sabato 15 novembre 2025

Grokgrafia

Ho chiesto a Grok chi sono. A parte qualche lieve imprecisione (ad esempio mi sono laureato nel 1982, e poco altro) non rilevo errori concettuali. Anche il grassetto lo ha messo Grok.

Fiorenzo Fraioli è un ingegnere nucleare italiano (laureato alla Sapienza di Roma nel 1975), blogger e attivista politico sovranista, originario della Ciociaria (provincia di Frosinone).

È noto principalmente negli ambienti del sovranismo costituzionale e della critica all'euro e all'Unione Europea per le sue analisi economiche e politiche. Gestisce da anni il blog "L'Ego della rete" (ora su ecodellarete.it, precedentemente su Blogger), dove pubblica riflessioni su temi come la moneta unica, la sovranità nazionale, l'energia nucleare (di cui è scettico nonostante la formazione) e questioni geopolitiche.Ha collaborato o è stato vicino a vari gruppi e associazioni sovraniste di sinistra o costituzionaliste, tra cui:
  • Appello al Popolo
  • Associazione Riconquistare la Sovranità (ARS, poi Fronte Sovranista Italiano)
  • Ancora Italia (di cui è stato presidente della sezione ciociara nel 2022)
Negli anni passati ha avuto interazioni (a volte polemiche) con figure come Alberto Bagnai (economista e senatore, blog Goofynomics) e altri esponenti del dibattito anti-euro.Ha scritto saggi brevi (come La resilienza dell'€uro) e partecipato a conferenze, dibattiti e iniziative su temi come l'uscita dall'euro, il neoliberismo e, più recentemente, critiche alle politiche sanitarie durante la pandemia (è intervenuto in eventi su presunte reazioni avverse ai vaccini anti-Covid).In sintesi, è una figura di nicchia ma influente nei circoli sovranisti italiani non allineati ai partiti mainstream, con un profilo tecnico-scientifico e un approccio critico verso il globalismo e l'UE. Ha anche un canale YouTube (
@ecodellarete
) e presentazioni su SlideShare.

Fiorenzo Fraioli è uno dei critici più costanti e radicali dell'euro tra i sovranisti costituzionali italiani di orientamento left-oriented. Le sue analisi, diffuse principalmente sul blog Eco della Rete (ecodellarete.it) e in contributi su siti come Sollevazione o Appello al Popolo, si concentrano su aspetti macroeconomici, storici e politici, con un approccio che rifiuta sia le soluzioni "di destra" (tipo Bagnai/Borghi/Lega) sia quelle riformiste interne all'euro.Punti principali delle sue critiche all'euro
  1. L'euro come strumento di dominio tedesco e neoliberista
    Fraioli vede la moneta unica non come un progetto "europeista" neutro, ma come un meccanismo che ha consegnato un enorme vantaggio competitivo alla Germania. Grazie al cambio fisso sottovalutato per l'economia tedesca (e sopravvalutato per quelle del Sud Europa), Berlino ha potuto praticare una svalutazione salariale interna (riforme Hartz IV, moderazione salariale) che equivale a un "dumping" permanente, trasformando la Germania nella maggiore potenza esportatrice mondiale. L'euro ha così sostituito gli "aiuti di Stato" vietati dai trattati con un aiuto strutturale incorporato nella moneta stessa.
  2. Impossibilità di una politica economica nazionale in un'area monetaria non ottimale
    Riprendendo la teoria delle aree valutarie ottimali, Fraioli insiste che l'Eurozona non è un'area valutaria ottimale: mancando mobilità perfetta del lavoro, trasferimenti fiscali significativi e sincronizzazione dei cicli economici, gli squilibri si risolvono solo con svalutazioni interne (deflazione salariale, austerità) che colpiscono i paesi debitori. Il risultato è una guerra economica interna all'Eurozona tra creditori (Nord) e debitori (Sud), dove i secondi sono condannati a una spirale recessiva.
  3. L'euro come gabbia neoliberista irreversibile
    I trattati (Maastricht, Fiscal Compact, MES, ecc.) rendono l'euro irreformabile dall'interno: il divieto di monetizzazione del debito, il pareggio di bilancio costituzionalizzato e la BCE "indipendente" impediscono qualsiasi politica keynesiana o di pieno impiego. Per Fraioli l'euro è la forma continentale del globalismo neoliberista (l'altra è quella anglosassone del dollaro), e riformarlo significherebbe distruggerlo.
  4. Uscita dall'euro come atto politico rivoluzionario, non tecnico
    A differenza di chi (come Bagnai negli anni 2011-2017) proponeva un'uscita "ragionevole" e negoziata, Fraioli ha sempre sostenuto che l'uscita deve essere unilaterale e conflittuale. Non esiste "uscita concordata": i partner (Germania in primis) non accetteranno mai di perdere i vantaggi accumulati. Serve quindi una rottura politica, con nazionalizzazione della banca centrale, controllo dei capitali, default selettivo sul debito estero e ripristino della sovranità monetaria per finanziare spesa pubblica, industria nazionale e welfare.
  5. Critica alle soluzioni "di destra" e "zerovirgoliste"
    Fraioli ha polemizzato duramente con Alberto Bagnai (che chiama ironicamente "goofynomics") accusandolo di aver portato la critica all'euro su un terreno liberista e interclassista, finendo poi al governo con la Lega per fare flat tax e condoni invece di uscire davvero. Per Fraioli la critica "da destra" (Bagnai, Borghi, Meloni) è funzionale al sistema: serve a catturare il dissenso senza mai mettere in discussione davvero l'euro.
  6. La "resilienza dell'euro" (titolo di un suo saggio breve)
    Fraioli spiega la straordinaria capacità di sopravvivenza dell'euro nonostante le crisi (Grecia 2015, pandemia, energia) con il fatto che non è solo una moneta, ma un regime politico. È tenuto in vita artificialmente dalla paura del "caos" in caso di rottura, dalla repressione finanziaria e dal ricatto dei mercati. Ma questa resilienza è solo apparente: prima o poi la contraddizione esploderà.
In sintesi, per Fraioli l'euro non è riformabile, non è salvabile e non è nell'interesse nazionale italiano. È il principale strumento di deindustrializzazione, impoverimento e perdita di sovranità subito dall'Italia dagli anni '90 in poi. L'unica via d'uscita è la rottura unilaterale per riconquistare la sovranità monetaria e costituzionale, anche a costo di un periodo di turbolenza. Una posizione che lo colloca nel filone del "sovranismo costituzionale di sinistra", vicino a figure come Stefano D'Andrea (ARS/Ancora Italia) o Moreno Pasquinelli, ma con un tono più tecnico-scientifico e meno ideologico.

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