della Grecia, l'opzione più probabile potrebbe essere l'uscita dall'euro della stessa Germania, seguita dai paesi dell'ex area del marco.

In ogni caso la Germania, che in tre lustri di moneta unica si è notevolmente rafforzata sia sul piano industriale che finanziario, potrebbe essere tentata dall'idea di riarmarsi. Lo ha già fatto nel secolo scorso, in soli sei anni dal 1933 al 1939, perché oggi dovrebbe impiegarci più tempo? 

In definitiva coloro che hanno voluto l'euro e l'Unione Europea rischiano di ripetere le gesta delle classi politiche che, negli anni venti del XX secolo, condussero alla definitiva rottura dell'equilibrio europeo e alla fine della centralità del continente, per non parlare dell'orribile tributo di sangue conseguenza di quelle scelte scellerate. 

In entrambi i casi si è trattato di scelte politiche che sono state totalmente in capo alle classi dirigenti espressioni del grande Capitale, mentre l'unico periodo di pace che l'Europa ha conosciuto è stato quello che ha coinciso con un maggiore equilibrio di forze tra il Capitale e il Lavoro: il trentennio d'oro che va dalla fine della II guerra mondiale alla metà degli anni settanta.

Questa è la ragione per cui penso, fortissimamente penso, che la cosa più urgente da fare per scongiurare esiti disastrosi sia lavorare per un risveglio politico del Lavoro, il quale può aver luogo solo a condizione che nascano dal basso nuovi partiti, che siano espressione genuina dei suoi interessi. Questo è il senso del mio essere un Sovranista!

2 commenti:

  1. Che potremmo essere alla vigilia di un terzo conflitto mondiale , allora sei d'accordo con Illo ,
    ma scusa specificati meglio , la Germania che fa guerra alle sue colonie , o a chi ?
    Per quanto riguarda il ruolo degli USA in Europa , anche su questo punto sei in sintonia con
    Illo , che sostiene che il destino della UE e dell'Euro sono legati alla SOPPORTAZIONE degli
    USA stessi , ma se sta per andare in porto il bacio e l'abbraccio mortale del TTIP , non ti
    sembra che questa tesi sia in contraddizione col sostenere un probabile disimpegno degli
    USA in Europa ? TTIP che tra l'altro porterà ad una maggiore integrazione dei capitali occidentali .
    Anch'io sono SOVRANISTA , ma ricordiamoci che vorrà dire avere un tenore di vita piu'
    morigerato sei vuoi avere piu' uguaglianza o meno disuguaglianze .
    Eccetto bacco , tabacco e venere , naturalmente !

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    1. Come sai sono d'accordo con Illo su parecchie cose, anche perché non è difficile: in effetti Illo sostiene un ampio spettro di opinioni, a distribuzione gaussiana...

      Quanto alle considerazioni sul TTIP, ti ricordo che da sempre gli USA privilegiano l'integrazione dell'europa occidentale con la loro economia, e hanno sempre considerato con sospetto l'unione politica europea, per non parlare della fesseria di una moneta unica come l'euro, senza uno Stato!

      Ciò detto, io non penso che gli USA abbiano oggi la forza per imporre tout-court i loro interessi. Gli equilibri sono cambiati e stanno cambiando, il mondo si avvia a diventare sempre più multipolare e, in questo nuovo assetto, una Germania (ahimè) riunificata si sta imponendo come potenza regionale. Il nostro guaio è che la "regione" comprende anche l'Italia.

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