Giovanni Bovara, ispettore capo ai mulini di Montelusa, "un siciliano che parla genovese", è testimone dell'uccisione di un prete. Poche ore dopo aver reso la sua deposizione, viene arrestato e accusato proprio dell'omicidio denunciato. Questo drammatico rovesciamento dei ruoli costringe il protagonista a una mossa imprevista che spiazza l'avversario e infine gli salva la vita.
"Bovara infatti pensa e sogna in lingua ligure e questo lo isola e lo immunizza dall'ambiente circostante. Nello stesso tempo tuttavia ciò gli impedisce di capire la trama dei rapporti criminali che viene intessuta su di lui.
«Mo...ro mo...ro cu...scinu... Fu... fu... moro... cuscinu»
«Vuole un cuscino?» gli spiò Giovanni intordonuto
«Ffffff.... aaaaaa... nnnnnn... cu... lo...» disse il parrino... e morì
Ma sarà proprio lui, Bovara, invece ad essere accusato della morte del prete da testimoni e dallo stesso cugino. Il processo a suo carico sembra portare inevitabilmente alla condanna quando Bovara farà la mossa del cavallo, cioè "scavalcherà" la sua stessa mentalità, incomincerà a parlare e a ragionare in siciliano recuperando il dialetto della sua infanzia, compenetrandosi così nel modo di agire di chi l'accusa, ribaltando la realtà a suo favore e salvandosi."
Ci sono luoghi ove si vagheggia di porre in essere una mossa del cavallo, così da salvarsi come il ragioniere Giovanni Bovara. Il quale, si badi bene, non fa giustizia, ma salva esclusivamente sé stesso. Il sistema non viene toccato, tutto resta come prima. E' il fascino, ma anche il limite, della Sicilia, una terra dove tutto può cambiare purché nulla cambi. Una terra dove il cambiamento è annunciato, ma finisce poi per subirlo perché esso accade altrove. La differenza essendo che in Sicilia si lotta, e si muore, da soli, mentre altrove si lotta, e si muore, insieme. Non è un caso che alla farsa della conquista della Sicilia, da parte delle truppe garibaldine, sia seguita la tragedia vera del brigantaggio nel regno di Napoli. Ma tutto ciò è accaduto, è ormai Storia: dal poco bene e dal molto male è nata la patria italiana, da uno stupro è nata una meravigliosa fanciulla, che non è possibile non amare.
L'altrove è l'Italia. Noi "continentali" sappiamo che ogni possibile cambiamento esige un sacrificio, cioè un atto caratterizzato dalla purezza. Come il Regno dei cieli si apre ad ogni uomo che, nella sua vita, almeno una volta sia stato capace di compiere un gesto totalmente disinteressato, così ogni cambiamento politico richiede lo stesso prezzo: l'atto puro e disinteressato come seme necessario.
Italia Ribelle e Sovrana - IReS - chiama tutti al compimento di un atto puro e disinteressato per la salvezza del nostro paese, a un sacrificio di pedone affinché qualcosa cambi, poiché nulla può restare com'è. Altro che "mossa del cavallo"! Il momento è drammatico, ed esige mille e mille piccoli gesti disinteressati, il dono di sé di moltissimi a una causa superiore. Non servono martiri, ma uomini e donne capaci di scegliere, una volta nella vita, l'interesse comune dimenticando quello egoistico. Non è una cosa da poco. Chiedetevi: "sono mai riuscito a compiere un gesto totalmente disinteressato?". Se lo avete già fatto allora siete salvi, altrimenti resterete bestie che la morte fisica condurrà all'ammasso biologico. Dunque, se la vostra anima è ancora in pericolo, affrettatevi: l'occasione è qui, davanti a voi.
Quanto ai fratelli di Sicilia, una scelta si impone: o Roma o Cartagine! Oops, volevo dire: o Roma o Berlino!
Per un’Italia Ribelle e Sovrana
Importanti elezioni sono alle porte. Sinistre, destre e M5S continueranno a perpetuare l’attuale disegno europeo se non li fermiamo prima. Non basta cambiare l’orchestra, occorre cambiare musica. Facciamo in modo che i cittadini trovino nelle urne un’alternativa reale! Un progetto di società libero dallo strapotere delle multinazionali, dal giogo dell’Europa e dal collasso ecologico globale. Ci rivolgiamo a coloro che sono stanchi di sperare e che invece vogliono crederci, poiché solo chi fermamente crede ha il diritto di sperare.
ABISSO. La Terra è la sola casa che abbiamo, ma su di essa incombe una doppia minaccia: l’eco-cidio e una guerra catastrofica. Il sistema economico per cui l’accumulazione del capitale e la produzione smisurata di merci sono al di sopra di tutto, non solo distrugge la natura e dissipa le sue risorse, ma crea discordia tra i popoli. Non ci sarà pace nel mondo finché un pugno di superpotenze vorranno imporre il loro predominio. L’umanità è una, le civiltà diverse e molte le nazioni. Una coabitazione pacifica chiede un ordine multipolare giusto, rispettoso dell’indipendenza dei popoli.
IL MALE. La globalizzazione ha accentuato il marasma mondiale. L’economia è ostaggio di un manipolo di multinazionali e di predatori senza scrupoli, mentre l’ossessione della crescita senza fine ha condotto alla fine della crescita. Il mercato lasciato a sé stesso produce caos, diseguaglianze, conflitti. Occorre una nuova economia in cui si produca il necessario e si consumi il giusto, in cui prioritario sia l’interesse collettivo, di cui lo Stato, come indica la nostra Costituzione, sia garante in quanto espressione della volontà generale e non di un’esigua minoranza di plutocrati.
ELYSIUM. La società è malata, depressa. Sta nascendo una nuova specie di uomini-bestie, individualisti, privi di ogni ideale sociale, pieni di disprezzo verso il prossimo. Ostili a tutto ciò che è umano, le élite dominanti perseguono il turpe disegno di una società neo-schiavistica. Da una parte una moltitudine di paria privi di diritti, chiusi in un mega-reclusorio gestito da algoritmi atti a sorvegliare ogni attimo della nostra vita ed a plasmare e distorcere bisogni e sogni. Al lato opposto una confraternita di milionari arroccata nei suoi fortilizi inespugnabili sorvegliati da robot armati fino ai denti.
SAPERE E POTERE. Libertà, diritti e democrazia saranno gettate in un buco nero senza fondo. Le tecno-scienze, da strumenti per il progresso universale sono diventate mezzi di regresso civile. Già oggi un pugno di multinazionali finanziano e indirizzano la ricerca scientifica per modellare la vita e il mondo in funzione dei loro scopi. Risorge il disegno nazista della manipolazione genetica, mentre tecnologie sofisticate vengono utilizzate per drogare e addomesticare i cittadini. Più la rivolta è necessaria, più il potere la scongiura come un delitto sociale.
INCUBO. Questa Unione europea è moribonda. Spacciata come sogno, si è rivelata un incubo. La rimozione delle paratie statuali, la sua moneta unica, i suoi micidiali trattati, hanno aumentato gli squilibri economici, rinfocolato le rivalità, succhiando sangue all’Italia dopo avergli causato una mortale anemia. Non più padroni a casa nostra abbiamo governi che eseguono i comandi del “pilota automatico” neoliberista. Questo grazie alle élite italiane economiche e istituzionali, le quali, spalleggiate dai politicanti di destra e di sinistra, pur di soggiogare il nostro popolo, hanno stretto un patto sedizioso con i poteri forti degli altri paesi.
DISCORDIA. La Germania, diventata la principale potenza europea, tende a sottomettere i paesi più deboli come satelliti. Questa supremazia, oggi come ieri, è foriera di nuovi e devastanti conflitti europei. Per evitare un cataclisma l’Unione dev’essere smantellata. Solo sulle sue ceneri i popoli potranno domani decidere di unirsi in una confederazione europea (non solo occidentale) di nazioni sovrane.
SOVRANITÀ. Se l’Italia non esce dalla Ue, se non riconquista la sua indipendenza, finirà per sparire come nazione storica, col Nord che diventerà una provincia del nuovo impero tedesco, ed il resto del Paese condannato alla rovina. Non ci sono vie di mezzo: o gli italiani si alzeranno in piedi o saranno condannati a vivere in ginocchio. Non si tratta di restaurare vecchi regimi, ma di far nascere una nuova Italia, forte delle sue radici umanistiche, universalistiche e democratiche.
REDENZIONE. Va debellato il virus della rassegnazione fatalistica. Quella che l’italiano sarebbe un popolo bue destinato ad obbedire a chi comanda, per cui vale il vecchio motto “Francia o Spagna basta che se magna”, è una frottola velenosa messa in giro dalle élite dominanti che rovesciano su chi sta sotto la sindrome disfattista di chi sta sopra. Nei momenti decisivi gli italiani delle più diverse classi sociali, si sono gettati nella mischia per difendere la patria e la giustizia sociale, segnando così il corso della storia, anche europea e mondiale.
SOTTOSOPRA. Il giorno del giudizio è vicino. Chi sta in alto ci ha dichiarato una guerra di civiltà e si sta preparando al finale di partita. Se non possiamo affidare il nostro futuro e quello dei nostri figli in mano a chi ha distrutto il nostro Paese, non possiamo consegnarlo in quelle di movimenti e partiti che strillano per le crepe nell’intonaco ma non vedono che la casa sta crollando, non hanno alcun progetto di Paese e chiedono i voti a chi sta sotto per servire chi sta sopra.
CONTRATTACCO. Quello che leggi è un invito all’impegno politico. Bisogna attivarsi, organizzarsi, unirsi, dare l’esempio, costruendo una comunità politica che sia l’embrione dell’Italia futura. Ci rivolgiamo a quelli che sono stanchi di sperare e che invece vogliono crederci, poiché solo chi fermamente crede ed ha una fede, ha il diritto di sperare. Il futuro appartiene a chi lo fa, non a chi lo subisce.
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