giovedì 22 marzo 2018

L'economicismo è la malattia infantile del sovranismo

Fabio Campedelli ha commentato così il mio post "Tutto il resto è noia":

«Resta sempre il fatto che quando compri all'estero (materie prime ad esempio) compri sempre in valuta estera. Allora gli USA non dovrebbero aver alcun problema, visto che la loro valuta è quella di riferimento

Questo commento, in un post che criticava l'approccio economicistico al problema dell'uscita dall'euro, per sottolineare, invece, che il problema è soprattutto - se non esclusivamente - politico (e purtroppo anche militare), mi ha sorpreso. Non me ne voglia l'amico Fabio, ma devo ricordargli che un paese come il nostro, in surplus primario, in attivo di bilancia dei pagamenti e con un patrimonio di ricchezza privata tra i più grandi del mondo, in caso di uscita dall'euro non dovrebbe confrontarsi con le conseguenze di una fragilità economica e finanziaria strutturali, bensì con le reazioni politiche e militari di chi, da ciò, verrà danneggiato.

A dimostrazione di ciò, segnalo un articolo di Difesaonline.it dal titolo "PERFORMANCE-BASED LOGISTICS: LA RIVOLUZIONE LOGISTICA DI BOEING". L'autore, Matteo Acciaccarelli, ci parla della "collaborazione sempre più forte e dinamica tra Boeing e Aeronautica Militare Italiana" rinforzata da un accordo di fornitura di aerei Boeing KC-767 che implica, come commenta «Il presidente di Boeing Italia, Antonio De Palmas... quanto siano importanti i ritorni correlati per l’Italia in questa collaborazione: "Abbiamo quasi 50 persone che lavorano direttamente al programma, di cui 30 legati all’industria nazionale necessari per svolgere una parte di manutenzione.

In sostanza si tratta di questo: l'aeronautica italiana, avendo acquistato un certo numero di esemplari del KC-767, delega la loro manutenzione alla stessa Boeing. Il che significa che l'operatività di questi aerei è nelle mani dei nostri alleati americani.

Nulla da eccepire? Davanti alla constatazione che non abbiamo sovranità militare, che non abbiamo una politica estera, che le nostre decisioni politiche interne sono guidate da Bruxelles, mentre un esercito di fondi speculativi si sta preparando per un nuovo saccheggio, ci dobbiamo ancora preoccupare del fatto che per comprare all'estero serve valuta estera? Ma non è forse vero che abbiamo già una valuta che è una valuta estera?

Il problema è politico, è sempre stato politico. E militare. Abbiamo fatto bene a conoscere alcuni meccanismi economici che sono stati usati come trappola, e bene faremo ad approfondire la conoscenza degli strumenti politici che dovremo usare per uscirne, come pure a entrare nell'ottica che, essendo lo scontro anche militare, saremo costretti a cercare alleanze, ma continuare a investire ogni energia nella ricerca di soluzioni di tecnica economica e finanziaria è solo un modo per sedare l'ansia che ci coglie davanti all'enormità del problema. Che è uno solo, riassumibile in questa domanda:

Siamo un popolo che vuole governarsi da solo?

3 commenti:

  1. Buone osservazioni. Finalmente qualcuno accenna alla vera dimensione (quella politico-militare) del problema, oscurata dalla falsa coscienza economicista dell’epoca, dall’autostilizzazione dell’occidente talassocratico a comunità di nazioni pacifiche nonché dall’antipatia sinistrorsa verso le questioni geopolitiche e militari (che rischiano di schiudere a occhi ottenebrati il fondamento polemologico dei rapporti umani).

    Sia detto di sfuggita, la possibilità di essere un popolo che si autogoverna l’Italia se l’è giocata colla seconda guerra mondiale (se lo ricordi la prossima volta che tira fuori la mitologia resistenzial-liberatoria) e oggi si tratta se mai di decidere attorno a quali costellazioni di potere a noi esterne vogliamo gravitare. Questione serissima, da discutere secondo criteri di Weltanschauung e di Realpolitik, tenendo presente

    1) che siamo un Paese occupato ( https://goo.gl/ig4zpn );
    2) che ogni stilla di libertà un popolo se la conquista col dolore (proprio e altrui) e
    3) tenendosi miglia lontani da certe fantasie regressive che aleggiano nell’ambiente (stile la lega mediterranea che campeggia nello stupidario di alcuni sovranisti, non c’è bisogno di dirlo costituzionalisti).

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  2. Ci fosse un attachment ti avrei inviato delle stupende foto di KC-767 che atterrano qui all'aeroporto militare di Verona , con lo sfondo delle pre Alpi innevate ,quindi come si fa ad non essere d'accordo con te , caro Fiorenzo ? La mia era una provocazione e , come dici tu , intendevo dire che dietro una moneta c'è un popolo e non una stampante .

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  3. Per me ogni punto di vista è benvenuto, l'importante è non ritenerlo decisivo rispetto allo scenario complessivo.

    Restare umili aiuta a non deprimersi; come formiche che osservano le 4 zampe dell'elefante (Politica, Economia Reale, Economia Cartolarizzata/finanza, Geopolitica/Militaria) senza nessuna tentazione di fare uno sgambetto.

    Applicando la livella esistenziale (Totò) potremmo scoprire che il limite di un "piccolo punto di vista" (rispetto alla complessità) deve riguardare anche le formiche che vivono nelle orecchie (ma si mormora che l'élite potrebbe vivere in ben altro pertugio), come le altre destinate a condividere lo stesso pianeta, Elefantia.

    Quando su Goofy si asfaltò il punto di vista di Barnard in quanto "signoraggista-stampista" ero così assorbito dalla oratoria di Illo che archiviai la MMT come la trovata di un milionario che vendeva conferenze; oggi che Illo ha cambiato zampa, come politico, forse dovrà mediare anche con quelle posizioni.




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