domenica 27 agosto 2023

Esegesi di "Il mondo al contrario" del gen. Vannacci (parte IV)

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Riprendiamo l'esame della recluta Vannacci ai fini della sua ammissione nel Battaglione Folgorati del dibattito. La commissione, costituita dallo scrivente Re del Ciociaristan meridionale e dal maresciallo Piddukov, entrambi nazionalisti arcaici, ricorda che i criteri di valutazione non riguardano le posizioni culturali e politiche dell'aspirante recluta bensì la sua capacità potenziale nel combattimento intellettuale, dunque la logicità dei ragionamenti, la loro corretta esposizione e tutte le qualità che sono necessarie per scendere nella violenta e spietata arena del dibattito. Non dissimilmente da ciò che accade nella fase di esame di un'aspirante recluta che intenda superare il corso di ammissione in un corpo speciale delle FFAA; fatte salve alcune ovvie preclusioni - ad esempio non essere un pacifista o un agente infiltrato da servizi segreti di altri paesi.

Il capitolo oggetto della presente prova è il quarto, intitolato: “LA SOCIETÀ MULTICULTURALE
E MULTIETNICA”. La tesi sostenuta è già compresa nella citazione iniziale, che riportiamo:

«Un Paese composto di più civiltà è un Paese che non appartiene a nessuna civiltà ed è privo di un suo nucleo culturale costitutivo. La storia dimostra che nessuna nazione così costituita può durare a lungo come nazione coesa. (Samuel P. Huntington)»

Una breve nota metodologica: si può non essere d'accordo con la tesi (non è il caso della commissione d'esame) tuttavia è bene che, sia nel sostenerla che nel combatterla, ciò avvenga utilizzando categorie di pensiero ben fondate e non invenzioni e dati di realtà falsi, posti al servizio dei propri desideri. La commissione potrebbe promuovere o respinge anche la tesi opposta, ma sempre ispirandosi ai criteri di validità e consistenza dei ragionamenti proposti. Vi anticipiamo che, nel caso della prova della recluta Vannacci la commissione, pur condividendo il nucleo della tesi proposta, non ha potuto non rilevare alcune incongruenze, contraddizioni e omissioni che non le hanno permesso di ottenere un voto pieno, pur risultando la prova sufficiente.

Allo stesso tempo, la commissione ricorda e sottopone alla vostra attenzione la sconcertante debolezza argomentativa di molti osservatori che, assistendo alla prova, hanno espresso giudizi completamente negativi. A mo' di esempio citiamo: «Fu nel 1975, quando con tutta la famiglia ci trasferimmo a Parigi che, per la prima volta, cominciai a venire a contatto quotidianamente con persone di colore. Mi ricordo nitidamente quanto suscitassero la mia curiosità tanto che, nel metrò, fingevo di perdere l’equilibrio per poggiare accidentalmente la mia mano sopra la loro, mentre si reggevano al tientibene dei vagoni, per capire se la loro pelle fosse al tatto più o meno dura e rugosa della nostra.»

Questo passaggio è stato rilanciato dai critici sui social, e pubblicato perfino sulla grande stampa, credendo di dimostrare chissà cosa o, forse, per ottenere un risultato nascosto, vale a dire promuovere l'immagine del Vannacci nel mentre si finge di attaccarlo. Se così fosse, allora si dovrebbe non solo apprezzare l'abilità delle menti raffinatissime che hanno concepito questo stratagemma, ma anche restare sorpresi dalla facilità con cui i bersagli di questo tranello ci sono caduti. La commissione d'esame del Battaglione Folgorati del dibattito è ovviamente ben allenata a riconoscere questi, e ben più elaborati tranelli, che un guerriero incontra in battaglia.

Tornando all'esame, la recluta parte immediatamente all'attacco: «L’elogio della società multiculturale e multietnica e l’ineluttabilità dei flussi migratori rientrano appieno tra questi filoni ideologici e rappresentano uno degli ambiti in cui il mondo ci appare veramente al contrario.»

L'obiettivo dell'attacco è immediatamente esplicitato, una tattica che presenta vantaggi e svantaggi; tutto dipende da chi ci si trova di fronte, cioè dalla platea alla quale sono indirizzate le argomentazioni. Se essa è costituita da lettori semplici, e non da fini intellettuali, il vantaggio è evidente. Immaginate un lettore medio, costantemente bombardato da una promozione del fenomeno migratorio descritto come un fatto positivo, il quale alla fine si è fatto convincere nel mentre è costretto, tutti i giorni, a fare i conti con una realtà fatta di insicurezze, scomodità, senso di estraneità (ad esempio quando viaggia in un vagone della metropolitana o su un autobus)! Per costui entrare in contatto con una scrittura così diretta, che esplicita immediatamente la tesi contraria a quella che è stato indotto a sussumere dalla propaganda, l'effetto può essere dirompente, liberatorio, spingendolo ad esclamare: "è vero!".

Ovviamente è necessario che la diffusione del libro sia ampia, che se ne parli, ed anche che ciò avvenga in un periodo dell'anno in cui il tempo da dedicare alla lettura è maggiore che in altri, come le vacanze estive. Un periodo dell'anno in cui è anche più facile scambiare idee con persone nuove, ad esempio in spiaggia o in un chiosco all'aperto sorseggiando una birra. Se il libro di Vannacci non è solo il frutto di una decisione personale, ma rientra nel quadro di un'operazione più vasta di conquista dell'egemonia culturale, allora chi l'ha ideata merita l'applauso della commissione d'esame!

E' bene ribadire che questa riflessione non equivale ad una critica alla tesi della recluta né implica altro, ma serve a ricordare, ancora una volta, che la battaglia per l'egemonia culturale è violentissima, che in essa si utilizzano tutte le armi a disposizione, compreso l'inganno, e che in democrazia funziona così. 

La recluta Vannacci insiste con foga: «In poco più di quarant’anni la nostra società è cambiata drasticamente e, con essa, hanno iniziato a barcollare molte certezze che davamo per scontate. Quest’affermazione è alquanto banale poiché sono ormai lustri che sentiamo parlare di globalizzazione, di confini permeabili e di perdita della sovranità. Al solito, tuttavia, vi sono stati ampi tentativi di camuffare quello che in realtà stava succedendo, di invertire i ruoli e di capovolgere le prospettive per fare apparire totalmente naturale ciò che in realtà non lo era affatto. L’elogio della società multiculturale e multietnica e l’ineluttabilità dei flussi migratori rientrano appieno tra questi filoni ideologici e rappresentano uno degli ambiti in cui il mondo ci appare veramente al contrario. Il pensiero comune è infatti ultimamente stato orientato a interpretare una società multietnica e multiculturale come un fattore estremamente positivo, un’idea progressista ed inclusiva ed un obiettivo a cui tendere imprescindibilmente poiché segno tangibile di arricchimento culturale e di evoluzione del genere umano.»

La commissione, davanti a questa combinazione di colpi, ha abbandonato per un istante la sua postura austera e ha applaudito. In particolare abbiamo apprezzato l'abile uso, in poche righe, di concetti come "perdita della sovranità", "invertire i ruoli", "mondo al contrario". 

Ci siamo anche domandati, io e il maresciallo Piddukov, quale potrebbe essere la nostra valutazione a valle di una lettura, con gli stessi criteri, di un libro della Murgia: padroneggiava, la scrittrice recentemente scomparsa, con pari abilità le armi della dialettica, oppure si trattava di un personaggio completamente costruito e assurto ad icona grazie alla potenza di fuoco mediatica che l'ha sostenuta? Ai posteri l'ardua sentenza.

Continua la recluta Vannacci (grassetto aggiunto): «La sottaciuta evidenza ci mostra quotidianamente che le società multietniche sono invece il prodotto di necessità alle quali abbiamo dovuto adeguarci gioco forza. Siano esse derivate dal colonialismo, dalla necessità di importare forza lavoro a basso costo, dalla globalizzazione, dalla permeabilità delle frontiere o da leggi e norme internazionali che vietano i respingimenti, il mescolamento di etnie e culture diverse che portano con sé valori e principi differenti e, talvolta, poco conciliabili è un fenomeno che subiamo obtorto collo lungi dal rappresentare quell’Eden che alcuni dissimulatori vorrebbero farci apparire.»

In questo passaggio la recluta Vannacci si espone a un facile contrattacco. Lo vedete il varco in cui un avversario potrebbe insinuarsi per infilzarlo come un tordo? Non lo vedete? Ve lo spiega la commissione!

Il punto è che non si possono citare evidenti atti di violenza, sia verso altri popoli che nei confronti del proprio, come il colonialismo, l'importazione di forza lavoro a basso costo, la globalizzazione, tutte scelte e comportamenti supportati o quanto meno ignorati da gran parte della platea di lettori ai quali è indirizzato il testo, senza che parta il colpo dell'avversario. E colpirebbe nel vivo, a meno che la recluta non possa farsi scudo di una coerente visione socialista, circostanza che non traspare affatto nel personaggio Vannacci. Già, perché è un dato di fatto che molti di coloro che oggi mostrano una crescente insofferenza nei confronti del fenomeno migratorio, al tempo della globalizzazione trionfante hanno invece appoggiato tutte le politiche aggressive, le guerre per "esportare la democrazia", i provvedimenti di politica economica di stampo liberista che hanno spalancato le porte a quei flussi che oggi, in tempo di vacche magre e a valle della distruzione del welfare statale, appaiono per quello che sono: un processo di impoverimento per la maggior parte della popolazione che prelude alla messicanizzazione del Paese!

Continua la recluta Vannacci: «Non vi è autore del nostro Risorgimento che non esalti questo specifico paradigma. Tra le poche poesie studiate a memoria ai tempi della scuola ancora mi sovviene di “Marzo 1821” in cui il Manzoni si lancia in una definizione poetica di Patria come “una d’arme, di lingua, d’altare, di memorie di sangue e di cuor”.»

A questo punto la commissione ha dovuto ricordare alla recluta Vannacci che, così come l'ambientalismo senza socialismo è giardinaggio, il patriottismo senza socialismo è fascismo!


Quando la recluta Vannacci ha compreso l'errore argomentativo il sorriso, che gli si era stampato in faccia dopo l'applauso della commissione, è subitaneamente svanito, sostituito dalla smorfia preoccupata di quanti, respinti all'esame di ammissione nel Battaglione Folgorati del dibattito, non hanno altra scelta che tornare alla vita civile o fare domanda in quello di Pescaracas, guidato dal pelato amico!

Un vero peccato perché fino a quel momento la prova dell'aspirante recluta Vannacci era stata buona. Purtroppo neanche la valutazione della rimanente parte dell'argomentazione esposta nel IV capitolo è valsa a recuperare lo svarione. Al termine, la commissione ha redatto il verbale con un giudizio appena sufficiente. Vedremo, nelle prossime sedute di valutazione, se la recluta Vannacci riuscirà a ottenere un buon punteggio, ovvero dovrà rassegnarsi a entrare, ben che gli vada, in uno dei tanti corpi di propaganda che infestano i canali televisivi.

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