domenica 10 gennaio 2021

Processatemi!

6 commenti:

  1. Ha perfettamente ragione. Quello che mi stupisce è il fatto che nessuno ha contestato che Youtube possa applicare regole di questo tipo in un paese che per loro è straniero. Purtroppo abbiamo un governo che oltre a calpestarci, lascia che lo siamo anche da un privato straniero. Avrei voluto sollevare il problema in ByoBlu, ma non so come farlo. Ma ancor di più spererei che lo facessero avvocati, giuristi ecc. So bene che non si otterrebbe nessun risultato (come, per altro, in tanti altri casi), ma così passa tutto, ci si sente soggetti a ogni ingiustizia. Io, tra l'altro, mi augurerei già adesso che si affrontasse il problema del ricatto dell'obbligatorietà di un vaccino che, a tutti gli effetti, è sperimentale. Non è accettabile nemmeno che si preveda limitazioni per tutti coloro che non sono disposti a farlo.

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  2. Abbi pazienza, ma questa cosa che stai dicendo non ha molto senso.

    Tu non hai commesso nessun reato, per cui non vedo che cosa centrino "la legge Italiana" o altre leggi.
    Ma nemmeno Youtube ha commesso "un reato".

    Le cose stanno semplicemente così: io scrivo un commento (tipo questo) sul tuo blog, o sul blog di Bagnai.
    Tu decidi di cancellarlo perché... quel che ti pare: sono ineducato, sono un Troll, sono off topic, sono Anonimo.

    Ma andrebbe bene pure "perchè ti sto antipatico" o "perché stamattina ti sei alzato con il mal di testa". Non esistono leggi che ti costringano a pubblicare qualsiasi cosa - così come non esistono leggi che mi impongano di non fare commenti "anonimi" sui blog.

    Che ti possa dare fastidio e quindi tu decida di boicottarli andandotene è perfettamente legittimo, ma LA LEGGE (Italiana o Statunitense) non si applica.
    Al limite (forse) se tu *pagassi* Youtube per pubblicare i tuoi contenuti potresti citarli per violazione dei TOS, ma ovviamente i Terms of Service li hanno scritti loro, e - come in questo specifico caso - sarà difficile dimostrare che sono in torto.

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    1. Quello che dico non ha senso giuridico, ma la legge la fanno i più forti. Mi sta bene, ma non parliamo più di democrazia. Il punto è che se io riporto affermazioni di alcuni scienziati, non si può procedere con la censura. A questo punto YT dovrebbe scrivere nella sua policy "noi facciamo il cazzo che ci pare". E allora ok. Ma lo facciano in chiaro, e a lettere cubitali.

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    2. "noi facciamo il cazzo che ci pare" e' esattamente quello che dice il loro TOS, al netto di tutti i formalismi del caso.

      Anche perche' (se non sbaglio, io non pubblico nulla su youtube per cui non l'ho letta) si riservano il diritto di cambiare le norme di servizio unilateralmente in qualsiasi momento.

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  3. I più forti vogliono anche apparire come i più giusti, per questo la clausola tra virgolette viene chiamata "libertà", senza curarsi di sue eventuali a/simmetrie (ogni riferimento ad associazioni culturali di promozione sociale è puramente casuale).

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  4. Bisogna capire che le varie piattaforme sono degli esecutori che fanno il lavoro sporco per conto di altri: la censura viene dai governi che li ritengono responsabili di quello che viene detto dagli utenti. Le stesse cose che i social censurano verrebbero censurate, perseguite e condannate anche nel mondo reale, perché ormai le leggi stesse sono liberticide ( p. es. l' hate speech). Per quanto riguarda la natura privata dei social, ritengo che vada regolamentata, dato che la Costituzione italiana art. 41 riconosce la proprietà privata a condizione che svolga una funzione sociale e sia accessibile a tutti. Non è ammissibile dunque in Italia che un proprietario dica "questo è mio e faccio quello che voglio". Facciamo il paragone con un negozio privato: può forse dire non entrano i siciliani? Ovviamente no. Perchè il negozio Youtube lo può fare? Il negozio/sito di Youtube è un grande server negli Usa, con grande spazio di archiviazione e un programmino che gestisce i contenuti prodotti esclusivamente dagli utenti. Lo spazio di internet dove Youtube si collega, cioè lo spazio fisico dove passano i cavi dei vari gestori telefonici e lo spazio aereo dove trasmettono le antenne wifi sono pubblici: appartengono ai vari Stati. Youtube trasmette in uno spazio pubblico e svolge un servizio pubblico di informazione e socializzazione, ancora più importante in questo momento di lockdown. E' chiaro che deve sottostare alle leggi locali che lo limitano e condizionano, solamente che adesso è proprio la legge locale ad autorizzare la censura. La libertà di esprimersi dovrebbe essere garantita anche all'interno delle pagine dei singoli utenti, ora educati ad essere una specie di ducetti cibernetici nei confronti dei propri contatti, limitando la possibilità di censurare e bannare e al tempo stesso impedendo la creazione di profili fake, troll e anonimi: a maggiore libertà, maggiore responsabilità.

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