venerdì 25 agosto 2023

Esegesi di "Il mondo al contrario" del gen. Vannacci (parte III)

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Riprendiamo l'esame del testo "Il mondo al contrario" del Generale Vannacci che, come già sapete, sta frequentando il corso di ammissione al Battaglione Folgorati del dibattito.  In questo contesto il Generale, sebbene pluridecorato, è a tutti gli effetti un'aspirante recluta, l'equivalente di quello che in ambiente militare è una spina, e come tale rischia di essere continuamente vittima di atti di bullismo da parte del personale di basso rango dell'accademia del pensiero, come per altro è già avvenuto. Molti di tali atti sono di natura spregevole, ad esempio da parte di quelli che intendono negare alla spina il diritto di parlare: esternazioni di infimo livello da parte di truppaglia di complemento o ascari poco addestrati al combattimento intellettuale che rappresentano, da tempo, un problema più volte denunciato e mai condotto a soluzione. Un po' come marescialli di complemento dell'ex esercito di leva, grandi più di circonferenza che per statura di combattenti, ma usi a razzolar per cucine in cerca di cosciotti da arraffare. A mo' di esempio citiamo questi incredibili cinguettii:


La recluta Vannacci viene oggi esaminata sulla base di quanto egli scrive nel III capitolo della sua prova, dedicato all'energia. Nell'incipit la spina scrive, citando Tocqueville: "Il mondo appartiene a quelli che hanno la maggiore energia". La frase è certamente evocativa, ma dubitiamo che il Visconte si riferisse, con il termine "energia", all'argomento trattato nel capitolo e non, invece, a una forma di energia morale.

L'accostamento resta comunque apprezzabile e sia io che il maresciallo Piddukov, componenti della commissione che esamina la spina, lo accogliamo con un sorriso.



Dopo aver dedicato all'introduzione dell'argomento un intero paragrafo, nel quale ricorda la futura costante crescita della domanda di energia criticando altresì l'approccio ingenuo e immaturo del "gretinismo", la recluta entra nel vivo scrivendo:

"Per fare fronte alla crescita di domanda energetica mondiale ci sono solo due vie che possono e devono essere percorse contemporaneamente: l’incremento della produzione energetica e l’incremento dell’efficienza energetica."

Per quanto attiene la questione dell'efficienza energetica, io e il maresciallo Piddukov abbiamo particolarmente apprezzato questa riflessione dell'aspirante recluta:

"... l’efficientamento energetico oltre determinati limiti (ben inferiori a uno) è estremamente dispendioso tale da risultare assolutamente non conveniente. È un po’ come dimagrire, per perdere il primo chilo basta un po’ di riguardo e di attività motoria, già la perdita del secondo chilo ci mette in crisi e, per continuare a dimagrire, siamo spesso sottoposti a rinunce incredibili pur trattandosi della stessa quantità di “massa” da perdere. Quando studiavo ingegneria – alla fine degli anni ’80 – il rendimento medio di una centrale termoelettrica era dello 0,4. Oggi, le centrali a gas a ciclo combinato superano rendimenti dello 0,6 e, probabilmente, questo valore potrà ancora crescere un po’ ricordando, tuttavia, che i piccoli passi che ci faranno forse guadagnare un decimale di efficienza nei prossimi venti anni saranno sempre più complicati e dispendiosi da compiere."

Concordiamo anche sull'ovvia e auto evidente affermazione "Il sistema energetico deve quindi essere plurimo, ridondante e diversificato per abbassare al minimo il rischio di carenza di energia".

Non ci siamo, ancora una volta, quando affronta la classificazione delle fonti energetiche, rinnovabili e non rinnovabili, ponendo il nucleare in una ambigua categoria:

"In base ad una classificazione universalmente accettata esse si possono suddividere in fonti rinnovabili (essenzialmente vento, sole, e acqua), fossili (petrolio, carbone, gas ecc…), nucleare, e altre fonti di energia che spaziano dal biogas al geotermico".

Il nucleare è infatti una fonte non rinnovabile, e la recluta sembra esserne a conoscenza laddove parla di una disponibilità di uranio sufficiente, ai consumi attuali, per 50 anni, ma tenta di cavarsela sostenendo che l'eventuale futura crescita della domanda potrebbe rendere economicamente fattibile lo sfruttamento di giacimenti oggi anti economici e, udite udite, addirittura l'estrazione dall'acqua di mare! Si sbilancia inoltre a ipotizzare la scoperta di nuovi giacimenti, portando ad esempio il fatto che il temuto esaurimento di gas e petrolio è lungi dal verificarsi (picco del petrolio) ma ignora la circostanza che la ricerca di uranio è molto più agevole del petrolio o del gas, essendo un elemento radioattivo, per cui la speranza di trovare nuove miniere, in misura tale da cambiare i termini del problema, è alquanto improbabile. Corretto invece l'accenno al ciclo del Torio, che potrebbe alimentare i consumi attuali per alcuni millenni, ma dimentica, o non sa, che solo la Cina sta attualmente investendo in questa direzione, mentre in Occidente gran parte delle speranze sono riposte nel santo Graal della fusione nucleare.

Purtroppo la recluta insiste, sciorinando una sequela di imprecisioni quando affronta la questione della sicurezza dell'energia nucleare. In questo ambito scade nella banalità, ad esempio quando afferma che, essendo l'Italia circondata da centrali nucleari di altri paesi, non abbia senso porsi il problema. Ho visto il maresciallo Piddukov sul punto di scagliarsi sulla spina per prenderla a calci nel culo, ma sono riuscito a fermarlo in tempo. Molto meglio spiegare alla recluta, con tanta santa pazienza, che il danno di un incidente nucleare decresce molto rapidamente con la distanza dal sito, in particolare se vi sono ostacoli naturali come le Alpi o ampi spazi di mare, per cui una cosa è un incidente, ad esempio in Slovenia o in Francia con distanze anche di centinaia di chilometri, ben altro un incidente nella pianura Padana!

Scrive la recluta Vannacci: "Rinunciare aprioristicamente anche ad una sola delle citate fonti di energia ci pone, dal principio, in un sistema più debole, meno stabile e affidabile e, di conseguenza, più soggetto a crisi, catastrofi o, semplicemente, eventi non previsti. Il rifiuto del nucleare o dei combustibili fossili, pertanto, aggiunge sicuramente debolezza e criticità al sistema energetico".

In realtà la rinuncia al nucleare è una decisione profondamente razionale per un paese come l'Italia che non ha e non può avere al momento velleità di autonomia strategica nel dotarsi di una forza di dissuasione nucleare, che è la ragione per cui la Francia ha tante centrali nucleari oltre al fatto di essersi potuta approvvigionare a basso costo grazie alle sue colonie africane. Inoltre, in caso di conflitto, ogni sito nucleare diverrebbe un punto di vulnerabilità, come dimostrano gli eventi in Ucraina, un aspetto che la recluta dovrebbe conoscere bene ma sembra dimenticare. Il punto è che l'Italia è un paese trasformatore di materie prime, comprese le risorse energetiche, le quali sono disponibili in quantità e costi ragionevoli in tempo di pace, ma diventano scarse quando c'è la guerra. In tal caso eventuali siti nucleari devono di essere spenti quando la minaccia diventa importante, con gravi danni per l'impianto stesso.

Se dunque il problema è la flessibilità del sistema energetico onde affrontare momenti di crisi di natura bellica, la componente più rigida sarebbe proprio quella nucleare, quella più flessibile le centrali a gas che possono essere accese e spente con grande rapidità senza danni per gli impianti. In tempo di pace, ovviamente, la questione non sussiste e, ancora una volta, è il gas la risorsa più abbondante e a basso costo oggi disponibile. Non è un caso, così, che i decisori della politica energetica italiana, ENI in testa, abbiano tanto investito nel gas naturale, provvedendo a costruire tutta l'infrastruttura di distribuzione e stoccaggio del nostro paese, mentre le spinte al nucleare sono alimentate da una piccola loggia di interessi privati che intravvedono grandi guadagni economici, che in effetti ci sono, nella costruzione e gestione di centrali nucleari. Interessi che si alimentano, anche, a partire dai crescenti e sempre più stringenti requisiti che le agenzie di sicurezza internazionali impongono ai privati; che poi tali non sono perché ampiamente finanziati dagli Stati.

La recluta, per dimostrare la sua tesi, cita il caso della centrale Olkiluoto3, recentemente messa in funzione in Finlandia, ma sembra non essere a conoscenza dell'incredibile aumento dei costi e dei tempi di costruzione che sono stati necessari, né considera la fondamentale circostanza costituita dal fatto che la decisione di realizzarla è stata presa per evitare che quel paese, lontano geograficamente dalle rotte controllate dall'Occidente, potesse e/o dovesse stringere rapporti troppo intensi con la Russia.

Solo nel finale del capitolo, quando la prova sembrava ormai definitivamente compromessa, la recluta Vannacci ha un guizzo, laddove scrive:

"Le fonti energetiche non sono infinite e trasformare una consolidata architettura energetica necessita tempo e risorse. Non possiamo tirare un colpo di spugna su quanto fatto fino ad oggi e pretendere di cambiare il nostro sistema energetico in pochi mesi. Ogni trasformazione richiede i suoi tempi e, sempre imparando dalla natura e dalla fisica, più è veloce la trasformazione più la sua efficienza è inferiore e più sono elevati gli sforzi per attuarla in quanto gli attriti aumentano con l’aumentare della velocità del cambiamento. Una passeggiata di un chilometro a piedi ci piace ma percorrere quella stessa distanza nella metà del tempo ci sfianca. Pensare di contrarre eccessivamente i tempi della transizione energetica comporta provvedimenti che, qualora realizzabili, comportano spese spesso troppo elevate e non sostenibili.".

Non ci fossero stati gli incredibili svarioni sul nucleare, la recluta Vannacci avrebbe ottenuto un buon punteggio in questa prova, perché quest'ultima riflessione è di buon livello e ampiamente fuori dalla portata di tanto personale dell'accademia del pensiero, spesso dotati di gradi e galloni sempre in bella mostra e rivendicati come diritto esclusivo di potersi esprimere. Il cinguettio sopra riportato dimostra questa circostanza oltre ogni ragionevole dubbio.

Di pregevole qualità appare anche questa riflessione:

"Per quanto attiene il carbone, è la fonte fossile più vecchia e inquinante che si conosca ma rappresenta comunque una valida alternativa quando tutto potrebbe cadere a rotoli. Ha un senso radere al suolo le centrali che funzionano con tale combustibile? Il noto buonsenso ci consiglierebbe di mantenerle in piedi, magari a regime nullo o minimo, al fine di poterle impiegare nei momenti di estremo bisogno.".

Peccato che, nel finale della prova, la recluta Vannucci torni ad insistere sul nucleare, decantandone la qualità di essere una fonte di energia a basso impatto ambientale e, statistiche alla mano, con il minor numero di morti per unità di energia prodotta. Ciò è parzialmente vero, ma a patto di dare per scontata la disponibilità di una soluzione per le scorie e di esaminare con spirito critico i criteri di attribuzione della mortalità dovuta ad altre fonti. Conosce infine, la recluta Vannucci, la reale entità dei danni a lungo termine dell'incidente di Fukushima, compresi quelli conseguenti alla dispersione delle acque radioattive nel mar del Giappone, o il numero reale dei deceduti per lo spegnimento della centrale di Chernobyl? E' in grado di valutare le conseguenze sui rapporti internazionali di un eventuale e statisticamente possibile grave incidente futuro, ad esempio nella centrale appena avviata in Finlandia?

Per oggi è tutto, mandiamo la spina in libera uscita e lo aspettiamo per la prossima prova, che si annuncia impegnativa: “LA SOCIETÀ MULTICULTURALE E MULTIETNICA

Letto, approvato e sottoscritto dalla Commissione: Fior e Maresciallo Piddukov.

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