Da un post FB di Giuseppe Masala:
«L'Attesa.
Difficile davvero prevedere cosa possa accadere in Medio Oriente dopo l'uccisione del generale iraniano Soulimani. Certamente è credibile la notizia che già ieri Trump abbia mandato degli emissari a parlare con gli iraniani e a dire - in sostanza così dicono le cronache - che accetterebbe una rappresaglia limitata. Una cosa del genere abbiamo scoperto l'ha fatta anche durante il tentativo di rovesciamento di Maduro in Venezuela: mentre Trump pubblicamente appoggiava i rivoltosi, in via privata mandava Rudy Giuliani a trattare con Maduro. Probabilmente - ma questo ce lo diranno gli storici quando sarà tolto il segreto di stato - Trump in Venezuela ha ottenuto ciò che voleva e con buona pace dei rivoltosi la rivoluzione è stata stoppata. L'uomo è questo, apparentemente grossolano, ma in realtà cinico e spregiudicato come devono essere tutti i politici di levatura.
Il fatto è che in questa grana dell'Iran le cose rischiano di non essere facilmente aggiustabili: l'Iran è una teocrazia sciita, dove dunque la religione s'è fatta stato ed ordinamento giuridico. E che religione! Lo sciismo che ha nel culto del martirio uno dei suoi massimi fondamenti. Certo, si può sempre sperare che la parte più moderata della gerarchia iraniana prenda il sopravvento e quindi si abbia una rappresaglia limitata ma certo non sarà facile. Inoltre la morte di Soulimani rischia di essere esattamente come la morte dell'arciduca Francesco Ferdinando d'Asburgo per mano di Gavrilo Princip: l'occasione per regolare i conti tra potenze allora europee e ora mediorientali.
Oggi il Ministro degli Esteri qatariota è volato (con tanto di bandiera qatariota dove l'amaranto è sostituito dal nero in segno di lutto) a Tehran a parlare con gli iraniani (manco a farlo apposta il Qatar è nemico dell'Arabia Saudita che è alleata degli americani) e per giunta gli iraniani fanno appello alla Turchia per combattere gli americani. Insomma si stanno creando schieramenti contrapposti.
Nel frattempo gli iraniani hanno elevato la bandiera del martire Hussein nella loro più sacra moschea di Qom a significare che ci sarà la Battaglia Suprema. Messianesimo e scacchiera diplomatica che si intrecciano. Davvero gli americani stavolta hanno tirato un candelotto di dinamite in una polveriera. Speriamo non abbiano sbagliato i conti.»
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