domenica 13 dicembre 2015

P101

"Programma 101" è il nome del primo personal computer al mondo, costruito dall'Olivetti all'inizio degli anni sessanta quando l'Italia, uscita sconfitta e distrutta dalla seconda guerra mondiale, era in pieno boom economico. Da oggi è anche il nome adottato dal processo costituente che condurrà alla nascita di una nuova formazione politica sovranista promossa dai c.d. "marxisti dell'Illinois", alias Ora Costituente, e da alcuni esponenti del Partito Umanista, rinforzati dal contributo di cittadini provenienti da altre esperienze o semplici blogger come il vostro umile reporter.

Il nome, così come deliberato dal comitato promotore, sarà corredato dalla dicitura "Movimento di liberazione popolare".

La scelta del nome P101 riflette la volontà di comunicare un'idea di paese che pone al centro l'inestimabile valore costituito dal genio e dalla laboriosità delle genti italiche, qualità che necessitano, per esprimere il loro potenziale, di essere guidate da una classe dirigente nazionale che sia espressione del mondo del lavoro, in tutte le sue forme e articolazioni.

L'espressione "classe dirigente nazionale" non deve essere intesa in senso etnico, ma sottolinea il fatto che il governo deve essere nella mani di chi, in questo paese, vive e fornisce il suo contributo al benessere collettivo, dunque nel significato di indipendenza da istanze sovranazionali. L'Italia, paese ricco di talenti e capacità, da millenni al centro della storia del mondo, è oggi spremuta dalla finanza globale, e impossibilitata a reagire alla razzia da trattati internazionali ratificati da una classe politica che non si è mostrata capace di comprenderne le drammatiche conseguenze in termini di asservimento, quando non è stata addirittura complice consapevole di tali scelte. L'attuale classe dirigente deve dunque essere sostituita dal popolo italiano, chiamato ad assumersi la responsabilità delle sue scelte così come sancito dalla nostra Carta Costituzionale.

L'impresa non è facile, ma l'alternativa è il nostro ulteriore asservimento, e dei nostri figli, all'insaziabile voracità e voglia di dominio della classe capitalistica globale, anche attraverso la subalternità alle scelte di altri paesi che, per le ragioni più diverse, continueranno ad esserle sottomessi. La riuscita di questo compito immane obbliga tutte le forze sociali, produttive e culturali, che pongono la libertà e l'indipendenza nazionale al vertice della scala dei valori, ad agire di conserva con spirito fraterno, non già negando le contraddizioni di classe esistenti, ma accogliendo l'idea che queste, per poter essere espresse nel confronto democratico regolato dalla Costituzione, devono essere subordinate alla lotta per la riconquista della libertà e dell'indipendenza.

Adriano Olivetti
Ecco dunque che la scelta del nome, P101, richiamandosi a una vicenda esemplare di risoluzione armoniosa e progressiva del conflitto di classe, indica la via da seguire. Adriano Olivetti, l'"imprenditore rosso" come era chiamato, seppe comprendere che il ruolo sociale della fabbrica non solo non è un ostacolo al giusto profitto del lavoro dell'imprenditore, ma ne è l'alimento che riesce a mobilitare le forze dell'ingegno altrimenti dormienti nel mondo del lavoro. Una scelta difficile e coraggiosa perché implica, da parte degli imprenditori, la rinuncia alla costituzione di posizioni di rendita che ne garantiscano la posizione di privilegio svincolandola dall'utilità sociale del proprio lavoro, e proprio per questa ragione invisa ai settori più retrivi della sua stessa classe sociale che, infatti, gli mosse guerra, anche con il supporto di interessi esteri spiazzati, e lasciati indietro, dagli straordinari successi ben presto ottenuti.

Perotto (seduto a sinistra), con il team della P101
(eccetto Giuliano Gaiti):
Giovanni De Sandre (a dx), Gastone Garziera (dietro, a sx),
Giancarlo Toppi (dietro, a dx)
Validissimo collaboratore di Adriano Olivetti fu l'ingegnere Pier Giorgio Perotto, un figlio della piccola borghesia di provincia, assunto giovanissimo da Adriano. Quella stessa piccola borghesia che vede nello studio, e dunque in un processo di continuo miglioramento, la chiave di volta della propria riproduzione sociale. Oggi i figli di questa classe pagano, sulla loro pelle, il prezzo della resa dei padri al canto delle sirene dell'eurismo, del liberismo e del globalismo, ma conservano intatta, sol che lo vogliano, la capacità di mobilitarsi per arrestare la loro marginalizzazione. Ad essi deve essere spiegato che il loro alleato naturale non è il capitale finanziario, bensì il popolo lavoratore, e che solo da questa alleanza potrà sprigionarsi la forza necessaria per un cambiamento favorevole ai loro interessi di classe.

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