venerdì 31 gennaio 2020

Il neo-maccartismo

Sono consapevole di espormi a dei rischi ma non riesco più a tacere davanti all'ondata di neo-maccartismo che sta investendo l'opinione pubblica. L'ultimo caso è quello di una collega insegnante di Firenze posta sotto accusa perché ha detto ai suoi studenti "Liliana Segre non la sopporto, vi prende in giro". Apriti cielo! Pare addirittura che la collega abbia tessuto in qualche occasione le lodi di Mussolini.

Firenze, prof agli alunni: Liliana Segre non la sopporto, vi prende in giro. È bufera


Ora la cosa che mi sconcerta è che la collega venga attaccata non per il fatto di aver espresso idee non attinenti la sua materia a ragazzini di meno di 12 anni, un rilievo che avrebbe un qualche fondamento pedagogico e sul quale la riflessione è aperta, ma per il merito delle opinioni che ha espresso. Liberiamoci dunque della circostanza che il fatto è avvenuto in una scuola media inferiore e immaginiamo che esso si sia verificato in una classe di un liceo degli ultimi anni, per porre la seguente domanda: può un docente esprimere il suo punto di vista, anche al fine di stimolare una discussione, ai suoi studenti, nell'ambito del principio della libertà di insegnamento?

La sgradevole sensazione che provo è che la risposta dipende dalle opinioni, per cui sì, si può sostenere la tesi che l'orientamento sessuale è fluido, ma non che l'omosessualità sia una forma di disagio psichico; che Mussolini è stato un dittatore ma non un uomo di Stato espressione degli interessi della borghesia agraria e industriale; che l'esistenza dello Stato di Israele deve essere difesa dalle democrazie occidentali ma non che a farsene carico debbano i suoi cittadini, verso i quali le democrazie occidentali non hanno nessun obbligo particolare; che Hitler è stato un mostro assassino ma non - come il suo omologo Mussolini - espressione degli interessi della borghesia industriale tedesca e addirittura di parti di quella inglese e americana!

Infine ci si deve adeguare alla vulgata per cui Liliana Segre sarebbe stata oggetto di 200 dicasi 200 attacchi anti semiti al giorno quando la verità è che, nel momento in cui il suo nome è assurto agli onori della cronaca, il numero corretto era stato di 200 in un anno.

NON ESISTEVANO I 200 MESSAGGI QUOTIDIANI CONTRO LA SEGRE.
Lo stesso ente ebraico che ha spacciato la bufala, ha pubblicato, retrodatato, un report, che non riassume altro che dati noti del 2018.
Si tratta di 197 affermazioni che l'ente ha giudicato "antisemite" IN UN ANNO, e non contro la Segre, ma in generale.


Questa falsificazione dei dati fattuali è stata propalata, tra gli altri, anche da Repubblica, che il 26 ottobre 2019 così scriveva: "Di messaggi come quelli qui riportati contro Liliana Segre, superstite dell'Olocausto, testimone del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, ogni giorno ne partono duecento".

Un dettaglio importante perché è la prova provata di una menzogna utilizzata da centrali di disinformazione, ed è lecito coltivare il sospetto che ciò sia avvenuto per stimolare reazioni anti semite sui social, a fini politici interni. La qual cosa è poi effettivamente avvenuta, per di più manifestandosi attraverso un ampio utilizzo di nicknames dei quali non v'è prova alcuna che corrispondano a individui reali e non siano, invece, dei bot programmati come quelli che sono stati utilizzati per sostenere l'ascesa di Salvini con la cosiddetta bestia di Morisi.

La differenza tra 200 attacchi all'anno, per altro riferiti al 2018 dopo la nomina di Segre a senatrice a vita, e 200 al giorno è enorme e quindi sostanziale. Nel primo caso si può sostenere che si tratta al più di qualche centinaio di esaltati psicolabili, che hanno accesso ai social ma senza alcun seguito; nel secondo che il fenomeno corrisponde a un sentimento con una sua pur piccola diffusione, e in tal caso sarebbe giusto interrogarsi su di esso ma senza indulgere in sensazionalismi stante la sua comunque irrisoria dimensione. Per chiarirvi il concetto che anche il (falso) numero di 200 attacchi al giorno alla Segre sarebbe comunque una cifra irrisoria, vi invito a seguire questo breve ragionamento a spanne.

Anche fossero stati (ma non è così) 200 al giorno, cioè 73.000 l'anno, questo numero dovrebbe essere contestualizzato confrontandolo col numero di post pubblicati sui principali social ogni anno. Per dare un ordine di grandezza, solo su FB vengono pubblicati 41.000 nuovi contenuti al secondo in tutto il mondo, dei quali (ipotesi spannometrica) ascriverne un mezzo migliaio ai soli utenti italiani è una stima prudenziale. Ebbene, in tal caso vengono postati in Italia, e solo su FB, oltre 15 miliardi di nuovi contenuti l'anno, rispetto ai quali i 73.000 di presunti attacchi alla Segre costituirebbero lo 0,00046% (assumendo l'ipotesi, ulteriormente conservativa, che in questo calcolo li si attribuisce solo a FB e non a tutte le piattaforme social).

Eppure un numero così piccolo di contenuti, postati da un manipolo di spostati che fanno spesso grossolani errori grammaticali, è stato improvvisamente utilizzato dalle grandi centrali dell'informazione italiana per montare un clima di allarme e di caccia alle streghe, con l'obiettivo, io credo voluto, di amplificarlo. Accade così che la collega di Firenze, avendo ben compreso la strumentalità dell'operazione, sia incorsa nello scivolone per il quale si trova adesso sotto accusa. Ma a ben vedere è come se avesse detto ai suoi studenti quello che io stesso, in genere con maggior accortezza, ripeto ogni giorno, e cioè che non devono fidarsi ciecamente della grande informazione prendendo per oro colato tutto quello che viene veicolato.

Per altro ci tengo a precisare che nutro grande stima per Liliana Segre, della quale sarei onorato di essere amico, perché si percepisce chiaramente, dalle interviste che rilascia, che si tratta di una persona dalla grande intelligenza e finezza di ragionamento che ella, lecitamente sia ben chiaro, pone al servizio, con slancio patriottico, dell'esistenza di uno Stato che le sta molto a cuore. Certo, non l'avrei nominata senatrice a vita, perché un così evidente e forte slancio patriottico ella dovrebbe riservarlo a difesa dello Stato di cui è cittadina, e non di una potenza straniera seppur alleata come è Israele, ma non sono io che faccio le nomine.

Prenderei volentieri il thè con la signora Liliana Segre, e volentieri converserei con lei sapendo di avere molte cose da imparare, come pure di trovarmi di fronte a una persona di grandissimo spessore intellettuale che ha lucidamente accettato di svolgere un ruolo politico nell'interesse dello Stato di Israele, alla quale però, con la nomina a senatrice a vita, è stato improvvidamente consentito di entrare nel cuore delle Istituzioni democratiche del nostro Stato. Mi auguro, a questo proposito, che la signora Segre sappia limitare il suo ruolo alla sola propaganda, come pure che i nostri servizi di sicurezza interni tengano alta la guardia tenendola lontana dai dossier più sensibili.

In merito all'ultimo punto devo dire che non ho, al momento, ragioni di dubitare, ma è evidente che l'attuale governo, come i precedenti e le opposizioni, prosegue un orientamento di politica estera nel quale l'alleanza con lo Stato di Israele è considerata centrale, e questo in un momento di forti tensioni in tutta l'area foriere di avvenimenti ancora più gravi. L'ondata di neo-maccartismo è a mio parere funzionale a blindare l'opinione pubblica in vista di possibili ulteriori tensioni, come fu negli anni cinquanta negli Stati Uniti. All'epoca l'Unione Sovietica era al culmine della sua avanzata, dall'Europa dell'est all'estremo oriente, ragion per cui si incaricò un oscuro senatore repubblicano, Joseph McCarthy, di montare il clima psicologico che è passato alla storia col termine "maccartismo", salvo fermarlo quando, raggiunto un accordo coi sovietici, quello sciocco individuo si prese talmente sul serio da attaccare addirittura gli alti vertici dell'esercito americano.

Bisogna infine rilevare come le opposizioni, cioè la destra sgangherata che contende il governo del paese alla sinistra compassionevole, stiano approfittando del clima lanciando esse stesse operazioni psicologiche della stessa natura, ma a fini interni. Gli esempi da fare sarebbero molti, mi limito a ricordare l'indegna campagna su Bibbiano e un recente episodio, piccola cosa rispetto a molto di più, che tuttavia mi ha colpito e considero significativo: la campagna di disinformazione sull'Università di Yale che avrebbe deciso, secondo la solita svergognata propaganda, di cancellare il corso di storia dell'arte perché troppo eurocentrico. Vi invito a seguire il link per una conoscenza veritiera della vicenda, sulla quale schiere di dementi ignoranti esaltati hanno intinto il biscottino social.

Il neo-maccartismo dilaga, sta diventando l'aria stessa che respiriamo, e a farne le spese siamo, molto spesso, noi insegnanti che eroicamente e legittimamente insistiamo sull'importanza di coltivare lo spirito critico e di non adeguarsi supinamente alle idee dominanti. In un caldo  pomeriggio della scorsa estate ho prolissamente (e alcolicamente) affrontato alcuni di questi temi, è un po' lunghetto ma ve lo ripropongo. Chi ha fretta può partire da questo minuto.



Tornando alla collega di Firenze, alla quale ribadisco la mia solidarietà, sapeste quante volte, rientrando a casa dopo una lezione nella quale mi è magari sfuggita un'espressione un po' forte, vengo preso dal timore che qualcuno dei miei studenti possa ripeterla, e soltanto questa, senza essere capace di riportare il senso generale del mio insegnamento! Che è sempre quello di imparare a pensare con la propria testa. Ultimamente mi sforzo di essere più attento, faccio sempre più esempi, sottolineo costantemente che quello che dico potrebbe essere sbagliato e che sono loro che devono ascoltare tutte le opinioni prima di farsi la loro, e anche questo è un segno dei tempi di minore libertà che stiamo vivendo. Non è paradossale che, mentre il linguaggio più volgare, irrazionale, superficiale viene sdoganato sui media mainstream e sui social, debba preoccuparsi chi trasmette dialetticamente tutti i punti di vista?

Ma in fondo è normale che sia così. Tanti genitori sono stati educati nella neo-scuola, quella che ha privato noi insegnanti di autorità e autorevolezza, quella nella quale i presidi manager si preoccupano di tutto meno che della qualità dell'insegnamento e della selezione, anzi la selezione non deve esserci proprio più. Sapete, i loro pargoli sono tutti geni incompresi, noi insegnanti tutti dei frustrati repressi con disturbi della personalità, e poi la scuola deve insegnare un lavoro! Una volta uno di costoro, a proposito di una giovane e timida quanto colta collega, bullizzata da una classe di 28 giovani barbari, mi disse: "se io sarei un professore stai sicuro che i piedi in testa ce li metto io". Mestiere ingrato.

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