martedì 10 luglio 2018

La necessità di organizzare la lotta politica

Luciano Barra Caracciolo
L'estate, la stanchezza post elettorale e, soprattutto, l'indecisione che serpeggia sulle reali intenzioni del governo gialloverde, stanno paralizzando l'iniziativa politica nel movimento sovranista. Si aggiunga a ciò il vero e proprio shock causato dall'ingresso, in questo governo, di un'icona del nostro mondo, Luciano Barra Caracciolo, avvenuta con spiegazioni che non appaiono del tutto convincenti, come emerge sia dalle motivazioni, laddove il nostro parla di "un'esperienza peculiare nuova, che personalmente considero di natura sia professionale che culturale, nell'interesse esclusivo della Nazione", sia dalla reazione eccessivamente nervosa ad alcune osservazioni di Mario Gosmin (che richiama il video della presentazione del libro di Paolo Savona) e del sottoscritto. Cito:

«Il motivo per cui mi accingo a sospendere la mia personale attività in questo blog - e finora non avuto il tempo di farlo e di salutare i miei amati lettori - è proprio la naturale degenerazione in commenti del genere, posti in questa sede come se fosse un centro di imputazione delle decisioni governative.... Una personalizzazione nei miei confronti in questa sede è quindi sostanzialmente inutile IN QUANTO indirizzata alla sede sbagliata.... E poiché degnissime idee su aspetti certamente cruciali delle politiche di bilancio e di investimento della Repubblica italiana sono da anni dibattute e certamente note a chi redige questo blog, rimane il fatto, fattualmente incontestabile, che il miglior modo per renderle operative e fruttuose, "nell'esclusivo interesse della Nazione", è di conquistare un consenso elettorale tale da ottenere la maggioranza o, comunque, una consistenza parlamentare tale da avere l'investitura popolare per poter tentare di realizzarle.»

In altre parole LBC ci dice che, avendo appreso tante cose dal suo blog, «il miglior modo per renderle operative e fruttuose, "nell'esclusivo interesse della Nazione", è di conquistare un consenso elettorale».

Ovviamente sono completamente d'accordo con LBC, sebbene le sue parole risuonino sinistramente associate, nella nostra mente, a quelle di Piero Fassino:

 

Sono d'accordo con LBC perché, quali che siano le reali intenzioni del governo gialloverde - personalmente sono molto pessimista - chi non è capace di organizzare la lotta non è un soggetto politico reale, e non merita dunque considerazione in quanto tale. Ora che non ci sia, nel mondo sovranista, la volontà di organizzarsi, questa è cosa non vera, sebbene fino ad ora i risultati siano stati ampiamente deludenti. Sulle ragioni di questo fallimento la mia opinione è nota, almeno nei circoli che frequento, ma di ciò parleremo in un'altra occasione perché, in questo intervento, desidero segnalare un ulteriore ostacolo che si è frapposto: l'esistenza stessa del governo gialloverde.

L'idea paralizzante è che questo governo stia portando avanti una strategia di apparente dialogo con l'UE, nel mentre starebbe preparando la famosa uscita dall'euro nel fine settimana. Il filo del ragionamento è che, posto che LBC (ed altri) sono uomini d'onore, e dunque le loro scelte non possono essere determinate dall'ambizione personale; e non potendo non essere chiaro, soprattutto ad essi, che qualsiasi contributo tecnico sarebbe ininfluente rispetto alla mancanza di volontà politica di perseguire l'italexit; non resta che l'ipotesi che i nostri siano stati cooptati in una squadra delta pronta ad entrare in azione in un futuro fine settimana.

Un ragionamento solo in apparenza plausibile, che non tiene conto del fatto che l'uscita dall'euro nel fine settimana è un'operazione impossibile in un paese come il nostro, nel quale il potere non è sufficientemente centralizzato da rendere fattibile una simile strategia. Un'azione del genere potrebbe avere successo solo in uno Stato, e non è il caso dell'Italia, nel quale il potere reale fosse effettivamente concentrato nelle mani di un'élite nazionale coesa, e determinata a difendere, prima di tutto, gli interessi del paese, ponendo in second'ordine i contrasti tra fazioni.

E' in base a tale considerazione che, nelle discussioni con molti amici, provo a smontare quella che ai miei occhi è un'ingenua illusione. Non che l'obiezione non sia presa in considerazione, ma esiste come una sorta di disperata volontà nel non voler credere possibile che perfino uomini di valore come LBC (e altri) possano aver ceduto alle lusinghe di un ruolo governativo; se non addirittura, in qualche caso, essere sempre stati agenti di un'operazione di controllo del dissenso popolare, abilmente orchestrata.

Quale che sia la verità, questa verrà a galla per il principio che non si può mentire a tanti per tanto tempo, ma resta il fatto che l'indecisione è paralizzante. La mia speranza, il mio caldo augurio, è che mi stia sbagliando, perché non posso credere che uomini di valore come LBC (e altri) non si siano posti il problema del danno, soprattutto di natura simbolica, che avrebbero recato al mondo sovranista - verso il quale sono debitori delle loro attuali fortune governative - offrendo il loro contributo a una coalizione costituita da due forze di ispirazione liberale, una delle quali sospettata di essere eterodiretta, che intende preservare l'euro e l'Unione Europea, in aperto contrasto con quanto da essi predicato e insegnato per anni.

Credo di non essere il solo a pensarla così, certamente siamo in pochi ad esternare tali dubbi in modo esplicito, ma col passare del tempo le cose si chiariranno. Come ho già avuto modo di scrivere, il tempo della desistenza di noi sovranisti costituzionali non durerà per sempre.

5 commenti:

  1. Ciao Fiorenzo ti ringrazio per l’articolo di cui condivo interamente il contenuto.
    Vorrei aggiungere alcune riflessioni, ma prima sono costretto a fare una piccola premessa. La nascita di un movimento politico sovranista avrebbe visto la mia adesione e militanza come un atto di spirito di servizio, quasi controvoglia, primo perché non sono portato per la politica e quindi sarebbero state molte di più le delusioni che non le soddisfazioni, e secondo perché sarei stato costretto a ridurre drasticamente la mia attività in bicicletta con mia moglie, hobby che ci gratifica al di là di ogni immaginazione.
    Premesso questo, sono sempre stato convinto che il compito della nostra generazione, cioè quella dei “ sessanta”, era quella di tenere il punto fermo sulla nostra COSTITUZIONE, ripeto mantenere il punto, e questo si poteva fare solo attraverso la costruzione di un movimento politico, capillarmente diffuso su tutto il territorio Nazionale, che trovava il suo sbocco naturale all’interno delle Istituzioni della Repubblica, in primo luogo il Parlamento, perché è lì posto dove bisognava tenere la barra dritta.
    Da ultimo della classe dei miei sei anni passati nel blog dello stimatissimo Presidente Luciano Barra Caracciolo ho appreso che la nostra COSTITUZIONE, prima di essere antifascista è soprattutto antiliberista e non è un caso che dalla commissione dei 75 furono estromessi due insigni liberisti come Emanuele Orlando e Francesco Saverio Nitti, proprio per dare un inequivocabile segno di discontinuità non solo rispetto al regime fascista, ma soprattutto rispetto a quello liberale.
    Inoltre ho appreso che la nostra Costituzione ruota soprattutto attorno al comma 2 dell’art 3 :” E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
    Nell’attuale contesto storico, politico, economico, che vede i vertici delle Istituzione Repubblicane abdicare a questo compito, tale comma andrebbe declinato: E’ compito degli intellettuali, e cioè di quelle persone che favoriti dall’ambiente familiare, unitamente alle doti che generosamente madre natura ha fornito loro, rimuovere gli ostacoli e creare le condizioni per favorire la partecipazione politica della maggioranza dei cittadini.
    Constato con rammarico che così non è stato, la democrazia sostanziale si può realizzare solo ed esclusivamente all’interno della cornice Costituzionale. Purtroppo chi aveva la possibilità di guidare il movimento sovranista verso le alte vette Costituzionali ha preferito farsi cooptare da forze liberiste.
    Siamo passati da “Un mondo che certo non poteva piacere alla finanza internazionale perché la conteneva sia nell’ambito (limitando i movimenti internazionali di capitali) sia nei margini di profitto (contenendo i tassi di interesse) a ” Ma i mercati, credetemi, non sono cattivi. In fondo, anche loro preferirebbero vivere in un mondo meno irrazionale…… ma il loro interesse, per quanto ad alcuni possa sembrare strano, spesso coincide con quello dei cittadini.”
    Nel silenzio o fra gli applausi di chi si definisce sovranista.
    Tu affermi che “non si siano posti il problema del danno, soprattutto di natura simbolica” il danno secondo me è di natura pratica e reale. Non occorre essere un chiaroveggente per percepire che si sta creando la fila di intellettuali “sovranisti” alle porte del cerchio magico per essere cooptati alle prossime elezioni europee.
    Tutto questo comportamento è intrinsecamente liberista, affermazione dell’individuo come monade isolata, a scapito della comunità

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    1. La presenza dei commenti di mauro gosmin nobilitano il blog di Fraioli quasi quanto l' assenza dei miei; è un piacere leggerli perché ti fa sentire meno solo. Un solo appunto: la nostra Carta è non solo antiliberista ed antifascista, ma anche anticomunista, cioè in genere anti modelli socioeconomici caratterizzati lessicalmente dallo stesso suffisso.... suffisso che manca invece nel termine democrazia.

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    2. Tanto Lavagna, quanto Mortati, quanto M.S.Giannini, affermano che la realizzazione della nostra democrazia così come prevista dalla Carta è la «realizzazione del socialismo», in quanto il comma più importante - capoverso III art. - è l'accettazione «dell'istanza fondamentale del marxismo».

      Pensare che la nostra Carta sia "anticomunista" significa non aver capito nulla ed essere sostanzialmente irrilevanti a livello divulgativo. O, quantomeno, significa non aver seguito il lavoro fatto da Quarantotto.

      Lavoro che è stato in primis portare coscienza democratico-costituzionale.

      Lavoro fatto eliminando il pronome "Io" da qualche decina di migliaia di pagine di blog.

      Se non si elimina il pronome "Io" non si può che continuare ragionare per appartenenza che è una forma di non-identità, ovvero di falsa coscienza.

      Non esiste l'identità "sovranista" se non nel limite in cui questa porta coscienza nazionale e di classe.

      Saluti.

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    3. Scusami Bazaar, ma non mi è chiaro il senso della tua critica a Ippolito. Converrai con me che "comunismo" e "socialismo" indicano modelli sociali ed economici diversi, per cui dire che la Costituzione è socialista non implica affermare che sia anche comunista. D'altronde il comunismo, con la sua pretesa di abolire la dialettica capitale-lavoro attraverso l'annientamento delle ragioni del capitale, propone un obiettivo, con i relativi metodi, che non può prescindere dalla barbarie. Quella stessa barbarie è insita nel capitalismo non keynesiano, il quale simmetricamente si propone lo stesso obiettivo del comunismo: l'annientamento delle ragioni del lavoro. Ovviamente attraverso la barbarie.

      La Costituzione non è anticomunista, ma solo se si intende ciò nel senso di non essere "contro" l'allora Partito Comunista Italiano, che infatti non era "comunista", ma anch'esso diversamente "socialista".

      La Costituzione era dunque "anticomunista" perché rifiutava la logica di annientamento dell'avversario di classe, cioè la barbarie.

      Dove sbagliamo io e Ippolito, secondo te?

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    4. Sedevamo nominalmente sul comunismo e non ce ne siamo mai accorti; sarebbe bastato mettere la baionetta al contrario e dal terreno sarebbero sgorgati fiumi di socialismo; intere sacche di socialismo reale scaturivano a volte spontaneamente proprio sotto gli occhi dei Berlusconi che prontamente le additava inorridito alla nazione.
      Ma il tempo è crudele, riforma su riforma, accordo internazionale dopo accordo internazionale si stravolse la costituzione della repubblica socialista sovietica italiana.
      Di quei giacimenti di comunismo si intravvede ormai solo qualche fuoco fatuo, residua scorreggia di quello che fu un regime sconfitto dalla storia e morto nelle menti e nel cuore dei popoli che lo vissero sulla propria pelle.

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