venerdì 6 luglio 2018

Dall'Istituto Bruno Leoni una proposta in salsa gialloverde

I tassapiattisti sono terrapiattisti?

Un articolo di Dario Di Vico (frusinate, da giovine dirigente del Movimento Studentesco, ex-maoista, oggi vicedirettore del Corriere della Sera guidato dal suo conterraneo, ex-comunista, Lucio Fontana) su una proposta di Nicola Rossi (ex-DS ed ex-PD, dell'Istituto Bruno Leoni faro del pensiero liberale italiano).

Flat tax e «minimo vitale». Una proposta per la crescita

La proposta avrebbe l'obiettivo di "Ridurre la pressione fiscale, tutelare i ceti meno abbienti e introdurre una profonda riforma del sistema tributario". Questi i punti caratterizzanti:

«a) una sola aliquota al 25% per tutte le principali imposte a partire dall’Irpef; b) abolizione di tasse «incomprese e incomprensibili» come Irap, Imu e Tasi; c) introduzione di un minimo vitale a favore dei nuclei familiari in difficoltà e differenziato geograficamente; d) ridefinizione del finanziamento di alcuni servizi pubblici che restano gratuiti per la maggior parte dei cittadini e vengono invece pagati dai più abbienti.»

Colpisce l'ultimo punto, che ripetiamo ancora tre volte per maggior comprensione del lettore:

Ridefinizione del finanziamento di alcuni servizi pubblici che restano gratuiti per la maggior parte dei cittadini e vengono invece pagati dai più abbienti.

Ridefinizione del finanziamento di alcuni servizi pubblici che restano gratuiti per la maggior parte dei cittadini e vengono invece pagati dai più abbienti.

Ridefinizione del finanziamento di alcuni servizi pubblici che restano gratuiti per la maggior parte dei cittadini e vengono invece pagati dai più abbienti. 

Pare evidente che si voglia por fine al fatto che questi (alcuni?) servizi pubblici siano ancora gratuiti, onde rimediare al fatto increscioso che siano pagati dai più abbienti. E il pensiero corre subito alla sanità.

Ma niente paura, perché la proposta prevede anche "la nascita del minimo vitale differente per caratteristiche familiari e zone di residenza (in media 500 euro), che dovrebbe sostituire «tutta l’attuale accozzaglia di trattamenti assistenziali»".

Non so a voi, ma a me sembra il programma del governo gialloverde. Detta brutalmente, come si conviene al villan ch'io sono, questi vogliono uscire dall'euro prima che, a pagare il conto di un progetto demenziale e classista come l'euro, siano i ceti abbienti italici (e chi altri? I soldi non li hanno i poracci) ma ovviamente, in cambio, si stanno già preparando a costruire, a furor di popolo (come ai bei tempi accadde con l'euro) un nuovo Bengodi liberista in salsa nazionalista. E' forse la famosa "uscita dall'euro da destra", ipotesi che, quando venne formulata, fu infangata da una valanga di sarcasmo sotto la guida di un ex-clavicembalista ed ex-economista keynesiano oggi senatore della Repubblica, alla cui associazione ho perfino devoluto il mio 5‰ (e al suo partito il 2‰)? Perché l'ho fatto? Ma perché potrei anche sbagliarmi, e non voglio lasciare nulla di intentato.

Se mi sbaglio, allora questi geni faranno qualcosa di diverso da ciò che auspica il tassapiattista Nicola Rossi dell'Istituto Bruno Leoni, e il fatto che il villan ch'io sono si sarà sbagliato poco conterà. Se, invece, non mi sbaglio, allora avrò un motivo in più per intingere la penna (pardon: la tastiera) nel veleno.

Il tempo della desistenza di noi sovranisti costituzionali non durerà per sempre.

3 commenti:

  1. Ciao Fiorenzo, dal basso della mia cultura, io ho sempre pensato che l’attacco alla Sanità pubblica sarebbe partito da un Tink-Tank liberista attraverso la messa all’indice dei ricchi. Il prossimo passaggio sarà di approdare nei talk show televisivi con tanto di spin doctors che apparentemente si schiereranno a favore dei poveri e contro i più abbienti. Hanno poca fantasia se un diversamente europeo come me li ha già anticipati di qualche anno.
    Per quanto riguarda l’uscita di destra, io temo che per il nostro Paese non ci sia ne uscita di destra, ne uscita di sinistra, probabilmente non c’è la via d’uscita. Chi ha sostenuto il contrario per tanti anni, salvo adesso sostenere che non è prevista nel contratto di governo, ha venduto una illusione per ingenui.
    Basta vedere l’Inghilterra, ex Impero ex vincitrice della seconda guerra mondiale, le difficoltà che trova ad uscire dall’ UE. Figuriamoci un Paese come il nostro che ha perduto la seconda guerra mondiale ( e questo ancora pesa), a sovranità limitata già dalla nascita della Repubblica, costantemente eterodiretto contro i nostri interessi, ( chi si opponeva faceva la fine di Mattei, Moro, Falcone, Borsellino, Gardini…. questo grazie alle famose quinte colonne rimaste sempre impunite) , schiacciato in questi ultimi 7/8 anni sugli interessi franco/tedeschi, spogliato di una buona parte delle proprie industrie strategiche e del sistema finanziario, debitore dei tedeschi, con il Presidente della Repubblica, magistratura, alta burocrazia, accademia, stampa, associazioni di categoria, che vanno dalla Confindustria alla CGIL, tutti asserviti al peggior capitalismo nordico: figuriamoci se un Governo in queste condizioni ha la forza di portar fuori il Paese dall’UEM/UE.
    Così come è impossibile uscire, così è impossibile riformarla e chi ci racconta questo ci sta prendendo allegramente per i fondelli.
    Al massimo, considerando che questa costruzione europea è stata progettata malissimo, un governo come il nostro potrebbe lavorare ( finchè non c’è un esercito europeo) per far scoppiare le sue intrinseche contraddizioni, sperando che l’intera architettura crolli su se stessa.
    Come far scoppiare le contraddizioni interne? Su questo ci penseranno gli ex sovranisti, ora nelle file della maggioranza e del governo………. Chi vivrà vedrà. Ma temo che tre Ministri siano stati messi lì proprio perché questo non avvenga.

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  2. Post molto condivisibile,ma intriso di pessimismo. Non siamo al bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno,perchè abbiamo passato già la metà.
    Hai dimenticato che nella primavera del prossimo anno si voterà per il rinnovo del Parlamento Europeo e il fronte populista è in netto vantaggio. In Grecia è oltre il 50% e questa non è una sorpresa,visto le condizioni economiche in cui versa, ma che dire delle Nazioni del nord come la Germania che non hanno di questi problemi economici ? Tieni presente che sto parlando di populismi sia di destra che di sinistra tipo Syziria e Alba Dorata e affini. Non vi ho incluso i sovranisti costituzionalisti perchè giustamente Fiorenzo pensa che siano politicamente diversi,ma quando arriverà il giorno delle votazioni europee non credo che staranno con le mani in mano,ma daranno il loro contributo al rinnovamento. Quindi perchè fasciarsi la testa prima di vedere i risultati e sperare in un cambio di paradigma, che in sostanza si tratta di avere una Banca Centrale e una moneta nazionale ?
    Buona Vita

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    1. Il mio pessimismo deriva dal fatto che nemmeno con la crisi dell'euro e della globalizzazione si sia riusciti a costruire uno straccio di organizzazione politica sovranista-costituzionale-socialista, in assenza della quale i nazional-liberisti potranno nuovamente dilagare. Ma ormai i giochi sono fatti, e stai pur certo che alle elezioni europee non parteciperò.

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