lunedì 14 marzo 2016

'E dinamiche speculative d'er Capitale


Ho un sacco di cose da fare, ma l'invito di Sergio Cesaratto non poteva lasciarmi indifferente: "vieni a filmare un incontro con Ernesto Screpanti che ho organizzato con i compagni del centro Casale Alba2?"

E così ho lasciato il campicello in Ciociaria e sono andato. Dice: ci stanno Cesaratto e Screpanti, come minimo l'ambiente è di quelli buoni. No? No.

Tutta brava ggente, pe' carità. Solo che nun studieno sora Lella mia! Parleno de quelo che je pare bòno e ggiusto, e tanto "de sinistra", ma era mejo che me ne stavo a'r campicello mio. Però, visto che me so' fatto ducento chilometri, nun è che j'ha posso fa' passa' liscia e stamme bòno bòno a fa' 'e riprese senza rompe er cazzo. E daje!

L'incontro è stato abbastanza noioso, quasi una funzione religiosa. L'intervento del pur ottimo Screpanti (una sintesi della più corposa lezione che ci fece in occasione di "Filo rosso" nell'estate del 2013) troppo lungo. In generale tutto è stato un po' troppo nello stile  "centro sociale": tante belle cose, e giuste, ma senza un colpo d'ala.

C'era questo tal Luca Federici, barba nera lunga da islamico, aria da "compagno de quelli giusti", favella sciolta, che n'ho visti tanti nei miei dodici dicasi dodici lustri di vita. Oddio, magari me sbajo, ma sapete com'è? Ormai c'ho er dente avvelenato, e pure 'na certa senzibbilità, e quelli che parleno tanto bbene ma poi nun dicono quelle tre cazzate dicasi tre che fanno capi' da che parte stanno, ma 'ntanto ce sfrangiano li cojoni co'r concetto che li padroni so' cattivi e l'operai invece bbòni, bè io questi nun l'abbozzo più. E così 'sta vorta so' cattivo.

E mo' sperimo ch'all'amico Sergio, che m'ha 'nvitato, nun lo cacceno da 'r circoletto.

6 commenti:

  1. Uhm...il problema è ideologico ed è di fondo.
    Bisogna conoscere un po' la "topologia sinistrata" per capire da dove origini un certo approccio, e spesso anche per aver maturato l'assoluta volontà di separsene ( parlo per me stesso ), non certo per diventare di destra ma per ritornare sensatamente di sinistra, perchè parliamo di mondi dove il dibattito è ripiegato su sé stesso da decenni.

    Comunque per intenderci, vado a ritrovo nel tempo

    Ri-maflox -> legata alla "Rete Communia" -> rete communia nasce dallo split di Sinistra Critica, terminare italiano del pochissimo che resta della quarta internazionale, segretariato unificato. Da una parte vanno Turigliatto etc. e fanno Sinistra Anticapitalista, dall'altra ultrafemministe e "centrosocialismo" che fanno la Rete Communia.

    Ora quando parliamo di non lasciar del tutto morire un luogo di lavoro io mi tolgo comunque tanto di cappello.
    Ma questi non inquadraranno MAI la morte di una fabbrica come Maflow in un opportuno quadro sistemico, perchè questa è l'ala trotskista ( ce ne sono anche di serie, ma questi purtroppo sono fumettistici ) che ha finito per confondere il dispiegarsi internazionale della globalizzazione capitalistica come il terreno di scontro e lotta politica dell'internazionalismo.

    Questi non contesteranno MAI quel che l'UE ci ha imposto, perchè contestarlo significare rivendicare il ritorno ad un "protezionismo" politicamente mediato, all'emissione di una divisa nazionale, alla rivendicazione di fronte all'UE della sovranità nazionale italiana.
    Cioè per loro....nazionalismo, punto, non cogliendo più distinzione rispetto al fatto che senza sciovinismo non è nazionalismo, e che senza sovranità dello stato non è democrazia.
    Per loro la globalizzazione capitalistica è il terreno di scontro, non un nemico da disarticolare con tutti i mezzi tornando al terreno di scontro più favorevole.
    La questione è proprio strategica, e sta al fondo.

    Ma vabbeh, sorvoliamo.

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    1. Quindi, per capirci: rete communia è un'espressione (fumettistica) del trotskismo, e secondo costoro (anche i trotskisti seri?) il campo di battaglia "giusto" è quello determinato dall'inarrestabile avanzata del capitalismo. Se così stanno le cose, se ne può dedurre che, per costoro, l'avanzata del capitalismo verso la globalizzazione è iscritta nell'ordine "naturale" delle cose.

      E' così che ragionano questi?

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    2. [parte 1]
      Diciamo che ho fatto semplicemente una cronistoria di un percorso ideologico.
      Rete Communia da li arriva, culturalmente e ideologicamente.
      Io non condivido e qui mi fermo.
      Insomma Fiorenzo, mi hai fatto una domanda estremamente difficile.
      Nel senso che vengo da quel mondo abbastanza per sapere quale sia la filiazione ideologica dei singoli gruppi, ma non essendo trtozkista e non provenendo dalla quarta internazionale, non ne so abbastanza per definire esattamente dove e perchè il "quart'internazionalismo" sia andato ad infilarsi un totale cul de sac analitico, e quindi anche in prassi suicide, di fronte alla necessità di decidere cosa fare di fronte alla globalizzazione capitalistica.
      Per definire in maniera precisa questa cosa bisognerebbe aver letto approfonditamente Ernest Mandel, cosa che personalmente non ho fatto se non leggendo qualcosa, a spizzichi e bocconi, a proposito della sua rifomulazione della teoria dei cicli di Kondratiev, che è una cosa molto seria e credo per niente campata in aria, ma che proprio nella rifomulazione di Mandel diventa secondo me una incomprensibile fumisteria.
      Su tutto il resto non ci perderò troppo tempo, perchè altrimenti non mi basta la vita, e perchè siccome so già da dove vengo e dove voglio andare, non ho bisogno del dogmatismo per ribadirlo a me stesso, e considero più utile al fine dell'azione politico studiare Rodrik che rispolverare dagli scaffali di qualche biblioteca Mandel.

      Ad ogni modo, per risposte precise in questo ambito, ne sanno a pacchi sia Moreno che Giancarlo d'Andrea che da li, pur remotamente, provengono.

      Ora, secondo me ( e ribadisco che mi muovo su un terreno da me poco conosciuto, quindi procedo a spanne ), questo approccio *può* dipendere da molte cose, tra le quali una lettura "astoricizzata" di Marx/Engels.
      Rispetto a quando questi autori scrivevano, lo sviluppo del capitalismo deviniva un terreno di scontro, il terreno della "modernità".
      Le società evolvevano da contadine a industriali, lo sfruttamento della fabbrica era terribile ma nello stesso tempo l'inurbamento e l'inserimento in una realtà produttiva moderno producevano anche una presa di coscienza e una diffusione, in qualche modo, di cultura.
      Era una "uscita dall'oscurantismo" e dal passato, un campo di lotta entro il quale combattere ma che definiva il campo di un muoversi "in avanti".

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    3. [parte2]
      Ora, quando si studiano cose scritte 150 anni fa, non bisognerebbe mai destoricizzare, quindi capendo che molte cose sono nel frattempo cambiate il problema è astrarre principi generali e calarli nella propria contemporanea realtà.
      Noi non ci stiamo tirando fuori dal mondo della servitù della gleba del grande latifondo, siamo già un paese a capitalismo avanzato.
      Ma la fine del compromesso sortito da Bretton Woods, quindi la fine del regime della repressione finanziaria e il libero dispiegarsi della globalizzazione capitalistica/finanziaria, lo abbiamo sotto gli occhi, non ha in sé prodotto una classe più consapevole della necessità di lottare per sé, anzi.

      Da questo discende la separazione strategica, credo a questo punto insanabile, tra comunisti più creativi, che astraggono principi generali e li rimodulano calandoli nel proprio tempo, che traggono la conclusione che per sperare di vincere qui e ora il primo indispesabile passo sia non andare ad immolarsi su un terreno di battaglia sul quale non si può vincere, quello che si è scelto il nemico, e cercare di spostare lo scontro su un terreno contenibile ( quello dello stato nazionale in grado di prendere decisioni in ambito economico ).

      Dall'altra parte abbiamo comunisti più dogmatici, che prima non astraggono, e poi non storicizzano, ma leggono i "sacri testi" come se fossero stati scritti ieri, che dicono "la tendenza di sviluppo del capitalismo è questa e noi, come sempre, dobbiamo contendere le redini del comando dall'interno di questa tendenza".
      Il risultato è che si suicidano.

      Spero di essere stato esauriente, ma mi hai portato su un terreno che conosco solo in parte.

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  2. Queste cose al Prof. Cesaratto gliele avete dette?
    Perché lui, invece, aveva scritto due bellissimi articoli.

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