sabato 18 febbraio 2017

Il mito della disoccupazione tecnologica

Mi arriva in email il messaggio "Dario Tamburrano tagged you in a post". Dario Tamburrano è un parlamentare europeo del m5s che intervistai nel 2008 (se seguite il link alla pagina FB di Tamburrano - data di pubblicazione 18/02/2017 - troverete l'intervista).
All'epoca ero grillino, più per indole ribelle che per vera condivisione, tanto è vero che mi intruppai nel più contestatore dei meetup, il 285. Ma neanche con loro mi trovai bene (simpatia a parte) per cui già nel 2009 ero andato in cerca di spiegazioni più realistiche e consistenti della crisi in cui eravamo precipitati. Oggi, e da anni, sono un sovranista. Attenzione: se pensate che "sovranista" significhi quello che vi raccontano i media in servizio permanente effettivo del capitale finanziario, siete fuori strada. Sovranista significa questo.

Ma non è di quell'intervista che voglio parlarvi. Preso dalla nostalgia e dalla curiosità sono andato a spulciare tra le cose che pubblica Dario Tamburrano, e ho trovato questo video di un suo intervento al parlamento europeo sul tema "Robotica, lavoro, welfare e reddito". Ho avuto così l'ennesima conferma di aver fatto bene a sgrillizzarmi, già nel corso del 2008. In buona sostanza Tamburrano sostiene che il progresso tecnologico eliminerà una grande quantità di posti di lavoro, solo in parte sostituiti da nuove occupazioni, e dunque per questa ragione è necessario introdurre un reddito di base generale. Tamburrano, a sostegno della sua tesi, cita il report Delvaux (recommendations to the Commission on Civil Law Rules on Robotics).

 Non ho potuto fare a meno di correre, con la mente, alla balla simmetrica propinataci per anni dalla sinistra al salmone e caviale (los piddinos), secondo cui la società della conoscenza avrebbe prodotto molti più posti di lavoro di quelli che sarebbero spariti. Prima ci hanno raccontato che la globalizzazione (figlia, a loro dire, dello sviluppo tecnologico) avrebbe portato benessere per tutti (lavoreremo un giorno in meno e guadagneremo come se lavorassimo un giorno in più). Ora, davanti all'evidente fallimento di quella tesi farlocca, arriva l'antitesi altrettanto farlocca: la tecnologia distrugge posti di lavoro, quindi facciamo il reddito di base generale.

Non una parola sul fatto che la tecnologia non è un fatto neutrale: essa può essere usata per aumentare l'inclusione e la democrazia sostanziale, o al contrario l'ingiustizia e la disuguaglianza. Tutto dipende da chi la usa, cioè in quali mani si trova l'arma dell'innovazione tecnologica. Perché di un'arma si tratta. Tamburrano sostiene, nel suo intervento, che in mancanza di un reddito di base generale si corre il rischio, udite udite, di un declino della raccolta fiscale come conseguenza del crollo dei redditi da lavoro. Questo è vero, ma affermare che la soluzione sia un reddito di base generale significa che:
  • i consumi collettivi (welfare) sono destinati ad essere finanziati dalla generosità dei ricchi
  • ai poveri resterebbe un reddito individuale di base, sufficiente alla sola sussistenza
Ovvero che la democrazia sostanziale sarebbe "terminata". Chi percepisse un reddito di base, senza essere incluso nel processo di produzione della ricchezza collettiva, finirebbe con l'essere un cittadino di seconda classe, del tutto privo di potere politico e dipendente dalla benevolenza di chi sta sopra di lui. Uno scenario che Dario Tamburrano non sembra prendere in considerazione. E dire che di iniziative e proposte per contrastare la pretesa perdita di posti di lavoro a causa del progresso tecnologico non v'è certo scarsità! Un esempio tra i moltissimi: il ciclo dei rifiuti.

Non è forse vero che la gestione dei rifiuti è un settore interessato da una miriade di comportamenti criminali e pericolosissimi per la salute pubblica? E non è forse vero che essa è, in gran parte, in mani private attraverso lo strumento delle gare di appalto? Ebbene, perché Dario Tamburrano non si fa alfiere di una proposta di nazionalizzazione del ciclo dei rifiuti, in modo che sia completamente pubblico, in capo alla fiscalità generale, e gratuito per tutti, singoli cittadini e imprese? Cosa ne pensi, Dario? Non sarebbe un'idea perfettamente in linea con la vocazione ambientalista del M5S, per di più capace di produrre effetti benefici a cascata, dalla drastica riduzione dei reati ambientali fino alla creazione di un gran numero di posti di lavoro statali? O pensi che lo sviluppo dell'intelligenza artificiale e della robotica, strumenti ovviamente in mano ai privati a causa del progressivo indebolimento dei programmi di ricerca finanziati dagli Stati, siano una soluzione migliore per la gestione del ciclo dei rifiuti?

Per tornare alla vexata quaestio della tecnologia che distruggerebbe posti di lavoro, vorrei suggerire, a quanti si lasciano abbagliare dalle meraviglie dei giocattoli tecnologici moderni, che forse dovrebbero approfondire. Tanto per cominciare l'evidenza dei fatti storici smentisce clamorosamente i timori che sempre la comparsa di una nuova tecnologia provoca: "il primo vero battello a vapore che applicò l'apparato motore inventato da James Watt fu fatto navigare da Robert Fulton lungo il fiume Hudson nel 1807. Si chiamava Clermont, aveva una potenza di 18 cavalli e fu demolito quasi subito dai barcaioli del fiume per paura di restare senza lavoro". Inoltre, temo che molti di coloro che strepitano per i pericoli dell'innovazione tecnologica non sappiano che, in termini di conoscenze scientifiche di base, siamo fermi da diversi decenni. Tutta l'innovazione tecnologica degli ultimi 80 anni, con la sola eccezione della genetica per la quale si può risalire a qualche decennio dopo, è figlia delle equazioni di Maxwell e, in piccola parte, della meccanica quantistica. Non credo di sbagliare affermando che il teorema di Godel ha posto fine a un'epoca di grandi scoperte scientifiche, e che per molto tempo ancora la cosiddetta innovazione altro non sarà che una mera applicazione di conoscenze di base ormai acquisite, oltre le quali non si intravede nulla di veramente nuovo. Dal punto di vista della ricerca scientifica di base, insomma, siamo alle colonne d'ercole della modernità. E, sempre per il teorema di Godel, mi sento di rassicurare l'amico Tamburrano che tanto è preoccupato dagli sviluppi dell'intelligenza artificiale: questa, semplicemente, non esiste! Si chiamano, al più, "sistemi esperti". E cosa sono i "sistemi esperti"? Null'altro che la solita vecchia fuffa, per cui chi più sa più ha potere!

In definitiva, l'innovazione tecnologica è sempre stata, è, e presumibilmente sempre sarà, uno strumento di potere, il cui uso dipende dalle mani che lo detengono. La soluzione indicata da Dario Tamburrano per gestirne le ricadute - il reddito di base generale - si iscrive in una logica da riserva indiana. Coloro che, come lui, lo propongono nelle sue diverse declinazioni, non sono poi tanto diversi dagli emissari del governo americano che cercavano di convincere i nativi a trasferirsi nelle riserve. Capisci, caro Dario Tamburrano, perché già nel 2008 mi sono allontanato dal MoV?

Il mio avo è Cavallo Pazzo.


Sai, Dario, proprio non mi riesce di dimenticare che la vera posta in gioco della lotta politica è il potere. Ed è per questo che, dopo aver sperato per qualche anno che il MoV si ponesse realmente il problema di chi lo detiene e per quali fini, vi ho voltato le spalle. Ironia della sorte, in seguito mi sono trovato a polemizzare con molti che, dopo avervi avversato, o quanto meno guardato con sospetto, si erano "innamorati" di voi. Se c'è un errore che sono certo di aver fatto, nella mia azione politica, questo è stato l'avervi aiutato negli anni in cui nessuno vi conosceva. Non mi resta che cercare di porvi rimedio, combattendovi con tutte le forze che mi rimangono. La mia segreta speranza è che tu, e con te i tanti amici del 285 che ho conosciuto, siate inconsapevoli del drammatico errore che state commettendo. Oggi vi considero il docile strumento nelle mani di istanze sovranazionali nemiche dei popoli e della democrazia sostanziale. Ad maiora.

19 commenti:

  1. L'immagine a corredo del post è fulminante. Basta scriverci sopra "Reddito di cittadinanza" e hai detto tutto.

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  2. La cosa più preoccupante è che "questi" associano il lavoro alla tecnologia e quindi alla proprietà della tecnologia.
    Se non possiedi alcun bene tecnologico di produzione sei un poveraccio a cui va data l'elemosina.
    Non li sfiora neppure l'idea che l'occupazione è una condizione naturale dell'umano.
    E non intendo l'occupazione istituzionale della busta paga (condizione questa necessaria ad un sistema di produzione di massa), no no, intendo proprio quella peculiarità molto umana di "fare" che è insita nella nostra natura.

    Ed è grazie ad essa che l'umano si è "inventato" "l'economia".

    La domanda è; "Perché ci sono così tante capre che intendono diventare classe dirigente?".

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  3. Ah, dimenticavo.
    Altra cosa interessantissima che viene sempre sottaciuta dai c.d. intellettuali, è che in alcuni casi, tipo quello del battello a vapore che tu citi, oppure quello delle armi a scoppio, invenzione appena scoperta in Cina, nel quale il Giappone era stato tra i primi a venirne a conoscenza grazie agli scambi commerciali, dove aveva già raggiunto un livello tecnico d'avanguardia e che venne bandito dalla classe sociale dei guerrieri Samurai che vi aveva intravisto un pericolo per il proprio dominio, oppure quello dei transistor, scoperto negli USA e abbandonato a se stesso per la peculiarità ammeregana che "pensava" solo in grande (poi i giapponesi si comprarono il brevetto e sappiamo bene come andò la faccenda) è proprio la cultura ad essere la causa di regresso.

    Questo per dire che anche la cultura fa le sue cazzate, non solo la "natura".

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  4. La tesi di questo parlamentare del m5s non è da sottovalutare, la sua tesi non è per nulla scontata. Sono questioni di cui non si parla ancora a sufficienza e di cui fatico ad avere certezze.
    Anche a me risulta che la mole di lavoro sostituita dalle automazioni nei prossimi anni non sarà sostituita da altrettanti nuovi lavori.

    Quindi spiace sempre leggere tutto questo astio politico fra pensanti. A favore invece di una discussione moderata e costruttiva. Sempre mettere in mezzo i fantomatici partiti.

    Credo che lo stato dovrebbe detenere il potere della tecnologia per dare alla comunità, un pò come pensava Olivetti d'altronde. Anche se in quel caso lo stato era la sua azienda che dava alla comunità.
    Ho letto un articolo su repubblica qualche settimana fa in cui si pensava di considerare le automazioni come individui, quindi macchine individuo da tassare. Spunto interessante.

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    1. La questione e' complicata, a dir poco. Ne ho gia' scritto sia qua che sul blog di Bagnai.

      Qui c'e' un articolo fresco fresco sulla posizione di Bill Gates in proposito.

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    2. Gentile signor tabache, credo sia la prima volta che Lei pubblica un commento su questo blog. Come spero avrà notato, questo non è un blog per anonimi. Registro tuttavia la sua opinione, ma devo avvisarla che, a meno che lei non si palesi pubblicamente in modo credibile (a insindacabile giudizio del responsabile di questo blog) non avrà modo di partecipare alla discussione, e ogni suo ulteriore intervento verrà cestinato.

      Per tale ragione, in base al criterio di non parlare degli "assenti", non risponderò alle sue osservazioni.

      Sono veramente dispiaciuto, ma questa è la policy adottata qui. Questo non è un blog per anonimi. Cordiali saluti.

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    3. Ciao PaMar. E' sempre un piacere discutere con te e ti ringrazio come sempre per le numerose segnalazioni. Ho letto l'articolo, con la proposta del benefattore dell'umanità Bill Gates, e sono rimasto sinceramente sorpreso. Ma come, proprio uno dei protagonisti dell'innovazione degli ultimi decenni propone di tassare l'innovazione? Qui gatta ci cova. Vogliamo provare, insieme, a immaginare qualche motivazioncella, non necessariamente "filantropica", che magari spieghi questa (apparente) contraddizione?

      1) L'amico Bill non si sente più tanto innovativo, quanto piuttosto un imprenditore "maturo", e per tale ragione vuole tagliare le unghie della concorrenza?

      2) L'amico Bill, come tanti che sono molto ricchi per capacità imprenditoriali personali, non è uno stupido e capisce che i poveri vanno tenuti a bada. E proprio perché non è uno stupido, propone una soluzione assistenzialista finanziata (vedi ipotesi 1) non dalla tassazione dei redditi di impresa tout court, ma dall'innovazione: due piccioni con una fava! I poveri sono tenuti buoni, e a pagare sono i suoi concorrenti.

      L'impressione è che i grandi ricchi abbiano capito benissimo che un po' di elemosina è necessaria, ma già cominciano a litigare su chi di loro debba mettere mano al portafoglio.

      Visti i tempi, proporrei come soluzione i "Dami di San Vincenzo".

      Torniamo seri. Ovviamente, caro PaMar, il problema non è l'innovazione. Di innovazione negli ultimi 200 anni (e non solo) ce n'è stata tanta. Ragionando come Dario Tamburrano, si sarebbe dovuto elargire un reddito agricolo di cittadinanza ai milioni di contadini che hanno perso il lavoro a causa dei trattori! Siamo seri.

      Il punto è che il lavoro, inteso come diritto costituzionalmente riconosciuto, viene oggi considerato come una merce, senza che nessuno si scandalizzi. Che senso ha battersi in difesa della Costituzione, se poi ci si dimentica che tutta la Costituzione è imperniata sul'idea che il lavoro non è una merce?

      Ti ricordo l'art. 3 comma 2: "È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".

      Il M5S si è battuto per il "NO", ma nutro il fortissimo sospetto che la vera motivazione non sia stata difendere la Costituzione, bensì far cadere Renzi.

      Una guerra fra maggiordomi? Sì, una guerra fra maggiordomi!

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    4. Ciao Fiorenzo, mi chiamo Francesco Tabanelli, il sito mi da in automatico il mio nickname.

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    5. Si, probabilmente la tassazione sulle automazioni è molto complessa e forse infattibile. Già il criterio di scelta delle automazioni da tassare mi sembra inesplicabile.
      Credo che non ci sia una formula che ci salverà, ma una un insieme di direzioni da perseguire. Presto voglio scrivere un articolo più articolato. Ora mi limito nell'inidicare alcuni miei ipotetici punti che lo stato dovrebbe perseguire (ora manco ne parla):

      > iniziare a puntare sull'informazione al consumatore. Con la tecnologia all'interno dei supermercati si può fare molto e sono sicuro che molti consumatori se ben informati (tramite video, etichette ecc...) agirebbero secondo la loro sensibilità, incentivando prodotti realizzati un modo più sano e vicino a loro. Quindi lotta al capitalismo sfrenato globaliazzato
      > la visione dell'azienda NON più come una macchina per arricchire una persona, ma una macchina al servizio della comunità. Questo punto è ben complesso, ma intanto iniziare a parlarne sarebbe già un passo. Questa visione attualmente non è minimamente considerata.

      saluti

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    6. Francesco Tabanelli, suppongo che tu sia questo. Se mi sono sbagliato ti prego di segnalarmelo, uno scambio di identità, per quanto non voluto, è una cosa spiacevole. Potresti inserire il link al tuo profilo facebook nel profilo blogger.

      Consentimi di ribadire il mio disaccordo. Va evitata ogni tassa che scoraggi l'innovazione, ma l'innovazione deve essere posta al servizio della comunità. Solo in seconda istanza l'iniziativa privata può ambire al riconoscimento dei suoi meriti. E' scritto in modo chiarissimo nella nostra Costituzione all'articolo 41: "L'iniziativa economica privata è libera.
      Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
      La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali
      ".

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  5. E poi capita di vedere questo video: #Truenumbers - I robot non rubano il lavoro.

    Una precisazione: chi argomenta con i grafici (come in questo video) ragiona "a posteriori". Una cosa utile, per carità, ma chi si limita ai grafici e ai dati capisce le cose solo quando sono già successe. Cioè quando dati e grafici sono disponibili. Chi usa il cervello, oltre ai dati e ai grafici, può ragionare a priori, cioè capire come andranno le cose a partire dalle premesse. Non ci vuole molto a capire che, quando l'aumento di produttività non viene redistribuito, la prima soluzione per tacitare il malcontento, per i ladri di produttività, è l'elemosina.

    Ho litigato con molti cari amici che non capiscono questa ovvietà. Me ne dispiace, ma su questa cosa non sono disposto a mollare. Essere contro l'euro e l'UE, e contemporaneamente chiedere il reddito di cittadinanza (o denominazioni simili), è da idioti.

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  6. Tamburrano immagina una società in cui pochi individui avranno la possibilità oggettiva di lavorare per se stessi e per mantenere coloro che non possono lavorare.

    Tuttavia se il lavoro è destinato a diventare sempre più scarso, il numero dei lavoratori è a sua volta destinato a ridursi sempre più, fino al punto in cui gli inoccupati non potranno più essere mantenuti dai pochi lavoratori in circolazione, con la conseguenza che il sistema del reddito di cittadinanza implode.

    Non oso immaginare come con gente di questa caratura sarebbe gestita una ipotetica exit, ma mi rassicura il fatto che la cosa non rientra nei loro programmi.

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    1. Nel meraviglioso mondo di Tamburrano gli uomini vivranno in pace grazie al reddito di cittadinanza mentre i robot, rigrosamente alimentati a batterie solari, produrranno merci e servizi per tutti. Ti serve un'auto nuova? Niente paura: invii l'ordine, l'auto viene prodotta da una stampante 3d, arriva da sola a casa tua e ti avvisa fecendo poti-poti col clacson. Il picco del petrolio? Non ci sarà perché useremo solo rinnovabili. Altre materie prime, tipo rame, ferro, idrocarburi per le plastiche, terre rare etc.? E che problema c'è! Grazie al sistema di riciclo universale la necessità di continue nuove estrazioni sarà drasticamente ridotta. A gestire il tutto una moderna Castalia guidata dai migliori e meritevoli. Ovviamente scelti dal basso con votazione online sulla piattaforma Rousseau.

      Ma tu ci credi che Tamburrano ci crede a 'ste cazzate? Io dico di no, non ci crede, è un ragazzo intelligente e di buon cuore. Tiene famiglia.

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  7. E se tiene famiglia, perché non riprende a fare l'odontoiatra? O forse ha messo un robot ad estrarre molari?

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  8. Se continuerete nella ricerca e nell'approfondimento scoprirete che il senso della questione sta...nel grado di coesione e nell'indirizzo metafisico e filosofico che un gruppo sociale riesce a darsi?! (la domanda di fondo sarebbe; "Cosa ne faremo di tutta la ricchezza prodotta?")

    Una delle soluzioni che han trovato è; yacht di lusso, case di lusso, macchine di lusso, baldracche di lusso, cibo per cani di lusso, uteri in affitto i lusso, schiavi di lusso...e a seguire...

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  9. Nel pentastellatopensiero c'è una costante: la pregiudiziale e incondizionata accettazione dei pilastri ideologici del sistema e delle loro ricadute sul piano sovrastrutturale e sensibile.

    Prendiamo il tema "reddito di cittadinanza". Il ragionamento alla base è grosso modo il seguente: se il mondo va nella direzione della rarefazione dei posti di lavoro, non si può (o non si deve?) fare niente per invertirla. Quindi si interviene per riallineare le necessità umane ai processi in atto e, viceversa, per invertire questi ultimi a salvaguardia delle prime.

    Una forza politica che propone di cambiare il mondo senza una ideologia che guidi questo cambiamento finisce inevitabilmente per essere una forza conservatrice dell'esistente(senza un progetto ideologico preciso di cambiamento manca la spinta psichica e morale al cambiamento)

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  10. Scusami: " e NON, viceversa, per invertire questi ultimi...". Grazie.

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    1. Scusami Claudio Silvis, ma io vorrei ribadire, sottolineare rimarcare che non condivido l'assunto pentastellare "se il mondo va nella direzione della rarefazione dei posti di lavoro" (sottinteso: a causa del progresso tecnologico). Se passa questo concetto allora siamo fritti. Provo a spiegarmi con un'analogia.

      Immagina una tribù che, per sopravvivere, va a caccia di bisonti senza nessun'arma, e che l'unico modo per ucciderli sia quello di spingerne qualcuno verso un burrone. Per far ciò, serve il contributo di tutta la tribù, dunque si va a caccia e, ucciso un bisonte, si banchetta tutti insieme. Poi qualcuno, di ritorno da un viaggio, porta con se 3 archi e relative frecce. A quel punto, per uccidere i bisonti bastano 3 cacciatori. Un bel progresso tecnologico, non pensi? E cosa penseresti se sapessi che i 3 cacciatori decidono che, invece di andare a caccia a turno, ci andranno solo e sempre loro, e che distribuiranno agli altri le frattaglie della caccia, nella quantità che piace a loro? Io questo lo chiamerei pasto di cittadinanza. Un pasto di cittadinanza che ha un solo vero scopo: il potere.

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    2. Forse mi hai frainteso. Lo so che non condividi quell'assunto ed, infatti, il mio intervento non era diretto a controbattere, rettificare, obiettare o a rompere i gabasisi in qualunque altro modo, ma solo ad aggiungere una considerazione complementare ossia che, gratta gratta, le "battaglie" pentastelline sono tutte immancabilmente suscettibili di esser ridotte "ad unum", dove l'unum si identifica sempre in ciò che guarda caso fa gioco ai 3 cacciatori del tuo esempio.

      Nelle parole ed ancor più nei fatti dei loro guru si coglie, costante, questo refrain di fondo: il sistema va male non perché sia sbagliata l'ideologia (neoliberista. Ndr.) che lo ha modellato ma per colpa di:

      "castacriccacorruzionestipendialtiaiparlamentarigentegretta chefaiproprinteressiegoisticiaidannideglialtrigermaniabruttaccattivachehatraditoilprogettoeuropeoecc.ecc...".

      Per rendersene conto è sufficiente guardare il "plastico" intervento di ieri sera a Matrix di De Maio.

      Quando cerchi di far capire agli invasati seguaci dei Roberspierre 2.0 per quale progetto stanno spendendo tempo, energie e denaro (ma si sa: la logica delle appartenenze rende totalmente idioti), immancabilmente ti snocciolano la storiella che i soli (o sòla?) del loro avvenire "fanno bene a seguire questa linea perchè altrimenti LAGGENTE (leggasi "il popolo bue") non vota il MoVimento, però sta tranquillo che una volta al potere...". Naturalmente, quando fai loro osservare che non "il fine giustifica i mezzi" (N. Machiavelli) ma "i mezzi prefigurano il fine" (M.Gandhi), chiudono il collegamento psicosensoriale e...amen, tornano a ricantarti la canzone con variazioni sul tema.

      A conti fatti è preferibile avere come interlocutore-avversario il piddino che vota piddì.

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