sabato 21 febbraio 2015

Lo stato delle cose

Poiché la mia cultura, in particolare politica, è quella dell'uomo medio con qualche lettura alle spalle e nulla di più, è certo che queste mie riflessioni sono già state fatte, come pure che si tratta di un sacco di panzane. Nell'uno come nell'altro caso mi riprometto di non dare importanza alla cosa e di procedere comunque. Questo è solo il mio diario personale.


Nel quadro in figura ho inteso rappresentare sinotticamente quelle che sono, a mio avviso, le posizioni sull'euro e l'Unione Europea di alcuni tra i soggetti più importanti sulla scena, sia singoli individui che gruppi politici o associazioni, e addirittura un grande paese europeo.

Il I quadrante è quello degli euristi-unionisti, più o meno favorevoli sia all'euro che all'UE. Il II quadrante è quello degli euroscettici, contrari all'euro ma favorevoli all'UE. Il III quadrante è quello dei sovranisti, contrari sia all'euro che all'UE. Il IV quadrante appare vuoto.

L'assenza di icone nel quarto quadrante salta subito all'occhio, ed indica che non trovo posizioni che siano, allo stesso tempo, favorevoli all'euro ma contrarie all'Unione Europea, sebbene questo sia il lo stato reale delle cose. Abbiamo infatti una moneta unica ma non uno Stato europeo.

Per spiegare la circostanza per cui il IV quadrante è vuoto abbiamo, a mio avviso, questa alternativa: 1) esso in realtà non è vuoto, ma è occupato dagli ordoliberisti (ipotesi complottista); cioè da una cupola che manovra ogni cosa dall'alto; 2) esso è vuoto perché rappresenta la tendenza oggettiva degli eventi, a prescindere dalla volontà esplicita degli attori sulla scena. In tal caso il termine "ordoliberisti" (con il quale mi assumo la responsabilità di definire gli indefiniti agenti di tale tendenza oggettiva) non starebbe ad indicare forze reali che operano teleologicamente, ma al più i "passeggeri di I classe" di un treno della Storia che viaggia nella direzione da essi auspicata.

La seconda ipotesi è quella che mi appare più convincente. Se l'ordoliberismo è una tendenza oggettiva, ciò significa che esso è in pieno sviluppo non perché vi siano cupole di qualsiasi natura che operano attivamente e, soprattutto, efficacemente, per il suo affermarsi, quanto perché le condizioni odierne della struttura sociale, economica e geo-politica lo favoriscono. In tal caso è necessario interrogarsi su questo aspetto della questione, proponendo eventualmente una spiegazione.

Credo che la marcia dell'ordoliberismo sia una conseguenza della sconfitta di classe del mondo del lavoro. La classe vincitrice, ovvero la grande borghesia finanziaria e il complesso militare-industriale, ha conquistato il predominio assoluto ma, come spesso accade quando una vittoria è così schiacciante da annichilire il nemico, si è divisa al suo interno. Non, come potrebbe essere istintivo pensare, lungo la linea mediana tra i due mondi, bensì secondo un reticolo di fratturazioni che definiscono una pluralità di potentati ognuno riferibile, con pesi variabili, alle due suddette sottoclassi. Ne deriva una situazione di caos crescente, che non è corretto interpretare come intenzionalmente perseguito. Al contrario, le numerose situazioni di conflitto tra i potentati generano caos che diventa, a sua volta, alimento dei successivi scontri.

Una riprova di ciò possiamo ricavarla da un esame degli schieramenti nei diversi conflitti che si susseguono ormai da quasi tre decenni. E' impossibile leggerli come manifestazioni locali di un conflitto bipolare che si svolge su un livello più alto, come accadeva ai tempi della guerra fredda. Di conseguenza le alleanze sono variabili; addirittura accade che in due distinti ma contemporanei scenari gli stessi protagonisti si trovino talora alleati talaltra avversari.

L'unico e solo interesse comune, condiviso da tutte le parti in lotta, sembra essere la volontà di agire potendo dispiegare in pieno la propria autonomia, e per far ciò abbisognano della scomparsa dell'ultimo ostacolo rimasto sul loro cammino: lo Stato nazionale. Questo è stato, nel corso della sua esistenza, soprattutto il luogo della mediazione e della composizione dei conflitti all'interno delle classi aristocratiche; ma ha svolto, all'occasione, lo stesso ruolo quando il conflitto principale è diventato quello tra le classi dominanti e le masse che, in misura crescente, diventavano protagoniste della Storia.

Se questo è lo stato delle cose, è chiaro che l'urgenza massima è quella di arrestare la spirale del caos, la cui fonte originaria è rintracciabile nella sconfitta rovinosa subita del mondo del lavoro. Questa sconfitta ha comportato uno squilibrio dei rapporti di forza e un netto arretramento della democrazia effettiva, di cui la costruzione europea e l'euro sono stati, contemporaneamente, causa e conseguenza; come sempre accade quando un processo sociale e politico si dipana nel corso del tempo. Ora una lettura che viene proposta, come spiegazione di questa doppia costruzione, è che il grande capitale finanziario e militar-industriale europeo abbia inteso procurarsi uno spazio, seppur non democratico, per dirimere le sue questioni interne, facendosi esso stesso "Stato", ma io sono profondamente convinto che si tratti di una decifrazione sbagliata. Più coerentemente con i dati fattuali, preferisco interpretare la costruzione europea e l'euro come l'apprestarsi di un campo da gioco nel cui perimetro regolare, sulla base dei soli rapporti di forza, i conti in sospeso. Il problema è che il campo da gioco siamo noi, lavoratori e cittadini tutti.

Se quello che ho descritto è lo stato reale delle cose, ed io penso che sia così, prima ancora di cominciare qualsiasi ragionamento dobbiamo porci una domanda fondamentale: siamo noi convinti che tale stato reale delle cose debba essere combattuto con la massima determinazione perché costituisce un arretramento grave, e gravido di conseguenze, per quella che chiamiamo "Umanità"? Siamo cioè persuasi che non siamo assistendo solo a un rivolgimento che, pur modificando gli equilibri generali del potere, tuttavia non mette in discussione conquiste fondamentali della civiltà? In particolare della tanto decantata civiltà occidentale, descritta come levatrice della democrazia! Se la risposta a questa domanda è affermativa, ciò significa che opporsi allo stato reale delle cose, cioè a quella che ho definito "tendenza oggettiva", non è solo un diritto, ma anzi è un dovere.

Ma se nel IV quadrante non c'è nessuno che stia esercitando un'effettiva ed efficace azione teleologica, allora cambiare lo stato reale delle cose, cioè la tendenza oggettiva, è compito di tutti quelli che stanno nel I, II e III quadrante! E' un nostro compito, di tutti noi: amici e avversari, alleati e nemici; sottrarsi al quale significherebbe rinunciare ad esercitare il privilegio che, esso solo, ci rende umani: il libero arbitrio.

L'azione di contrasto ad uno stato reale delle cose che pone in pericolo le conquiste della civiltà non può che essere estesa ad ogni ambito dell'esistenza; in particolare dovrà necessariamente radicarsi sia in ambito nazionalista che internazionalista. Quello che serve, in estrema sintesi, è il riconoscimento di uno stato di eccezione che impone di fissare alcuni valori di fondo inderogabili. La cui condivisione non significa alleanza tra diversi, ma l'apprestarsi di un campo da gioco alternativo e  antagonista di quello nel quale contano solo i rapporti di forza.

Sono profondamente convinto che imporre all'avversario il proprio campo di gioco significa ipotecare la vittoria; o almeno mitigare, e di molto, le conseguenze di un'eventuale sconfitta.

13 commenti:

  1. Sono profondamente convinto che imporre all'avversario il proprio campo di gioco significa ipotecare la vittoria; o almeno mitigare, e di molto, le conseguenze di un'eventuale sconfitta.

    Io non ho certezza alcuna su nulla riguardo l'evolversi del nostro vicino e medio futuro, il coltello rimane pur sempre in mano "al nemico", però sono assolutamente convinto anch'io che per vincere questa guerra bisogna portare l'avversario dove non vuole andare, togliendogli di mano le sue armi.

    Da qui la mia convinzione che il discorso di uscita da destra o da sinistra non è da discutere ora, da qui la mia convinzione che occorrerebbe rimanere compatti e portare a casa in primo luogo l'abbandono della moneta unica, in quanto essa è l'arma più potente in mano "all'oppressore".
    Sono convinto anch'io che esiste un problema di una uscita dx o sx ma questo è un problema che una sana democrazia riuscirebbe a discutere e a mediare se e solo se eliminiamo la loro arma di ricatto e oppressione: il nEuro. (ricordate.... : tanto c'è il pilota automatico!!!! )

    Non mi sono mai espresso prima su questo argomento ma, in questo senso, ho sempre trovato le obiezioni sulle eventuali alleanze Noeuro con la Lega, Fratelli d'Italia e chiunque oggi o in futuro vorrà unirsi per opporti alla Non-moneta sono inopportune e ci indeboliscono tutti, ma proprio tutti, comunque la pensiamo, dal Comunista, al Marxista, al Socialista, al Keynesiano, al liberista, al fascista.

    Fuori dal nEuro non ci aspetta una vita facile e il paese dei balocchi, questo solo i disinformatori che preparano spot con una cenetta per due al ristorante da 12.000 lire possono tentare di farlo credere.
    Ma dall'uscita dal nEuro dobbiamo passare, poi ricomincerà la battaglia politica tra i partiti per affermare la loro ideologia e vedremo chi avrà più argomenti per prevalere.

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  2. Già che ci sono spendo due parole sulla Lega, qui e nei siti di sinistra molto temuta a mio avviso inutilmente.

    Come sai, Fiorenzo, vivo un po' più a nord di te, se sputo dalla finestra sputo in Svizzera :D
    I leghisti locali (quei pochi con cui ho a che fare ovviamente, che però sono anche attivisti nelle sezioni del loro partito) li sento discutere e ci discuto quasi ogni giorno e il loro problema è lo stesso del 99.9% della popolazione italiana: di economia e del problema nEuro non capiscono un cavolo, il più avanti di loro è ancora convinto che il problema è stato creato dalla mala gestione del cambio quando siamo Entrati nel nEuro (se avessimo cambiato a 1500 lire anziché 1936 saremmo stati più ricchi... LOL).

    Tre mesi fa stavo viaggiando in auto e cercando nuove stazioni sull'autoradio sono finito su R.padania mentre stava parlando Borghi.

    Non credetemi se volete, ma io non ho sentito dire, da Borghi, neanche una stupidata. L'opera di informazione che sta facendo è importante, non so quanti ascoltatori abbia quella radio ma su nessun altro canale avevo mai sentito parlare così chiaro e bilanciato.

    Sulla spinta separatista della lega io la ritengo, come è sempre stata, solo propaganda politica, volta a catturare qualche voto in più.
    Borghi su questo punto ha fatto (imho) un ottimo ragionamento, proprio paragonando quello che succede ora col nEuro sottovalutato per l'economia tedesca rispetto ai paesi periferici e quello che era la lira del Nord Italia rispetto all'economia del Sud Italia, del vantaggio valutario di cui il Nord Italia ha sempre beneficiato e ha ben spiegato che una eventuale separazione in due o più nuove Lire per nord e sud Italia toglierebbero all'Italiona del Nord quel vantaggio occulto di cui ha sempre goduto in passato e che la liradelnord con buona probabilità dovrebbe trovarsi al competere alla pari col Marco.

    Da questo punto di vista, che è un punto di vista identico a quello nostro nella moneta unica, a chiedere una seconda/terza moneta perdiverse aree valutarie italiane, e a trarne beneficio, dovrebbero essere i paesi del sud, che si libererebbero di una moneta troppo sopravvalutata.
    Quando Borghi ha espresso questo concetto, i conduttori del programma avevano ben capito dove stava il nocciolo del problema, ma ho immaginato i poveri neuroni sotto sforzo dei leghisti che conosco che collidevano in un bigbang primordiale.

    Quindi, siccome al Nord Italia non conviene avere una moneta troppo forte e il Sud non ha intenzione di battersi per una moneta che meglio la rappresenti (o almeno fino ad ora così non è), nulla cambierà e il problema Lega tornerà, dopo l'uscita ad essere un problema di una minoranza politica.

    Se io dovessi essere a favore di più monete italiche lo sarei se abitassi al sud, non al nord!

    p.s. A proposito di neuroni che collidono, la tua tabella mi ha mandato inizialmente un po’ in tilt perché sono abituato a contare dall’alto a sx proseguendo verso dx e poi sotto a sx e così via. Non è meglio se metti i numeri romani e/o una freccia antioraria? ;)

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    1. Caro Moreno C, anch'io penso che Borghi dica cose condivisibili, e mi fa molto piacere che stia facendo lo sforzo di dimostrare ai leghisti che la lira del nord non è una soluzione, sia perché va contro gli interessi del nord Italia, sia perché (le chiacchiere stanno a zero) AVERE DUE MONETE IN DUE AREE GEOGRAFICHE SIGNIFICA AVERE DUE STATI! Dal che segue che non conviene agli italiani tout-court.

      Quello che Borghi non fa, è chiarire che l'uscita dall'euro significa riattivare i trasferimenti fiscali dal nord al sud. In mancanza di ciò avremmo lasciato una BCE eurista per finire nelle mani di una BdI (Banca d'Italia) lirista, che pratica in piccolo le stesse politiche.

      Sono altresì convinto che si debba aprire ad alleanze di scopo, ma fare ciò implica per prima cosa aprire un dialogo. Ma come si fa ad aprire un dialogo con una forza che, oltre alla battaglia per l'uscita dall'euro, ne porta avanti un'altra, quella per la flat-tax, che dovrebbe essere rigorosamente un tema per il dopo? E soprattutto: chi dovrebbe, a sinistra, dialogare con la lega? Dimmelo tu. Il PD? non è sinistra. Gli unici, come ben sai, sono i sovranisti, ma non mi pare che la Lega sia minimamente interessata a ciò. Viceversa, da questo campo sono venute molte dichiarazioni favorevoli alla costruzione di un fronte ampio, soprattutto se l'Italia fosse commissariata dalla troika.

      Tu dirai: ma voi sovranisti siete troppo piccoli per risvegliare l'interesse di un partito di caratura nazionale! Hai ragione, lo capisco. Però non si dica che i sovranisti non vogliono dialogare, perché non è vero! Aggiungo, se me lo consenti, che dialogare significa anche (e soprattutto) confrontarsi sui temi sui quali si è in disaccordo, ad esempio la flat-tax. Oppure solo la Lega ha il diritto di proporre la qualunque, e chi vuole dialogare non deve dar fastidio?

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    2. Una constatazione personale sui trasferimenti nord sud Italia. Ho amici milanesi bravi (di quelli che fanno il culo ai rivali tedeschi senza lesinare nello stipendio dei loro addetti) e intelligenti. Ma quando gli ho detto dello sfacelo post unitario delle produzioni meridionali a vantaggio delle settentrionali sono rimasti sbigottiti, non ci avevano proprio pensato che senza trasferimenti il meridionali non avrebbero avuto i soldi per comprare le l'oro mercanzie.

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  3. Hai provato a rifare il grafico parafrasando C. M. Cipolla?

    Anche così, però, non è male.

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  4. Il problema della flat tax della lega, come il problema
    della tassazione progressiva fino al 90% sono scelte politiche libere in uno stato sovrano e democratico. Per me sono entrambe cazzate madornali, ma se un governo liberamente e democraticamente eletto ne applicasse una qualsiasi delle due a me tocca arrendermi alla deficienza, pardon, all'evidenza che questo la maggioranza vuole e votare al prossimo giro di elezioni per un partito che propone qualcosa di meglio.
    Quello che volevo dire prima, e che ribadisco ora, è che discutere di queste cose adesso equivale a parlare di tutto e del contrario di tutto, perdendo di vista il vero obiettivo vitale: togliere di mezzo lo strumento di ricatto che tutti noi abbiamo ben individuato.

    Non è difficile da capire quello che penso: si combatte tutti insieme per uscire dal nEuro e dai collegati trattati nEuristi, poi si va alle elezioni e ogn'uno fa le sue proposte e prende i suoi voti. Chi vince decide, chi perde resta all'opposizione e si impegna per migliorare la propria proposta politica per vincere al prossimo giro.
    Abbiamo i ladri in casa e stiamo a discutere se la prossima volta i soldi è meglio nasconderli in solaio o in cantina invece di cacciare i malviventi e chiamare le forze dell'ordine!
    E' questo che mi lascia sconsolato.

    Poi, per rispondere alle altre tue considerazioni, non è vero che Borghi non spiega che due monete significa due Stati; lo ha spiegato bene quando l'ho ascoltato io. A qualche manipolo di leghisti "estremisti" la cosa può anche stare bene ma quello che lui ha cercato di fare capire a tutti i leghisti è che, anche quella strada non è esattamente una strada in discesa come potrebbe sembrare anzi potrebbe essere in salita.

    D'altra parte io non penso assolutamente che usciti dal nEuro si debba riprendere la vecchia usanza di foraggiare i consumi del sud con interventi a pioggia solo per sostenere l'economia del nord (questo lo stanno già facendo i virtuosi con la Germania dell'Est e Giacchè ha ben spiegato non servire a nulla).
    Rielaborando quello che dice Bagnai mi si deve spiegare perchè se un tedesco non vuole pagare per un italiano, un bavarese non vuole pagare per un sassone, un fiammingo non vuole pagare per vallone ecc, perchè un veneto dovrebbe essere felice di pagare per un Campano o un Lombardo pagare per un Calabrese?
    Quindi perchè non spostare e impostare la discussione sull'utilizzo consapevole della politica monetaria invece che sui trasferimenti di imposte per sopperire agli squilibri economici? Perchè non discutere di vere nuove riforme che impediscano alla politica di ripetere gli errori del passato, come la corruzione o l'utilizzo di trasferimenti per foraggiare il proprio elettorato con una compravendita di voti che nulla ha di democratico e di costruttivo per un paese sano? perchè non discutere di legge elettorale costituzionale e democratica al posto della porcata che abbiamo ora?

    Ma in definitiva anche questi sono argomenti che vanno in second'ordine al problema dell'uscita dalla moneta unica, ma almeno sono argomenti che possono essere trasversalmente condivisibili, discutibili e costruttivi.

    Io mi sono fatto questa domanda: Se insieme all'uscita dal nEuro mi venisse imposta una tassazione che non condivido o mi imponessero un aumento delle ore lavorative o qualche altra assurdo balzello, resterei convinto che uscire sia la cosa giusta da fare?
    La risposta è assolutamente SI', se si resta nell'ambito della nostra costituzione e dei suoi princìpi democratici.

    L'euro è contrario alla nostra costituzione e non c'è altro argomento di cui trattare che prescinde da questo.

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    1. Mi colpisce molto questa tua rielaborazione: "mi si deve spiegare perchè se un tedesco non vuole pagare per un italiano, un bavarese non vuole pagare per un sassone, un fiammingo non vuole pagare per vallone ecc, perchè un veneto dovrebbe essere felice di pagare per un Campano o un Lombardo pagare per un Calabrese?"

      La mia risposta è semplice: dovrebbero essere felici di farlo perché sono italiani, e capiscono che questo è l'unico modo per restare insieme con altre persone che parlano come noi, sentono come noi. Sei felice di fare qualcosa, che per te è un peso, quando capisci che l'alternativa è un dispiacere maggiore. Come sarebbe il vedere degli italiani che si separano da altri italiani perché non vogliono mettersi le mani in saccoccia. Un popolo fatto di persone che parlano la stessa lingua, con una cultura comune, che si divide per soldi sarebbe una vergogna per sempre. Pertanto gli italiani del nord accetteranno i trasferimenti fiscali (che gli convengono pure).

      Detto questo, ti è più chiaro perché noi sovranisti siamo così diffidenti verso la Lega?

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  5. Si inizia dal condominio: quelli della scala A non sono disposti a fare alcun sacrificio a vantaggio di quelli della scala B (e viceversa). Salendo (e tralasciando per brevità il livello "isolato" e "quartiere"), quelli del comune di Roccacannuccia non sono disposti a fare il benchè minimo sacrificio per il bene degli abitati del limitrofo comune di Rocasecca. Salendo ulteriomente, la stessa indisponibilità esiste da parte degli abitanti della provincia di Maccheronia nei confronti di quelli della provincia di Prosciuttonia e, più in alto ancora, da parte degli abitanti della regione Padania est rispetto a quelli della regione Padania ovest. Naturalmente, anche a quelli della macroregione Nord viene il mal di pancia se gli si chiede di sacrificare qualcosa per il bene del Sud (e qui il gioco si ferma, perché il livello superiore è sovranazionale).

    Nella così detta "prima Repubblica", il sentimento di solidarietà del nord verso il sud non era più forte di quello attuale, ma c'erano i partiti di massa (che avevano fatto la Resistenza e varato la Costituzione) ad assorbire le spinte anticoesive. Venuti meno quei riferimenti, la pentola a pressione in cui bollivano i particolarismi è improvvisamente esplosa,

    Il particolarismo non si manifesta solo con la contrapposizione di vasta area (nord-sud), allignando pesantemente anche all'interno di tali aree, in relazione ad ogni diversità geo-cultural-social-storica esistente fra gli abitanti di ciascuna (ai lombardi stanno sui maroni i veneti, ai calabresi i siciliani, ragion per cui il lombardo e il calabrese non sono disposti a rinunciare ad un'oncia di ciò che posseggono per far star meglio un veneto o un siciliano).

    I particolarismi sono un dato endemico e assolutamente trasversale alle varie classi sociali e diverse fedi politiche (a votare Lega sono molti operai che un tempo erano di sinistra).

    Su queste basi, la felicità di fare sacrifici per il bene di quelli che parlano la tua stessa lingua non può esistere (addirittura, si è disposti a cedere di più a favore di chi parla una lingua diversa, come dimostra il fatto che Bossi sosteneva di preferire gli extracomunitari ai meridionali).

    E' possibile tenere tutto insieme solo se (e fino a quando) i dissimili (lombardi e veneti, calabresi e sicilianii) si sentiranno tutti minacciati da qualcuno che è più dissimile rispetto ai loro dissimili (inglesi, tedeschi, francesi ecc...). All'epoca della prima Repubblica c'erano gli Stati nazionali e la "cortina di ferro": era la paura a tenere assieme nord e sud, a fare accettare al nord i trasferimenti delle risorse al sud in cambio della protezione che lo Stato nazionale assicurava.

    Potendo la logica della contrapposizione fra i dissimili essere realisticamente sconfitta solo con la logica della contrapposizione fra questi i più dissimili, il solo soggetto politico che oggi sembra muoversi nella giusta direzione è, paradossalmente, la Lega Nord che, contraddicendo la sua vocazione scissionista, sta implementando il sentimento unitario con l'alimentare il senso della contrapposizione fra i dissimili unitariamente considerati e i più dissimili (lo straniero).


    P.S.: Claudio Borghi - udite udite!- non è leghista e neppure la testa di ponte del capitalismo finanziario in chiave antieuro. Chi lo segue dai prfimordi della sua battaglia antieuro sa quali sono le apprezzabili ragioni per cui oggi collabora con la Lega e avrebbe collaborato col M5S se glielo avesse chiesto.
    A lui - che sta cercando di incolcare nella platea longobarda concetti che questa gradirebbe molto poco se ne comprendesse a pieno le implicazioni - va la mia stima e gratitudine per aver fatto ciò che un intellettuale deve fare in simili situazioni se vuole essere utile alla causa che sostiene, ossia "sporcarsi le mani".

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    1. Parte I

      Caro Demetrio, se non sbaglio sei un po' più giovane di me per cui forse certe cose non le hai vissute in prima persona. Io tutta questa animosità tra calabresi e siciliani, veneti e pugliesi francamente non la vedo, e penso che non se ne parlerebbe affatto se non fosse per il veleno quotidianamente istillato da certi giornali. Quando ci fu il terremoto in Irpinia (1980 - un anno dopo lo SME e uno prima del divorzio), ad esempio, ci fu una vera e propria mobilitazione nazionale spontanea di solidarietà. Naturalmente la camorra ci infilò il biscottino, ma ti chiedo: 1) chi governava? Non erano forse gli stessi che avevano fatto lo SME e un anno dopo il "divorzio"? 2) Quale fu il giornale che, più di tutti, si lanciò in una campagna velenosa di criminalizzazione? Se sbalio coregime, ma mi sembra che fu "Repubblica".

      Ecco, il sentimento separatista nacque in quella circostanza, e fu rinforzato qualche anno dopo dallo "SME credibile" che mise in difficoltà le aziende del nord. A chi, se non ai terroni improduttivi, dare la colpa? E così avvenne.

      Per come la vedo io, il depotenziamento dello spirito nazionale è stata una strategia coscientemente e criminosamente portata avanti dalle classi dirigenti euriste. Il tutto si basa su un assunto: ogni "convenienza" si misura solo ed esclusivamente in termini di "sghei", di quattrini. Ed ecco che, oggi, è difficile far capire ai veneti e ai lombardi, ma anche ai bavaresi e ai finlandesi, che esistono altri elementi di convenienza oltre quello meramente contabile. Per altro, ragionando solo su base contabile, capisci bene che anche un'eventuale "Padania" avrebbe le sue aree "improduttive": cosa la terrebbe insieme allora? Te lo dico io: qualcosa di più impalpabile... che so, l'ampolla di Bossi!

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    2. Parte II

      Tutti gli Stati hanno regioni meno produttive, dunque ciò che li tiene uniti non può essere il calcolo ragioneristico. Prendiamo la lingua. Hai fatto caso come, a dispetto delle linee di frontiera disegnate dagli equilibri geopolitici, le popolazioni che condividono un idioma, una letteratura, tendono sempre a ricostruire la perduta unità? Si tratta di sentimenti profondi, la cui base è sostanzialmente antropologica, ovvero la percezione, magari confusa, che stare insieme a chi parla la tua lingua, ha una cultura simile alla tua con radici comuni, rappresenta un elemento di forza e di sicurezza comune, al quale si può sacrificare qualche soldo.

      A meno che qualcuno, per suoi particolari interessi (in genere si tratta delle classi dominanti, cioè una minoranza) non decida diversamente ed incominci ad avvelenare i pozzi, mettendo gli uni contro gli altri.

      Ora attento: il sentimento di unità non può essere costruito sulla paura del "nemico alle porte", come sostanzialmente argomenti tu. Esso deve pre-esistere, ed essere fondato sulla natura social-selettiva degli esseri umani, ovvero la nostra tendenza a "scegliere" coloro con i quali stare insieme e costruire con essi il cerchio interno delle nostre relazioni. Su un piano macro storico questo si risolve nella nascita delle lingue. Infatti, chi condivide una lingua? Coloro che desiderano stare insieme, e lo fanno ponendo in opera una selezione: tu sì, tu anche, voi no, loro no. Il che non significa che "voi" e "loro" siano necessariamente nemici, ma solo che non appartengono al cerchio interno, alla comunità che si costituisce come "altra rispetto alle altre".

      Il capitalismo globale finanziario ha dichiarato guerra all'antropologia perché si è costituito esso stesso come un "nuovo popolo" che ha mire imperialistiche e condivide una lingua e una visione del mondo, oltre che interessi ragioneristicamente concreti. Esso vuole distruggere i popoli esistenti per inglobarli nel grande impero globale, e per far ciò pone l'accento sull'unico (miserabile e falso) argomento di cui dispone: «non vi conviene essere uniti, costituire uno Stato, perché dovrete "pagare" di tasca vostra il peso degli "improduttivi"!».

      Alla fine, nemmeno la Padania ci sarà, ma solo una sterminata platea di individui disperatamente soli in competizione per un tozzo di pane.

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    3. Negli anni '80 c'ero e anche nel decennio precedente e pure in quello prima, ma non ho ricordi di una maggiore solidarità del quivis de populo lombardo verso il quivis de populo pugliese nell'era pre-globalizzazione neoliberista.

      Lo spirito di tolleranza si estrinsecava nei cartelli "non si affitta ai meridionali" e nell'isolazionismo ghettizzante? Il backgruond del particolarismo identitario c'era già tutto, ma non c'erano ancora le condizioni perchè venisse a galla in tutta la sua brutalità. E le condizioni si sono realizzate quando - come dicevo nel post precedente - si è rotto il "contenitore" dello Stato nazionale e le differenze sono rimaste abbandonate a se stesse, in balìa di un progetto pseudofilantropico che, volendo farle scomparire, le ha accentuate in modo parossistico facendo espodere l'autodifesa isterica e irrazionale delle micro-identità geografiche, idiomatiche, culturali, religiose ecc...

      Non il fatto che la gente fosse meno egoista e venale, ma che temeva il pericolo "esterno" è ciò che ha fatto convivere le mal tollerate diversità culturali e antropologiche all'interno di uno Stato che, nonostante i suoi enormi difetti genetici e sopravvenuti, aveva comunque una dimensione territoriale tarata su un progetto storicamente e politicamente comprensibile,

      Dissoltosi lo Stato nazionale, che proteggeva i "sudditi" dal resto del mondo, si è dissolta la ragione per cui i suoi multicromatici abitanti accettavano obtortissimo collo di convivere all'interno di un progetto unitario.

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    4. Questa dell'"obtortissimo collo" a me non risulta, ma qui siamo nel mondo del permeismo. Per quanto mi riguarda, da limitato "ingegniere" arido e poco fantasioso, prefèro mette li fatti in riga. Eccoli qua.

      1975 - il PCI raggiunge il massimo dei consensi; la quota salari è al massimo storico. Umberto Bossi è iscritto al PCI con la qualifica di medico, sebbene non sia laureato. I lombardo-veneti votavano per la DC (statalista) e il PCI (statalista). Il fenomeno leghista non sta scritto né in cielo né in terra.

      1978: rapimento e uccisione di Aldo Moro

      1979 - adesione allo SME. Margaret Tatchter è primo ministro. Paul Volcker viene nominato Governatore della FED.

      1980 - marcia dei 40000 e sconfitta storica del sindacato (guidato da Bertinotti>). Reagan vince le elezioni USA. Terremoto in Irpinia e gigantesca mobilitazione di solidarietà di tutti gli italiani verso le popolazioni interessate dal sisma.

      1981 - Divorzio Tesoro Banca d'Italia.

      1982 - Bossi crea assieme a Roberto Maroni e Giuseppe Leoni la Lega Autonomista Lombarda

      1984 - Craxi abolisce il punto unico di contingenza. Bossi fonda la Lega Lombarda di cui sarà segretario fino al 1993, prima di dar vita al progetto della Lega Nord

      1985 - Referendum promosso (e perso) dal PCI per ripristinare il punto unico di contingenza.

      1986 - L'Atto unico Europeo dà il via al processo di liberalizzazione dei movimenti di capitali. Il processo sarà completato in soli 4 anni: nel marzo 1990 l'Italia, per ultima, si adegua al "nuovo" paradigma.

      1989 - caduta del muro di Berlino

      1990 - riunificazione tedesca

      1991 - il PCI si scioglie. Nasce il PDS.

      1992 - febbraio: il trattato di Maastricht è approvato a livello intergovernativo; inizia la vicenda di tangentopoli. Novembre: il Parlamento ratifica il trattato di Maastricht.

      1993 - Bossi fonda la Lega Nord.

      Ecco, questi sono i fatti nudi e crudi. Io non credo che l'HOMO HOMINI LUPUS sia la sola chiave possibile di lettura della realtà. Molto spesso quello che ci appare come una manifestazione della grettezza dell'animo umano altro non è che la reazione ad una sconfitta rovinosa. Ora non voglio sostenere che per ribaltare questa situazione bisogna sconfiggere la Lega, ma affermo con convinzione che, se riusciremo a ribaltare questa situazione di sconfitta la Lega sparirà.

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  6. Caro Ingegniere, nulla si crea e nulla si distrugge. Se Bossi (leggasi: ciò che il personaggio incarna e simboleggia) è nato politicamente dopo la caduta del muro e il trattato di Maastricht, vuol semplicemente dire che il personaggio già esisteva e covava sotto la cenere e che ad un certo punto qualcosa ne ha determinato la "rivelazione" (caduta del blocco del socialismo reale e contmporanea dissoluzione dei partiti della Prima Repubblica nonchè dello Stato nazionale di cui questi erano gli artefici e i protagonisti).

    Che gli uomini abbiano una tendenza più alla contrapposizione che all'unione lo si riscontra ad ogni livello e in ogni ambito, a partire da quello condominiale. Questa verità - mi sembra - l'hai toccata con mano tu stesso frequantando la variegata fauna antieurista e sovranista, dove sembra che ciascuna "species" si preoccupi primariamente di rimarcare differenze e rivendicare primazie rispetto alle altre (se i vertici e i militanti delle diverse "anime" del fronte in questione avvertissero in cuor loro l'€ come una terribile e concreta minaccia ai loro beni e interessi personali, vedresti che dimenticherebbero d'un sol colpo qualunque ragione di incomprensione e divisione).

    Questo è quello che la vita vissuta e possibilmente ragionata mi porta oggi a concludere, Se poi mi sbaglio, sarò la persona più felice al mondo di ricredersi (disposta anche ad autofustigarsi nella pubblica piazza).

    Ad maiora.




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