Un bel rompicapo. Se un partito mette l'interesse collettivo al di sopra del proprio rischia, facendo mediazioni e compromessi, di annacquare o tradire la sua visione di cambiamento dell'esistente, ma se non lo fa deve difendere il suo orticello dal clientelismo cercando consenso con gli stessi mezzi degli altri partiti, proteggendo e blandendo i suoi iscritti. Infatti il clientelismo che abbiamo conosciuto con la degenerazione partitocratica, quello che sceglieva un primario, un preside, il direttore del tg1-2-3 o un impiegato al comune, predispone alla corruzione (e quindi ricattabilità, e quindi immobilismo, e quindi...) è l'esatto opposto di quello che la rappresentanza democratica prevede o auspica. Forse i concorsi pubblici fatti con criteri di trasparenza possono essere la soluzione ma c'è da aspettare che le forze sane nell'istituzioni prevalgano sulla massa di "raccomandati senza meriti", o almeno che i "raccomandati con meriti" rompano il vincolo partitocratico.
Ma forse, proprio la Lega conserva una struttura che ricorda i vecchi partiti di cui parli. Su quella struttura si è inserito con successo Salvini mediante l'uso dei moderni strumenti di comunicazione e creazione del consenso, un successo moltiplicantesi geometricamente. Sono gli snodi della storia: anche una piccola organizzazione al momento giusto può esplodere e diventare massa. Pensiamo all'8 settembre 1943 in un Italia fatta di fascisti quando il PSI e soprattutto il PCI, nel giro di due anni si trovano a guidare un impressionante movimento di massa che poi giunge alla storia di cui tu parli nel video. Il partito è necessario: è la macchina attraverso cui le singole debolezze si uniscono e diventano energia che cambia il mondo.
Sì è vero. Peccato che gli elettori della Lega non si domandino "cosa dice il partito" bensì "cosa dice Salvini". E' una differenza di non poco conto. Basta affondare Salvini e... oplà, il partito non c'è più.
Un bel rompicapo.
RispondiEliminaSe un partito mette l'interesse collettivo al di sopra del proprio rischia, facendo mediazioni e compromessi, di annacquare o tradire la sua visione di cambiamento dell'esistente, ma se non lo fa deve difendere il suo orticello dal clientelismo cercando consenso con gli stessi mezzi degli altri partiti, proteggendo e blandendo i suoi iscritti.
Infatti il clientelismo che abbiamo conosciuto con la degenerazione partitocratica, quello che sceglieva un primario, un preside, il direttore del tg1-2-3 o un impiegato al comune, predispone alla corruzione (e quindi ricattabilità, e quindi immobilismo, e quindi...) è l'esatto opposto di quello che la rappresentanza democratica prevede o auspica.
Forse i concorsi pubblici fatti con criteri di trasparenza possono essere la soluzione ma c'è da aspettare che le forze sane nell'istituzioni prevalgano sulla massa di "raccomandati senza meriti", o almeno che i "raccomandati con meriti" rompano il vincolo partitocratico.
Ma forse, proprio la Lega conserva una struttura che ricorda i vecchi partiti di cui parli. Su quella struttura si è inserito con successo Salvini mediante l'uso dei moderni strumenti di comunicazione e creazione del consenso, un successo moltiplicantesi geometricamente. Sono gli snodi della storia: anche una piccola organizzazione al momento giusto può esplodere e diventare massa. Pensiamo all'8 settembre 1943 in un Italia fatta di fascisti quando il PSI e soprattutto il PCI, nel giro di due anni si trovano a guidare un impressionante movimento di massa che poi giunge alla storia di cui tu parli nel video. Il partito è necessario: è la macchina attraverso cui le singole debolezze si uniscono e diventano energia che cambia il mondo.
RispondiEliminaSì è vero. Peccato che gli elettori della Lega non si domandino "cosa dice il partito" bensì "cosa dice Salvini". E' una differenza di non poco conto. Basta affondare Salvini e... oplà, il partito non c'è più.
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