“Neanche il peggior padrone ferriere di una lontana repubblica dell’Unione sovietica poteva comportarsi così”, dichiara Umberto De Giovannangeli, componente del comitato di redazione del quotidiano L'Unità, commentando un comunicato della proprietà nel quale viene annunciato il licenziamento dei redattori e l'apertura della procedura fallimentare. Chissà perché, poi, il kuompagno Giovannangeli parla del "padrone ferriere di una lontana repubblica dell’Unione sovietica"! Che c'azzecca l'Unione Sovietica con i padroni ferrieri? Misteri del giornalismo contemporaneo.
Comunque un tipo cazzuto l'Umberto, ma chi sarà mai? Una breve ricerca ci fornisce un risultato interessante: pare che il battagliero Umberto sia l'autore di un auto-plagio, questo: IL CORRISPONDENTE DALLA TERRA SANTA SI RIGIOCA LO STESSO ARTICOLO SU UNA BAMBINA ISRAELIANA, A 7 ANNI DI DISTANZA.
C'è da dire, a parziale discolpa del caro Umberto, che questo giochetto di riciclare vecchie notizie, come pure scopiazzare pezzi altrui, sembra essere abbastanza diffuso tra i giornalisti. Chissà se la notizia originale era almeno vera, ah saperlo! Toccò anche a me di vedere un mio pezzo, pubblicato sul giornale cartaceo che pubblicavo e stampavo insieme con l'amico Claudio Martino (a nostre spese), per poi diffonderlo in città a mano, essere integralmente ricopiato e ripubblicato su un quotidiano a diffusione locale. Sono soddisfazioni!
Sergio Staino, Direttore de L'Unità, implora il PD, socio di minoranza con il 20% delle azioni, di "farsi vedere, perché in questi quattro mesi (della sua direzione, ndr), dopo un primo incontro gioioso e affettuoso con il segretario Renzi, io non ho visto più nessuno“. Sarà perché non servite a un cazzo? Il giornale cartaceo vende, pare, 6800 copie al giorno, e con gli incassi dovrebbe pagare gli stipendi di 29 persone, incluso il Direttore. Ovviamente deve chiudere, ma Raffaele Lorusso, segretario della Federazione nazionale stampa italiana, ha da ridire su “una drastica riduzione del personale giornalistico con modalità che sono proprie del settore industriale, non di quello editoriale, che è regolato da una legge specifica, che consente di ricorrere a misure che attenuano l’impatto sulla forza lavoro”. E qua ci sta bene una vignetta di Cipputi:
Insomma: «Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri». Chissà che ne pensano i 1600 dipendenti di Almaviva, il cui rapporto di lavoro non è regolato da una legge specifica!
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