domenica 30 novembre 2014

I vestiti nuovi dell'imperatore

Se la Germania non alza i salari l'euro è finito. Ma il governo tedesco, cioè il board della Bundesbank, non ha alcuna intenzione di farlo. L'unico modo per salvare l'euro se la Germania (cioè il board della Bundesbank) non alza i salari dei suoi lavoratori, è che i paesi meno produttivi abbassino quelli dei loro. Che è quello che Renzi sta tentando di fare con il job's act. Ma l'abbattimento dei salari nei paesi meno produttivi genera deflazione, aumento della disoccupazione e, di conseguenza, reazioni sociali e politiche incontrollabili.

Con ciò dovrebbe essere chiaro che il contenimento delle retribuzioni, cioè l'aumento delle disparità sociali, è un meccanismo cablato a livello hardware nella moneta unica. Ormai lo hanno capito in molti. Ma non tutti, perché la cappa mediatica di disinformazione che controlla i pensieri e le emozioni dei cittadini di tutti gli Stati europei ha lavorato e continua a lavorare a pieno regime. Ma il re è nudo, e si vede.

Un giorno gli storici dell'economia politica ci spiegheranno perché gli idioti di Dusserldof preferiscono la fine dell'euro alla possibilità di mantenerlo in vita attraverso qualche concessione salariale. Magari hanno un piano geniale, ma io non sono in grado di darne conto. Tutto quello che possiamo fare è prendere atto che nell'epoca di Internet, dei telefonini, della Ciiiina, del mantra "oggi è diverso", la politica e l'economia continuano ad obbedire alle due vecchie leggi di sempre: la lotta di classe e la lotta (delle élites) degli Stati per l'egemonia. Insomma, siamo ancora e sempre nell'ottocento.

Ovviamente in questa duplice lotta perdono le classi sociali incapaci di darsi un'organizzazione che ne difenda gli interessi, e gli Stati le cui classi dirigenti sono più inette. In Italia non ci siamo fatti mancare nulla. Invece di credere alla favola secondo la quale se i poveri diventano meno poveri se ne avvantaggiano anche i ricchi (Karl Marx e John Maynard Keynes), milioni di italiani hanno preferito credere alla favola simmetrica secondo cui se i ricchi diventano più ricchi ci guadagnano anche i poveri (Von hayek e Milton Friedman). Che siano due favole è ovvio, ma che almeno ognuno scelga quella che gli conviene di più. O no? No, in Italia no.

Ora, posto che la sinistra italiana, termine ambiguo con il quale viene indicato il PD, è stata la principale sostenitrice del progetto eurista, qual è stato il politico italiano che più di ogni altro è riuscito a convincere gli italiani che "se i ricchi diventano più ricchi ci guadagnano anche i poveri"? Lo vogliamo dire? E diGiamolo! Silvio Berlusconi!

Ecco, per oggi non voglio scrivere altro. Troppe cose stanno accadendo, e rischierei di fare qualche affermazione prematura. Quel che è certo è che è un tempo di grandi cambiamenti. Ma io ce l'avevo detto ai miei amici piddini preferiti, Benny e Filippo! Al primo avevo consigliato, da tempo, di uscire dal PD; al secondo, che è giovane e quindi ha ancora un futuro in politica, di non appiattirsi troppo sulla figura di Renzi. Non mi hanno ascoltato.

13 commenti:

  1. Dice Fraiolo:

    "Un giorno gli storici dell'economia politica ci spiegheranno perché gli idioti di Dusserldof preferiscono la fine dell'euro alla possibilità di mantenerlo in vita attraverso qualche concessione salariale. Magari hanno un piano geniale, ma io non sono in grado di darne conto"

    Ma caro Fiorenzo, è proprio questo il punto cruciale della questione, quello che ci dovrebbe suggerire di seguire gli eventi piuttosto che buttarci a capofitto nell'impresa titanica (e per oggi "disperata") di far capire alla gente qual'è la cosa giusta da fare per tutti.
    Fra l'altro lo vedi anche tu che i risultati concreti della crisi sono solamente "astensione" e "voto a Renzi" ossia proprio al signore che vuole svendere l'Italia e distruggere welfare e lavoro.
    Senza sostegno e coscienza politica da parte del popolo dove cavolo si pretende di andare?

    Insomma la domanda è: "Perché si vuole distruggere l'euro con queste politiche di austerità quando praticando un minimo di sostegno ai salari ci si guadagnerebbe tutti quanti?"

    PERCHE' NON POSSONO PIU' FARE ALTRIMENTI.

    Innanzitutto suggerisco a chi non lo ha ancora fatto la lettura di questo breve testo di Michal Kalecki che spiega perché i "padroni" non abbiano alcun interesse alla piena occupazione e preferiscano addirittura limitare i profitti se in cambio riescono a disciplinare il lavoro svilendone i diritti

    http://keynesblog.com/2012/05/01/perche-eliminare-la-disoccupazione-non-conviene-a-tutti/

    Ma il punto importante è che per capire il senso di un sistema economico come quello attuale non bisogna analizzarlo esclusivamente in termini economici ma soprattutto sociali e politici: il sistema attuale è fondato sullo sfruttamento e sul dominio cioè esiste avendo come presupposto e come fine un gruppo sociale che vive, prospera, fa evolvere la società avvalendosi dello sfruttamento e del dominio sugli altri gruppi sociali OPPORTUNAMENTE STRATIFICATI.
    Questa stratificazione ha garantito fino adesso l'ammortizzarsi reciproco delle spinte di ribellione dei subalterni che in buona sostanza si controllano a vicenda uniti indissolubilmente al sistema dei dominanti tramite una fitta trama di complicità e connivenze basate su diversi gradi di cooptazione.
    Ma il punto di arrivo ad infinitum (se vuoi "il limite" di questa funzione f(X)=sistema economico attuale) è ovviamente la definitiva polarizzazione della società in due gruppi, gli sfruttatori e gli sfruttati, i dominanti e i sottomessi.
    E' possibile che si arrivi a questa situazione ma si dovrà necessariamente passare per l'esplosione delle contraddizione "fondanti" e nascoste di tutto il meccanismo:

    a) il sistema è accettato dai sottomessi con le promesse 1) che tutti gli squilibri attuali sono il "rumore" che si deve accettare sulla strada del benessere generalizzato 2) che il fine della società è che tutti abbiano la stessa dignità e le stesse possibilità.
    Siamo arrivati al punto in cui ci si sta rendendo conto che queste promesse sono destinate a essere tradite.

    SEGUE...

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  2. ...CONTINUA...


    b) La permanenza di questo sistema di dominio sarebbe impossibile senza la stratificazione della società realizzata in modo che gli "sfruttati" si trovino divisi in sottoclassi in competizione fra loro per ottenere i vantaggi di diversi gradi di cooptazione da parte dei dominanti.
    La classe medio alta funziona da cuscinetto fra ruling class e dominati, i lavoratori con posto fisso tramite i loro sindacati hanno fatto da schermo contro le rivendicazioni dei precari e dei disoccupati; in certi casi questi ultimi, come vediamo in questi giorni, cominciano ad accampare delle pretese ai danni degli stranieri quindi nella totale incapacità di "vedere" una soluzione al di là del frame imposto di "sfruttamento-dominio".
    Qui c'è la questione più importante di tutte: oggi la classe dominante è obbligata a disfarsi della classe medio alta e quindi spingerà lei stessa verso la polarizzazione sociale che porterà al conflitto finale (che non sappiamo come andrà a finire ma, a bassa o alta intensità ci sarà certamente).
    Il punto è che siamo a un bivio, lo stesso di fronte al quale ci trovavamo negli anni '70: o si va verso la piena realizzazione dello sfruttamento-dominio o si va verso un nuovo tipo di società solidaristica e più egualitaria in cui le differenze di classe saranno rese "non ereditabili" da una mobilità sociale diffusissima che sarà il perno dei nuovi rapporti sociali.

    I dominanti lo hanno capito e sanno perfettamente che la loro unica scelta è spingere verso l'approfondimento e la cristallizzazione delle disuguaglianze altrimenti l'unica alternativa per loro sarà LA PERDITA DEL PRIVILEGIO.
    Bisogna entrare nella psicologia di quella classe sociale: il privilegio che gli dà la "distinzione" è una questione di vita o di morte mentre per noi è un orpello in più di cui pensiamo si possa tranquillamente fare a meno.

    Quindi OGGI la maggioranza della popolazione non è in grado di rendersi conto della situazione né economica né sociale PERCHE' E' IMMERSA IN UN FRAME DAL QUALE HA IL TERRORE DI USCIRE.
    Qualsasi idea che presupponga un'uscita anche parziale dal "frame" non può in alcun modo essere accettata.

    L'unica strada è aspettare che la polarizzazione sociale arrivi "a cottura" ossia quando la classe medio alta si renderà conto di non avere più spazio di mediazione né la possibilità di essere ulteriormente cooptata dai dominanti.
    Nel frattempo la media borghesia che piano piano sta capendo di essere sotto attacco dovrà PER FORZA rivolgersi al popolo in un estremo anelito di socialdemocrazia; vanno assecondati e sostenuti in modo da creare le basi di un fronte interclassista.
    Quando le contraddizioni di cui parlavo verranno inevitabilmente allo scoperto si potrà finalmente parlare di "cose serie" e lo si potrà fare partendo da un dialogo già avviato con quelle forze che si troveranno dalla stessa nostra parte della barricata.

    Volete partire subito col sovranismo? Con l'uscita dall'euro? Non avrete altra scelta che unirvi a Salvini per un progetto che non farà altro che ritardare e complicare inutilmente gli sviluppi insiti, per dirla con Brancaccio, "nella tendenza oggettiva" del sistema economico attuale.

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  3. Intanto il mio cognome è "Fraioli", con la "i" finale.

    Ciò chiarito, che ti devo dire? Se pensi che "sovranismo", "uscire dall'euro" e "andare con Salvini" siano termini equivalenti non posso farci niente.

    E' ovvio che Salvini è un furbastro, un secessionista, un razzista.

    E' ovvio che uscire dall'euro è una condizione necessaria ma non sufficiente.

    E' ora che tu capisca che, se vuoi criticare il sovranismo allora devi criticare la Costituzione. Lascia perdere quindi Salvini e la storiella dell'euro.

    Dici che non avremo altra scelta che unirci con Salvini? E per fare cosa? A quel punto tanto varrebbe mettersi con la Merkel. Te lo devo ripetere? Salvini è un mentitore, perché lui è un secessionista lòibero-scambista.

    Magari saremo ininfluenti. Pazienza, tra il non fare nulla (come suggerisci tu) e il fare qualcosa che non serve a nulla, preferisco la seconda. Almeno si vive.

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  4. Come puoi vedere sulla tastiera la o e la i stanno una accanto all'altra.

    A) non ho detto di non fare niente e lo sai molto bene.
    Ho detto che siamo nella situazione di dover ancorq costruire i presupposti per poter agire. Tu dici di agire adesso? Mi pare che hai agito coi grillini ma ti sei stufato. Hai agito con Bagnai e ti ha mollato.
    Volevi agire con ARS e ti sei tirato fuori per...avere le mani lbere...evidentemente per poter...agire!!!

    Ma non sei solo tu, tutta la sinistra non sa che cacchio fare ed è divisa in gruppetti ognuno con la sua orgogliosa specificità (della minkia)

    Ora non sei costretto aleggere quello che scrivo però se commenti sulle ultime tre righe serve a poco, non credi?

    Ho fatto una certa analisi per la quale ritengo che la cosa migliore da farsi adesso sia di compattarsi come sinistra e di cercare con chi unirsi per una prima fase di alleanze in cui certamente non potremo proporre il programma di massima.
    Ma appunto ho fatto un'analisi secondo la quale molto probabilmente il "momento buono" arriverà a patto che lo si sappia intercettare.
    Ho anche messo un link a un articolo di Kalecki e per chi fosse interessato rimando al video di Brancaccio in cui parla della "tendenza oggettiva del capitale".

    Se vuoi rispondi su questa analisi, dimmi se la condividi, se secondo te le conseguenza che ne traggo sono coerenti con le premesse o se ritieni che se ne possano inferire implicazioni del tutto diverse.
    Commentare sull'utlima riga o abbandonarsi a commoventi frasi da inguaribile romqntico (Almeno si vive - signora mia...) non ha senso.
    Non è il momento delle soluzioni spettacolari o degli eroici sacrifici volontaristici in sfregio al menefreghismo del porco mondo; questa roba lasciamola ai fessi che ci sguazzano per evitare di guardare in faccia la realtà.



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  5. La tua analisi mi ricorda il grande piano dello Zar Alessandro I per sconfiggere Napoleone nella battaglia dei tre imperatori, altrimenti nota come Austerlitz: un elaborato schema di accerchiamento che cominciò fin da subito a non essere praticabile. Sappiamo come finì: come finiscono tutti i piani troppo elaborati.

    Quanto alla mia storia: su una cosa sono coerente. Volevo e voglio "fare il partito", e dunque mi sono ficcato in tutte le situazioni dove ciò sembrava possibile. Non è colpa mia se il popolo grillino è fatto di seguaci, quello bagnaiano di followers adoranti, quello di ARS di rigidi interpreti di una linea strategica già definita e immodificabile. Anzi, sai che ti dico? Visto il tuo amore per i "grandi piani", potresti entrarci tu nell'ARS, al mio posto.

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    1. Ho capito, non hai minimamente letto il post.
      Nessuno ti obbliga però evita di tirar fuori Alessandro di Russia e i "Grandi Piani" perché ho parlato di tutt'altro.

      La cosa incredibile è che tu (non io, tu) scrivi che

      "Non è colpa mia se il popolo grillino è fatto di seguaci, quello bagnaiano di adoranti, quello di ARS di rigidi interpreti di una linea strategica immodificabile"

      Allora, con questa situazione che TU dai come dato di fatto generalizzato sul livello di coscienza politice e critica della maggioranza delle persone, come diavolo pensi di far passare delle linee di azione che presuppongono una competenza e una capacità di elaborazione indipendente al di fuori dei frame prestabiliti? Tu stesso affermi che queste qualità sono praticamente introvabili...

      L'unica cosa che mi augurerei è che al momento dell'impatto con la "realtà", quando le contraddizioni intrinseche al sistema non saranno più mediabili, si sia formato un fronte politico di sinistra fatto di lavoratori e piccolo capitale uniti.

      Qualcosa del genere si realizzerà certamente ma temo in maniera confusa e poco convinta con ogni gruppuscolo che spingerà per andare in una direzione diversa.

      È cosí grande il casino a livello politico, nel momento più drammatico della storia contemporanea, quello che richiederebbe il massimo ordine e la massima compattezza degli schieramenti, che mi viene da chiedermi hegelianamente chi diavolo sia il reale soggetto della storia, se sono davvero gli uomini a decidere o se siamo semplici strumenti di qualche entità metafisica che agisce sfruttando le nostre pulsioni del tutto irrazionali usandoci "astutamente" come sue inconsapevoli pedine.

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    2. Se ti riferisci al post su keynesblog, quel pezzo mi compare davanti al naso almeno un paio di volte al mese. Dunque lo conoscevo.

      Se ti riferisci alle cose che hai scritto, ti ricordo che me le hai già dette numerose volte.

      Chiarisco meglio. Premesso che i piani troppo elaborati non mi hanno mai convinto, il nocciolo della questione che poni, in questo come in altri commenti, mi sembra essere (coregime se sbalio) la prospettiva di un'alleanza con altre forze di sinistra, in primis i civatiani. Ebbene, proprio un paio di settimane fa ho telefonato al mio ex-piddino preferito (Benny), che è un civatiano, dicendogli paro paro "preparati che presto ci toccherà essere alleati". Il punto, però, è che per allearsi con qualcuno bisogna prima "esistere". Per questo reputo urgente promuovere e accelerare la nascita di un polo sovranista, nella forma di un vero partito. Una delle ragioni, forse la principale, del mio attuale allontanamento da ARS, risiede proprio nel loro disinteresse per un'accelerazione del processo di costituzione di un fronte o partito sovranista (io preferirei il partito). Per loro "c'è ancora tempo". Io la penso diversamente (d'altra parte sono affetto da "fraiolismo metodologico") e così ci siamo separati.

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    3. E allora se ti allei con Benny la pensi come me...

      "Esistere" è una cosa che viene DOPO che si è formato

      1) un gruppo sociale che si riconosce in alcune esigenze o se vogliamo "emergenze" (tipo: "Siamo diversi ma abbiamo un nemico molto pericoloso in comune")

      2) un programma politico di questo gruppo sociale

      3) un ideale che accomuni questo gruppo

      4) la cosa più importante: il tutto a condizione che si verifichino determinate circostanze storiche


      Ora queste circostanze si stanno verificando tanto è vero che anche la classe medio alta comincia "a strigne" (vedi D'Alema che sul Corriere ci fa il pippone sulla fine della Terza Via e la necessità di tornare allo Stato come "motore immobile" dell'economia).

      Il sovranismo tout court non funzionerà come polo di attrazione ideale, men che meno programmatico.
      Il problema è evidentemente "sfruttatori vs. sfruttati" e il sovranismo non fa altro che ripetere lo schema di dominio, sostanzialmente scaricando il problema all'esterno.
      La sovranità nazionale può essere riconquistata solo in un'ottica di progressiva internazionalizzazione ma non a guida delle élites bensì dei popoli.
      Di conseguenza, come è ampiamente ovvio, esiste la curiosa contraddizione per la quale il sovranismo troverà spazio solo se altri paesi (inizialmente europei) condivideranno la lotta.
      E allora capisci che si tratta di un sovranismo per modo di dire col rischio però che insistendo troppo solo su quel concetto ne approfittino le destre becere.
      Quindi non è lì che si trova la soluzione "definitiva".

      Bisognerà accontentarsi di tanti piccoli passetti lungo un sentiero molto stretto

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    4. No guarda, su questo il nostro disaccordo è totale, assoluto, irriducibile. Per me prima viene la proposta (l'offerta politica) poi la domanda (la ricerca della classe sociale che la faccia sua). In pratica per me in economia il driver principale è la domanda, in politica l'offerta.

      Quanto al sovranismo, famose a capirse: è un termine che sottende la Costituzione, un popolo che parli almeno la stessa lingua, la democrazia (rappresentativa). Tutto il resto, perdona la franchezza, è fuffa.

      Sono ingegniere, non ci posso fare niente.

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    5. ...e infatti: prima è stato scritto il capitale, poi sono arrivati i partiti comunisti.

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    6. ...e aggiungo: prima è arrivato il marginalismo, poi è scattata la controffensiva neoclassica.

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    7. Pensi prima all'offerta e poi alla domanda...non riesci ad affrancarti dal frame neoliberista...

      Mettiamo dei punti fermi per "dopo":

      1) ARS non concluderà un cazzo di niente salvo a cercare di infilarsi in qualche altro movimento ma ovviamente senza risultati

      2) il sovranismo, al di là delle tue (vostre) approssimative teorizzazioni, lo può usare solo ed esclusivamente la destra quindi preparati a iscriverti alla Lega (e poi a dimetterti, come da prassi)

      3) l'uscita dall'euro fra un po' la proporrà Renzi se le cose dovessero andare male e gli anti euristi di sinistra rimarranno con un palmo di naso

      4) il PD si splitta e la sinistra inizierà la sua lunga e dolorosa anabasi da lì.
      Il "thalassa" lo vedremo solo quando il conflitto apparirà a tutti, anche ai meno svegli, come inevitabile (per motivi economici interni all'Europa e al mondo occidentale ma anche e forse soprattutto per cause geopolitiche)

      5) il coordinamento della sinistra no euro si risolverà nel nulla assoluto

      6) ibis redibis non morieris in bello...quindi attenzione alle virgole

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    8. La Lega al massimo può rubare il termine sovranismo, ma non sarà mai per la Costituzione. Se poi ciò dovesse avvenire (putacasomai) si vedrà. Se i leghisti si chiameranno "sovranisti" rubandoci il marchio noi potremo sempre chiamarci "qwerty"; ma quel che conta non sono le etichette (quella è propaganda, un aspetto della guerra politica) ma la sostanza. Noi sovranisti siamo per la Costituzione, per lo Stato redistributore, e keynesiani. Il tutto nei confini geografici e culturali di una nazione e di un popolo. Questo è, e se non ti piace rassegnati.

      Che poi sia l'ARS a portare avanti tutto ciò, o un altro gruppo, cosa cambia? Nulla.

      Infine: non andrà come penso? Estiqatzi? Mica posso pensare riflettere e farmi un'idea mia guardando alla direzione in cui va la Storia e adeguandomi! Io la storia, nel mio piccol(issim)o, voglio contribuire a determinarla. Tanto, che perda o vinca, sempre sotto terra finisco.

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