giovedì 31 luglio 2014

Popoli, Stati, Ideologie

Vorrei dire la mia sul conflitto israelo-palestinese. E' un argomento spinoso che preferirei non affrontare, ma quello che sta accadendo mi turba profondamente, mi spinge a riflettere e, in un certo senso, mi obbliga a prendere una posizione. Spero di non suscitare reazioni scomposte e che le mie valutazioni siano invece utili

Due popoli


I filo-palestinesi e i filo-israeliani si sfidano sui social networks come fossero due avverse tifoserie. L'argomento dei primi è la violenza efferata di cui sono vittime i palestinesi; quello dei secondi il diritto all'autodifesa degli israeliani. Trovo questo approccio sbagliato e fuorviante.

Il problema è la terra, che alcuni decenni fa apparteneva ad un popolo, i palestinesi, e oggi è degli israeliani. E' accaduto che un popolo sui generis, gli "ebrei", si sia insediato nella terra che un tempo era dei palestinesi, spingendoli ai margini.

Credo sia inutile negare l'esistenza del popolo che chiamiamo "ebreo": la sua esistenza è un dato di fatto. Si può eccepire se siano gli effettivi eredi biologici degli antichi abitanti di Palestina, si può sostenere che in realtà si tratta in gran parte dei discendenti di tribù un tempo stanziate nel Caucaso che abbracciarono, per motivi politici, la religione ebraica; si può dire ciò che si vuole, ma non negare l'esistenza reale di una comunità che si autodefinisce "gli ebrei".

Ovviamente è innegabile che esista un popolo palestinese. Si può sostenere che prima dell'arrivo degli "ebrei" questo popolo non aveva reale coscienza di sé, che erano solo delle tribù nomadi, si può dire ciò che si vuole, ma non negare l'esistenza reale di una comunità che si autodefinisce "i palestinesi".

L'aspirazione a uno Stato


I popoli, tutti i popoli, aspirano ad avere uno Stato. Che si tratti di una monarchia, di un sultanato, di una repubblica, quello che volete voi, è un fatto certificato dalla storia che ogni popolo, cioè ogni comunità che percepisce se stessa come distinta e autonoma da altre comunità, desidera costituirsi come Stato. Poiché uno Stato ha bisogno, prima di tutto, di una terra, ma purtroppo di questa non sempre ce n'è quanta ne serve per soddisfare tutte le aspirazioni dei popoli a farsi "Stato", da ciò nascono molti conflitti. Uno di questi è quello israelo-palestinese.

Quando un popolo occupa un territorio, precedentemente abitato da un altro popolo, cosa che nei millenni è accaduta innumerevoli volte, possono derivarne conseguenze molto diverse. La più comune, per fortuna, è sempre stata quella di una reciproca assimilazione, eventualmente dopo un iniziale periodo di conflitti di varia intensità e durata. Questa assimilazione può essere paritaria (in tal caso si parla di fusione) quando i due popoli sono di eguale forza, o essere più o meno asimmetrica quando una delle comunità prevale sull'altra.

In altri casi, anche questi numerosi, invece che di assimilazione si può parlare di integrazione. Popoli diversi coabitano sullo stesso territorio mantenendo le rispettive tradizioni e abitudini, ma dotandosi di apparati amministrativi e/o statuali comuni. Quando, pur in presenza di strutture amministrative e statuali comuni, le differenze rimangono molto marcate, si parla di Stati multietnici.

Nei casi in cui né l'assimilazione né l'integrazione sono possibili, resta una sola alternativa: 1 - due popoli e due Stati, oppure 2 - lo Stato di uno dei due popoli riduce l'altro a colonia o territorio occupato. Questa è la situazione che si è creata tra palestinesi e israeliani.

Il ruolo dell'ideologia


Per i "travaglioti" questi signori sono antisemiti
La ragione di fondo di questo esito è, a mio parere, l'ideologia sionista. Gli "ebrei" che sono emigrati in Palestina, in effetti, non erano soltanto tribù di uomini e donne in cerca di un luogo dove piantare le loro tende, coltivare la terra, crescere i loro figli, mantenendo rapporti più o meno buoni con gli abitanti del luogo. Questo è ciò che credettero i palestinesi del XIX° secolo all'apparire dei primi coloni, ai quali cedettero volentieri ampi appezzamenti di terra, pensando di fare buoni affari e di ritrovarsi con dei pacifici vicini; con i quali si sarebbero, col tempo, assimilati o integrati. Mai errore fu più catastrofico e denso di conseguenze! In realtà essi avevano aperto le porte all'invasione di un popolo che, per quanto sui generis, era di fatto un'entità ideologica, tenuta insieme non da tradizioni valori e consuetudini comuni, giacché i coloni provenivano da tutto il mondo, bensì da un'ideologia: il sionismo. Un'ideologia che voleva conquistare un territorio per costruirvi uno Stato fondato sull'ideologia sionista

Si potrebbe obiettare che i coloni avevano un insieme di valori comuni, costituito dalla religione ebraica, ma ciò è irrilevante rispetto alla forza dell'ideologia sionista. Senza il sionismo, infatti, si sarebbero sviluppati al più conflitti di natura religiosa i quali tendono, quando non sono alimentati e/o strumentalizzati da forze esterne, a rimanere latenti e a bassa intensità.

Un'analogia


Il territorio fra i 47°16'15" N e 55°03'33" N di latitudine e i 5°52'01" E e i 15°02'37" E di longitudine è oggi chiamato Germania. Questo territorio è abitato da un popolo che chiamiamo "i tedeschi". Dalla metà del XIX° secolo i tedeschi hanno uno Stato unitario. Nel corso degli anni '30 del XX° secolo lo Stato tedesco è stato "occupato" da un partito ideologico, il Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (NSDAP). Dunque in Germania, per venticinque anni, c'è stato un popolo (i tedeschi) che aveva uno Stato (lo Stato tedesco) occupato da un partito ideologico (i nazisti). 

Gli alleati hanno combattuto contro il popolo tedesco in armi al fine di sconfiggere lo Stato tedesco "occupato" dai nazisti. Ottenuto ciò, non hanno distrutto il popolo tedesco (anzi, lo hanno aiutato), hanno ricostruito lo Stato tedesco (anzi, bontà loro, ne hanno fatto due...), ma hanno distrutto il nazismo! Ripeto: gli alleati hanno distrutto il nazismo!

Conclusione


Torniamo in Palestina. C'è un popolo (gli "ebrei"); c'è uno Stato (lo Stato di Israele); c'è un partito ideologico che, da decenni, "occupa" lo Stato israeliano. 

Io dico:
  1. il popolo "ebreo" ha diritto di esistere in quanto esiste. Nessuno può pensare di distruggere il popolo "ebreo". Chi afferma una tesi simile è un criminale di guerra e come tale va trattato.
  2. Lo Stato d'Israele ha diritto di esistere perché è lo Stato di un popolo che esiste; Lo Stato di Israele ha diritto di esistere e di difendersi (ma non di attaccare). Lo Stato di Israele ha gli stessi identici diritti di ogni altro Stato.
  3. L'ideologia sionista, che oggi occupa lo Stato di Israele, può essere combattuta anche fino al punto di estirparla dalla faccia della terra. Nessuno, che si dichiari anti-sionista, può essere accusato, con ciò, di essere contro gli "ebrei", o di volere la distruzione dello Stato di Israele. Chi sostiene tesi del genere è un ignorante e come tale va trattato.
Se io fossi un palestinese, ogni mattino mi alzerei con un pensiero fisso: abbattere il sionismo. Se io fossi un israeliano, ogni mattino mi alzerei con un pensiero fisso: liberare Israele dal sionismo. Ma io non sono né un palestinese né un israeliano, sono un italiano. E mi alzo ogni mattina con un pensiero fisso: abbattere il liberismo! E' questo un crimine? Ho forse detto che voglio distruggere il popolo americano o distruggere gli Stati Uniti d'America? No! Io ho detto che voglio distruggere il liberismo! Ovviamente è altrettanto lecito desiderare la distruzione del comunismo, che infatti è stato distrutto, ma i russi e la Russia ci sono ancora.

L'unica battaglia cruenta, e all'ultimo sangue, che sia permessa, è la battaglia delle idee.

5 commenti:

  1. Post ineccepibile. Concordo con l'analisi che riporti e che trovo riproducente le realtà dei fatti.
    Grazie Fiorenzo per il tuo fare Informazione in una fase (ormai troppo lunga) in cui viene fatta propaganda ideologica spacciandola per la realtà ultima e unica delle cose e degli eventi.

    Luca Bartolini

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  2. Considerazioni condivisibili.
    Peccato che quando non si realizzano considerazioni come queste il motivo sono i soldi.

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  3. Concordo da capo a piedi. Resta il fatto che Israele però non si sta solo difendendo, per quello ha gli scudi missilistici, sta massacrando un popolo, facendo pulizia etnica e quindi commettendo reati contro l'umanità.

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    1. Hai ragione, al punto che ho modificato il post: invece di "Lo Stato di Israele ha diritto di esistere e di difendersi" ora è "Lo Stato di Israele ha diritto di esistere e di difendersi (ma non di attaccare)"

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  4. Sì, sono numerosi in rete i post, assolutamente condivisibili, che tengono separati il grano dal loglio, Israele dal sionismo eccetera. Non c'è bisogno di un esperto per capire che nella testa dei sionisti c'è la Grande Israele, e che anche un solo petardo di Hamas è un buon pretesto per continuare a perseguire il loro progetto criminale, così come non c'è bisogno di un esperto per capire che l'odio reciproco affonda le sue radici in decenni di violenze e guerre e che ormai non c'è alcuna speranza di trovare un briciolo di ragionevolezza da nessuna delle due parti, a prescindere dalle ragioni di uno e dell'altro. Queste cose stanno nei fatti di cronaca e chiunque li può vedere. Ma questo non è un conflitto regionale tra sbandati armati di macete, qui si incrociano interessi geopolitici mondiali, Israele ha l'atomica non il macete. Come si è giunti a questo? Sì ok, storicamente sappiamo com'è andata, ma come mai il mondo occidentale, pronto a scatenare guerre in Libia o in Iraq, qui si limita a frasette di circostanza innocue quanto ipocrite? Quali interessi impediscono agli USA di smettere di sostenere e vendere armi a Israele? Il controllo geopolitico del Medioriente? Ma il Medioriente è ormai disseminato di basi USA, i governi arabi fondamentalmente se ne sbattono mi pare, e hanno ottimi rapporti con Washington per ovvie ragioni, quindi hanno davvero ancora bisogno di Israele? Chi comanda alla Casa Banca? Non so, aiutatemi a capire...

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