PREMESSA: non chiedendo il sottoscritto di pubblicare questo post, può risparmiarsi l'ennesima reprimenda contro "quelli che insistono" per pubblicare anonimamente.
Le scrivo solo perché, nel video, riferendosi ad un mio precedente post sulla "questione anonimato", Lei dimostra di non avere "perfettamente colto" quello che Le avevo scritto.
Se l'Ego della Rete vuole sviluppare discussioni alla "bar dello sport" (il che in democrazia è legittimo),questo vuol dire che mi sono sbagliato sul conto del blog in questione.
Ma se, per puro caso, l'obiettivo fosse quello di intavolare conversazioni un tantino costruttive, il fatto di sapere chi sono e sopratutto cosa fanno gli interlocutori costituisce un evidente fattore di distorsione del dialogo, in quanto - glielo ripeto - favorisce lo spostamento dell'attenzione (e della tensione) dei partecipanti alla discussione da quello che deve essere (in una discussione che voglia essere minimamente costruttiva) l'autentico, intrinseco valore da attribuire alle idee e osservazioni che ciascuno esprime al "chi è" il soggetto che di tali idee e osservazioni è "fonte".
Questo comporta, per far capire come il fattore possa alterare la disposizione al confronto dialettico costruttivo fra individui, che le opinioni espresse, ad es., da chi si sa svolgere la nobile professione del fruttarolo saranno a priori, per quanto ineccepibili, opinioni di un fruttarolo, mentre quelle espresse da chi si sa essere, ad es., un docente, avranno a priori il peso dato loro dalla professione di chi le esplicita.
L'imput psicologico che è al fondo della esigenza di sapere a tutti i costi con chi si ha a che fare quando ciò non sia funzionale ad uno scopo serio e concreto è lo stesso che, all'indomani della sostituzione delle targhe automobilistiche che indicavano le sigle delle province con quelle attualmente in uso, spinse moltissimi a vedere di pessimo occhio la novità, perché l'assenza di riferimenti geografici nelle nuove targhe non constentiva più di malignare sugli automobilisti in relazione alla loro provenienza geografica ("ah, ecco, questo qua è un pisano di merda, e allora col cazzo che lo faccio passare!").
A Lei sembra che "accarezzare" simili pulsioni serva ad elevare il confronto fra le persone, o meglio fra le idee di cui queste sono portatrici? A me sinceramente no.
Lei, naturalmente, è libero di dire che della "purezza" del dibattito sul Suo blog se ne sbatte altamente le palle, però prima di definire un ragionamento altrui "insensato" cerchi almeno di capirne correttamente il senso.
Per il resto, visto che il Suo dichiarato obiettivo è quello di avere meno followers e visitatori possibili (il che implica che il miglior risultato che Lei si auspica è quello di cantarsela e suonarsela da solo), le farà piacere sapere che, per quanto mi riguarda, non deve faticare in quella direzione.
Grazie mille della citazione.
RispondiEliminaVedo però che senza anonimi i commenti languono...
PREMESSA: non chiedendo il sottoscritto di pubblicare questo post, può risparmiarsi l'ennesima reprimenda contro "quelli che insistono" per pubblicare anonimamente.
RispondiEliminaLe scrivo solo perché, nel video, riferendosi ad un mio precedente post sulla "questione anonimato", Lei dimostra di non avere "perfettamente colto" quello che Le avevo scritto.
Se l'Ego della Rete vuole sviluppare discussioni alla "bar dello sport" (il che in democrazia è legittimo),questo vuol dire che mi sono sbagliato sul conto del blog in questione.
Ma se, per puro caso, l'obiettivo fosse quello di intavolare conversazioni un tantino costruttive, il fatto di sapere chi sono e sopratutto cosa fanno gli interlocutori costituisce un evidente fattore di distorsione del dialogo, in quanto - glielo ripeto - favorisce lo spostamento dell'attenzione (e della tensione) dei partecipanti alla discussione da quello che deve essere (in una discussione che voglia essere minimamente costruttiva) l'autentico, intrinseco valore da attribuire alle idee e osservazioni che ciascuno esprime al "chi è" il soggetto che di tali idee e osservazioni è "fonte".
Questo comporta, per far capire come il fattore possa alterare la disposizione al confronto dialettico costruttivo fra individui, che le opinioni espresse, ad es., da chi si sa svolgere la nobile professione del fruttarolo saranno a priori, per quanto ineccepibili, opinioni di un fruttarolo, mentre quelle espresse da chi si sa essere, ad es., un docente, avranno a priori il peso dato loro dalla professione di chi le esplicita.
L'imput psicologico che è al fondo della esigenza di sapere a tutti i costi con chi si ha a che fare quando ciò non sia funzionale ad uno scopo serio e concreto è lo stesso che, all'indomani della sostituzione delle targhe automobilistiche che indicavano le sigle delle province con quelle attualmente in uso, spinse moltissimi a vedere di pessimo occhio la novità, perché l'assenza di riferimenti geografici nelle nuove targhe non constentiva più di malignare sugli automobilisti in relazione alla loro provenienza geografica ("ah, ecco, questo qua è un pisano di merda, e allora col cazzo che lo faccio passare!").
A Lei sembra che "accarezzare" simili pulsioni serva ad elevare il confronto fra le persone, o meglio fra le idee di cui queste sono portatrici? A me sinceramente no.
Lei, naturalmente, è libero di dire che della "purezza" del dibattito sul Suo blog se ne sbatte altamente le palle, però prima di definire un ragionamento altrui "insensato" cerchi almeno di capirne correttamente il senso.
Per il resto, visto che il Suo dichiarato obiettivo è quello di avere meno followers e visitatori possibili (il che implica che il miglior risultato che Lei si auspica è quello di cantarsela e suonarsela da solo), le farà piacere sapere che, per quanto mi riguarda, non deve faticare in quella direzione.
Ad maiora.