domenica 12 aprile 2020

Deliberazione dei Nazionalisti Arcaici

In questo giorno di Pasqua dell'anno del Signore 2020 la banda di pupazzi gioiosamente nota come Nazionalisti Arcaici rende pubblica la seguente deliberazione politica.


«La vita degli uomini è da sempre fondata sull'esistenza di raggruppamenti, ai quali diamo nomi diversi: oltre il singolo individuo c'è il legame dell'amicizia, la famiglia, il clan, la classe sociale, la cittadinanza, il sentirsi parte di una collettività nazionale. Al di là del senso di appartenenza a una collettività nazionale possiamo trovare solo due sentimenti. 

Il primo è la condizione di sudditanza a un impero sovranazionale, circostanza che ci rende sudditi di un'entità priva del fondamento antropologico dell'appartenenza intesa come libera scelta; il secondo è l'idea di umanità, la quale tuttavia non può essere una categoria della politica, sospesa come è tra ciò che ci trascende e l'insensatezza di ogni conflitto davanti all'enormità del mistero della vita e della coscienza.

Dunque la più grande comunità possibile, che abbia significato politico, è quella nazionale. Coloro che, per libera scelta, se ne sentono parte, chiamano se stessi "il popolo". All'interno del popolo, quindi della comunità nazionale, si sviluppano costantemente conflitti e contrapposizioni, il cui esito può essere il prevalere più o meno pronunciato di una fazione, oppure dell'alleanza di più fazioni, che emarginano le altre. Quando ciò accade viene minacciato e messo in crisi il sentimento di appartenenza alla comunità nazionale, che può entrare in uno stadio di disintegrazione. Al contrario, il mantenimento di un equilibrio tra le fazioni, regolato da una legge superiore che chiamiamo Costituzione, crea le condizioni affinché lo stato di conflitto interno possa produrre, invece che disgregazione, una maggiore compattezza nazionale e lo sprigionarsi delle energie spirituali del popolo. 

La democrazia è dunque una condizione necessaria per il fine della conservazione e dello sviluppo dell'unità nazionale. Ma la democrazia è anche costantemente minacciata dal pericolo che, nel perenne conflitto interno, una o più fazioni prevalgano sulle altre spargendo così i semi della disgregazione. Quest'ultima può assumere le forme di una trasformazione della comunità nazionale in un impero, e ciò accade quando la sua forza le consente di sottomettere altri popoli, ovvero della sottomissione ad altre comunità nazionali più potenti.

Poiché l'unità nazionale è costantemente minacciata dal degenerare delle istituzioni democratiche, occorre vigilare costantemente sulla loro salute. La democrazia è benefica per tutto il popolo in quanto agisce come una pietra filosofale in grado di trasmutare il conflitto interno in progresso, benessere e civiltà, ma può essere conservata solo a condizione che nessuna fazione o gruppo di fazioni riesca a prevalere sulle restanti, occupando lo Stato per volgerlo al servizio di interessi di parte. 

Quanto ai pericoli esterni, che derivano dal fatto che esistono altre comunità nazionali sulle quali non è possibile incidere, questi devono sempre essere tenuti in considerazione, con la consapevolezza profonda che quanto più la democrazia è forte e sostanziale, tanto meglio essi possono essere fronteggiati.»

1 commento:

  1. Rifletto se è da intendersi con "l'idea di umanità" assimilata alla "condizione di sudditanza a un impero sovranazionale", in quanto (entrambe) "Al di là del senso di appartenenza a una collettività nazionale", una subordinazione della stessa (umanità) al senso di appartenenza alla propria nazione.

    Secondo me, in una nazione dove i nazi-topi prendessero il sopravvento, il senso di umanità sarebbe una risorsa endogena ispirata da un sentimento tutt'altro che antinazionale;
    Questo nel caso che di quella nazione si dispongano di riferimenti sociali/culturali/politici/spirituali alternativi al mainstream del momento, e che un canone di appartenenza nazionale, mettiamo plasmato da una ventina d'anni di propaganda con la mano sulla fondina, non abbiano ancora cancellato.

    Sono d'accordo che una nazione democratica, dentro i limiti di diritti e doveri, debba tendere a promuovere l'espressione dell'individuo; a differenza di una nazione antidemocratica o dittatoriale, che compensasse alla soppressione dei diritti con l'enfatizzazione dei doveri, gratificando il senso di appartenenza nazionale con onori del tutto strumentali, di una spiritualità posticcia come, per esempio, a me sembra essere stata quella fascista (mistica).

    La gabbia ideologica trans-nazionale nella quale viviamo oggi è molto più articolata, in essa si tende:
    A promuovere l'individuo con i suoi bisogni di consumatore del mercato globale, prima assimilazione identificativa trans-nazionale;
    A compensare la sottrazione di diritti sociali con l'elargizione di diritti civili, dove sembra emergere un nuovo diritto di famiglia trans-nazionale che favorisce l'aggiramento di normative nazionali più stringenti;
    A compensare la libera circolazione di merci e capitali con quella degli individui (perché lottare per il salario se posso emigrare dove pagano meglio?), dove un altro elemento identificativo trans-nazionale consiste nel percepirci tutti emigranti;
    A promuovere anche attraverso il web (flash mob/influencers) un'etica del politicamente corretto trans-nazionale, in sostituzione di una autentica spiritualità, quando contestualmente le immagini scioccanti del fanatismo religioso, non solo di matrice islamica (false flags), riducono ulteriormente la possibilità di considerare opzioni alternative alla religione dell'effimero;
    A ricorrere al Disease mongering, prefigurando minacce globali che non si possono neutralizzare a livello nazionale.



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