martedì 29 dicembre 2015

Bunga bunga di capodanno

Siamo alla fine dell'anno e ci vuole un po' di svago. Propongo una bella discussione, per l'occasione aperta eccezzzziunalmente anche agli anonimi, su questo articolo pubblicato dal sito comedonchisciotte.org, il cui testo riporto nel seguito.

BARNARD E BAGNAI: OVVERO DONALD DUCK VS GLADSTONE GANDER
DI AZUL
forum di comedonchiciotte.org

A partire dal 2011 (anno di pubblicazione del “più grande crimine” e di aperura del blog del professore) mi sono sempre chiesto quali fossero le ragioni di tanta avversione e ostilità, che spesso sfociava nell’odio reciproco, fra due personaggi che sembravano, nella sostanza, sostenere le stesse idee e combattere la medesima battaglia: quella della sovranità monetaria e dell’uscita dalla zona euro.

Mi domandavo in particolare del perché due persone che hanno indubbiamente notevoli capacità professionali, sia pure in ambiti diversi, combattendo la stessa battaglia, non potessero perlomeno allearsi tatticamente per sfruttare reciproche competenze e qualità personali per uno stesso fine comune.


Perché Barnard non invitava Bagnai ai suoi convegni di economia e perché Bagnai non riconosceva le indiscutibili qualità giornalistiche e divulgative di Barnard? L’economia è materia difficile, una cosa (non facile) è spiegarla ad una platea di politici o di laureandi, altra cosa (quasi impossibile, ma necessaria) è rivolgersi ad una massa di italioti decerebrati. Barnard in tv era indubitabilmente, sotto questo secondo aspetto, molto efficace e riusciva ad attirare l’attenzione del pubblico comune in modo magnetico. Il pubblico di Bagnai è invece sicuramente più elitario e ristretto (anche se “il tramonto dell’euro” a differenza del blog goofynomics presenta notevoli qualità divulgative e scorre facile e lineare alla lettura anche di un pubblico medio).

Eppure...Eppure a dispetto di ogni apparente logica i due in questi 4 anni hanno continuato a beccarsi peggio dei famosi capponi di Renzo.
Ed in modo pesante! La spiegazione poteva essere psicologica: entrambi infatti soffrono di gravissime forme di narcisismo egocentrico. Ma in realtà il motivo era ben diverso.

E se Barnard in un raro momento di generosità intellettuale riconosceva in Bagnai uno “preparatissimo”. Dall’altro e da entrambi volavano paroloni e spesso parolacce. Così Barnard: “Due cose su sto Alberto Bagnai, che è veramente una zecca...”, “Poi sto tizio reclama per sé l’aver aperto il dibattito sull’euro in Italia. Peccato che quando noi ME-MMT facevamo a Rimini il più grande convegno di economia del mondo proprio sulla crisi euro, lui ancora aveva 5 seguaci sul suo blog e non aveva fatto nulla.” E ancora:“Bagnai è uno psicotico coprolalico che svergogna l’accademia italiana”.

Invece Bagnai: “Non credo ci siano commenti, ma chi intendesse farne è pregato di attenersi al rispetto umano che la disperazione, la solitudine e l'evidente disagio di questo essere impongono. Noi non possiamo fare niente per lui, ma è evidente che ciò di cui ha bisogno non è un economista. Parce sepultis.” E ancora: “ci sono colleghi e amici che danno a Donald più importanza di quanta non glie ne diano quelli che gli vanno dietro. Questi ultimi, poveretti, spesso sono persone degnissime, e io ne so qualcosa, ma, chissà perché, si sentono attratti da questo dilettante che di economia non capisce una beneamata fava (...). Perché gli anatroccoli (i seguaci di Barnard nda) scemi non sono: hanno solo quel problema dell'imprinting, sapete.... la prima cosa che vedono uscendo dall'uovo, per loro, è la loro mamma, anche se invece di essere una papera è un Donaldo furioso(...)  cari anatroccoli, io non ce l'ho con voi, ci mancherebbe, e ha ragione Debbboraaaah nel dire che siamo dalla stessa parte. Lo saremmo, più esattamente, se non fosse per il fascismo del vostro leader. Quello che voglio dirvi è molto semplice: perché continuate a scrivere a me? Io ho altro e di meglio da fare che seguire il delirio del Donaldo furioso. Se volete, scrivete a lui, che non vi risponderà, e spiegategli che l'ha fatta fuori dal vasino, ma che se fa un piccolo sforzo può rimediare. Solo che lui non vi starà a sentire. E allora, forse, conviene che lo lasciate solo nel suo delirio.”
Se Barnard per Bagnai era Donald Duck (a me invece ricordava molto l’amato Bob Rock di alanfordiana memoria), l’altro mi sembrava molto Gladstone Gander o Gastone se preferite. A chi andavano le vostre simpatie? Personalmente ho sempre amato quel povero sfigado di Paperino e provato antipatia per l’arroganza e la fortuna del presuntuoso Gastone.

Ma oggi, che non sono più giovane, devo ricredermi e riconoscere che Bagnai con grande lungimiranza aveva ragione. Gladstone ha tolto lo scettro della battaglia antieuro a Donald Duck, che urla di essere stato rapinato. Glad lo ha fatto in modo crudele, ma per il bene di tutti noi.

Continuo a ritenere Gladstone terribilmente antipatico, uno che infarcisce il suo blog di citazioni latine, tedesche, francesi, inglesi e quelli che non riescono a seguirlo sono dei “diversamente” ignoranti, uno che adora farsi delle attribuzioni autoreferenziali falsamente umili, uno che suona il clavicembalo, ama la musica barocca ma che è costretto a parlare con sapienza di economia pur controvoglia.
Ma alla fin dei conti a combattere il “Vero Potere” non possiamo mandare qualcuno che, per dirla con le parole di Massimo Mazzucco, è “una persona isterica...
Paolo Barnard è una persona malata di egocentrismo. Lui attacca tutto e tutti, perchè spera che in qualche modo si finisca per parlare di lui... Barnard è un uomo terrorizzato dall'idea di finire nel dimenticatoio (o di esserci già finito).

Ne sanno qualcosa alcuni autorevoli economisti italiani come Emiliano Brancaccio e Riccardo Bellofiore che dopo aver generosamente offerto la propria disponibilità e collaborazione a Barnard, si sono poi visti offendere, criticare ed insultare.

 Nemmeno Mosler, che era il fondatore, vate e guru della MMT propagandata da Barnard si è alla fine salvato dalle ire del nostro:
 “E’ la ventesima volta che becco il mio Maestro di economia/finanza, Warren Mosler della Mosler Economics MMT, a scazzare clamorosamente su alcune cose. Per esempio non sa un cazzo del sistema bancario europeo, e siccome è Amerikano presume che anche le banche delle isole Palu-Palu funzionino come New York, e così quelle di Bruxelles, Roma, San Benedetto del Tronto, Lione. Ma non è così, e gliel’ho detto 10.000 volte (inutilmente) a sto milionario che gioca a tennis 6 ore al giorno, le altre 6 le passa a investire, e le altre 6 a ridere (mai capito di che cazzo rida, mah!)...”
per poi concludere:  “NON ESISTONO I GURU AL 100%, E CHE DOVETE PENSARE SEMPRE CON LA VOSTRA TESTA (DI RICOTTA, VISTI I RISULTATI CHE HO). E QUESTO VALE ANCHE PER CIO' CHE BARNARD VI DICE.”

Ed io concordo in pieno. La lungimirante intelligenza di Gladstone Gender è consistita proprio in questo: sbaragliare e surclassare crudelmente ed impietosamente il povero Donald, con la finalità però ultima e nobile di sostituire nella vitale lotta per la nostra sovranità (non solo monetaria), una persona squilibrata e priva di credibiltà, con se stesso: un prof saccente, ma autorevole, intelligente, furbo, ironico, cinico, lingua tagliente, colto e preparatissimo. Insomma il profilo di un uomo politico e di governo e se Alberto Bagnai saprà diventarlo, darà a noi e all’Italia ancora una chance per potercela fare.

Azul

28 commenti:

  1. A far commenti comincio io. C'è un passaggio che mi ha colpito, ed è quando Azul scrive: "Ma alla fin dei conti a combattere il 'Vero Potere' non possiamo mandare qualcuno che... etc. etc.".

    E' quel "mandare" che mi lascia perplesso. Non so voi, ma io non mi sento un "mandante". E' possibile che si sia trattato di un lapsus, ma anche no. Voi che ne penZate?

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  2. Essere "mandante" prevede, a mio avviso, un controllo sul rappresentante. Una eterodirezione che attualmente non esiste a nessun livello e in nessuna realta'. Quindi ritengo tale concetto essenzialmente positivo. Che Il Vate sia attualmente il campione piu' rappresentativo del mondo sovranista e' indubbio. Resta l'amarezza di constatare che questo mondo si struttura su realta' verticistiche ed individualistiche, forse andrebbe analizzata questa caratteristica piu' che lo starnazzar di anatre.

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  3. Io vorrei porre l'accento sulla parte finale della frase "Ma alla fin dei conti a combattere il “Vero Potere” non possiamo mandare qualcuno che, per dirla con le parole di Massimo Mazzucco, è “una persona isterica..." messa in relazione col finale del pezzo.

    Come si può solo pensare che uno come Bagnai possa far parte di una squadra e come si può solo pensare che qualsiasi compagine politica, anche la meno accorta, possa accettarlo in squadra per me è un mistero.

    Proprio come si sarà meritato, verrà scaricato immediatamente dopo la sua ultima saccente lezioncina e probabilmente da una forza politica che ci farà uscire dall'euro senza sradicare il liberismo ora imperante, facendoci toccare il fondo (parlo del popolo, parlo di lavoratori e famiglie, non parlo di capitalisti e dirigenti, ovviamente).

    ArticoloUno

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    1. Emiliano Brancaccio che avrebbe "generosamente offerto la propria disponibilità a Barnard"? Caro Fraioli, io ti leggo e ti stimo ma questa volta hai preso un abbaglio.

      A me risulta una cosa diversa. Che quando Barnard lanciò la "sfida MMT" a tutti gli economisti eterodossi, Bagnai e tanti altri se la fecero addosso, mentre Brancaccio fu l'unico a raccogliere il guanto e ad accettare di confrontarsi.

      Chi conosce Emiliano non si meraviglia di questa scelta. Forse è l'economista critico con il pedigree accademico e divulgativo più autorevole di tutti, ma è anche il tipo che quando sente la parola "sfida" non si tira indietro. Mai.

      La cosa divertente è che di quella famigerata "sfida MMT" Barnard non fece più nulla. La cosa non ci ha sorpresi. Barnard è pazzo ma non è fesso: sapeva che avrebbe avuto vita facile a strapazzare tipi come Bagnai, che quando lascia la tastiera e si confronta dal vivo fa veramente cagare. Ma con Brancaccio le cose sarebbero andate diversamente. Il Branka parla poco ma va in giro "armato", e nel corpo a corpo in diretta ha sempre sotterrato tutti. Bagnai e altri ne sanno qualcosa.

      Roberto

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    2. L'articolo pubblicato non è mio, ma di un certo Azul. Appena possibile parteciperò al dibattito (adesso sono in cantiere), ma posso anticiparti che la mia stima per Brancaccio è piena.

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    3. Ah, ok, scusa, non avevo capito chi fosse l'autore di questo post. Comunque io non critico l'articolo. Facevo solo notare che Brancaccio non ha mai "collaborato" con Barnard né con altri. A differenza di altri, Emiliano sa bene cosa sia la lotta politica e giustamente ci ripete sempre che la sfida di questo tempo richiederebbe la costruzione di un "soggetto collettivo", senza ridicoli protagonismi individuali. Il motivo per cui finora ha evitato di mischiarsi ad altri è che per adesso tra i "critici del sistema" vede solo infantilismo, approssimazione e a volte vere e proprie patologie psichiatriche. Lui li chiama "residui di individualismo piccolo-borghese". Secondo me è anche troppo gentile nella sua descrizione. Comunque sono sicuro che se un giorno si formerà qualcosa di serio e con una buona massa critica, lui metterà la sua grande esperienza al servizio della causa, con discrezione e generosità.

      Saluti a Fraioli e a tutti
      Roberto

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  4. Posso dire una cosa, anzi, tre, da non economista sulla MMT?
    1)è americana
    2)è "modern"
    3)e qualcuno di loro dice "flottare"

    Non può essere buona. Almeno per noi italiani.
    Sorvolo sulla "sfida", perché se il Branca, o Cesaratto o Bagnai o chiunque altro l'avessero persa, allora la MMT sarebbe perfetta.

    Io me ne sto alla larga.
    Senza offesa, ovviamente.

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  5. Azul chiude scrivendo : insomma il profilo di un uomo politico e di governo e se Albero Bagnai saprà diventarlo.....ecco il punto : saprà diventarlo quando inizierà a spiegarci la sua terapia per questa crisi e non solo la sua diagnosi , si perchè dopo 4/5 anni sul suo BLOG sta ancora illustrando e difendendo la sua diagnosi : crisi da debito privato causata dall'EURO ,cioè da un cambio fisso tra aree economiche non ottimali .Ma anche i suoi followers sostengono che anche Bagnai sa che la svalutazione da sola non riuscirà a raddrizzare l'economia italiana , e allora se vuole diventare uomo politico e di governo ce lo spieghi cosa bisogna fare oltre la svalutazione del cambio , dopo essere usciti dall' EURO e dall'UE .

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  6. Il problema di alcuni che si mettono a predicare in campi specialistici estranei alla loro formazione culturale e/o professionale è essenzialmente l'incapacità di elaborare il pensiero in modo autonomo, mancando ad essi gli strumenti cognitivi e intrepretativi indispensabili per poter camminare con le loro gambe. Quando Barnard parla di macroeconomia, viaggia su un binario costruito da altri; se lo si porta fuori dal seminato va letteralmente in tilt. Personalmente, di sti predicatori isterici non so cosa farmene e dubito fortemente che il "Gran Simpaticone" pesco-teatino abbia avuto paura di confrontarsi con lui.

    Riguardo a Brancaccio, non mi sembra il caso di farne un "santino" (se è come appare nei video che circolano in rete, anche lui è una "prima donna" e come tale si comporta e predica).

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    1. Se confondi Emiliano Brancaccio con una ridicola macchietta come Bagnai o con un autolesionista come Barnard, sei davvero in condizioni disperate. Farai bene a leggere e ascoltare Brancaccio con più attenzione: è un po' più complesso degli altri, ti ci vorrà tempo per capirci qualcosa.

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  7. A mio avviso il punto della discussione non è chi abbia ragione, sul piano della teoria economica, tra Bagnai e Barnard, per la semplice ragione che si tratta di due personaggi che devono essere misurati con metriche diverse, come per altro sostiene anche Azul: l'uno sul piano della divulgazione economica, l'altro su quello della narrazione. Certo, i bagnaiani possono sostenere che la MMT è sbagliata, o non è adatta alla situazione di un paese come l'Italia, ma da qui a sostenere che Barnard sia un fascista, come scrive Bagnai, ce ne corre. Resta il fatto che i due non si prendono, e che hanno portato la disistima reciproca a livelli eccessivi. Cerco di spiegare perché ciò sia avvenuto, almeno per come la vedo io.

    La popolarità è una blanda forma di potere, sufficiente però a destabilizzare le personalità narcisistiche. Bagnai e Barnard, per altro, non sono gli unici che sono rimasti colpiti da questo veleno dell'anima, essendo ciò accaduto anche ad altri "personaggetti", dei quali si parla meno perché di caratura minore. Non faccio e non farò mai nomi, nemmeno sotto tortura. Anzi no... se mi dicono "forse ti torturiamo, io parlo".

    I due sono entrati in competizione per la semplice e banale ragione di condividere il campo da gioco. Entrambi soffrivano di gravi frustrazioni: Bagnai per il fatto di sentirsi emarginato nell'accademia, pur essendo consapevole delle sue qualità e del fatto che molti suoi colleghi, che avevano ottenuto maggiori riconoscimenti, mentivano sapendo di mentire; Barnard perché scacciato dalla televisione per la sua coerenza. Ciò nonostante il rapporto tra i due avrebbe dovuto, e potuto, restare su binari di maggiore civiltà. Se ciò non è avvenuto la colpa è stata, in un primo momento, tutta di Bagnai, che non solo ha rifiutato ogni dialogo, ma neanche ha tenuto fede all'impegno pubblicamente preso (il famoso "non ora"), abbandonandosi agli insulti più fantasiosi tra il tripudio del suo followerame più ingenuo. In particolare durante la fase in cui la "narrazione" di Barnard sembrava raccogliere un consenso superiore al suo.

    E' vero, tuttavia, che Bagnai ha stravinto il confronto con Barnard, e non solo per alcune grosse pecche della mmt (IMHO), ma soprattutto perché è più strutturato psicologicamente. Lo dimostra il fatto che, mentre Bagnai è riuscito a contenere la sua violenza, seppure con qualche derapata occasionale, altrettanto non è riuscito a Barnard, che anzi ha finito per rivolgerla contro sé stesso.

    [Continua]

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    1. Tuttavia la vicenda Bagnai-Barnard, insieme con altre minori, ha portato alla luce un problema ben più profondo: il bisogno della stragrande maggioranza della minoranza di quanti si sono occupati, in questi anni, di euro e UE, di avere dei capi carismatici. Più che di "bisogno" si dovrebbe parlare di "necessità", e questo è un fatto assai grave. Decenni di disimpegno politico, di malainformazione, di bombardamento mediatico, di balle spaziali profuse a piene mani anche dall'accademia, hanno lasciato il segno. Vorrei precisare che non sto parlando della massa degli elettori, ma di quella minoranza che ha ricominciato ad attivarsi dalla metà del primo decennio del secolo, dunque alcune migliaia di persone che sono improvvisamente tornate alla discussione pubblica anche grazie alle nuove tecnologie. Ebbene, la gran parte di costoro, tra cui lo scrivente, pur animate da buone intenzioni ha sperimentato lo sconcerto di aver creduto a una descrizione della realtà politica, economica e sociale totalmente falsificata. Da ciò è derivato un senso profondo di insicurezza nelle proprie capacità, che li ha indotti a dubitare di sé stessi e a cercare leader di riferimento.

      Di ciò hanno tratto giovamento i pochi che avevano conservato la capacità di leggere con spirito più critico la realtà, ed erano in possesso delle competenze professionale specifiche più indispensabili. E' così che gli economisti sono diventati delle star. Purtroppo questi sono una razza particolare di "scienziati": cultori di una "scienza molle" che si presta ottimamente alla polemica più graffiante perché non può essere oggettiva come le "scienze dure" (ammesso che queste lo siano ancora, giunte ai confini delle possibilità del metodo galileiano, ma questa è un'altra storia), e nemmeno versatile, creativa, fantasiosa, narrativa come è invece la politica.

      La politica è anch'essa, per certi versi, una "scienza", ma è anche sangue e merda, cioè uno strano inviluppo di passioni e biechi interessi, personali e di gruppo. Soprattutto, in politica non vince chi ha ragione, ma chi riesce ad essere più forte, cioè a coinvolgere e mobilitare il più grande numero di soggetti individuali e di gruppo, come pure grandi personalità della cultura, costruendo il soggetto collettivo cui fa spesso riferimento Brancaccio. Un'operazione, questa, per la quale sia Bagnai che Barnard non sembrano portati, il primo per il suo élitismo sprezzante, il secondo per la sua conclamata instabilità, che implica inaffidabilità.

      [Continua]

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    2. Giunti a questo punto, quello che serve è un momento di riflessione da parte di tutti. Non solo Bagnai e Barnard, ma anche i capi e capetti che hanno costruito, o tentato di costruire, in questi anni, gruppi e associazioni di natura politica. Non tutti sono malati di narcisismo, sia ciò ben chiaro, almeno non ai livelli di B&B, ma è evidente che qualcosa deve cambiare nei rapporti reciproci, pena l'essere completamente sommersi dall'ondata di partecipazione politica che si formerebbe non appena le previsioni sulla crisi dell'euro e dell'UE diventassero realtà per milioni di elettori. Una crisi del sistema bancario italiano, con milioni di risparmiatori colpiti nella carne viva, è la prossima occasione (ultima?) da non mancare, dopo quella offerta dal governo Monti, andata in gran parte sprecata a causa delle devastanti dinamiche innescate dai narcisismi incontrollati, sui quali ha per altro intelligentemente fatto leva il "sistema" per frammentare il fronte sovranista.

      Quello che serve, a mio avviso, è uno scatto di dignità da parte di tutti, e sottolineo tutti, quelli che hanno sostenuto i leader più in vista (spesso militando con passione e tenacia) nel riacquistare la propria indipendenza di giudizio, al fine di imporre, a muso duro questa volta, la necessità di definire un perimetro di convinzioni e soluzioni comuni, entro il quale non solo non siano ammesse polemiche distruttive, ma anzi si debba obbligatoriamente collaborare. E' una fase, questa, assolutamente indispensabile.

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  8. Penso che personaggi del genere abbiano ormai esaurito il loro compito divulgativo e che sia per essi giunto il momento di farsi da parte o, più realisticamente, di essere messi da parte. L'elitista, ad esempio, si è malinconicamente ridotto a praticare lo sterile onanismo ("quello che sta accadendo oggi IO lo avevo previsto ancora nel 2011"). Ha tentato di trascinare parte del ceto politico professionale dalla sua parte, con nessun risultato. E con ciò possiamo tranquillamente concludere che ha fallito la propria "mission" pubblicaa (l'unica che ci interessa) di indurre ex cathedra un cambiamento di rotta politica nel paese. Del resto, si è capito che il numero dei suoi (politicamente inutili e quantitativamente irrilevanti) fans è ormai quello e quello resterà, se addirittura non calerà.

    Personaggi come questi hanno ormai sparato tutte le cartucce in termini di possibilità di favorire il cambiamento, con esiti deludenti sul piano politico (che è il piano che a noi interessa) e con indubbi successi sotto il profilo dell'accrescimento del prestigio e della fama personali (che è il profilo che interessa a loro).

    Non smetteremo mai di ringraziarli per quanto hanno fatto, ma bisogna voltare pagina.



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    1. Ringraziarli... cum grano salis, determinati personaggi. Per il resto, sottoscrivo.

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  9. Certo che se siamo tutti d'accordo che bunga bunga facciamo? Comunque, come esempio (consapevole) di ingenuità, vi segnalo questo commento di Mauro Gosmin sul blog di 48:

    "Ciao Quarantotto mi scuso in anticipo per la mia inguaribile ingenuità, ma non pensi che l'uscita di Sforza Fogliani a nome delle Banche Popolari possa aprire una finestra temporale, un'opportunità politica fino ad un paio di mesi fa impensabile?
    Se questi volessero difendere l'assetto proprietario attuale e quindi di conseguenza iniziare una battaglia contro le Elites europee, avrebbero già a disposizione, gratis, l'incommensurabile lavoro culturale fatto da Te e da Bagnai, pronto ad essere divulgato alla grande platea (perchè questi i soldi e la visibilità mediatica ce l'hanno). Il vostro preziosissimo lavoro intellettuale/ scientifico, inchioderebbe, crocifiggerebbe alle loro responsabilità tutta la loro spazzatura mediatica/culturale costruita in oltre 30 anni. Sarebbe come la rottura di una diga, che spazzerebbe via tutto, una catarsi liberatrice.
    Da studente discolo, finalmente questa mattina vado a ritirare il tuo libro in libreria. Un grande abbraccio per un Battagliero 2016 a te e a tutto il Blog.
    "

    La mia osservazione al commento di Mauro Gosmin è contenuta nel post "Democrazia: le condizioni necessarie ma non sufficienti", di cui riporto un passaggio:

    "Se i margravi della marca italiana, per capirci le grandi banche e i gruppi industriali maggiori completamente internazionalizzati, possono comunque trarre vantaggio da ciò, lo stesso potrebbe non valere per i 'vassalli minori'. Il dubbio comincia ad insinuarsi, ma il problema è che le modifiche alla Costituzione, unitamente a quelle elettorali e all'accettazione del principio di subalternità della Costituzione ai trattati europei, hanno seriamente intaccato il principale baluardo difensivo, aprendo un varco al nemico. Niente cui non si possa rimediare suonando le nostre campane, ovvero chiamando a raccolta, per continuare in chiave metaforica, i 'servi della gleba', ma il punto è che i vassalli minori sono oggi posti di fronte alla scelta tra la subordinazione al nuovo assetto europeo e l'alleanza con i ceti popolari, proprio quelli ai quali hanno sottratto reddito e diritti, credendo che ciò fosse nel loro interesse, fino al punto di creare una distorsione nel funzionamento sostanziale della democrazia."

    Insmma la scelta è tra essere spettatori, sia pur consapevoli, del disastro, o tentare una resistenza. Personalmente non sono d'accordo con l'ottimo 48, che suggerisce::

    "se realmente ci si propongono come modelli di efficienza paesi che scaricano le difficoltà cicliche sui lavoratori stranieri, o associano le virtù tecnocratiche alla più elevata maldistribuzione del reddito; allora non resta che una soluzione alla Guicciardini.
    Intesa però, correttamente, non come egoistico rifugio nell’interesse individuale; bensì 'come disperata dedizione al proprio dovere personale, familiare, professionale, quando non ci sia possibilità di azione e impegno civile'.
    (Winston Smith)
    ".

    La "possibilità di azione e impegno civile" esiste ancora, e dobbiamo approfittarne ora. Dopo sarà troppo tardi.

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    1. Dà da pensare il fatto che quella che riporti è una citazione di Federico Caffè, anno di grazia 1978... quante possibilità di azione e impegno civile sono andate perse da allora?

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    2. Sì, dà molto da pensare. Però ti chiedo: come può una generazione, che ha dilapidato un patrimonio di democrazia e benessere ereditati dai padri, avviarsi alla tomba senza un sussulto di dignità?

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    3. Beh, io per una cena - rigorosamente galante - ci sto sempre! Eventualmente all'Ippopotamo... In caso, porterei meco una buona bottiglia di Prunella Ballor.
      Ma per tornare un istante al bunga bunga, ed a questioni ben più cruciali, che mordono nella carne viva, come suolsi dire... un dubbio ancora m'attanaglia, tormentandomi sotto le coltri. Chiedo dunque a voi, che siete uomini di mondo: ma che dite, quella incontenibile Nicole Minetti lì, procacciava soltanto, in nome e per conto del Cavaliere del lavoro (minorile)? O faceva a sua volta mercimonio delle proprie grazie - naturali ed acquisite? In quest'ultimo caso, quale il ruolo del Cavaliere di cui sopra? Protagonista o spettatore? Io, fossi stato al suo posto di utilizzatore finale, avrei optato per entrambi i ruoli.
      E scusate la pedanteria, ma la faccenda mi stava a cuore. Con i migliori auguri di una buona fine; e magari pure di un buon inizio!

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    4. Tu mi stuzzichi, messer Vichi. E allora, visto che si parla di bunga bunga, consentimi di mettere da parte il contegno di quasi sessantenne per ricordare i miei trascorsi di giovinotto di primo pelo, quando il fato benigno mi regalò un periodo (ahimè breve) durante il quale il giovanile vigore (l'offerta) e l'impudicizia femminile (la domanda) si incontrarono, e come per miracolo si realizzò quel famoso equilibrio che cotanto occupa le menti degli economisti.

      Da allora ciò non è più avvenuto: la domanda langue, e anche l'offerta (legge di Kaldor Verdoorn?) non se la passa troppo bene.

      Si può dunque mai pensare che abbia potuto condividere l'indignazione piddiota per le trombate del cavaliere? Ah, averla oggi una Minetti che allieti i miei solitari pomeriggi, passati in questo studiolo dal quale ti rispondo!Temo che avresti dovuto attendere un bel po'...

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    5. Ah ah ah!!!... Allora, eccellentissimo Fiorenzo, per l'anno entrante ti auguro di cuore d'aver sovente di meglio da fare, lasciando così ad aspettare tutti noi, tuoi fedeli lettori! E ti dirò... proprio in virtù dei tuoi invidiabili trascorsi gggiovanili cui accennavi tempo fa, a proposito del duo Boschi-Madia, temevo che sull'igienista dentale (nonché mentale, se potessi a mia volta beneficiarne...) Minetti mi avresti storto il naso... Invece no. Quando uno è buongustaio, apprezza il petto tanto quanto la coscia, nevvero? Perdonami se ho dubitato! E perdona l'ingombro che mi consento qui di seguito, ma vorrei congedarmi coi versi di uno che a tratti, quando parla di ciò che conosce, non mi dispiace affatto. (Un po' come quel bipolare Alberto da Pescara...)


      La vidi quando ero nella corsia di sinistra
      andando ad est sul Sunset.
      Sedeva con le gambe accavallate
      leggendo un tascabile.
      Era italiana o indiana o greca
      ed io ero fermo al semaforo rosso
      quando all'improvviso un colpo di vento
      le sollevò la gonna.
      Le ero proprio davanti
      e guardavo,
      e non ho mai visto gambe
      così perfette ed immacolate.
      Sono essenzialmente timido
      ma guardai fisso e così rimasi
      finchè il tipo nella macchina dietro di me
      non cominciò a suonare.

      Non mi era mai successa
      una cosa simile, prima.
      Guidai intorno all'isolato
      e mi fermai nel parcheggio del supermercato
      proprio davanti a lei.
      Nella mia ombra scura
      ho continuato a fissare
      come uno scolaretto
      alla sua prima erezione.

      Memorizzai le sue scarpe
      il suo vestito le sue scarpe il suo viso.

      Arrivarono altre macchine e mi bloccarono la vista.
      Poi la vidi ancora.
      Il vento le alzava la gonna lungo le cosce
      ed io cominciai a menarmelo.
      Venni giusto prima del suo autobus.
      Annusai il mio sperma,
      lo sentivo bagnato contro le mutande e i calzoni.

      Era un orrendo autobus bianco
      e se la portò via.

      Uscii dal parcheggio pensando,
      sono un sgorbio guardone ma perlomeno non mi espongo.

      Io sono uno sgorbio guardone
      ma loro perchè lo fanno?
      Perchè hanno quell'aspetto?
      Perchè lasciano che il vento faccia così?

      Tornato a casa mi sono svestito e ho fatto il bagno.
      Sono uscito
      mi sono asciugato
      ho acceso il telegiornale
      ho spento
      e
      ho scritto questa poesia.


      (Charles Bukowski)

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  10. Visto che è aperto agli anonimi in via eccezionale dico la mia: con tutto il rispetto per l'autore, questo articolo è inutile, e non dice nulla di nuovo che già non sapessimo.

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    1. Ciao Petyr, ben ritrovato e buon anno. Concordo, l'articolo non dice niente di nuovo, né credo ci sia molto da aggiungere, fatta salva la notazione che, ultimamente, i toni polemici si stanno un po' spegnendo, e questo è un bene. Ce ne vorrà di tempo, però, per suturare le ferite provocate da Donald, Gastone e altri, che pure hanno dato ognuno il proprio contributo (più o meno valido, ma questo è un altro discorso, da affrontare comunque con spirito dialogico).

      Il mio augurio è che il 2016 sia un anno di riappacificazioni, sempre più urgenti con l'approssimarsi di nuovi attacchi politici ed economici alla comunità nazionale.

      Consentimi di riprendere un commento pubblicato sul blog di Gastone, nel quale è riportato un breve stralcio del discorso di Giacomo Matteotti alla Camera.

      «(...) Se invece la libertà è data, ci possono essere errori, eccessi momentanei, ma il popolo italiano, come ogni altro, ha dimostrato di saperseli correggere da sé medesimo. Noi deploriamo invece che si voglia dimostrare che solo il nostro popolo nel mondo non sa reggersi da sé e deve essere governato con la forza. Ma il nostro popolo stava risollevandosi ed educandosi, anche con l’opera nostra. Voi volete ricacciarci indietro. Noi difendiamo la libera sovranità del popolo italiano»
      Giacomo Matteotti, 30 Maggio 1924

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    2. Concordo pienamente.
      Buon Anno anche a te :-)

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  11. Ha ragione Simone Boemio. Si discute di due personalità, per dirla con un eufemismo, molto particolari e del tutto inabili alla politica. Li ringraziamo di cuore per l'opera di divulgazione che hanno svolto, preziosissima per ragioni diverse, ma non esiste la benché minima possibilità che possano avere un ruolo di rilievo sul fronte politico e organizzativo. Un medico potrebbe dirlo meglio di me, ma il concetto è quello. Bisogna, organizzativamente e politicamente, fare senza di loro, anzi tenerli a distanza e centellinarne la presenza persino nei più divulgativi e meno politici dei convegni. Sempre che esista la possibilità di creare una realtà sovranista, cosa di cui dubito fortemente, essa dovrà prescindere da questi due signori.

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  12. Ciao Francesco Colonna e buon anno anche a te. Che dirti? Io penso due cose:

    1) nella battaglia politica le simpatie personali non contano una beneamata fava
    2) sono inaccettabili sia le le esclusioni pregiudiziali che le auto-candidature a leader.

    Che Bagnai si sia reso antipatico a molti è un fatto, come pure che abbia stabilito esclusioni pregiudiziali. Sull'auto-candidatura a leader lui ovviamente nega, ma ognuno è libero di vedere le cose a modo suo, ed io personalmente penso che si sia auto-candidato, eccome!

    Ciò detto e premesso, se in battaglia uno che ti sta sui cabasisi si batte su un lato dello schieramento, e tu su un altro, che te frega? L'importante è che abbia capito, una volta e per sempre, due cose:

    a) non si flirta con il nemico senza far sapere nulla a nessuno, e anzi continuando a fare il "compagnuccio" (vedasi manifesto di solidarietà europea)

    b) merita rispetto anche chi serve la Patria facendo la guardia a un bidone di benzina vuoto (della serie "quattro gatti" et similia)

    Se le condizioni a&b saranno soddisfatte, bene, altrimenti è vero questo...

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  13. Francesco Colonna dice secondo me cose sensate, che cioè sia Bagnai che Barnard, pure se benemeriti per svariati motivi che tutti sappiamo e soprattutto per il loro ruolo pioneristico ed anche quali insegnanti per tutti noi, non sembrano possedere quelle doti che sono richieste a un leader politico (ma forse neanche quelle richieste a un politico in generale).
    Tuttavia, non è che se questi due personaggi si autoescludessero, i nostri problemi sarebbero risolti. In effetti, l'ostacolo reale non sta in singoli individui, ma nella evidente enorme difficoltà di un'intera generazione a sapere partecipare con spirito critico ad un'impresa politica collettiva. Apparentemente, l'unico modo di aggregare gente non è attorno ad un progetto, ma soltanto attorno a una personalità particolarmente brillante, e preferibilmente arrogante.
    Insomma, a togliere tutto ciò che non ci garba dal fronte sovranista, si fa presto, ma alla fine cosa rimane? Il punto quindi non sta nel predisporre filtri, ma nel predisporre aspiratori, qualcosa insomma che possa attrarre, non però attorno ad una persona, ma attorno ad un progetto collettivo.
    La mia opinione è che questa apparente impossibilità a compiti di questo tipo, siano strettamente correlati alla mentalità dominante. Seguire un leader o seguire un'idea è ciò che fa la differenza, ma che nello stesso tempo deriva da una differenza, della visione generale della realtà che i soggetti potenzialmente implicati hanno nella loro testa.
    In attesa che il pensiero liberale entri in crisi, alleanze anche precarie ed appiccicaticcie possono essere praticate, e potrebbero perfino essere sufficienti per uscire dall'euro, vista l'evoluzione suicida dei gruppi dirigenti europei.
    La mia preoccupazione riguarda il giorno dopo l'uscita, visto che che tra i no-euro su questa fase non v'è stato alcun dibattito reale e meno che mai alcun accordo neanche di principio, col risultato che i piddini più svelti si metteranno a guidare, a modo loro naturalmente, ciò che fino al giorno prima avevano avversato.

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    1. Esatto: c'è aggregazione solo intorno a figure in qualche modo carismatiche e che promettono "rottura". È iniziata con Berlusconi, prosegue con Grillo e in una certa misura con Renzi.
      Sembrano tutti pendere dalle labbra di uno (una mai, finora) che in qualche modo "la faccia pagare" di volta in volta ai comunisti, alla casta, ai "vecchi".

      Il limite vero è che esaurita la parte "di rottura" si scopre che le cose non sono mai facili come quando contavano solo gli slogan e le provocazioni.
      Se poi si tratta di gestire passaggi delicatissimi come eventuale uscita dall'€ questi conducator mostrano tutta la loro fragilità: in fondo hanno sempre promesso di far pagare il conto a dei fantomatici "altri" (che NON sono quelli che li votano/sostengono) per cui alla prima prova il loro consenso tenderà ad evaporare per condensarsi immediatamente intorno al prossimo rottamatore...

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