Da 6'09'' a 12'46'': "Quello che è il punto di precipitazione che riteniamo più probabile della crisi è la crisi bancaria. Qui c'è un deficit di capitalizzazione delle banche che prima o poi esploderà e che costringerà poi a fare una scelta tra un processo di liquidazione degli assetti bancari nazionali dei paesi più deboli, una vera e propria liquidazione, oppure alternativamente un ripristino del controllo statuale sulla moneta per il finanziamento delle banche. Quello sarà il punto di precipitazione della crisi, e quindi in sostanza qualunque iniziativa che si muova lungo la direzione di un'ipotesi di deflagrazione secondo me sta nel tempo storico. Detto questo, detto questo, io come dire mi cospargo il capo di cenere per avere, mi dà fastidio dire per primo ma, insomma, tra i primi, avere evocato questa ipotesi che poi, all'appuntamento di una, diciamo, crisi del progetto di unificazione, si potesse arrivare con un'ipotesi di destra, la famigerata uscita da destra, e una ipotesi di sinistra. Mi permetto di dire che questa è ancora, diciamo, una possibilità oggettiva, anzi io con questo voglio interloquire con Giorgio [Cremaschi] e con tutti voi, io da questo punto di vista per esempio vi vorrei ricordare che vi è un forte interesse del grande capitale finanziario europeo, e tra l'altro britannico, a far sì che si ripristini un sistema di regolazione dei rapporti internazionali fondato essenzialmente su due elementi: da un lato flessibilità dei tassi di cambio, uscire quindi essenzialmente dal regime della moneta unica, piena flessibilità dei tassi di cambio lasciata al libero gioco delle forze del mercato, quindi essenzialmente con grandi occasioni di gioco speculativo da parte dei grandi operatori finanziari, molto maggiori addirittura di quelle attuali, combinata con un, diciamo, flavour xenofobico, potremmo dire razzista, basato sul controllo dei movimenti migratori di persone. Quindi, piena e libera circolazione dei capitali e gestione dei tassi di cambio da parte dei leader delle forze di mercato da un lato, xenofobia, razzismo, e blocco dei movimenti di persona dall'altro. Io l'ho chiamata una 'sintesi di xenofobia liberista', secondo me un'eventualità molto probabile, molto probabile. E quindi io penso che quella bipartizione, uscita da destra versus uscita da sinistra, sia secondo me molto, molto attuale. E da questo punto di vista io provo a dire due parole, e concludo, intorno al modo in cui possiamo interpretare e definire la lotta per l'egemonia, che ci deve evidentemente impegnare, nella quale bisogna impegnarsi per poter arrivare all'appuntamento con la storia preparati. Ecco, da questo punto di vista, io ho sentito cose molto giuste e molto sensate da parte di Giorgio Cremaschi relativamente al controllo democratico dei processi economici. questa poi in ultima istanza è la tesi. Io lancio due, come dire, suggerimenti. Personalmente ho ritenuto che vi sia un modo di interpretare la crisi del progetto di unificazione europea che è di sinistra e che ha solide basi. Questo modo può essere sintetizzato nel concetto di 'standard del lavoro'. Lo 'standard del lavoro è un meccanismo, si può definire in tanti modi, che consente essenzialmente di aprirsi alle relazioni monetarie, commerciali, finanziarie e politiche internazionali con quei paesi che realizzino politiche di espansione e di difesa dei diritti sociali, e chiudersi invece (questo lo standard prevede) alle relazioni monetarie, finanziarie, politiche e internazionali verso quei paesi che mirino a adottare politiche di deflazione, di compressione dei salari, di compressione dei diritti. Questa secondo me è un'assunzione che consente di dividerci e di distinguerci da quelle forze di destra che oggi muovono nella direzione dell'Italexit, che intendiamoci questo slogan 'Italexit' sta già nella bocca di soggetti che sono un pochino distanti da noi, io sono ben contento che oggi siamo qui a discuterne però ricordiamoci che è un dato importante. Scusatemi un aneddoto, nel 2011 in una trasmissione televisiva io sostenni alcune tesi di questo tenore, dicendo che la deflagrazione era un'ipotesi più che probabile e sostenendo che bisognava prepararci, e un certo Matteo Salvini venne vicino a me, era anche lui ospite, dicendo 'ah, professore, ma queste cose mi interessano, ma perché non ne parliamo davanti a una mozzarella?' Eh, io declinai gentilmente l'invito, declinai gentilmente l'invito, però devo dire che quello, insomma, l'ha beccata prima di noi, ecco. Insomma, c'hanno un po' di vantaggio, ecco, mettiamola così, un pochino di vantaggio, da questo punto di vista, quindi tanto più, tanto più bisogna distinguerci, lo dico sommessamente da economista, non voglio qui sollevare un problema politico che non ne ho gran competenza - ci sono certamente persone più preparate di me - però talvolta si evoca l'ipotesi di Comitato di Liberazione Nazionale contro l'euro, tutti uniti contro l'euro... io non ci sto! Perché credo che ci sia un tempo per la tattica politica in cui ci si può alleare persino col diavolo, ma c'è un tempo della costruzione di una ipotesi egemonica, e noi siamo ancora a questo tempo [...applausi...] quindi ci vuole ancora un po' prima che si possa solo lontanamente parlare di un Comitato di Liberazione Nazionale con 'quelli là', ricordiamocelo, non ce lo dimentichiamo."
Che dire?
Naturalmente sono solo chiacchiere e distintivo perché senza un forte e unitario movimento politico per la riconquista dell'indipendenza nazionale non si va da nessuna parte... e il "grande capitale finanziario, e tra l'altro britannico" farà i suoi giochi senza tener conto degli interessi dei lavoratori italiani. Io, l'invito di Matteo Salvini lo avrei raccolto al volo! Ma io sono solo un blogger ciociaro che, dopo aver documentato [cit. "mi dà fastidio dire per primo ma, insomma, tra i primi"] i tentativi di Bagnai, D'Andrea e Pasquinelli, quest'anno non andrà né al goofy-compleanno (ça va sans dire) né all'assemblea dell'ARS né al convegno dei marxisti dell'Illinois. Ciao ciao.