Dialogo tratto da Goofynomics
Andrea Ferullo9 giugno 2015 22:41
Bagnai non può essere leghista perché neppure Salvini vuole uscire! Su DiMartedì Luigi Abete riassume il suo pensiero così: "....quindi Salvini vuole solo alzare la voce per farsi sentire in Europa, ma non vuole uscire..." e chiede se è corretto. Salvini risponde sorridendo, abbassa lo sguardo e annuisce:"Sì, si può dire così". Ho sentito male? Me sa de no.
Vedi? Un conto è DIFFONDERE il messaggio giusto, un conto è CAPIRLO. Le posizioni di Salvini e Fassina in questo senso sono speculari.
E mo?
Abete dice che Salvini non vuole uscire dall'Europa (cioè dalla UE), non sta parlando dell'euro. Salvini conferma che l'analisi è corretta.
Non mi pare ci sia alcun cambiamento di indirizzo politico. A quanto ne so io la Lega di Salvini si è limitata a criticare aspramente la UE, ma non ha mai affermato in maniera programmatica di volerla abbandonare. Salvini ripete spesso che la UE va riformata, anche se dalle sue parole non è ben chiaro il confine tra riforma e rifondazione. Mi pare di poter affermare comunque che, al di là dell'architettura politica che in futuro potrebbe cambiare, la Lega riconosca la necessità di forme cooperative tra gli Stati europei che ne salvaguardino la sovranità politica, economica e monetaria.
Non mi pare ci sia alcun cambiamento di indirizzo politico. A quanto ne so io la Lega di Salvini si è limitata a criticare aspramente la UE, ma non ha mai affermato in maniera programmatica di volerla abbandonare. Salvini ripete spesso che la UE va riformata, anche se dalle sue parole non è ben chiaro il confine tra riforma e rifondazione. Mi pare di poter affermare comunque che, al di là dell'architettura politica che in futuro potrebbe cambiare, la Lega riconosca la necessità di forme cooperative tra gli Stati europei che ne salvaguardino la sovranità politica, economica e monetaria.
aaaah....
Mo si...!
Mo si...!
Considerazioni
E così Alberto Bagnai ha preso l'ennesima sberla in faccia da quando, or sono due anni e passa, invece di dare il suo contributo alla variegata opposizione che si stava formando contro l'eurismo, sposò la tesi secondo cui ci avrebbe tirato fuori dai guai chi ci aveva portato nei guai. Accadde così che tutti quelli che non lo seguirono su quella strada divennero "l'armata brancaleone", additata alla derisione e agli schiamazzi del suo followerame. Per non dire di altre simpatiche definizioni, tipo "bar di guerre stellari", "cialtroni", "quattro gatti". Ho dimenticato qualcosa? Hai voglia...!!!
Quale amara soddisfazione mi ha concesso lo svolgersi dei fatti! Quanto avrei voluto - e come oggi sarebbe diversa la situazione anche per lo stesso Bagnai - che intorno alla sua figura e a quelle di altri continuasse a svilupparsi il movimento anti eurista che aveva cominciato a formarsi nel corso del 2011. Non che Bagnai sia stato un precursore assoluto, né lo sono stati gli altri come è ben noto, ma in politica conta saper cogliere le opportunità, e dunque poco importa essere i primi in assoluto. Quello che è veramente importante è la scelta di tempo, e il tempo giusto era la fine del 2012, alla vigilia delle ultime elezioni politiche (febbraio 2013).
Cosa si doveva fare, presentarsi alle elezioni politiche? Nemmeno per sogno! Quello che si doveva/poteva fare era partecipare alla campagna elettorale non come un partito con delle liste, ma come un movimento con delle idee. Colsi l'occasione di una sua richiesta di buttare giù due righe di proposte per la divulgazione del Tramonto dell'euro (TDE - da poco in libreria) e gli scrissi una specie di manifesto, la cui prima parte è questa:
«INIZIO»
Il partito che non c’è (in alternativa: la sinistra che non c’è)
Il partito che non c’è non partecipa alle elezioni, ma alla campagna elettorale sì.
Ma la forma partito è superata…
E chi l’ha detto? Mai, come oggi, i “veri” partiti sono stati potenti. Non esistono forse il partito
delle banche, il partito degli industriali, il partito del Vaticano? Solo i
lavoratori non hanno più i loro partiti, e nemmeno i loro sindacati. Non
dobbiamo confondere i veri partiti con i loro portavoce, che nel nostro
parlamento si chiamano PD, PDL, IDV, FLI e via cantando messa. Ai lavoratori,
invece, sono rimasti i “movimenti”,
cioè forme di organizzazione liquida che, sebbene efficaci per condurre
battaglie specifiche, sono del tutto inadeguati per affrontare i nodi politici
sistemici. La riduzione della rappresentanza politica dei lavoratori alla forma
movimentista è la più grave sconfitta che essi abbiano subito. A ciò deve
essere posto rimedio.
Anche il fatto di riferirsi al popolo lavoratore con il
termine generico di “cittadini”
testimonia della condizione di subalternità cui esso è stato ridotto.
Da dove ricominciare?
E’ necessario ripartire da dove siamo stati sconfitti: la
deformazione propagandistica della realtà, operata attraverso la costruzione di
una neo-lingua politica che
stravolge il senso della realtà. Il partito
che non c’è scende in campo non per partecipare alle elezioni, ma per fare
campagna elettorale permanente, all’insegna della riaffermazione del corretto
significato delle parole e della riscoperta dei fatti.
Ma il popolo lavoratore non è un blocco sociale omogeneo…
E’ questa la ragione per cui non ci presentiamo alle
elezioni. Il partito che non c’è non lo farà mai, ma ha un compito storico da
svolgere: ricordare al popolo lavoratore l’indispensabile necessità di
riappropriarsi del linguaggio. In Principio era il Verbo…
Senza un linguaggio dotato di senso, il popolo subisce le
narrazioni del potere, e perde tutte le sue battaglie.
E’ una battaglia politica, o culturale?
Entrambe le cose. Si parte dalla politica, ma il cambiamento
deve essere culturale. Il popolo lavoratore deve ritrovare la capacità di
narrare le sue storie, che sono tante e diversificate proprio perché esso non è
un blocco sociale unitario.
E qua la
faccio finita. Veniamo alle cose pratiche.
«FINE»
La lettera porta la data del 20 dicembre 2012. Pochi giorni prima si era svolto a Pescara il Goofy-2, al quale avevo partecipato realizzando, al solito, le riprese.
L'euro non è una moneta, l'euro è un metodo di governo! Goofy). 02/12/2012 11.08.35 CopyLeft: Fiorenzo Fraioli
La reazione di Alberto Bagnai fu piuttosto aggressiva. Era la prima volta che accadeva e ne rimasi sorpreso così come, certamente, rimase sorpreso lui stesso dalle mie successive reazioni. Quello che è successo in seguito è noto, almeno nell'ancora piccolo (ahimè) mondo degli anti euristi. Ora su questo ci sono due spiegazioni e una domanda.
Prima spiegazione
Due grandiose teste di cazzo, che erano miracolosamente riuscite a collaborare per un anno e mezzo, inciampano in un miserabile quiproquo ma, invece di chiarirlo, da quel momento cominciano a litigare come due comari.
Seconda spiegazione
Un perfido professore di economia politica sfrutta per un anno e mezzo un ingenuo ingegnere di paese e, quando non gli serve più, lo sfancula con un pretesto, onde perseguire il suo piano di endorsement dei poteri forti.
La domanda
Cosa sarebbe successo se, invece di litigare come due comari, il perfido professore di economia e l'ingenuo ingegnere di paese avessero continuato a collaborare? Bagnai sarebbe finito ai convegni con Magdi Allam, Gianni Alemanno, Vincenzo Scotti e altri impresentabili rottami? Avrebbe dato retta alla volpe Borghi Aquilini? Oppure il non più perfido professore di economia politica sarebbe diventato, anche grazie all'ingenuo ingegnere, il primus inter pares di un gruppo ampio - e di diverse provenienze - di intellettuali e politici schierati contro l'eurismo?
Infine, una breve riflessione...
E' mai possibile che il battito d'ali di una farfalla a Castro dei Volsci possa scatenare un uragano nell'Impero d'Occidente?