domenica 8 novembre 2020

Il "GREAT RESET" e la mia sfera di cristallo

IL "GREAT RESET" CHE DOBBIAMO COMPIERE NOI SOVRANISTI E SOCIALISTI, DI FRONTE ALLA FINE DI UNA FASE STORICA E ALL'AVVENTO DI UNA NUOVA - di Riccardo Paccosi

Una brevissima fase post-global si è appena conclusa dopo essere durata appena un lustro e, adesso, si materializza di fronte ai nostri occhi una nuova fase di turbo-globalismo. 

Se non un globalismo mondiale, sicuramente un'unificazione normativa dell'occidente: come ha detto Jacques Attali, un'unica "rule of law" dovuta alla necessità di disporre, in seguito alla pandemia, di normative sanitarie sovranazionali.

Domani spero d'avere tempo di scriverne in modo più articolato, ma, per ora, anticipo che il punto cruciale riguarda come le aree che svolgono o provano a svolgere un'opposizione sistemica - sovranisti, neo-socialisti e via dicendo - non abbiano capito almeno cinque cose cruciali (intendo ovviamente l'area complessivamenta intesa, al netto cioè delle differenze tra organizzazioni e al netto del maggiore o minore acume dei singoli).

Noi, come area sociale d'opposizione sistemica, non abbiamo capito che:

a) il sovranismo è, da poco meno di dieci anni, un'istanza internazionale; quindi, quello che accade in tale ambito esteso, pregiudica le strategie di riconquista della sovranità popolare nei vari territori nazionali; per tale motivo di non riconoscimento della valenza internazionale del sovranismo, è inevitabile che molti sovranisti oggi neghino di trovarsi di fronte a una sconfitta politica pesante;

b) non abbiamo capito e continuiamo a non capire che l'incombente fase di turbo-globalismo è - come vaticinato da Kissinger, Attali e Bill Gates, nonché come reso programma concreto e operativo dal World Economic Forum - strettamente connessa alla gestione dell'emergenza covid-19; di più: abbiamo perso mesi a interpretare la pandemia come "emergenza" quando, fin dalla metà di marzo, era già evidente e palese che ci si trovava, al contrario, di fronte a una strategia di edificazione d'un nuovo paradigma statale o, per dirla col già citato World Economic Forum, d'un "nuovo contratto sociale";

c) non stiamo capendo che la democrazia si è conclusa e, stavolta, in via definitiva; il nuovo mondo ha già un nuovo potere costituente - composto dai governi e dalle multinazionali riunitesi intorno al progetto da loro stessi denominato "Great Reset" - che relega in soffitta il costituzionalismo e la sovranità popolare; questo significa che il paradigma d'intervento fin qui adottato - presentarsi alle elezioni, seguire la legalità istituzionale - andrebbe oggi, come minimo, integrato da ulteriori livelli d'intervento; 

d'altro canto, anche la strada movimentista risulta preclusa: il processo di coercizione e reclusione dei corpi, rende l'insorgenza di massa tecnicamente complicata e, progressivamente, obliata dalla coscienza collettiva anche solo come possibilità;

d) non stiamo capendo che la nostra strategia dei tempi lunghi non è affatto condivisa dal nemico; non si può combattere, cioè, facendo finta che quest'ultimo non stia modificando il terreno di gioco; il progetto d'un nuovo mondo bio-tracciabile, globalizzato e - dicono - con reddito universale garantito, si appresta a giocare la propria partita entro un arco temporale di soli due anni;

e) non stiamo capendo la sproporzione di rapporti di forza che si sta determinando: eppure, abbiamo visto che il controllo dei media da parte delle forze globaliste ha consentito a queste ultime, solo nella giornata di ieri, di silenziare tanto sui programmi televisivi di news quanto sui social nientemeno che il Presidente in carica degli Stati Uniti; 

f) stiamo vedendo un'adesione di massa alla narrazione dominante che, dal punto di vista della semi-unanimità espressa dall'opinione pubblica, ha come unico possibile paragone storico la Germania di Hitler; e, come abbiamo visto fin dai primissimi giorni di lockdown, proprio come nel Terzo Reich assistiamo all'avvento di un ordine sociale basato sulla creazione del "nemico interno"; con una nuova Borghesia Nera - stavolta non di matrice fascista bensì progressista - che invoca la repressione della devianza sociale ed esprime pubblicamente l'auspicio che la polizia spari sui disoccupati che protestano.

Dinanzi a uno scenario di tale portata, tutto dev'essere ripensato. A partire da cosa sia, oggi, il fare politica.

A fianco del Great Reset orchestrato dai padroni, in altre parole, s'impone la necessità di una resettazione anche da parte nostra.

Sicuramente, bisognerà riflettere intorno a possibilità finora non considerate e a sentieri finora non battuti. 

Le prime due cose che mi vengono in mente, a riguardo, sono il fare comunità inteso come contro-potere costituente che s'insinui fra le pieghe ed entro le incrinature del nuovo spazio totalitario e, in secondo luogo, nell'era del controllo digitale dei corpi, la necessità di tornare ad apprendere il paradigma politico della cospirazione.

Tutto questo trascende ampiamente i concetti di ottimismo e di pessimismo. 

La volontà di non sottomettersi al nuovo totalitarismo e il conseguente ottimismo di tale volontà, necessitano infatti e preliminarmente di una coraggiosa rinuncia alle illusioni. 

Mai come oggi, l'imperativo etico di Giacomo Leopardi, ovvero la ricerca indefessa e costante de "l'arido vero", rappresenta l'unica strada percorribile. Anche se, purtroppo, si tratta di una strada oltremodo dolorosa.

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