"Silvio, rimembri ancora quel tempo della tua vita mortale, quando beltà splendea negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi, e tu, lieto e pensoso, il limitare di gioventù salivi?"
Ho tratto questa foto di Silvio dal sito Dagospia. L'articolo non l'ho nemmeno letto (vado su quel sito solo per guardare un po' di topa alla moda). Mi ha colpito. Guardate gli occhi di Silvio: cosa vedete? Io ci vedo una tristezza infinita.
Non una tristezza "politica", ma esistenziale. Silvio è uno di noi, sconfitto dalle troje con cui ha creduto di sostituire il vero amore. Che non esiste, il vero amore dico, e lo sappiamo tutti, ma Lui, a differenza di tutti noi, ha avuto tutto, eppure il vero amore gli è sfuggito. Lo si vede dagli occhi, che non mentono.
Guardiamoli:
Si lascia baciare da una figa di plastica, ma si capisce bene che non gli frega un cazzo. Emana, da questa foto, una verità profonda: se sei ricco e potente puoi avere tutte le troje che vuoi, ma il vero amore no.
Silvio è uno di noi. Un uomo sconfitto, ma non da Napolitano, da Scalfari, da Draghi, da Monti o da Cacciari, e nemmeno dalle femmine. No, Silvio è un uomo sconfitto perché non è stato amato da Lei.
Ma Lei chi? Se Lei lo avesse amato gli sarebbe bastato? Io dico di no. Per questo Silvio, questo gran bastardo, è uno di noi. Per questo, e solo per questo, mi sta simpatico.
E non rompete i cabasisi: non c'è niente di politico in questo.
UN UOMO SOLO
RispondiEliminaIl Paese in cui vivevo
in quel tempo
si trascinava verso un tramonto
di cui non si scorgeva,
non si poteva che intuire
la necessaria fine.
C'era un uomo solo
al comando di quel Paese.
Era il suo capo nominale,
come l'uomo che più fedelmente
aveva rappresentato
quel Paese sì lentamente tramontato.
Un uomo che sapeva contemplare il crepuscolo
senza apparente timore, solo esibita soddisfazione
- forte dello strumento noto ai più, concesso ai meno.
Canalizzando le affannate emozioni
della propria ineluttabile
consunzione strutturale
verso il pene, la testa, il cuore.
Svuotando ogni centro di dolore,
smarrimento, nostalgia,
d'ogni goccia di sangue,
d'ogni dolente, inutile pulsare;
per deviare ogni risorsa
nei centri più efficienti di produzione:
il potere, il coito, l'immaginazione.
Egli non godeva
della redditizia aura reverenziale
che quell'icona ambigua quanto provinciale,
il longevo estetismo dannunziano,
aveva saputo clandestinamente importare.
I tempi erano cambiati,
l'esternazione del malumore
non aveva mai conosciuto
più scomposte varietà d'espressione
o più fanatica e funzionale
tutela istituzionale:
l'espressione - facile intuirlo
da tutte quelle vacue, chiassose esternazioni -
di nulla più che una rancorosa, velleitaria confusione.
Dunque molti odiavano quell'uomo
per pura mancanza di alternativa.
Lo odiavano per noia, solitudine,
pallido desiderio di aggregazione;
residua consolazione
dopo il sesso senza amore.
Lo odiavano perché li costringeva a ricordare,
con quel suo gusto per l'esibizione
vagamente patologico,
ciò che loro avrebbero voluto essere, afferrare,
ma gli era sfuggito, lasciandoli a guardare.
Lo odiavano come si odiano tutti i vecchi,
nel culto della modernità,
aggiungendovi livore verso l'eletta condizione
di chi forgia la regola per gli altri,
tenendo per sé l'eccezione.
E storicamente incapaci di sviluppare
una qualche confidenza
con quella primaria regola
che preclude ai troppi
le sue tre uniche larghe vie
senza frustrante, assurdo ritorno,
alcuni tra questi nessuni
profusero le proprie miserie intellettuali
in demagogiche, altre topografie esistenziali.
Ma troppo debole
fu la loro immaginazione
per ricavarne vitale profitto,
o salvifica gratificazione.
P.S.
RispondiEliminaCaro Fiorenzo, spero perdonerai la prolissità, nonché le licenze 'strutturali', di questo mio commento. A suo tempo, Illo mi purgò, 'stalinianamente', per molto meno. Ma che vuoi, come tu m'insegni... "alle volte è dentro di noi qualcosa / (che tu sai bene, perché è la poesia) / qualcosa di buio in cui si fa luminosa / la vita: un pianto interno, una nostalgia / gonfia di asciutte, pure lacrime." Grazie per questo spazio, e per i vuoti che riempie. Un saluto!