martedì 3 ottobre 2017

Los ladrones de pisa

• Essere inseparabili nonostante le liti e i diverbi continui.
La tradizione toscana vuole che i ladri di Pisa andassero a rubare insieme durante la notte e poi litigassero fra loro tutto il giorno per dividere il bottino.

La Spagna è governata da forze liberiste ed euriste, sia a Madrid che a Barcellona. Il che significa che lo scontro tra Madrid e Barcellona è tutto interno al sistema di potere dominante che fa dell'adesione all'UE un invariante dell'azione politica. E infatti gli indipendentisti catalani, ovvero il governo, vogliono secedere dalla Spagna ma restare nell'UE. Con ovvii ed evidenti vantaggi, ma solo per le classi dirigenti catalane, che vengono falsamente e capziosamente sventolati sotto il naso dei cittadini al fine di mobilitarli. La questione è quella fiscale. Sia pure già dotata di una grande autonomia, la Catalogna resta un contribuente netto all'interno del sistema fiscale spagnolo, per cui vede una parte cospicua di tali risorse finire al governo centrale. Secedere dalla Spagna ed entrare a far parte dell'UE come 29° stato cambierebbe radicalmente le cose perché, secondo i trattati europei, i trasferimenti fiscali tra stati sono vietati. Alla Catalogna resterebbe solo l'onere del contributo per il funzionamento dell'UE, gran parte del quale le verrebbe reso. Come accade, per altro, all'Italia.

Il punto centrale della questione, dal punto di vista degli interessi concreti e reali, è dunque quello fiscale. Non va dimenticato che la Catalogna è, insieme ai paesi baschi, la regione più ricca e dinamica della Spagna, come la Lombardia e il Veneto lo sono per l'Italia. Siamo dunque in presenza di una rivendicazione di sovranità statuale da parte dell'élite economica di una regione ricca, non con l'obiettivo di costruire una nazione indipendente, bensì per aderire fin da subito a un sistema molto più concorrenziale di quello, di natura tutto sommato ancora solidaristica, che è imposto dallo stato spagnolo a dispetto della permanenza nell'UE. Le élites catalane non vogliono più condividere il loro surplus fiscale con le élites delle altre regioni della Spagna, ma preferiscono tenerselo per sé, chiedendo immediatamente l'adesione a un'entità sovranazionale ordoliberista che fa della concorrenza tra aree economiche, in assenza di qualsiasi obbligo solidaristico, la sua ragion d'essere. E' la secessione dei ricchi, che equivale a una diserzione nei confronti della nazione.

Certo, il diritto all'autodeterminazione dei popoli è importante, tant'è che nel mondo dei fognatori è tutto uno stracciarsi le vesti per la crudele repressione posta in atto da Madrid. I popoli, sostengono i fognatori, hanno diritto ad autodeterminarsi! Ebbene, lungi da me l'idea di oppormi a tale principio, ma così come esistono le élites finanziarie, mi aspetto che esistano anche le élites popolari, e allora dobbiamo confrontarci con il dato di fatto che l'egemonia sulle masse è stata persa, col risultato che queste agiscono oggi per gli interessi delle élites, come i risultati elettorali sistematicamente confermano. Ora l'egemonia delle élites popolari sulle masse, quando c'è, si fonda soprattutto, se non esclusivamente, sul principio solidaristico, che deve sempre fare premio su qualsiasi altra rivendicazione, compresa quella per l'autodeterminazione. Per essere ferocemente diretto, vi dico che la rivendicazione secessionista delle élites catalane mi fa venire in mente le lotte di fabbrica del bel tempo che fu, quando i quadri impiegatizi sobillati dai vertici aziendali che agivano su ordine della proprietà secedevano, ovvero disertavano, dalle lotte operaie per schierarsi con i padroni. Ricordate come li chiamavamo? Crumiri.

Le élites catalane sono la reincarnazione dei crumiri del bel tempo che fu. Esse non chiedono la secessione per diventare una nazione sovrana e indipendente, all'interno della quale inevitabilmente sorgerebbero nuovi obblighi di solidarietà (la Catalogna non è solo Barcellona, ma anche aree rurali sottosviluppate), bensì per continuare a far parte del regime europeista, all'interno del quale si illudono di occupare una posizione di privilegio continuando a sfruttare il popolo che oggi mobilitano ai loro fini. Sono la riedizione della marcia dei 40mila, quando i quadri della Fiat riuscirono a mobilitare una parte della classe operaia ponendola al servizio della proprietà, con il risultato di finire entrambi schiacciati dalle logiche dell'accumulazione capitalistica. E infatti oggi la Fiat non c'è più.

Dall'altra parte c'è il governo di Madrid, descritto dal me(r)diastream come una sorta di nuovo regime repressivo, quasi in odore di franchismo, che è una cosa che, francamente, e scusate il bisticcio di parole, son so se faccia piangere o ridere. Dico, ma ve la ricordate la narrazione che il me(r)diastream costruì intorno al governo Zapatero? E che è successo? Da Zapatero, all'improvviso, siamo tornati al franchismo? Che dite, si piange o si ride? Zapatero, dico Zapatero l'europeista, il difensore dei diritti LGBT, il democratico Zapatero! La movida sulle ramblas di Barcellona, ricordate? Si parlava di indipendenza della Catalogna quando c'era Zapatero? A me non risulta, mentre della questione basca sì che se ne parlava, sempre e comunque. E allora non confondiamo le cose, non cadiamo nella trappola della costruzione di un'identità del popolo catalano che sarebbe così forte da giustificare le rivendicazioni secessioniste, perché se un popolo vuole secedere lo fa sia quando le cose vanno male che quando vanno bene. Quello è un popolo! Come mai la debole identità catalana oggi chiede la secessione, mentre la fortissima identità basca non lo fa? Forse perché non sarebbe così facile eterodirigere i baschi?

Se in italia fossero i sardi, i poveri sardi, a volersene andare, allora mi porrei il problema, ma quando a volersene andare sono i (relativamente) ricchi lombardi e veneti, costruendosi per mitopiesi (vedi il rito dell'ampolla sul Po) un'identità che non è mai esistita, e non per essere sovrani e indipendenti ma per aderire all'UE, allora non ho dubbi: non sono indipendentisti, ma disertori! Crumiri!

Ma se il governo di Madrid non è l'erede del franchismo (daje a ride) allora cos'è? Il governo di Madrid è europeista, è il governo, élitario, di una nazione sul cui popolo ha costruito un'egemonia quasi completa con la favoletta che l'adesione all'Unione Europea lo ha liberato dal franchismo. Il governo di Madrid è questo! Il governo di Madrid è un'articolazione dell'Unione Europea! Pertanto il premier Rajoy e il governatore della Generalidad catalana Puigdemont sono come i ladri di Pisa, che derubano i popoli spagnoli di notte e litigano di giorno per spartirsi il bottino. Entrambi aderiscono all'ordine internazionale dei mercati, che chiede sempre e soltanto una sola cosa, dai tempi della marcia dei 40mila, e anche da prima: tutto il plusvalore ai ricchi, tutta la merda ai sottoposti.

Cosa ci racconta, invece, il me(r)diastream? Che un intero popolo si starebbe ribellando all'oppressione autoritaria e violenta di Madrid. Che bel fogno! Dai, giù le mani da'r valoroso popolo catalano! E' quello che il grande fratello televisivo ci dirà nei prossimi mesi, che i fognatori vogliono sentirsi dire, che il popolo potrà respingere se, e solo se, le sue élite saranno capaci di tenere ben ferma l'attenzione sul punto centrale: la democrazia deve prevalere sull'ordine internazionale dei mercati.

1 commento:

  1. Raramente ho letto in questi giorni analisi così complete ed equilibrate sui rapporti ideologici così complessi così come sono emersi sul caso Catalogna. Credo che chi voglia capire veramente ciò che sta accadendo debba leggere quello che hai scritto.
    Altre lodevoli eccezioni sono le considerazioni di Leonardo Mazzei e Vincenzo Cucinotta che integrano e rafforzano un comune sentire.

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