martedì 23 febbraio 2016

L'asse carolingio e noi

Dei tanti misteri d'Italia ce n'è uno di cui si parla poco, o quanto meno non se ne parla come di un mistero d'Italia. Si tratta di questo: perché l'Italia, che è uno dei paesi fondatori dell'Unione Europea, conta così poco?

Mi è venuta in mente una possibile spiegazione che non mi pare di aver già letto da qualche parte. Vuoi vedere che, per una volta, non faccio il sub-divulgatore ma l'intellettuale? E vai! Che poi l'intellettuale cos'è? Certo, uno che sa tante cose! Ma anche uno che, magari, di cose non ne sa tante ma le rumina per benino. Se ha fortuna, e capita che rumini quelle giuste, anche una capra come me può essere un intellettuale. O no?

L'Europa è dominata dall'asse carolingio e l'Italia è stata, fino dall'inizio, il paese che più ha creduto nel progetto. Eppure, sebbene siamo i primi della classe quanto a rispetto dei veri parametri di convergenza (uno su tutti: l'avanzo primario di bilancio) dobbiamo sempre fare i compiti a casa. Ciò mentre alla Francia viene permesso di fare deficit ben oltre il 3%, la Germania può tranquillamente fare surplus della bilancia dei pagamenti oltre il massimo stabilito dai trattati, e perfino alla Spagna viene concesso di spendere a deficit fino al 9% del pil. La spiegazione macroeconomica di ciò, la più accreditata negli ambienti eterodossi (se preferite non omodossi), è che il grande capitale del centro voglia apprpriarsi del nostro sistema produttivo o, in ogni caso, eliminarlo come possibile concorrente.

Ci può stare, non dico di no. Ma vogliamo esaminare la questione dal versante politico? Noi abbiamo avuto, nel 1992, una rivoluzione colorata, all'esito della quale il partito socialista e la democrazia cristiana furono azzerati, mentre il partito comunista riuscì a cavarsela. Sappiamo anche che l'irruzione di Berlusconi sulla scena politica scompaginò un po' i piani, che prevedevano la presa del potere della sinistra nel frattempo diventata ex-comunista. A ciò si aggiunse il fenomeno Lega Nord, dapprima forza anti-sistema, successivamente diventata ago della bilancia tra gli ex-comunisti e Forza Italia.

Se assumiamo che Tangentopoli sia stata effettivamente una rivoluzione colorata, allora dobbiamo chiederci chi l'abbia promossa, e la risposta è ovvia: gli americani. E' anche vero, tuttavia, che il progetto europeo è stato voluto, fortissimamente voluto, dall'asse franco-tedesco già dai tempi del vertice di Rambouillet nel 1975, quando l'orientamento americano di creare un'area di libero scambio atlantico, che si raccordasse con l'analoga area pacifica, fu contrastato proprio dai francesi e dai tedeschi che, invece, preferirono puntare sull'integrazione europea, seppure nel quadro di un più generale liberoscambismo. Negli anni seguenti accaddero fatti strani: dalla morte di Aldo Moro all'ingresso nello SME, fino al divorzio Tesoro-Banca d'Italia. E fu subito Europa.

Solo che, nel 1992, ci fu tangentopoli. E tangentopoli, lo abbiamo posto come premessa, è stata una rivoluzione colorata fomentata dagli emericani. All'esito della quale gli ex-comunisti si ritrovarono al governo. Ora facciamo un salto di sei anni e arriviamo al 1998, quando il governo D'Alema decise di appoggiare l'intervento della Nato in Kossovo. Fu una cosa "di sinistra"?

Perché il compagno D'Alema decise di appoggiare l'intervento NATO in Kossovo? Forse perché era tenuto per le palle? Se accettiamo l'ipotesi in premessa (tangentopoli fu una rivoluzione colorata promossa dagli americani, di cui beneficiarono gli ex-comunisti) la cosa appare probabile.

Ora domando: se Francia e Germania volevano fare l'Europa, a dispetto dei piani americani che predilegevano scenari diversi, e la principale forza di governo in Italia, la cosiddetta sinistra, era tenuta per le palle dagli americani, perché mai tedeschi e francesi avrebbero dovuto fidarsi di noi fino al punto di concederci un ruolo effettivo nel vero direttorio dell'Unione Europea? Se a ciò aggiungiamo che la destra berlusconiana, e con essa la Lega Nord, non è mai stata realmente entusiasta del progetto europeo, il cerchio si chiude: l'Italia, per l'asse carolingio, non è affidabile.

Forse ho ruminato un sacco di scemenze, nel qual caso mi corigerete, ma questa ricostruzione dei fatti mi sembra avere una sua coerenza.

Ancora oggi, per altro, non si capisce bene se l'Italia stia con gli americani o con l'asse carolingio. Io dico che l'Italia dovrebbe stare con gli italiani, ma per questo ci vorrebbe un potente movimento dal basso. Eh già, il famoso movimento dal basso...

Statemi bene.

30 commenti:

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    1. Bè, la realtà è sempre più complicata della più complicata delle spiegazioni, figuriamoci di una semplice. Ciò detto, la mia è solo un'ipotesi la cui validità potrebbe essere zero. Quel che è certo, a mio avviso, è che c'è dell'altro oltre a quanto dici, e magari entrambe le spiegazioni sono fallaci. Solo di una cosa possiamo essere ragionevolmente certi: l'Italia, paese fondatore, contributore netto del bilancio comunitario, che ha fatto i compiti a casa più di tutti, non conta una fava. Un mistero italiano.

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  2. Buongiorno, a mio parere nell'intero impianto interpretativo c'è qualcosa che non torna semplicemente perchè non trovo corretta l'ipotesi secondo la quale Francia e Germania "avessero piani diversi" rispetto a quelli degli USA: in realtà il progetto di Unione Europea è un progetto fortemente voluto dagli americani (ci sono anche documenti a comprovarlo, ormai), in modo da poter creare un colosso burocratizzato con cui poter trattare più facilmente sull'area di libero scambio, non prima che tale "colosso" avesse ovviamente portato avanti la trasformazione della società in senso consumistico-americanista che gli USA auspicavano per poter raggiungere l'obiettivo finale.
    E' chiaro che l'operazione aveva anche delle controindicazioni (ed è qui che gli americani si sono sempre dimostrati deboli: nel valutare bene le conseguenze delle loro azioni...), come quella abbastanza seria che un'unione monetaria europea avrebbe schiacciato la Germania sull'Europa stessa, finendo per rinfocolare nazionalismi e divisioni invece dell'unità necessaria al progetto coloniale americano.
    Quindi a mio parere gli USA ora giocano su due delicatissimi tavoli: da un lato non vogliono far cadere l'Euro (altrimenti salta il TTIP), vedi per cui opposizione ad uscita greca e attuale sostegno più o meno velato all'Italia, d'altro canto però non possono permettere che la Germania si isoli troppo o sviluppi eccessive mire egemoniche (e magari si protenda verso la Russia) vedi scandalo Mondiali calcio, VW e se non cambia qualcosa presto anche DB
    Il problema però è che se fanno saltare DB rischia di saltare anche il giocattolo, per cui gli USA sono in difficoltà, anche perchè devono gestire l'affaire Medio Oriente, da loro stessi creato e come al solito di difficile controllo.
    Mi pare evidente come gli USA siano rapidi nel mettere in atto strategie di intelligence ma molto poco lungimiranti nel gestire gli scenari conseguenti.
    L'unica abilità di cui do loro atto negli ultimi anni è stata quella di mettere mani e piedi nel M5S fin dall'inizio in modo da incanalare in modo inoffensivo la voglia di cambiamento italiana.
    Io la vedo così, grazie.

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    1. Credo sia la prima volta che commenti e per questa ragione (siccome sono di buon umore) ti pubblico, anche se sei anonimo. Mi scuserai se i prossimi non saranno pubblicati, a meno che non ponga rimedio. Arrivederci, spero.

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    2. Anyway, grazie per la proposta su come unire i puntini. Dati N puntini, con N molto grande, quanti modi ci sono per unirli? Il senso dell'articolo è esattamente questo: un altro modo di unire i puntini.

      Quanto al fatto che, a partire dal 1975, ci sia stata un'accelerazione verso l'unione europea e un raffreddamento dell'asse carolingio verso la proposta USA di un'area di ibero scambio atlantica, questo è un dato di fatto. Sarà per questa ragione che, con la crisi dell'euro, gli USA stanno tornando alla carica riproponendo la stessa cosa, sia pure nel mutato scenario?

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    3. Beh non sono esattamente "anonimo"... Ti chiedo scusa, non era mia intenzione "tacere" sul mio nome completo. Credevo che fossero comparsi nome e cognome, ma in realtà commentando attraverso il profilo Google compare automaticamente solo il nome di battesimo. Tu che sei esperto di blog, sai come ovviare al problema? Grazie

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    4. Devi semplicemente completare il tuo profilo blogger (o passare al profilo google+ (e ovviamente riempirlo). Puoi anche dotarti di un account anonimo e uno in chiaro. Quando ero giovane trescavo con il mio profilo anonimo.

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    5. Ora dovrebbe comparire il nome completo...
      Breve commento sull'articolo: non credo che con l'avvicinarsi dell'Unione monetaria si sia verificato un allontanamento dell'asse carolingio dal progetto USA... Non so quanto Germania e Francia ne fossero consapevoli, ma io penso fosse l'esatto contrario: la moneta unica e l'integrazione europea (finta) erano necessari per portare a compimento il progetto americano.
      Non sarebbe stato proponibile un trattato transatlantico nelle condizioni del 1975... E poi bisogna dire che la globalizzazione ha proceduto a larghe falcate, dando ulteriori argomenti (veri o falsi che fossero) a chi auspicava un trattato transatlantico

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    6. Sì, quella che esponi è una tesi condivisa da molti. Francamente devo dirti che non sono in grado di valutare se sia corretta o, al contrario, sia più vicina alla realtà la tesi opposta, che ho brevemente riassunto collegandola alla scarsa fiducia dell'asse carolingio nei nostri confronti. Davvero non lo so.

      Posso aggiungere che, rispetto a ciò che viene deciso "colà dove si puote ciò che si vuole", siamo come i prigionieri nella caverna di Platone: dobbiamo indovinare come è fatta la realtà dal gioco delle ombre.

      Solo che, in questo caso, noi prigionieri siamo alla luce del sole, ed ESSI nella caverna, cioè nelle segrete stanze.

      Insomma, prendi ciò che ho scritto come una possibile narrazione alternativa a quella che ti sembra più convincente. Il corso degli eventi potrà darti ragione, ma anche farti ricordare di questo articoletto.

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    7. Ah, dimenticavo. Sei stato molto parco nel fornire informazioni sul tuo profilo blogger. Sicuramente sei su un social (FB, twitter o altro): anche lì sei così cauto nel far sapere chi sei? Oppure sui social cazzeggi (e quindi ci puoi mettere la faccia) mentre sulla blogosfera scrivi di cose serie e non vuoi esporti? E' così? E' per non rischiare? In caso affermativo, sapresti spiegarmi perché dovrei essere io a rischiare dialogando con uno che non vuole esporsi?

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  3. Mmm... Non so bene cosa tu intenda per "esporsi". Io in realtà non sono su alcun social, perchè molto banalmente la cosa non mi interessa. Così come ad essere sincero non mi sono mai interessato della "carta d'identità" delle persone con cui discuto sui blog. Non mi interessa sapere chi sono e da dove vengono. Sono disponibile a discutere con chiunque sull'ovvia base del rispetto reciproco e della costruttività della discussione.
    In sostanza non chiedo informazioni personali e conseguentemente non mi sono mai preoccupato di darne, fermo restando che non ho "segreti", ma nemmeno vedo la necessità di divulgare informazioni personali.
    Ma forse non ho capito cosa intendevi dire...

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    1. In ogni caso il disclaimer del blog è chiaro: questo non è un blog per anonimi. Io desidero dialogare solo con persone che "ci mettono la faccia, con tanto di nome e cognome". E' una garanzia di serietà.

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  4. Te lo concedo più che volentieri, e a conferma del fatto che non ho problemi a "rivelarmi", ora vedi tranquillamente il mio nome e cognome sui commenti.

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    1. Bè, quanto a informazioni che permettano di identificarti siamo al minimo. Per esempio, sei putacaso questo qui? Che poi sarebbe questo qua?

      Lo sai, vero, che se mi dici di sì andrò a contattarlo per verifica? Se invece sei "lui", spero che apprezzerai il mio sforzo per tutelarti da un potenziale tentativo di furto di identità.

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  5. Scusa ma continuo a non capire... Con cosa mi dovrei "identificare" più che con con nome e cognome?
    Comunque sì, sono quello. Cosa cambia?

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    1. Come cosa cambia? Potresti essere uno che si spaccia per un altro. Il mondo è vario, anzi avariato, non lo sai? Hai idea di quanti matti ci siano in circolazione? Bene, sul web di più. E dove pensi che vadano, se non sui blog che trattano di ciò che gli interessa e abbiano un po' di visibilità?

      In ogni caso benvenuto.

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    2. E allora? Cosa cambia al blog che uno si presenti e commenti con un'identità vera o falsa? Conterà quel che dice e scrive, no?
      Questo avalla semplicemente la mia tesi che sia un po' assurdo pretendere la "dichiarazione di identità" da un commentatore di blog. Non ha alcun senso il pedigree di chi scrive. Chi non ha problemi a dichiarare l'identità lo fa comunque, chi non lo vuol fare ritengo sia da ritenersi libero di non farlo.
      Se per te è importante che io commenti nel tuo blog col mio vero nome, io personalmente non ho problemi a farlo, ma immagino che altri li possano avere, ed è legittimo.
      Alla fin fine parliamo di pubblici dibattiti su blog, in cui le opinioni dovrebbero essere considerate per quello che sono e non per la loro provenienza.
      Nessuno dei partecipanti alla discussione "garantisce" per servizi o prestazioni a pagamento, e quindi l'ossessione identitaria mi pare ingiustificata.
      L'utente irrispettoso o che comunque non rispetta i criteri richiesti dal tenutario del blog può essere espulso a prescindere dall'identità con cui si propone, i suoi commenti eliminati e fine dei giochi. Se proprio ci tiene si ripresenterà con un'altra identità, ma potrebbe farlo in ogni caso.
      Ti confesso che nella maggior parte dei casi le opinioni più interessanti e informate le ho lette da parte di utenti che si presentavano con pseudonimi, e sinceramente non mi sono nemmeno mai posto il problema se la loro identità fosse vera o falsa.
      Si entra nel campo delle scelte personali, che dovrebbero essere sacrosante e ingiudicabili. Secondo me.
      Grazie per l'accoglienza

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    3. Hai detto bene: si entra nel campo delle scelte personali. Qui le regole sono:

      1) desidero dialogare solo con persone con un'identità in chiaro
      2) ovviamente non posso tollerare che qualcuno, anche commettendo un reato, si presenti con un'identità non sua e riconducibile a terza persona ignara di tutto

      Provvederò a mandarti un messaggio privato sul tuo canale youtube e resterò in attesa della tua risposta. Quando l'avrò ottenuta ti aggiungerò alla lista (pubblica) dei commentatori certificati del blog, segnalando il tuo sito web e il tuo canale youtube.

      Se avessi avuto un profilo FB pubblico (chissà perché su FB quasi tutti ci mettono informazioni che li rendono identificabili - mistero eleusino), oppure se avessi aggiunto al tuo profilo blogger l'indirizzo del tuo sito web e del canale youtube, tutto questo ambaradam non sarebbe servito. Così facendo, infatti, in caso di contestazione per appropriazione indebita di identità avresti risposto tu, e non io.

      Sono sconcertato da tutto questo amore per la privacy, quando chi ci controlla (e ci sfrutta) sa anche quanti peli abbiamo nel popò.

      Quanto agli anonimi che fanno tante osservazioni interessanti, ti ricordo che anche quando scegliamo una donna (o due o tre o N) comunque rinunciamo a tutte le altre. La mia scelta è rinunciare agli intelligentoni anonimi e parlare con le persone "limitate" che ci mettono la faccia.

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  6. 1) Legittimo, ma "l'identità in chiaro" potrà tranquillamente essere inventata, e tu non puoi farci nulla.
    2) Hai detto bene, è un'ovvietà, e un reato, quindi non c'entra nulla con il presentarsi con un cosiddetto" nick".

    "L'ambaradan" è dovuto semplicemente alle regole (legittime) che tu imponi per la frequentazione del tuo blog, che non sono necessariamente condivise dal resto del mondo, ragion per cui ti farai carico non solo di imporle, ma anche di spiegarle e gestirle, non trovi?
    Inoltre non vedo come tu possa essere ritenuto responsabile se qualcun altro si presenta nel tuo blog "rubando" l'identità di qualcun altro. Mi pare un assurdo giuridico.
    Non è questione di amore, ma di semplice diritto. Io non sono interessato a scrivere come sconosciuto ma controfirmerò mille volte perchè chi voglia farlo abbia la possibilità di farlo, mi pare una banale regola di libertà. E non paragonerei il controllo esercitato da istituzioni di stato o meno con il controllo che può esercitare il tenutario di un blog. E in ogni caso il fatto che le istituzioni per prime tengano comportamenti illegali e deprecabili non è una buona ragione per istituzionalizzarli.
    Perdonami: la tua scelta non è quella di parlare con persone limitate che ci mettano "la" faccia, ma "una faccia", che potrebbe benissimo essere uno pseudonimo nonostante i tuoi "controlli". Ciò detto, non condivido la tua scelta, ma la rispetto, così come credo tu possa rispettare la mia opinione.

    Vedi la questione del merito delle opinioni rispetto alla "facies" della loro provenienza non è affatto secondaria. Ed è la base sulla quale si fonda da parte di molti il rifiuto di una persona che tu conosci molto bene e so che non stimi e si chiama Bagnai. Che è antipatico, sgradevole, magari anche scorretto e discutibile, ma tutto ciò viene largamente usato per screditarne il lavoro come economista. Ciò è inaccettabile e non penso di doverti spiegare i motivi e la pericolosità di tale atteggiamento.

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  7. Intanto non è vero che io non stimi Bagnai! Al contrario nutro per lui una grande ammirazione, sebbene non ne condivida alcune idee. Ti faccio notare che, se non lo stimassi, non perderei il mio prezioso tempo ad occuparmene. Aggiungo, per completezza, che mi fa anche incazzare quando esprime disprezzo elitàrio nei confronti di chi agisce dal basso, perché commette un paio di grossolani errori (nessuno è perfetto). Ma di ciò, se permetti, parlerò quando avrò il tempo di scrivere un articolo sul movimentodalbassismo. Non dovrai aspettare molto (sempre che non scoppi la guerra).

    Quanto al fatto che qualcuno possa barare e io cascarci, questo può anche accadere ma cerco di prevenire adottando qualche precauzione, ad esempio qualche ricerca incrociata sul web. A dispetto dell'età, sono un vero nativo digitale, uno della legione di informatici che la rete l'hanno fatta, bit su bit. Niente a che vedere con i nuovi nativi digitali, questi giovinottini (ma anche canuti signori e sempre bionde signore) la cui sola abilità consiste nel pigiar tasti. In ogni caso, nel dubbio prendo il mio ferro digitale e faccio SPAM!

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  8. Sicuramente potresti insegnarmi un sacco di cose sulla rete, e la cosa non mi dispiacerebbe nemmeno.
    Mi fa piacere anche quel che dici di Bagnai, che però (e siamo sempre lì) in fondo viene dalla mia parte: non conta nulla il nome con cui uno scrive, ma cosa scrive...
    Ma l'abbiamo già detto e non voglio tediare con questa faccenda.
    Sono senz'altro dell'idea che sia fondamentale nel medio periodo creare una coscienza critica nella gente (e a questo penso ci creda anche Bagnai, altrimenti non avrebbe aperto un blog), presumibilmente però crede molto meno nella possibilità di cambiare le sorti de paese nel breve periodo affidandosi ai movimenti dal basso. Opinione discutibile, ma legittima, secondo me.
    Attendo comunque il tuo articolo a riguardo

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    1. Nel breve periodo c'è solo la possibilità di passare dallo 0% allo 0,x%. Il che sembra un misero risultato, ma è anche un passo obbligato per un fine necessario. Se il fine è necessario, e lo è a mio avviso, non c'è altro da fare che cominciare. Punto.

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  9. Christian Caiumi, se intendi sostenere che esiste un "diritto all'anonimato", sappi che un simile diritto non esiste in linea generale. L'anonomato è protetto dall'ordinamento giuridico in via eccezionale, nei soli casi in cui conoscere l'identità di un soggetto potrebbe esporlo a conseguenze ingiuste e gravi (si veda, ad esempio, la normativa in tema di tutela dei dati personali c.d. sensibili o quella che tutela i mafiosi e i terroristi che decidono di collaborare con la Giustizia).

    Che l'ordinamento non protegge in linea generale l'anonimato significa che se vuoi tenere nascosta la tua identità ad altri sei liberissimo di farlo, ma non puoi legittimamente impedire a nessuno di venire a conoscere la tua identità tramite terzi o scoprendola autonomamente con mezzi leciti.

    Il preteso diritto all'anonimato, inoltre, è a priori inconcepibile in relazione ad attività che possono essere compiute solo con il consenso di un determinato soggetto, come nel caso della partecipazione alle discussioni che si sviluppano nei blog, le quali possono avere luogo solo se il responsabile del blog lo permetta e nei limiti da lui arbitrariamente stabiliti ("arbitrariamente", in pratica, vuol dire insindacabilmente). Il blogger, in quanto "padrone" assoluto del proprio blog in relazione alla possibilità dei terzi di commentare pubblicamente, è arbitro insindacabile nel decidere chi, come, quando e perché possa partecipare alle discussioni e se decide che non vuole anonimi fra i commentatori tu non vanti alcun "diritto" a commentare sul suo blog.

    Quanto al fatto che fra "discussant" anonimi e non anonimi non intercorrerebbero differenze sul piano della qualità degli argomenti, ti consiglio vivamente di dare una sbirciatina ad alcuni recenti thread di questo blog, eccezionalmente aperti al costruttivo contributo dialettico proveninte dall'affascinante mondo dell'anonimato.

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    1. Io non ho mai messo in discussione il diritto del tenutario del blog a richiedere l'identità dei suoi commentatori. Se leggi i miei commenti non troverai mai contestazioni a riguardo.
      Contesto l'utilità di tale atteggiamento e affermo il fatto che dichiarare la propria identità non è affatto garanzia di "qualità" nel commento e anzi rischia di diventare un aprioristico "pedigree" da esibire per poter essere accettato nel consesso della discussione.
      Potrei tranquillamente segnalarti vari thread dove personaggi che si presentavano attraverso pseudonimi (la maggioranza) hanno postato messaggi e commenti più interessanti dei "dichiarati", quindi direi che siamo pari e patta.
      Riguardo al personaggio Bagnai, ad esempio, i commenti più interessanti li ho letti da parte di Anakyn, che non credo sia il suo vero nome... Ma perdere i suoi commenti interessanti e informati credo sarebbe un delitto.
      Il gestore del blog afferma la sua "libertà" di chiedere l'identità? A me interessa di più la "libertà" di poter commentare nella veste che si preferisce. Ovviamente nel rispetto degli altri e evitando insulti.
      Siccome tuttavia sono ospite del blog, ho ottemperato immediatamente alla richiesta di "identificarmi"

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    2. In realtà non ha ancora ottemperato. Sono io che l'ho identificata (forse) tramite una ricerca sul web, ma Lei non ha ancora aggiornato il suo profilo blogger. Se non lo farà, e finché non lo farà, i suoi commenti non saranno pubblicati. Se ha dubbi può scrivermi all'indirizzo email egodellarete@gmail.com, espressamente e unicamente dedicato a favorire l'emersione dall'anonimato. Grazie.

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    3. In che cosa dovrei precisamente aggiornare il mio profilo blogger?

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    4. In genere, se si mettono almeno due di queste info si è facilmente identificabili:

      la città di residenza
      il tuo sito web
      la tua pagina youtube
      la scuola che hai frequentato
      la tua pagina FB

      Se non bastano, e permane l'ambiguità, in tal caso chiedo di fare un ulteriore sforzo. Siccome sei già un soggetto pubblico (sempre che tu sia questo), che ti costa riportare le info nel profilo blogger?

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    5. Ho inserito nel profilo l'indirizzo del mio blog, che in realtà uso come sito, e la città di residenza è già presente nel profilo.
      Siamo a posto?

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