domenica 6 marzo 2016

L'uomo che sussurrava ai piddini

"Tanto opportunismo, o, nella migliore (?) delle ipotesi, tanto conformismo, a fronte di tanto strazio e di tanta distruzione, mi lasciano senza parole, e mi inducono a desistere da quella che, per quanto impossibile, era la missione fondamentale di questo blog: portare un minimo di ragionevolezza nel dibattito, per scongiurarne nella misura del possibile esiti politicamente e socialmente violenti. Non ho più la salda certezza, dalla quale mi ero mosso, che questo obiettivo, pur nella sua impossibilità, sia meritevole di essere perseguito. " [Alberto Bagnai - Gli elicotteri di Pinochet e i keynesiani di buona volontà]

E mentre nella valle dei castori ci si appresta ad accogliere l'ultimo reietto di Pippolandia, tal giovine Baroni che, mi par di capire, avrebbe avuto l'ardire di pensare con la propria testa, non possiamo non chiederci se non sia giunta l'ora di fare un bilancio della famosa tesi "ci salveranno gli stessi che...". Ovviamente dando a Pippo quel che è di Pippo, come giustamente sottolinea il buon Ippolito:

"Oggi è uscito un bellissimo ed amaro post di Bagnai (riconosciamo a Cesare quel che è di Cesare) in cui serpeggia tutta l' amarezza per l' apparente inefficacia del suo messaggio.
Inefficacia che raggiunge le massime vette proprio tra i postatori seriali del suo blog.
"

Resta che la realtà dei fatti invera la tesi opposta: "ci stanno massacrando gli stessi che...". Ogni opposizione appare vana, al punto che non sappiamo se sia stato meglio non riuscire a dare forma politica alla resistenza contro l'eurototalitarismo - per il rischio di scatenarne la reazione violenta - oppure se, riuscendovi, oggi la situazione sarebbe meno disperata. Nel primo caso dovremmo ringraziare chi ha creduto che la via giusta fosse quella di "sussurrare ai piddini"; nel secondo stigmatizzare chi si è rifiutato di contribuire a quella fatica collettiva, non solo tirandosi in disparte, ma anzi agendo attivamente per delegittimare e deridere gli sforzi altrui. Una modalità che il correttore ortografico dell'amico Ippolito ha algoritmicamente definito "la bagnalità del male": quella che consiste nel sentirsi soddisfatti quando il cadavere dello 0,6% arriva puntuale come un treno svizzero.

24 commenti:

  1. Anche il sottoscritto osò, molto educatamente, eccepire sulla strategia di sussurrare ai piddini e venne aggredito verbalmente dal Nostro. Il tempo mi renderà ragione - anzi, me l'ha già resa.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Un'amara soddisfazione. Attento a non incappare anche tu nella "bagnalità del male".

      Elimina
  2. Inutile nascondere l' amarezza che alberga anche in tutti noi, specialmente se condividiamo, e lo condividiamo, quello che il professore ha scritto appena nel post precedente: "Il nodo centrale, quello che dovrà venire al pettine, è estremamente semplice, e l'ho espresso svariate volte in questi anni (e naturalmente in entrambi i libri): dalla crisi non potremo uscire se non rilanceremo la domanda con un massiccio intervento di investimenti pubblici (preferibilmente in piccole opere) finanziato con moneta."
    Non improbabili rivoluzioni e ricette miracolistiche... solo la bagnalitá del bene.
    Cosa ci vuole? C'era bisogno di circondarsi di depressi cronici che insultano a dx e sin? Si è capaci di trasmettere un pensiero positivo (genuinamente populista se volete) facile da capire senza sputare su tombe,senza promettere protocolli antineoplastici e senza creare i presupposti per aziende specializzate in abbigliamento in legno di abete?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. "C'era bisogno di circondarsi di depressi cronici che insultano a dx e sin?".
      Detta così sembra un progetto a tavolino: "Ho avuto una grande idea, ho delle cose da dire per rompere il muro di bugie costruito intorno all'Euro, ma il progetto ha bisogno di una numerosa coorte di depressi cronici se no non è nemmeno il caso di partire...".

      Inviterei tutti a riflettere su due cose.
      La prima è un proverbio (credo Africano) che dice: "Se vuoi andare in fretta, parti da solo - se vuoi andare lontano, parti con dei compagni".
      Credo semplicemente che Bagnai, oltre che non essere molto disposto a dividere il palco per motivi di carattere, avesse intenzione di lasciarsi subito alle spalle le fasi di conciliazione, dibattito, confronto, verifica etc. etc. che sono purtroppo necessarie se si vuole costruire qualcosa di politico. Per cui si è mosso con una semplice linea: "se pensi che ho ragione io, compra il mio libro, e fai capire che lo hai letto, tutto il resto non mi interessa" ("chiameremo noi", un altro dei suoi cavalli di battaglia).

      L'altro elemento è invece una classica dinamica delle "comunità" in rete, specie (ma non solo) ad orientamento politico, specie (sono autorazzista?) in Italia, quantomeno.

      Se vuoi aggregare seguito - consenso non mi pare la parola adatta - devi mettere su uno spettacolo alla Sgarbi (sempre lì torniamo, alla fine).
      Trattare male tutti, amici e nemici, farti vedere sempre superiore, oltre, sprezzante... questo attira seguaci, o forse dovrebbero essere definiti tifosi. Gente che magari non si rende nemmeno tanto conto degli sbagli che fai, semplicemente non li vede, tu sei il loro Maradona, il loro Totti, il loro Tutto.
      Ma se abolisci ogni forma di critica interna (mi rendo conto che criticarlo sul piano tecnico sia aldilà della portata di praticamente tutti, compreso chi scrive) e ogni tanto fai cadere qualche briciola di riconoscimento cosa mai potrai ottenere, se non dei seguaci che scodinzolano adoranti e ringhiano automaticamente quando arriva qualche sconosciuto alla tua porta?

      Bagnai ha accentrato tutto su di se, all'esterno e all'interno. Questo tipo di "organizzazione" ha un sacco di difetti - compreso il fatto che il Conducator di turno, non potendo o volendo delegare, alla fine si autodistrugge per superlavoro.

      Riassumendo: la scelta dello stile è dettata dal fatto che quello fa presa sul pubblico, almeno in Italia. Credo che sia stata fatta un po' perché ci si trovava bene, un po' perché (e temo abbia ragione in questo) un blog educato e sereno, pur con gli stessi argomenti e la stessa chiarezza didattica ed espositiva, l'avrebbero seguito in pochi.

      Elimina
    2. PaMar, malgrado io convenga complessivamente con la tua analisi, sarei più severo nei confronti dei seguaci/tifosi.
      Intendo dire che, seppure a livello di grandi numeri sarebbe del tutto irrealistico puntare a qualcosa di più di tifoserie più o meno numerose, a livello di quelli che una volta si chiamavano quadri intermedi, gruppo dirigente allargato, non solo non dovrebbe essere sbagliato puntare su convinzioni più ferme e meno viscerali, ma a mio parere sarebbe assolutamente doveroso.
      Insisto sempre su questo punto, ciò che manca a qualsiasi progetto alternativo, non sono le idee, almeno come schema di massima, e neanche i dirigenti sommi, e infine neanche il consenso di massa che secondo me oggi si può ottenere ben più facilmente di quanto si pensi (basti l'esempio molto eloquente del M5S che dal nulla ha raccolto un quarto dei consensi elettorali espressi). Ciò che realmente manca è il gruppo dirigente intermedio, l'unico che può dare continuità spaziale (nel territorio) e nel tempo ad un progetto politico (e difatti il M5S soffre proprio principalmente di tale mancanza di continuità, così da apparire come una banderuola che sventola dove i suoi capi soffiano, perfino involontariamente sembrerebbe a volte).

      Elimina
    3. Hai ragione, è strano anche che un blog di economia non sia frequentato da economisti,che anzi spesso si trasformi in una gogna per gli stessi economisti dove i commentatori che non sono economisti, supportano tesi che, a rigor di logica bagnaista, non avrebbero titolo né di confutare né di supportare.

      Elimina
    4. @Vincenzo: tutto condivisibile, ma mi sembra che tu trascuri un punto importante - Bagnai non ha mai voluto fare un partito.
      Per cui evidentemente a lui va bene così. Si può discutere se il suo lavoro risulta quindi sterile e sostanzialmente "sprecato", o se possa portare a qualcosa.
      Rimane il fatto che non è che lui abbia provato a fare un partito e sia venuto fuori un aborto... lui ha creato una associazione, scritto due libri, fatto un blog. Ma un blog è e rimane un blog, che necessariamente serve più a catalizzare il malcontento (e a gratificare l'ego di chi ci scrive) e basta.
      I quadri intermedi che giustamente citi tu non esistono perché non c'è alcuna idea di organizzazione politica.

      Elimina
    5. @Ippolito: io non conosco le dinamiche "sociali" degli accademici, per cui non so dirti se sia o meno strano che nel blog di Economia non ci scrivano altri economisti.
      Del resto il taglio che ha voluto dare ai contenuti mi pare che non sia proprio un invito... se vuoi ingaggiarlo sul piano tecnico probabilmente devi passare da a/simmetrie o magari innescare qualche duello a distanza a colpi di paper.

      Per quanto riguarda l'ultima parte: io stesso scrivo pochissimo là proprio perché non me ne intendo abbastanza da avere qualcosa di interessante da dire, e non sono così voglioso di studiare (perché alla fine quello si deve fare) per poter colmare i miei gap.

      Farebbero tutti meglio a scrivere solo quando hanno qualcosa da dire?
      Sacrosanto. Solo che Internet non funziona così. Facciamocene una ragione...

      Elimina
    6. Ma infatti sono d' accordo con te, non è vero che non si ha titolo a giudicare gli altri professionalmente, scusa se hai bisogno di un elettricista ed uno di questi viene a casa tua magnificando le proprie doti e sparando a mani basse sui suoi colleghi, e magari pretende di fare il lavoro a casa tua dicendoti che fa quello che vuole lui perché tu non capisci un cazzo...
      tu gli affideresti i lavori di casa tua?

      Elimina
    7. Scusa Ippolito, faccio un po' fatica a rimanere in-topic (probabilmente è un problema mio: evidentemente mi spiego male)...

      Non ho mai sostenuto che il "metodo Bagnai" sia quello giusto, e se io dovessi mai avere bisogno di una consulenza professionale (pagata dall'azienda per cui lavoro, per esempio) in materia di economia, non farei mai il nome di Bagnai, e non perché penso che non sia capace, ma proprio perché il suo modo di porsi sul blog lo considero poco professionale (nella forma).

      Quello che volevo dire è che sostanzialmente c'è una sola tipologia di interventi sul Blog:
      Post che non aggiungono molto nella sostanza, che possono essere di volta in volta semplici elogi a qualsiasi cosa fatta pensata detta suonata fotografata o indossata da Bagnai, piuttosto che Link con commento sprezzante, piuttosto che qualche testimonianza personale di cose dette, viste o sentite dall'autore o da qualche conoscente.

      Quello che non c'è praticamente mai (salvo Quarantotto, direi) sono post di gente che ne sa abbastanza di Economia da poter dire qualcosa che non ricada nella categoria precedente.

      Totalmente assente (o meglio, se capita scrivono una volta, vengono sommersi di contumelie e poi spariscono) sono quelli che ne sanno quanto Quarantotto, e cercano di argomentare posizioni diverse da quelle di Bagnai.
      Siccome parte immediatamente la bordata di insulti, e siccome io non ho letto gli autori che subito vengono citati da Bagnai per annichilire il malcapitato interlocutore, io non ho comunque mezzi per dire "ha ragione Bagnai, questo è proprio l'ultimo dei cialtroni" piuttosto che "no, un momento, De Grauwe dice in effetti una cosa un po' diversa, forse questo tizio ha ragione..."
      Questo ovviamente succede in moltissimi dibattiti tra tecnici quando si tratta di qualcuna delle tantissime discipline in cui non so un tubo.

      Il modo che ha Bagnai di trattare queste questioni è appunto "Sgarbato" (nel senso di Sgarbi, anche) e poco professionale, ma sospetto che se invece si iniziasse un dibattito più sereno ed educato sarebbe comunque un problema per chiunque stargli dietro. Temo anche che sia un problema specifico della materia trattata: alla fine in Economia si arriva sempre a punti che non sono dimostrabili sperimentalmente per cui alla fine molto dipende dagli orientamenti politici e filosofici più che dall'applicazione di formule matematiche.

      Elimina
    8. @PaMar
      Siamo d'accordo, e difatti il mio discorso aveva un taglio generale. Il blog di cui parliamo non è un partito, nè voleva esserlo, e continua ad essere uno dei blog più visitati nel nostro paese.
      Rimane tuttavia il problema che io sollevavo, e cioè che coloro che appaiono i più attenti, i più assidui sulla rete, sembrano incapaci di esercitare una vera capacità critica.
      Ripeto, non è un problema specifico di un dato blog, ma ciò non rende il problema meno grave, ma al contrario più grave.
      Ai milioni di persone che seguono i programmi della De Filippi, fanno da contrappunto decine di migliaia di persone che non riescono a tradurre le informazioni che pure sono attenti a ricevere in una consapevolezza ed in una volontà di rendersi protagonisti del proprio destino e delle sorti del nostro paese.

      Elimina
    9. La politica quella vera, costa fatica, tanta, ed anche tanti soldini.

      Elimina
    10. Sì, fatica e soldini. Solo che, da come la dici, sembra che siano i soldini a mancare, ma non è del tutto vero. Certo, se ci si immagina il "popolo" come una massa di straccioni che campano a pane e cipolle allora è così, ma il "popolo" è ben altro. Il "popolo sei tu, che fai il medico, sono io, che faccio l'insegnante, è PaMar che lavora in un'azienda ad alta tecnologia, è il proprietario del supermercato sotto casa che ha 4/5 dipendenti, è ovviamente anche il dipendente del supermercato o l'impiegato statale; il popolo è anche il mio amico Gianluigi che fa l'architetto, il farmacista sotto casa, l'amico R. che ha un parco furgoni per la consegna a domicilio... e potrei continuare. Qualcuno di essi se la passa male, ma non tutti, eppure hanno lo stesso interesse di natura generale: che i soldi girino, che ci sia lavoro, che ci siano opportunità, che ci sia sicurezza.

      Se queste classi sociali capissero, se fossero in grado di ricominciare a darsi rappresentanza politica, se smettessero di delegare l'interpretazione dei loro veri interessi ai giornaloni, allora i soldi ci sarebbero, eccome!

      Il compito dei vituperati #movimentodalbassisti è questo, non altro. Non serve presentarsi da subito alle elezioni, sebbene sia ovvio che quello è un obiettivo da tenere a mente, ma per arrivarci occorre cominciare a costruire le prime aggregazioni e a darsi un'organizzazione.

      O così o pomì: se il "popolo" non tornerà ad avere coscienza dei suoi interessi, e a interpretarli in prima persona, tutto sarà inutile. Ci vuole tanto a capirlo?

      Elimina
    11. Mancano anche le motivazioni è vero.
      Le sezioni del PD sono letteralmente allo sbando,partecipazione dello 0,,scatole vuote in cui spadroneggiano segreterie che si sono trasferite direttamente nelle partecipate, veri centri di potere dedicati allo sfruttamento di un esercito di questuanti.
      Il mondo del lavoro abbandonato, i disoccupati lasciati a se stessi, nessuna coscienza di classe, nessun dibattito, solo esercizi di stile luogocomunista, una deflazione morale da far paura.
      Se solo ci fossero persone di buona volontà e media capacità politica, il PD, la sua struttura, il suo fantasma sarebbe facile preda, come lo è stato per le miopi lobbies renziane.
      Ecco perché Bagnai ha fatto bene a provarci, solo che se non ti metti in prima persona a "sporcarti" le mani con la gente comune fai un buco nell' acqua, se sei anche antiempatico poi ancora di più.

      Elimina
  3. "C'era bisogno di circondarsi di depressi cronici che insultano a dx e sin?". No.

    RispondiElimina
  4. Vedo che si continua a parlare del "carattere" di Bagnai, ma questa è cosa di cui a me non importa più un fico secco. Naturalmente siete liberi di continuare, non sarò certo io a reprimervi. Dico che non mi importa più perché, dal momento che ormai il fatto è acclarato (nonché rivolto all'universo mondo - di quelli senza potere per lo più), esso ha perso rilevanza politica.

    Il punto non è neanche se Bagnai voglia o no fare un partito. Sono emeriti caxxi suoi, purché la smetta di offendere chi la pensa diversamente. Ove "offendere" non significa "sfottere", ci mancherebbe! Mica siamo tedeschi! No, dico proprio "offendere". Ma questo, da un po' di tempo, lo fa molto di meno, e tanto basta.

    La questione veramente interessante

    La questione veramente interessante, a mio parere, che ho cercato di esporre in questo breve post, è se il dipanarsi degli eventi stia inverando, oppure falsificando, la sua tesi di quattro anni fa: quella per cui la "razionalità economica" avrebbe prevalso. E dunque che occorresse darsi da fare per spiegare agli attori politici, al più alto livello, cosa non avesse funzionato nel progetto di una moneta unica. Ovvio che il più "titolato", anzi l'unico, per un compito così impegnativo, altri non fosse che Illo di pirsona pirsonalmente! E forse, se fosse riuscito nello scopo, avremmo potuto ringraziarlo. Io stesso, che non ho mai creduto a questa prospettiva, avrei scritto un pubblico post per chiedergli scusa, e dargli atto di aver avuto ragione. Magari promuovendolo su FB per dargli la massima visibilità.

    Quando ci si sbaglia, per ricominciare è necessrio ammettere l'errore. Fose anche per ricominciare a sbagliare.

    Ora chiedo a voi: lo devo scrivere questo post di pubbliche scuse a Bagnai? Oppure è lui che deve ammettere di essersi sbagliato, poiché la "razionalità economica" conta ben poco quando sono in gioco non solo gli interessi economici ma, cosa ben più gravida di conseguenze, gli assetti di potere?

    Nel secondo caso, non serve assolutamente che chieda scusa a me di pirsona pirsonalmente. Quel che conta è che si capisca, e presto e bene, che nessuno è infallibile.

    RispondiElimina
  5. La tua è una domanda difficile, a me il Bagnai che sussurrava ai piddini non dispiaceva, mi sembrava quello che avesse maggiore possibilità di successo e non è ancora detto; le vie della Leopolda sono infinite.
    Non so ancora se camperò abbastanza da vedere come andrà a finire la storia,se avrà una fine o se semplicemente stiamo assistendo ad un ciclico avvicendarsi di progresso e regresso sociale.
    L' angoscioso timore di stare vivendo una di quelle fasi di regresso in cui una generazione lascia un mondo peggiore ai propri figli è forte in me e spesso mi toglie il sonno.
    Spero solo di non morire con questa certezza.

    RispondiElimina
  6. Ah,
    Per la cronaca, ti ha risposto anche Bagnai:
    - la storia è non lineare. Questa la capisce solo l'intersezione - prodotto logico - degli insiemi degli storici e dei matematici, che rischia di essere un insieme non molto più abitato della facoltà a quest'ora. Ma qualcuno capirà. Per chi non rientra nell'intersezione, mi limito a ricordare cosa mi ha detto Jacques Sapir dell'URSS negli anni '80: "Tutti sapevano due cose: che il sistema non poteva funzionare, e che sarebbe durato per sempre".-

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Tu dici che mi ha risposto? Io dico che non mi si caga di pezza, ed è meglio così.

      Elimina
    2. Tipico caso di Entanglement sovranistico, se vuoi intendilo così.

      Elimina
    3. L'entanglement sovranistico mi sembra una spiegazione interessante. Per di più corroborata anche dal fatto che Illo abbia citato Adrianopoli, un evento di cui mi sono occupato recentemente e, se non erro, anche in passato.

      Elimina
  7. @Ippolito

    Al contrario di te ho sempre pensato che "sussurrare ai piddini" fosse utile in modo molto ma molto marginale. E ovviamente con un'utilità marginale decrescente, come mi sembra evidente sia accaduto. Proverò a spiegare il perché.

    Io credo che quello che è accaduto in Italia e in Europa, a partire dal 1975, quando Francia e Germania sostanzialmente rifiutarono la proposta americana di un'area atlantica di libero scambio per scegliere la strada dell'unificazione, da realizzarsi prima di aderire (successivamente ed eventualmente) ad un'area di libero scambio, sia un progetto di lungo periodo che travalica l'ordinaria lotta di classe come questa si svolge in un sistema con assetti di potere stabili.

    Come forse sai, ho assunto questa "visione" nel libercolo che ho scritto dal titolo "La resilienza dell'euro", nel capitolo VI:

    "Il vertice di Rambouillet del 1975 (Germania, Francia, Italia, Regno Unito, Stati Uniti e Giappone) poneva momentaneamente in secondo piano il processo di integrazione europea, sia economica che politica, promuovendo una strategia trilaterale mirante a coordinare le politiche delle aree industrializzate (USA, Europa e Giappone). La partecipazione dell’Italia (che inizialmente era stata esclusa) rappresentata da Aldo Moro, fu infine accolta perché il nostro Paese aveva, in quel momento, la Presidenza di turno della Comunità Europea, e anche per volontà degli Stati Uniti, ben al corrente del sostanziale disinteresse della DC dell’epoca, e in particolare proprio di Moro, per un’accelerazione del processo di integrazione europea. Ciò nonostante, per volontà della Francia e della Germania, il progetto non venne abbandonato. Le ragioni furono di natura sia politica che economica. L’interesse politico era soprattutto dalla Francia, un paese che non si rassegnava al ruolo subalterno assunto dopo la fine della guerra mondiale, mentre la Germania coltivava un interesse soprattutto economico."

    [continua]

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Dunque il processo di unificazione europea, voluto dall'asse carolingio e implementato in dosi crescenti a partire dal 1979, è dal mio punto di vista il "driver" fondamentale. La cui natura è quella di una prolungata cospirazione guidata dal capitalismo renano al quale è stato "associato" il capitale dei paesi periferici. In particolare, per quanto riguarda l'Italia, l'ambizione è sempre stata quella di sopperire allo scarso peso del capitale nazionale, rispetto a quello "renano", giocando la carta ideologica: l'Italia è sempre stato il paese che più ha creduto nell'Unione Europea, fin dal trattato di Roma del 1957. Ne segue che l'Italia, sebbene azionista di minoranza in termini quantitativi, ha tuttavia titolo per sedere alla pari nel consessio unionista.

      L'impegno del capitale nazionale nell'europizzare le forze politiche italiane è stato assoluto e straordinario. Non dimenticare tangentopoli. In particolare la sinistra (PCI-PDS-DS), graziata da tangentopoli e traghettata al potere, da quel momento è stata tenuta sotto scacco. Non si è salvato neanche il PRC, guidato dal responsabile della folle (e ovviamente perdente) sfida alla FIAT (marcia dei quarantamila), quando una ritirata strategica sarebbe stata la più ovvia delle scelte. E vogliamo parlare del disastro di Genova 2011, con quell'altro genio della strategia politica di Casarin? Per non dire delle manifestazioni del biennio 1977-78, quando i futuri direttori di giornali e testate radiotelevisive indussero miglia di giovani della mia età a scendere in piazza senza capire bene il perché, con i giornali che facevano titoloni per ogni sputo di manifestazione, e mentre i servizi usavano le BR (dopo averle annientate) per destabilizzare lo Stato di diritto!

      Orbene, e per farla breve: dopo trent'anni di questo "trattamento" tu pensi che abbia senso "sussurrare ai piddini"?

      Elimina
    2. Ho scritto male e con parecchi errori. Forse è l'ora di andare a dormire.

      Elimina