(ricordatevi di attivare i sottotitoli in italiano)
Siccome sono un insegnante, ve lo chiedo anche a nome dei miei colleghi. E' importante, dobbiamo saperlo. Se siete d'accordo faremo quello che volete voi, se non siete d'accordo allora uniamoci nella lotta contro il politically correct a scuola. Si tratta dei vostri figli, non è una cosa poco importante.
Volete voi che a scuola si possa accettare che 2+2 faccia anche 22 perché questa è l'opinione di un pargolo (e dei suoi genitori) che non sanno che l'aritmetica è, algebricamente parlando, un anello? Non avete capito? Non sapete cosa sia un anello algebrico? Fa nulla, per questo mandate i vostri figli a scuola, anche per apprendere quello che voi non sapete.
Grazie.
Potrebbe sembrare che il pendolo sia all'opposto rispetto a 50 anni fa, quando gli insegnanti mettevano soggezione anche ai genitori.
RispondiEliminaA guardare meglio le scuole private sono sempre esistite e in quelle pubbliche forse il figlio del dottore era qualcosa di più di quello dell'operaio, ma non saprei provarlo, solo atmosfere respirate dal politicamente corretto dell'epoca.
La novità, forse, è che oggi anche i genitori proletari tendono a prendere le parti dei figli, anche quamdo sbagliano; secondo me lo fanno perché sono frustrati e abbrutiti da quello che ingoiano a lavoro, quando ce l'hanno, e anche perché la vita di merda che sono costretti a fare li fa sentire in colpa per la qualità e quantità del tempo che non riescono a dedicare ai figli.
Purtroppo di tutto questo ne faranno le spese gli insegnanti che ci tengono al dovere istituzionale, mentre qualcuno altro ci sguazzerà, facendo 2+2=22.
P.s. Se fosse fondata l'analisi di Barnard oggi non ci salverebbe da questo pantano nemmeno l'exitaly.
https://paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=2127
Speriamo che i genitori non conoscano l'Atitmetica Modulare,altrimenti ti diranno che in base 3 2+2=1 e si incasina ancora di più tutto.
RispondiEliminaMa lasciamo perdere gli scherzi e veniamo ad un commento un poco più serio .
IL video mette in luce molto bene un concetto che io vado ripetendo molto spesso. Non è solo una questione di politically corret. IL concetto fondamentale è che non esiste più il popolo,ma la MASSA. IL popolo si è estinto alla fine dell'ottocento.un poco come si sono estinti i dinosauri, e ha fatto la comparsa sulla scena mondiale un nuovo tipo di creatura la Massa.
Mai il volgo aveva creduto di possedere "idee" sopra le cose. Aveva credenze, tradizioni, esperienze, proverbi, abiti mentali; ma non si immaginava di possedere opinioni teoriche su quello che le cose sono o debbono essere - per esempio, sulla politica o sulla letteratura. - Gli pareva o bene o male quello che il politico proponeva o faceva; dava o negava la sua adesione, ma il suo atteggiamento si limitava a rispondere, positivamente o negativamente, all'azione creatrice degli altri. Mai gli capitò di contrapporre alle "idee" del politico le proprie; e tanto meno giudicare le "idee" del politico dal tribunale di altre "idee" che credeva di possedere. Lo stesso in arte e negli altri ordini della vita pubblica. Una innata coscienza dei propri limiti, di non essere cioè qualificato a teorizzare, glielo vietava completamente. La conseguenza automatica di ciò era che il "volgo" non pensava, neanche lontanamente, di decidere in quasi nessuna delle attività pubbliche che per la maggior parte sono d'indole teorica.Figuriamoci nelle Scienze.
Oggi, invece, l'uomo ha le "idee" più tassative su quanto avviene e deve avvenire nell'universo. Per questo ha perduto l'uso dell'udito. Perché stare ad ascoltare se già possiede dentro di sé ciò che occorre? Ormai non è più questione d'ascoltare, ma, anzi, di giudicare, di sentenziare, di decidere. Non c'è questione della vita pubblica dove non intervenga, cieco e sordo com'è, imponendo le sue "opinioni.
(continua sotto )
Ma non è tutto questo un vantaggio? Non rappresenta un progresso enorme che le masse abbiano "idee", vale a dire che siano colte? Niente affatto. Le "idee" di questo uomo medio non sono autenticamente idee, né il loro possesso è cultura. L'idea è una partita a scacchi con la verità. Chi voglia avere "idee" ha bisogno prima di disporsi a volere la verità e accettare le regole del gioco che essa impone. Non vale parlare di idee o di opinioni laddove non si ammetta una istanza che le regoli, una serie di norme a cui ci si debba appellare nelle discussioni. Queste norme sono i princìpi della cultura. Non importa quali. Quello che dico è che non c'è cultura dove non ci sono norme a cui il nostro prossimo possa ricorrere. Non c'è cultura dove non ci sono princìpi di legalità civile a cui appellarsi. Non c'è cultura dove non c'è profondo rispetto per certe estreme disposizioni intellettuali a cui riferirsi nella disputa. Non c'è cultura quando le relazioni economiche non sono regolate dal regime sotto il quale si è garantito. Non c'è cultura dove le polemiche estetiche non riconoscono la necessità di giustificare l'opera d'arte.
RispondiEliminaAllorché mancano tutte queste cose non c'è cultura; c'è, nel senso più rigoroso della parola, barbarie. E questo è proprio - non facciamoci illusioni - quello che comincia ad accadere in Europa, sotto la progressiva ribellione delle masse.
IL viaggiatore che arriva in un paese "barbaro", sa che in quel territorio non vigono princìpi a cui possa ricorrere. Non ci sono in verità norme barbariche. La barbarie è assenza di norme e del loro possibile appello.
«Il mondo moderno non verrà punito. Il mondo moderno è la punizione».
P.s. Per chi vuole conoscere una descrizione più precisa della società moderna consiglio di leggere
"La ribellione delle masse" di ORTEGA Y GASSET libro dal quale ho tratto alcuni passi sopra riportati.
Buona Vita.