L'ottimo LBC (alias Orizzonte48) in un suo recente post linka questo interessante contributo di Stefano Zamagni sull'enciclopedia Treccani.
Mi permetto di suggerire ai membri della piccola comunità che si confronta su questo minuscolo blog di leggere con attenzione, oltre al post di 48, anche il testo di Zamagni, e di commentarlo se ne hanno voglia.
Per l'occasione i commenti sono aperti anche ai vituperati anonimi a patto che il sottoscritto, dominus incontrastato del blog, li ritenga interessanti e degni di essere pubblicati. Sapete, uno degli argomenti "forti" dei vituperati anonimi è che, imponendo ai commentatori di qualificarsi, si perdono contributi di grande valore...
Maro',
RispondiEliminaPiuttosto che abbandonarmi alla perissologia di LBC mi riguardo il video di Guzzi.
Le prime poche righe che son riuscito a leggere mi hanno richiamato alla memoria uno degli ultimi post del Prof. Bagnai in cui sfruguliava i signoraggisti; in quel post il prof. sostiene che non è importante chi sia il proprietario della banca centrale purché essa svolga il suo ruolo sotto controllo politico perseguendo le sue finalità istituzionali.
Non ho potuto fare a meno di pensare all' intervento della deputata PD della mia città in cui sosteneva che non è importante chi è il proprietario della rete idrica purché l' acqua (originariamente e non ontologicamente un bene comune,ma che cessa di essere un bene pubblico una volta che esce dal rubinetto ) venga distribuita secondo i crismi del servizio pubblico.
Se è così credo che per il prof sia giunto il momento di ritornare a votare per il PD.
Il prof può votare solo per se stesso. Illo è l'imperatore d'occidente.
EliminaD'occidente? Perché porre limiti tanto claustrofobici?
EliminaSto leggendo...poi ti dico
RispondiEliminaPerò confermo quello che ti dissi a suo tempo: è un puro caso che io essendo amministratore conosca cosa siano gli ATO per esempio.
Cmq poi ti dico se non mi perdo prima.
Il pezzo è molto bello, forse uno dei migliori che ho letto, ma inaccessibile ai più e quindi inutilizzabile ai fini di un dibattito veramente democratico capace ,cioè,di dare adito a soluzioni scientemente prese da parte del cittadino.
RispondiEliminaCi sono dei punti che a mio avviso vanno spiegati in modo che possano essere fruibili ai fini decisionali, mettendo da parte le minchiate estremiste su fantomatiche proprietà ontologiche dei beni.
Ed è bene che si riconosca al capitalismo moderno di esser riuscito a cogliere l'aspetto utilitaristico della fruibilità dei beni indivisibili a proprio preminente vantaggio è perché la strada della internazionalizzazione o meglio sovranazionalizzazione del capitale sia funzionale alla sua tensione, questa si ontologica, al monopolismo Universale.
....
Continuo dopo perché voglio cercare di spiegarmi nella maniera più semplice possibile e non è facile.
Dammi però il tempo ché a scrivere sul cell.divento cieco e rischio di scrivere con strafalcioni sintattici e grammaticali come nel post precedente.
RispondiEliminaSpero si sia capito qualcosa.
E' abbastanza leggibile perché, da quanto ho capito, è la trasposizione di scritti di altri (credo che lui si sia limitato a notazioni di collegamento fra brani di uno stesso o di diversi scitti altrui. Effettivamente debbo dare ragione a Ippolito: lui ha uno stile scrittorio involuto che è di una pesantezza unica. Inizialmente seguivo il suo blog, ma quando mi sono accorto di non riuscire a superare il decimo rigo dei suoi post, ho mollato definitivamente (absit iniuria verbis).
RispondiEliminaCiao Fiorenzo, sono uno dei tuoi vituperatissimi silenziosi lettori, volevo proporre questo contributo: se ho capito qualcosa del post di LBC, l'intera questione si situa nel contesto di un dibattito tra la visione ortodossa del costituzionalismo italiano, quanto meno nella sua versione più sistematica e "passata di moda", e quel pezzo di visione comunitaria-solidaristica di matrice cristiano sociale che sta venendo alla ribalta, per esempio nel movimento cooperativo, il noprofit e via discorrendo. Del resto un giro su youtube basta per convincersi di quanto siano attivi personaggi di spicco di questo mondo come appunto Zamagni, Sapelli, fautori di un pensiero che in Italia ha una lunghissima tradizione, oserei dire antecedente l'unità, sia in un vecchio ceto politico (oggi pressoché scomparso) che in una parte dell'imprenditoria, un tempo anche grande e proiettata all'innovazione, come Olivetti e Mattei.
RispondiEliminaDirei che l'attivismo odierno di questa corrente rappresenta un'istanza di riscossa dopo una marginalizzazione di più di un secolo, prima spodestati dall'unificazione liberale sabauda, poi dall'avvento dello Stato, prima accentratore fascista (che avoca a sé la gestione del consenso e dei conflitti, facendo da un lato "forte" l'Italia con la retorica dell'impero e il finanziamento di alcune forme di welfare, e con tutto il resto l'interesse del vecchio ceto liberal-liberista internazionale) , poi repubblicano improntato ai diritti costituzionali (come LBC imperterrito insegna) e ad una gestione che cerca di contemperare l'idea di nazione democratica pacifica e unitaria con l'idea di massimo decentramento amministrativo, dopodiché cornuti e mazziati dopo la restaurazione neoclassica e monetarista, in cui personaggi (almeno apparentemente) di questo mondo cristiano sociale stabilirono alleanze con poteri globalisti o si fecero carico in prima persona, vedi Andreatta, di martellare lo "stato ladro burocratico assistenziale clientelare" in quei gangli essenziali del suo funzionamento per ridurlo a miti consigli e potersi di nuovo (anche in sincera e sentita buona fede e nobiltà d'intenti) occupare della gestione del welfare localistico tramite le cooperative e la costituzione di nuove "comunità di destino", a fronte di un modello universalistico verticale che garantiva arricchimento generalizzato e insieme dissoluzione di precedenti legami comunitari in favore di un nuovo individualismo, irrilevante se di destra o sinistra. Dico mazziati perché per un trentennio si è vista solo una compressione di democrazia e di reddito, nuovi arrampicatori eccetera, ben altro che un insorgere generalizzato di una nuova etica del limite e di valori in salsa cristiana o sinistroide, a parte la gestione della cosa pubblica sui territori trentino o nelle regioni più rosse, gestione comunque profondamente contraddittoria e tutt'altro che autonoma dalla politica, sia economicamente che in termini di conflitti d'interesse.
Per ultimare il profilo psicologico di questa riscossa anticapitalistica (si fa per dire) e antistatalistica insieme, i personaggi in questione sono per un nuovo glass steagall act, dovendo giustamente garantire al capitale di circolare urbi et orbi per favorire quarte e quinte e seste rivoluzioni tecnologiche e crescita e cosmopolitismo, anche rampante, ma insieme volendo tenere ben salde le mani sul credito sul territorio, sono dunque per la moneta unica in quanto considerano la proprio primazia e i propri valori più che sufficienti per disciplinare l'illimitatezza tracotante del capitalismo più sfrenato e garantire insieme libertà a profusione insieme a tutela pietistica degli ultimi.
RispondiEliminaPerni della loro analisi sono la condanna del debito pubblico, la necessità di risanare il bilancio della Bestia, senza comunque scadere nell'austerità neoclassica e nei tagli lineari, per cui helicopter money ed espansione monetaria, uniti a bilanci in deficit fino alla sconfitta della deflazione ma guai nazionalizzare alcunché, in generale politiche keynesiane anticicliche purché lo stato resti minimo, banche centrali indipendenti col mandato stile FED americana e non solo rigore, progressiva eliminazione di lacci e lacciuoli, zone a burocrazia zero, via i controlli preventivi e il diritto amministrativo, insistenza sulla cultura del fare impresa nelle forme smart e startappistiche, insistenza sulle alchemie vincenti di una corretta allocazione dei diritti di proprietà, esaltazione dei sistemi di Common Law in cui è la società a informare lo stato e non viceversa (dicono), disprezzo per il pensiero neoclassico almeno da dopo Walras, e per la visione dell'economia come scienza dura, parziale rovesciamento della prospettiva marxiana, senza tuttavia disprezzarlo, per cui è la cultura (intesa come insieme strutturato di valori, consuetudini relazioni e conoscenze) a guidare il movimento delle forze produttive e non viceversa. Al di là del quadro teorico resta di fatto un capitalismo solidaristico-deflazionistico orchestrato sul doppio livello: comunità reali coese nel piccolo, cosmopolitismo del capitale nel grande. Il mondo anglosassone.
Direi che il merito di LBC sia anche quello di contrapporre alla terza via “né statalisti né austeriani” una corretta disamina in punta di costituzione, e in proposito della gestione del territorio e costruzione di un sistema che favorisca una autentica partecipazione e la ricostruzione di uno spirito comunitario, integrandolo con forme di democrazia partecipativa, uno dei suoi post più significativi era questa proposta di revisione
http://orizzonte48.blogspot.it/2012/11/i-tagli-ai-costi-della-politica.html
Grazie per avermi ricordato il post di LBC, sui tagli ai costi della politica, che in un periodo di gravi traversìe familiari (perdita di entrambi i genitori) avevo "saltato".
EliminaCiò detto, la tua analisi mi sembra precisa e condivisibile. Ho segnalato il link alla voce curata da Zamagni, e usata da LBC nel suo articolo (e solo en passant l'articolo stesso) perché ritengo importante ricordare che la forma di mercato odierna, il capitalismo totale, non deriva dalla tradizione dell'umanesimo italiano. Quanto alla possibilità di replicare oggi quel modello di mercato, rinunciando a un forte presidio statale, non la ritengo praticabile. Per lo meno non ha senso porsi il problema finché non ci saremo liberati del cappio ordoliberista. Il rischio è quello di intorbidare il dibattito in un momento in cui è necessaria la massima coesione nazionale. Dunque sia Costituzione!
Concordo, ora è prematuro, però devono essere chiare due cose.
EliminaLa prima è che l'unico modo per salvare l'euro e l'UE, per i dominanti, e più in generale per portare avanti un nuovo ordine mondiale (uso quest'espressione senza alcuna venatura di complotto) che sia una pace vigile e stabile tra le istanze delle due macroclassi è quella di favorire l'insediamento ovunque di queste forme di economia civile, dove chi comanda fa ciò che vuole e le persone comuni si aggrappano ad una rete ampia e coordinata di relazioni locali. In questo quadro l'ente pubblico può diventare una sorta di "centro nevralgico permanente" in cui si studiano i movimenti del commercio e le disponibilità di risorse per favorire l'incontro tra la comunità e l'esterno, diventa cioè una sorta di lubrificante delle asperità del processo per acchiappare quelli che sono per esso a tutti gli effetti investimenti esteri. In questo contesto evidentemente la rappresentanza democratica si potrà volgere solo a questioni di "colore", purché il nocciolo del potere decisionale sia tecnocratico, sia nel piccolo degli enti locali che a livello nazionale. Aspettiamoci dunque che, così come hanno fatto l'UE senza coinvolgerci, facciano senza coinvolgerci anche la "sussidiarietà triangolare" di Zamagni (così la chiama mi pare nell'intervista di EPIC) , coi tre vertici pubblico-profit-noprofit in cui il pubblico sgancia poco e fa molta moral suasion tra i vari attori. Se questo avrà successo in pochi anni ci possiamo scordare sia l'uscita dal delirio europeista, a meno di rotture tra i gruppi insediati al potere (cosa possibile ma non così scontata) ma soprattutto anche riprendendoci sovranità nazionale possiamo scordarci una pressione popolare per la Costituzione del 48, perché moltissimi vedrebbero solo i nuovi vantaggi di una rinnovata coesione locale e penserebbero "poveri ma felici, in fondo va bene così, molto meglio di prima" , e così è per esempio in Trentino dove il modello è già più o meno questo e al più la gente si ritrova più povera che in passato e dà la colpa alla corruzione e agli speculatori, senza un minimo di approfondimento ulteriore.
La seconda è che riflessioni su un modello che ripristini la coesione territoriale dovranno comunque essere affrontate con serietà, per non arrivare nuovamente al paradosso di una nazione sovrana e ricca in cui nessuno muore di fame, tutti si curano e tutti più o meno accedono all'abitazione, ma il potere è spartito da pochi gruppi in forma opaca, il funzionario è spregiativamente considerato burocrate e il datore di lavoro un persecutore carnefice. In fondo così si stava in Italia fino agli anni novanta. Su questi temi le riflessioni di Screpanti su un modello postcapitalistico cooperativo sarebbero da approfondire e da studiare
Mi dispiace per Qualcuno, ma per poter spiegare in modo comprensibile, populista se volete, bisogna intavolare discorsi da bar, per una trattazione più sistematica ed erudita ,anche se particolare, rimando all' ultimo post del Pedante in cui si tratta specificatamente della equo accesso dai parte dei cittadini di uno stato ad una forma di energia come il gas naturale e delle normative regolatorie che ne disciplinano la fruibilità.
RispondiEliminaSe volete e se vuole il nostro gentile ospite, possiamo provarci insieme distinguendo il ruolo che può assumere lo stato in ogni singola fase delle tre che permettono la fruibilità di un bene ( risorsa) comune: l' approvigionamento e reperimento dei mezzi di produzione compresi quelli finanziari, la fase industriale di stoccaggio trasporto e trattamento ed infine la distribuzione finale.
Tematiche interessanti, purtroppo non ne so nulla, neppure per farne un discorso da bar... comunque la Pedanteria si preannuncia ostica, avrò di che faticare
EliminaProbabilmente il blog di Fiorenzo non è il posto giusto per discorsi da bar, certamente è irriguardoso paragonarlo ad un bar.
EliminaInterrogarsi su questi temi: il ruolo che lo stato deve assumere in ognuno di queste fasi vuol dire interessarsi di politica; esprimere l' idea che ognuno si è fatto della realtà e confrontarsi con gli altri senza la pretesa di voler imporre le proprie tesi è vivere il confronto come strumento di conoscenza e la democrazia senza conoscenza è, nella migliore delle ipotesi, sterile.
Certamente ci si può rivolgere ai superesperti ai professoroni, ma guai a confondere la conoscenza scientifica, anche quando la tesi scientifica è universalmente riconosciuta, con l' indirizzo politico.
Sono d'accordo, volevo solo dire che mi sento particolarmente impreparato sull'argomento "amministrazione e ruolo regolativo dello stato", e che l'unico contributo mio sarebbe l'attenzione. Poi magari sul medio periodo mi formerei anche un quadro personale, si spera
EliminaQuesto commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiEliminaPost duplicato, non censura. Per chiarezza, non perché la censura sia esclusa a priori.
Eliminachiedo venia, ho fatto un po' di casino
EliminaPropongo un lasciapassare permanente per Pz
RispondiEliminaSono d'accordo, a patto che Pz mi scriva dandomi chiari e inequivoci dati di identificazione e sia disposto a che io li renda noti a quanti, tra i commentatori "certificati", chiedano di conoscere la sua identità.
EliminaHo provato a modificare qualcosa, dovrei essere meno anonimo
EliminaBuongiorno a tutti, scusate se torno sull'argomento, ma di recente ho avuto la fortuna di imbattermi in questo autore, Oscar Nuccio, citato anche nella bibliografia della pagina Treccani scritta da Zamagni
RispondiEliminahttp://www.kelebekler.com/occ/teocon00.htm
Penso sia significativa per integrare e forse anche rimettere in ordine le idee emerse sulla genesi storica del capitalismo e le prospettive future. L'autore, prendendo le mosse da una polemica tutto sommato oggi quasi obsoleta contro il sociologo americano Novak, si occupa in primis di fare piazza pulita degli studi di Max Weber, in secundis di smontare gli studi di una parte del pensiero cattolico di cui Zamagni è fatto assurgere a idolo polemico.
Grazie, ho dato solo un'occhiata ma leggerò tutto con attenzione. Mi sembra interessante.
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