martedì 15 gennaio 2019

Quello che penso della situazione politica

Voglio dire quello che penso della situazione politica, sottolineando che è quello che penso io, non la verità. Non intendo convincere nessuno, non addurrò prove, semplicemente mi limiterò a raccontare come la vedo.

Tanto per cominciare io penso che il M5S non sia nato per l'iniziativa spontanea di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Un indizio, che non è una prova, si trova in questo video.


Ripeto: non è una prova, al massimo un indizio. Ma, anche se mi si dimostrasse che l'audio è taroccato, questo non cambierebbe la mia opinione. Come si forma un'opinione su fatti dei quali non v'è certezza? Ebbene, ciò avviene attraverso un processo mentale di integrazioni successive di percezioni, grandi e piccole, filtrate dai nostri pregiudizi. Questo processo mentale è solo in parte cosciente, in gran parte sfugge alla nostra vigilanza. Ma alla fine ci si ritrova con una certa idea, e da quella si deve partire. Orbene lo ribadisco, l'idea che mi sono fatto del M5S è che sia un'operazione eterodiretta ed esterodiretta, probabilmente da parte di ambienti angloamericani. Penso, inoltre, che il successo di questa psy-op sia andato ben oltre le più ottimistiche previsioni dei suoi ispiratori.

Il risultato è stato che le agenzie ispiratrici dell'operazione MoV=>M5S si sono ritrovate ad avere un potere di condizionamento, in Italia, che a un certo punto ha cominciato a preoccupare alcuni circoli nostrani. Perché è vero che siamo un paese occupato dalla fine della seconda guerra mondiale, ma non è che non ci siano ambienti e interessi i quali, sia pure in condizioni di libertà condizionata, lottano per difendere il loro potere e, se possibile, estenderlo. All'interno di questi ambienti del Potere autoctono - sto sempre parlando dell'idea che mi sono fatto - a un certo punto si è verificata una diversità di vedute tra quanti erano stati protagonisti e complici di un'adesione entusiasta e acritica al processo di integrazione europea, e altri che, invece, erano stati critici o almeno più cauti. Questi due schieramenti sono ben identificabili e coincidono, rispettivamente, con il PD guidato da Prodi e Veltroni e con l'alleanza che Silvio Berlusconi riuscì a costruire al tempo della sua discesa in campo tra il 1993 e il 1994.

In quella stagione della politica italiana la Lega, partito secessionista, si era dapprima alleato con Berlusconi per poi appoggiare il centrosinistra (al tempo dapprima PdS, poi DS) tornando infine con Berlusconi. L'equilibrio si è rotto quando, sotto l'incalzare della crisi dell'euro, Berlusconi è stato messo ai margini e la Lega è precipitata nei risultati elettorali. Ciò ha aperto la strada al ritorno in forze degli euro entusiasti i quali, però, in seguito al fallimento delle politiche di austerità, sono entrati in crisi. A quel punto l'avanzata del M5S sembrava inarrestabile, ragion per cui si è tentata la carta Renzi. Per come la interpreto io - come vedete lo ripeto continuamente - la figura di Matteo Renzi rappresentava il baricentro di un'inedita alleanza tra il PD e Berlusconi al fine di arginare il M5S, necessaria perché minacciava di consegnare tutto il potere nelle mani delle agenzie estere che lo avevano creato. Tuttavia l'operazione fallì, per cui i circoli del potere autoctono, ed eurocritici, si trovarono davanti a un bivio. La prima opzione, fondare un nuovo partito, venne quasi subito scartata, e si decise di puntare sulla Lega, ormai ridotta al lumicino, e su un nuovo promettente front-man: Matteo Salvini.

L'operazione "Lega di Salvini" poteva contare su alcuni punti forti:

  1. La possibilità di recuperare in parte, o completamente, il consenso elettorale perduto a causa dei noti scandali
  2. La possibilità di giocare la carta dell'immigrazione, in un periodo in cui si sapeva che ci sarebbe stata un'impennata degli sbarchi per le conseguenze della crisi in Africa del nord.
  3. La possibilità di intercettare la marea montante del sovranismo, appropriandosi sia del nome che delle tematiche di questo movimento semi spontaneo.

Un passaggio cruciale doveva essere, ed è stato, il momentaneo distacco di Salvini da Berlusconi, al fine di massimizzare la raccolta elettorale. Inoltre si è deciso di coinvolgere nell'operazione gli Eroi No€ (nel seguito En€) sia per intercettare e sfruttare elettoralmente l'enorme lavoro divulgativo e propagandistico che questo mondo riusciva a produrre, sia per stroncare sul nascere ogni possibilità che esso riuscisse ad organizzarsi politicamente con l'effetto di complicare il quadro e costituire una potenziale e incontrollabile minaccia per il futuro. A questa mossa il M5S è stato costretto a rispondere arruolando, a sua volta, alcuni En€. Non faccio nomi per minimizzare il rischio querele.

Poiché l'emarginazione e sterilizzazione della forza politica rappresentata dalla vasta mobilitazione eurocritica dal basso, veicolata dai social e da molti blog indipendenti, era interesse di tutti, abbiamo assistito nei mesi precedenti le elezioni del 4 marzo ad un'incredibile montatura mediatica, tesa a ricostruire uno schema di contrapposizione bipolare nel quale, incredibile a dirsi, sia la Lega che il M5S sono stati presentati agli italiani come forze sovraniste. Il combinato disposto di questa mistificazione, unitamente alla feroce campagna anti immigrati di Salvini e alla perenne narrazione grillina basata, come da tradizione, sulla denuncia della corruzione, con l'aggiunta del reddito di cittadinanza, hanno consentito a queste due forze politiche di realizzare l'exploit del 4 marzo.

Tuttavia il risultato è stato fin troppo favorevole al M5S, con il che le agenzie estere che lo controllano hanno visto ampliarsi a dismisura il loro potere di condizionamento. Ciò ha creato una lunga situazione di stallo, durante la quale si sono svolte frenetiche trattative per trovare una possibile composizione del nuovo quadro politico. Ne è emerso il governo gialloverde, con il PD e Berlusconi all'opposizione. Si tratta, con ogni evidenza, di una situazione instabile. L'interesse dei circoli del Potere autoctono, che hanno puntato su Salvini, è quello di riequilibrare il peso del M5S, in vista del prosieguo del conflitto tra i tre schieramenti che si confrontano in Italia: ciò che resta del vecchio centrosinistra, la Lega e Berlusconi, il M5S.

La Lega, in particolare, ha interesse a perseguire l'obiettivo di una secessione nascosta, che passa per l'autonomia fiscale delle regioni del nord. Ottenuto ciò, il progetto esplicitamente secessionista potrebbe anche essere riposto nel cassetto perché, a quel punto, l'unità d'Italia, senza i trasferimenti fiscali del nord alle regioni del sud, sarebbe un mero simulacro. Anzi, il rischio potrebbe essere, tra qualche anno, la nascita di pulsioni secessioniste al sud, il quale avrebbe tutto l'interesse a separarsi per porsi sotto l'ala protettiva degli angloamericani, riportando così in auge il tentativo secessionista della Sicilia nell'immediato dopoguerra. Questa soluzione potrebbe essere il punto di approdo di un accordo, forse già stipulato come piano B, tra il M5S e pezzi del centrosinistra, essendo coerente con la necessità di preservare gli interessi geopolitici degli angloamericani nel mediterraneo.

Quale che sia l'esito di questa complessa partita a scacchi che si gioca in Italia e in tutta Europa, che ha lo scopo di ridisegnare gli equilibri generali, resta ancora da comprendere appieno il ruolo giocato dagli En€. Le interpretazioni del loro sconcertante comportamento, che ha distrutto per molto tempo ogni possibilità di rinascita di un sentimento patriottico in Italia, sono sostanzialmente due. Alcuni sostengono che costoro si siano, tout-court, venduti per interesse personale; altri ritengono che la loro ambizione fosse quella - ai miei occhi risibile - di poter condizionare dall'interno le due formazioni politiche che li hanno inglobati: Lega e M5S. Non è esclusa, in realtà, la possibilità che si sia trattato di una combinazione lineare di entrambe le motivazioni. Quel che è certo, e ai miei occhi ciò è palese, è che la loro stagione nei termini di un'effettiva capacità di autonoma azione politica si è conclusa.

Lo scenario testé tratteggiato mi appare perfettamente coerente con gli interessi del grande capitale franco-tedesco perché consente di proseguire nel processo di unificazione europea con dentro l'Italia. Il nord, infatti, è, o si illude di essere, in grado di reggere i ritmi competitivi imposti dalla Germania, a patto di liberarsi del peso fiscale necessario al sostegno del sud. A sua volta il sud può diventare, se una parvenza di unità nazionale fosse conservata, l'analogo della Germania orientale, cioè un serbatoio di forza lavoro a basso costo, disponibile ad emigrare al nord e facilmente integrabile; oppure, in alternativa, essere lasciato a sé stesso e diventare un protettorato angloamericano, con una parvenza di sovranità ancora più limitata di quella che abbiamo avuto dalla sconfitta in guerra ad oggi.

Tuttavia questo progetto richiede, per essere attuato, che l'influenza del M5S sia limitata, ovvero che il suo peso elettorale scenda almeno sotto il 25% in favore di un guadagno della Lega. Se ciò non avvenisse, il piano delle élites autoctone incontrerebbe gravissime difficoltà, col rischio di perdere anche il nord e favorendo così il vero obiettivo degli angloamericani, per altro già all'attacco in Francia con i Gilet Gialli - altro movimento, per come la vedo io, molto simile a una di quelle rivoluzioni colorate che sono la loro specialità. Tale obiettivo consiste nel ridimensionamento della Germania, e prevede la trasformazione dell'Unione Europea dal punto di vista del ruolo e dei compiti della BCE.

Uno degli En€ più noti, finito non si capisce bene perché nella Lega di Salvini, da un po' di tempo scribacchia poco. Forse si è accorto che il suo vero posto, se proprio voleva entrare nel grande gioco, era nel M5S, non con Salvini. Ma tutto può accadere, anche un cambio di casacca. Dipende...

Per quanto mi riguarda è tutto, vi ho esposto la mia visione della situazione. Essa è sicuramente sbagliata, o forse no, o lo è solo in parte, ma che importa?

Yes, there were times, I'm sure you knew
When I bit off more than I could chew
But through it all, when there was doubt
I ate it up and spit it out
I faced it all and I stood tall
And did it my way

8 commenti:

  1. Caro Fiorenzo posso dirti con certezza matematica del 100% che hai vinto cmq vadano le cose avendo ricoperto tutte e tre le ipotesi. A>B A<B A=B non escludendone nessuna indovinare è certo . Ovviamente A e B sono le tesi e le antitesi del ragionamento e della tua visione della situazione politica.

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    1. Certo che ho vinto, ho adottato una strategia win-win. Se i gialloverdi ci portano fuori dall'euro ho vinto come italiano; se non lo fanno ho vinto come individuo.

      Resta il fatto che il popolo lavoratore, in questa partita a scacchi, non c'è. Pertanto non ci sono neanche io.

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  2. Ovviamente. Tutta la storia è una lotta fra elite contro altre elite,dove il popolo lavoratore e usato per sconfiggere in genere l'elite al potere.
    Concetto che ho ribadito spesso in questo blog.
    Se proprio si vuole aprire una discussione su questo post si può partire da un articolo scritto da (Lorenzo Vitelli, “Il volto elitario del populismo”, sul “L’Intellettuale Dissidente” dell’11 giugno 2018).


    https://www.lintellettualedissidente.it/inattuali/il-volto-elitario-del-populismo/
    Consiglio di leggerlo per una discussione seria sul governo verde-giallo.
    Buona Vita

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    1. Mio caro, te lo dico per l'ennesima volta: se non scende in campo il popolo lavoratore, laddove "scendere in campo" non significa "farsi prendere per il naso", io me ne sto a casuccia mia, che c'ho un sacco di cose da studiarmi. Molte arretrate, visto che ho dedicato forse fin troppo tempo alla politica.

      Buona vita.

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    2. Vedi Gianni Barbato, voglio dirti una cosa. L'ora è tarda, e forse ciò aiuta questo genere di riflessioni.

      Ti faccio una rivelazione: tu dovrai morire. Per quanto tu possa sbatterti, per quanto tu possa diventare ricco, famoso, di successo, idolatrato per la tua arguzia e furbizia e intelligenza, tu dovrai morire. Vale anche il contrario: per quanto tu possa essere vile, infame, miserabile, tu dovrai morire.

      Il fatto di dover morire è una certezza, per questa ragione è un fatto banale. Cosa resta allora? Resta come si è vissuto. Questa è la sola cosa che abbia la possibilità di essere speciale, quanto al resto c'è solo la banalità del fatto che tutti dobbiamo morire.

      Se vuoi provare a capirmi, allora tieni a mente che l'idea che la morte è un fatto banale e insignificante, mentre conta (forse) solo come si è vissuto, è da sempre al centro dei miei pensieri. A me non interessa avere ragione, essere dalla parte di chi vince, ma solo e soltanto vivere nello sforzo di dare un senso al vivere. In altre parole, conta per me solo lo sforzo, non il risultato. Che è sempre lo stesso: morirò.

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    3. Caro Fiorenzo facciamoci una risata,

      https://www.youtube.com/watch?v=eBP9QDSr0HI

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  3. Forse la vera scommessa win-win (vinco io e vinci tu) è stata quella sul Tramonto dell'euro, ha vinto sia Alberto che Tino...hanno vinto anche tutti quelli che continuano ad avere fede in lui...a patto che eventuali crisi di vocazione se li risolvano lontano dalla terra di Piddinia, ex Goofonia, quasi Padania.

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  4. Analisi interessante e alla luce di quel che accade in questi mesi direi probabilmente giusta.
    Anche se appunto vincere in questo modo puo interessarti il giusto

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