venerdì 29 gennaio 2016

Il reddito di #quelchevipare

Avviso: post aperto ai commenti dei vituperati anonimi


La discussione sul reddito di dignità, alias di cittadinanza, alias minimo universale, alias #quelchevipare, è difficile perché le soluzioni proposte sembrano ovvie e umane: cosa volete che sia, rispetto al pil nazionale, assicurare un reddito di 500/mese euro a tre milioni di disoccupati? I conti sono facili:

Costo = 500*12*3.000.000=18.000.000.000=18 mld di euro

Cioè all'incirca l'1,2% del pil annuale.

E volete che non si possa spendere l'1,2% del pil annuale onde por fine a tante sofferenze e umiliazioni? In fondo, si argomenta, se in media ognuno rinunciasse all'1,2% del suo reddito, l'obiettivo sarebbe centrato. A me, che sono un insegnante, costerebbe a spanne un 500 euro l'anno. E che, non potrei rinunciarci?

Se poi si considera che la ricchezza non è equamente distribuita, il carico sulle mie spalle potrebbe essere addirittura minore. Ma allora, perché sono contrario?

Ovviamente non sono contrario all'idea che tutti abbiano un reddito! Sono contrario all'idea che si possa avere un reddito senza un lavoro. L'obiezione standard è che il lavoro è una merce scarsa. Ohibò!

Ma come, io devo lavorare fino a settant'anni e il lavoro è una merce scarsa? Se fosse vero, allora perché mi tengono a lavorare fin quando non schiatto? Scusate, non potremmo fare, che so, che io vado in pensione e, invece di dare l'1,2% del mio reddito attuale per i prossimi dieci anni, verso il 5% da subito e me ne vado in pensione all'istante? Mi starebbe bene anche il 10%! Invece di una pensione di 1500 euro ne prendo una di 1350, vado in pensione, e con la differenza si fa entrare in classe un giovane laureato! Lo capite che basterebbe interrompere subito il blocco del turn-over nella P.A. per riassorbire almeno la metà della disoccupazione? E lo capite che per fare una legge del genere non ci vorrebbe più tempo che per farne una sul reddito di #quelchevipare?

Poniamo che si metta fine al blocco del turn-over nella Pubblica Amministrazione: è così difficile capire che ci sarebbe un aumento della produttività? Volete mettere l'energia e l'entusiasmo di un trentenne, con la mia voglia di entrare in classe, alla mia età? Non è forse vero che i giovani sanno usare le nuove tecnologie meglio di noi vecchi? Non ne deriverebbe un aumento della produttività?

Ma allora, perché in tanti insistono sul reddito di dignità? Che cosa affascina tanto gli apologeti di questa soluzione? Quali recondite e inconfessabili ragioni si nascondono dietro questo profluvio di lacrimevoli argomentazioni in favore dei poveri che non hanno un lavoro, e quindi dignità? Costoro sarebbero buoni, e io uno stupido vecchio egoista? Davvero preferirei continuare a lavorare per altri dieci anni per un centinaio di euro in più al mese?

Io un'idea me la sono fatta. Tolti gli scemi che sono favorevoli al reddito di #quelchevipare perché così dice il loro partito (velo pietoso), gli altri li divido in due categorie:
  1. quelli che pensano che con i 500 euro al mese, un qualche altro reddito nascosto, e un minimo di frugalità, possono campare facendo quel che gli piace
  2. quelli che pensano che il "sistema" sia troppo forte per combatterlo, e dunque tanto vale allungare la mano per un'elemosina
Né gli uni, né gli altri, li sentirete mai chiedere a gran voce la fine del blocco del turn-over. I primi perché non gli conviene, i secondi perché capiscono bene che questa richiesta è contraria agli interessi del "sistema" e dunque sarebbe respinta, ragion per cui meglio tendere la mano: perché se combatti non otterrai nulla (e i poveri resteranno senza reddito) mentre, se accetti l'elemosina, avranno almeno il minimo vitale.

Dei primi non voglio nemmeno parlare, e mi rifiuterò di farlo anche nell'eventuale discussione. Siete avvertiti.

Dei secondi si può discutere. Magari hanno ragione: il "sistema" potrebbe essere così forte, così invincibile, che non ci resta altro che accettare le sue condizioni.

Poniamo che sia vero. Secondo voi il "sistema", una volta che sia passata l'idea che grandi masse di disoccupati possono essere tenuti buoni con l'elemosina, si fermerà? Oppure cercherà di aumentare il numero di coloro che vivono di elemosina, magari abbassandone tendenzialmente il valore? Considerate un altro elemento: aumentando il numero di coloro che vivono di elemosina si ottengono ulteriori obiettivi, tra cui:
  1. una diminuzione dell'impronta ecologica sul pianeta
  2. un più facile controllo politico
Insomma, una decrescita infelice, anzi infelicissima, e il rafforzamento della piramide sociale. 

L'alternativa, dunque, non è tra l'essere buoni o egoisti, ma tra il combattere adesso o domani. Che si debba combattere, prima o poi, è fuori discussione. Chi vuole il reddito di #quelchevipare è un vile, ma si potrebbe ribattere che chi non lo vuole ha il culo al caldo e fa il frocio con il culo degli altri.

La discussione è aperta. Però ricordate: prima o poi si dovrà combattere!

99 commenti:

  1. Caro Fiorenzo, possibile che non capisca? Non è che si deve rimanere a lavorare fino a settant'anni, anzi nelle condizioni attuali se ti lasciano farlo e la salute ti assiste puoi dirti fortunato.
    Ma solo allora ti riconosceranno una pensione, il che è ben diverso, e solo a patto che tu abbia avuto piena continuità contributiva.
    Siccome però il mondo del lavoro attuale tende a espellere le persone molto prima, ecco che si tratta di un sistema efficacissimo per restringere quanto più la platea di chi ha diritto a percepire l'assegno pensionistico.
    Tutti gli altri avranno versato a vuoto e potranno tranquillamente confrontarsi con la durezza del vivere propugnata da Padoa Schioppa.
    E' questo l'obiettivo che oggi si prefiggono le sinistre?

    Riguardo ai tuoi calcoli, vedo che ti ostini a ritenere che i denari distribuiti per mezzo del reddito di base finirebbero in un buco nero.
    Viceversa, si tratta della spesa pubblica dello Stato più efficace, proprio perché chi lo riceve lo spenderà fino all'ultimo centesimo. Causando nuova domanda, da cui più produzione, da cui più occupazione, da cui più gettito fiscale, da cui pressione minore e potenziale recupero del welfare.
    Ovvero termine di una crisi senza fine, che è tale proprio in base alle esigenze del capitale.
    Non a caso i paesi più in crisi della UE sono proprio quelli in cui non viene riconosciuto un reddito di base: Grecia e Italia. Possibile che si tratti solo di una coincidenza?

    Chi osteggia il reddito di base pone spesso quale sua alternativa la piena occupazione.
    Senza spiegare però:
    - quali precedenti storici abbia, a parte la Germania nazista e l'Inghilterra durante la seconda guerra mondiale;
    - come si realizza nel concreto la piena occupazione, a quali costi, in quanto tempo e per produrre cosa;
    - soprattutto non si dice mai, nel frattempo che la piena occupazione va a regime, che fine fanno i milioni disoccupati ed espulsi in via definitiva dal mondo del lavoro, spesso dopo decenni di lavoro, insieme alle loro famiglie.

    Chi osteggia il reddito di base sostiene inoltre che ne quadro attuale si tratti di uno strumento reazionario. Del resto è proprio un quadro simile quello che stiamo vivendo: l'ostinazione nel rifiutare ai milioni di espulsi dal mondo del lavoro e alle loro famiglie un mezzo di sussistenza e recupero del minimo di dignità rende forse questo quadro meno reazionario?

    Un'altra delle ragioni più comunemente addotte per giustificare il rifiuto per il reddito di base riguarda il fatto che persino Von Hayek ne avrebbe riconosciuto la necessità, nelle condizioni da lui prospettate, molto simili alle attuali.
    Ma allora, se persino l'iper-reazionario Von Hayek ne riconosce la necessità, ostinarsi a negarlo non pone automaticamente in una posizione persino più reazionaria rispetto alla sua?

    Infine, il propugnare la piena occupazione in un quadro generale come quello attuale, che invece a causa delle esigenze del capitale si basa per definizione su un esercito di riserva sempre più folto ai fini dell'abbattimento dei salari, delle tutele e del welfare, e che ha tra principali, più rappresentativi e seguiti parametri economici il NAWRU, Non Accelerating Wage Rate of Uneployment e il NAIRU, Non Accelerating Inflation Rate of Unemployment, somiglia da vicino alla posizione di quelli che vorrebbero cambiare le regole all'euro e all'Europa. La sola differenza è che gli assertori della piena occupazione sono ancora più velleitari. Infatti non si accontentano come i piddini di cambiare verso all'Europa: pretenderebbero addirittura di cambiare verso al capitalismo.

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  2. Cavo Leo Pistone, che divti se non che pevsevevi nel fingeve di non capive? Sai, noi snob non ci divevtiamo mai, al massimo ci annoiamo, e tu mi annoi. Mi citi il NAIVU (Non Accelevating Inflation Vate of Unemployment) ma non mi sembva che tu ne intenda il significato. Infatti scvivi: "La sola differenza è che gli assertori della piena occupazione sono ancora più velleitari. Infatti non si accontentano come i piddini di cambiare verso all'Europa: pretenderebbero addirittura di cambiare verso al capitalismo".

    Ma scusa, l'euvo è un pvogetto popolave o del gvande capitale? E dunque, esseve contvo l'euvo non significa, necessaviamente, esseve contvo il gvande capitale e le sue mive? Ova, cosa vuole il gvande capitale, se non un esevcito di aspivanti lavovatovi sempve disponibili (in quanto viventi) al pvezzo più basso e senza alcuna fovza contvattuale? Cioè "sopvavviventi" e senza voce in capitolo pevché soggetti passivi di scelte decise sulle lovo teste? La capisci la diffevenza tva l'esseve lavovatovi o pevcettovi di un'elemosina in attesa di una chiamata pev un bvandello di cavne in più?

    Lo so che sei una pevsona di buon cuove, commosso dal pietoso spettacolo di milioni di disoccupati, ma domandati: a pavità di esbovso, pervché è meglio lasciavli senza nulla da fave, piuttosto che davgli un lavovo, ad esempio sostituivmi in classe?

    Che noia...

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    1. Fiorenzo, dai troppe cose per scontate quindi pecchi di faciloneria. Il che ti assimila, volente o meno, a gente del tipo di Bagnai.
      Con il quale del resto condividi le posizioni in merito al reddito di base.

      Cosa ti dice che il reddito minimo causerebbe eserciti di lavoratori sempre disponibili al prezzo più basso?
      Questa condizione te la assicuri nel momento in cui li lasci a morire di fame, totalmente in balia delle esigenze del capitale, proprio come avviene ora nella trepida attesa che mentre siamo in grave deflazione dei salari si abbia la fantomatica piena occupazione. Che mai si è avuta nel corso della storia a parte i casi detti e quindi ha buone probabilità di non avverarsi mai.
      Tantopiù nelle condizioni attuali dei mercati. A meno che per piena occupazione tu non intenda scavare buche per poi ricoprirle.

      Il reddito di base funziona evidentemente al contrario, ovvero causando una soglia pari al 120-130% del suo valore, sotto cui i salari non possono andare. A patto naturalmente che sia incondizionato, come deve essere.
      Questa confusione è troppo comune tra i detrattori del reddito di base per non essere voluta, inducendo incertezza nel pubblico. Cosicché le vittime applaudano i loro carnefici, proprio come hanno fatto Bagnai e Barra Caracciolo a Corviale.
      Se ti fa piacere avere un ulteriore elemento per stare in loro compagnia, buon per te.

      Va da sé che gli aspiranti lavoratori, voluti dal capitale in base alle sue esigenze che chi causa questa deliberata confusione non fa che assecondare, aspirano molto di più e anelano addirittura, se invece di avere poco da mettere sotto i denti per sé e per la loro famiglia non hanno nulla.

      Anche questo è evidente, ma solo per chi abbia volontà di vederlo. E chi non ce l'ha non può che palesare il proprio ruolo. Malgrado ciò si tratta di un ulteriore elemento della questione che ci si ostina a trascurare minuziosamente.
      Proprio come fecero i padri dell'Europa riguardo a qualsiasi clausola di uscita.
      A dire il vero la similitudine non mi sorprende.

      E' solo un segno che la sindrome di Von Hayek trova terreno fertile nell'ambito di quella che fu la sinistra. Che ha abdicato come dimostra la tua risposta a qualunque ideale di equità sociale e solidarietà, per abbracciare appunto l'ipocrita e velleitario cambio di verso, addirittura nei confronti del capitalismo.
      Il che ha anche i suoi vantaggi, dato che rappresenterà sempre una buona scusa, pronta da spendere nei confronti di un seguito mai così decerebrato. Ma attenzione, solo con esso.

      Vedo comunque che nella tua ostinazione sei coerente. Continuando a fingere che il turn over sia risolutore dei problemi, quando invece potrebbe influire solo per una frazione di essi. Le ragioni, che vanno ad aggiungersi alle esigenze del capitale nella sua forma più perfezionata, e in quanto tale tende a produrre sempre di più avvalendosi di sempre minore forza lavoro, sono spiegate qui per l'ennesima volta.
      http://scenarieconomici.it/world-economic-forum-scompariranno-tantissimi-posti-di-lavoro-causa-robotica/
      Ritengo a questo punto che il tuo ostinarti a non volerne tenere conto sia emblematico.

      Al di là di questo, avrei apprezzato di più se fossi entrato nello specifico dei miei rilievi dando una tua risposta.
      Invece anche tu non sei stato in grado di farlo, e una volta di più sei in compagnia di quelli menzionati sopra, segno evidente che tali rilievi non hanno risposta alcuna. A ulteriore dimostrazione di quali basi abbia la posizione di chi insiste con la pantomima della piena occupazione come alternativa preferibile al reddito di base incondizionato, mentre vede i più sfortunati di lui morire di fame nel rinnovato confronto con le durezze della vita, proprio come da desideri dei Padoa Schioppa. Nella falsa e per certi versi puerile ma consolatoria convinzione che così si avvicinino le condizioni per una sollevazione. Che non si avvereranno mai, dato che chi è al potere è spietato ma non stupido. Lo ha spiegato anche Orwell.

      E allora altro che noia, qui c'è ben di più...

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    2. P.S.
      Vedo che anche tu non hai resistito alla tentazione di definire elemosina il reddito di base, attribuendo di conseguenza la patente di mendicanti ai suoi potenziali percettori. Malgrado si tratti di persone che spesso hanno lavorato una vita prima di essere espulsi dal mondo del lavoro in base alle esigenze del capitale.
      Che tu così facendo assecondi una volta di più, accomunandoti ulteriormente all'indegno Bagnai che si vanta di aver partorito definizioni ignominiose come "il reddito della gleba". Dimostrando inoltre un cinismo feroce, degno appunto degli squallidi elementi di una falsa sinistra ridottasi allo stadio masochistico di chi gode nel vedersi caduto mai così in basso, avendo perduto ogni valore e ogni ideale.
      Sinceramente, e senza acrimonia, se fosse capitato a me di fare osservazioni simili, me ne sarei vergognato profondamente.

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    3. vedo che non capisci il senso delle affermazioni del Bagnai...
      In ogni caso il reddito non lo daranno mai ...
      Non spenderanno mai tutt'e quelle risorse ....
      L'Europa stessa non ci permetterebbe di farlo...
      Per raggiungere tale obiettivo sarebbe necessario riappropriarci della nostra sovranità , a quel punto sarebbe meglio puntare su politiche assolutamente kaynesiane....

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  3. Una soluzione meno indolore per chi ha già un lavoro potrebbe essere far emergere il sommerso , che gli economisti sostengono creerebbe molti nuovi posti di lavoro e proprio pochi giorni fa La Reppublica ha scritto che in Italia il nero ed il sommerso ammonta a ben 540 mld. , un terzo del PIL .
    Tu dici di sbloccare il turnover nella PA , e nel privato che è maggiore ?
    Tu hai un carattere un po' spigoloso , ma un cuore d'oro , quanti credi sarebbero pronti a seguirti nella tua proposta ? Io confino con una concessionaria di macchine agricole dove i 6 impiegati lavorano 60 ore settimanali e se non fossero contenti potrebbero cambiare ditta visto che nella provincia di Verona la disoccupazione è appena del 4,9% .Quando Silvio continuava a martellarci con lo slogan dell'invidia sociale io mi dicevo , ma cazzo , non c'è nessuno che ti controbatte che c'è anche l'avidità umana .

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  4. "Ma mollalo lì, quello yuppie di mevda! Povta ancova l'ovologio al polsino? Che noia! Eh, ma che noia!" (Per i distratti e gli schizzinosi, passaggio tratto da Yuppies - I giovani di successo. Aka l'Italia che ci avevano annunciato e che, inconfessabilmente, in tanti c'eravamo aspettati.)

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    1. Caro Alessandro, trovo indovinatissimo il riferimento al dialogo di quel film, emblematico della tragedia di quella che un tempo fu la sinistra, e più ancora delle fasce popolari che in essa trovavano un argine alla insaziabile voracità del capitale, che come dico sempre finirà con il fagocitare persino sé stesso. Insieme a quell'argine, i ceti subalterni avevano nella sinistra anche il veicolo per le loro lotte, ma essa ha deciso di abbandonarli al loro destino, per diventare qualcos'altro.
      Perdendo così i suoi valori e i suoi ideali, e quindi la sua bussola, ma più di tutto perdendo ogni ritegno.
      Proprio così è riuscita nel farsi scavalcare a sinistra persino dall'icona della reazione Von Hayek. Come vediamo qui, senza neppure rendersene conto e neppure volerlo fare, dati i toni infastiditi e vagamente tendenti al dileggio usati nei confronti di chi tenta in qualche modo di risvegliarla dal suo torpore.
      Il che rappresenta la tragedia nella tragedia.

      Per tutto questo, del resto, la sinistra ha scusanti validissime: infatti era intenta al rito ancestrale che rappresenta forse l'ultimo retaggio del tempo che fu: il rimirarsi l'ombelico. Con l'impiego dello strumento più efficace al riguardo: il benaltrismo, che nella sua accezione più perfezionata e definitiva porta direttamente al cambiamo verso. Ovviamente nei confronti dell'obiettivo più alto - ci accontenteremmo mai di qualcosa di meno? - ovvero l'avversario storico della sinistra, il capitalismo.

      Qui ne abbiamo avuto un'interpretazione magistrale, anche se solo come replica di altri palcoscenici: il reddito di base? Maddeché! Troppo semplice e risolutivo.
      Vuoi mettere invece quanto è più figo e foriero dei destini magnifici e progressivi cui deve puntare ogni sinistrato che si rispetti, prospettare il radioso futuro della piena occupazione?
      Vero e proprio sol dell'avvenire che ci fa sentire tanto più intimamente legati alle nostre radici storiche, ma soprattutto elemento sul quale pavoneggiarsi, a supporto di un malinteso senso di superiorità intellettiva e ideologica, che rappresenta da sempre la malattia congenita della sinistra da salotto e resta forse il solo altro elemento restante della sua eredità degenerata.

      Se poi non sappiamo spiegare manco da dove si comincia a costruire questa fantomatica piena occupazione e in base a quale base potere politico giungere a tale obiettivo, poco importa. L'essenziale è avere un feticcio da adorare, vitello d'oro di fronte al quale inginocchiarsi in ossequioso raccoglimento nell'attesa dei destini radiosi che inevitabilmente si compiranno.
      E se nel frattempo quattro lazzaroni scansafatiche e mendicanti non hanno di che dar da mangiare alle proprie famiglie, beh, che si fottano.
      Non è che da soli possiamo far fronte ai mille di guasti di questo mondo tanto cattivo.
      Del quale peraltro denunciamo instancabilmente ogni manchevolezza, facendo garrire al vento le nostre bandiere di fronte alle quali ci vengono gli occhi lucidi, nella contemplazione estatica del supremo valore della nostra missione.

      Tutto questo dimostra, al di là della polemica basata sul reddito di base contro piena occupazione, che l'abdicazione della sinistra ai suoi valori non ha interessato soltanto la sua parte che un tempo si definiva revisionista, ovvero il PCI che ha deciso la propria involuzione nel serpentone metamorfico ora in fase PD, ma ha trascinato con sé tutto il resto del suo schieramento, persino quello un tempo era almeno in apparenza il meno condiscendente ai compromessi del parlamentarismo, con risultati a dir poco drammatici.
      Non tanto per lo schieramento politico in sé, quanto per le persone oggi prive di ogni protezione nei confronti della recrudescenza della durezza del vivere Padoa-Schioppana, con cui quella sinistra falsa e rinnegata, nell'insopprimibile paternalismo che rappresenta la terza e ultima gamba di ciò che rimane del suo patrimonio politico, ha deciso sia inevitabile che ci si debba confrontare.

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    2. Caro Leo,
      non potendo farmi scoglio che argini il tuo mare, proverò a trovar dolce - o, almeno, non troppo amaro - il naufragarvi.

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  5. Mi sembra che l'argomento decisivo per inquadrare le finalità che le elites perseguono con il reddito di cittadinanza sia nel fatto che esso verrebbe finanziato con ulteriori poderosi tagli al welfare, alla sanità e alle pensioni. Del resto, le proposte di Boeri per il ricalcolo di tuttti gli assegni pensionistici vanno in questa direzione. Quindi il giovane disoccupato verrebbe pagato di fatto dal pensionato che si vedrebbe ridotto l'assegno e da tutte le famiglie cui si ridurrebbero ancora i servizi. In compenso, i beneficiari del reddito, grati al PD per l'elargizione,andrebbero ad ingrossare le file del Partito della Nazione. Tra i sostenitori del reddito di cittadinanza figurano, ricordiamolo, personaggi che hanno sinceramente a cuore la sorte dei giovani disoccupati, dallo stesso Boeri a Davide Serra, da Ichino a Giuliano Da Empoli. Si tratta di un altro passaggio verso il successo definitivo dell'1% contro il restante 99%.

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    1. Ecco qui, mancando le argomentazioni dal minimo senso compiuto, all'amico Gianni non resta che affidarsi alle illazioni.
      Sembra che, le proposte di, tizio ha detto, cui si abbina l'immancabile tocco di complottismo e il paventare associazioni del tutto immaginarie, senza curarsi se siano oltre i limiti del surreale.

      Il tutto basato sui crismi della doppia morale che non si fa mai scrupolo di ricorrere ai precetti dell'ortodossia filo-capitalista, che al momento opportuno fanno sempre comodo.
      Ecco allora reiterata per l'ennesima volta la panzana inverosimile che le somme distribuite per mezzo del reddito di cittadinanza debbano finire in un buco nero.

      Allora, se vogliamo discutere seriamente nel merito della questione, pregherei di iniziare ad accettare la realtà. Il reddito di base è la tipologia di spesa pubblica dello Stato più efficace e quindi contraddistinta dal moltiplicatore più alto.
      Perché invece di perdersi per i mille rivoli del clientelismo e del sottobosco politico, viene speso per il suo intero ammontare da chi lo percepisce, e ne rimette le somme in circolo. Da cui come già ripetuto fino alla noia, fine del crollo Montiano della domanda aggregata. Da cui nuova produzione, nuove opportunità di occupazione e maggiore gettito erariale, da cui possibilità di riduzione della pressione fiscale e recupero del welfare.

      Trovo scorretto fingere che determinati aspetti non siano stati toccati e così reiterare tesi che oltretutto non tengono conto dei fondamentali inerenti la questione di cui si discute.
      Questa è un'altra delle armi tipiche di chi semina incertezza, fingendo di non conoscere neppure l'abc di ciò di cui sta discutendo. Cosicché le cose restino come stanno quanto più a lungo possibile. Ovvero nell'ambito di un quadro reazionario senza precedenti nell'era moderna e forse di ogni tempo, in cui le élite stanno conoscendo il più colossale e rapido arricchimento della loro storia.
      Salvo poi accusare di tutto ciò chi invece si batte affinché ciò possa cambiare nel modo più rapido possibile e senza l'attesa necessaria affinché la fantomatica piena occupazione vada a regime.

      Allora a questo punto chi è che sta dalla parte delle élite?
      E' evidente: colui che si fa sorpassare a sinistra dal primo Von Hayek e rifiuta categoricamente, senza addurre nessuna ragione valida ma sulla scorta di una corposa serie di illazioni ciò che teme, perché troppo rapido, efficace e risolutivo.

      Vuoi mettere invece quanto è meglio il cambiamo verso? Soprattutto se mirato sul bersaglio grosso: si cambi verso non all'Europa ma proprio al capitalismo!
      Tanto più ora che è arrivato alla sua fase più efficace e pervasiva.
      Pensa quante battaglie potremo combattere allo scopo, quante belle manifestazioni potremo fare, quanti fiumi di inchiostro potremo versare, facendoci belli ma soprattutto facendo in modo che l'ordine capitalista criminogeno resti immutato il più a lungo possibile.

      E ancora una volta, che gli espulsi dal mondo del lavoro per le ragioni del capitale, spesso dopo una vita di lavoro, si rassegnino pure insieme alle loro famiglie. Troppo più radiosi e affascinanti sono i destini magnifici e progressivi del miraggio chiamato piena occupazione!

      Miraggio perché non si sa spiegare manco quali sono i suoi precedenti storici, come si fa a ottenerla, a quali costi e in quanto tempo.
      Si tratta di dettagli senza nessuna importanza, perché nel frattempo quell'1% che crediamo di voler combattere ma in realtà stiamo sostenendo con tutti noi stessi, non avrà solo un successo ma un vero e proprio trionfo epocale, mentre tutti gli altri per forza di cose andranno progressivamente a morire di fame, nel più puro e ideale degli scenari Padoa-Schioppani.
      Ma sempre in nome dei sacri ideali della sinistra, naturalmente.
      Che poi sia Hayekiana e rinnegata, pazienza. Non si può avere tutto dalla vita, vero?

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    2. Non è detto che tu non venga accontentato, sai? L'ultima carta di Draghi potrebbe essere l' elicottero....

      Pare che ai "compagni" del Giornale l'idea piaccia.

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    3. Esatto, Fiorenzo.
      Vi siete fatti scavalcare a sinistra anche dai servi di Goldman Sachs alla Draghi e da quelli del Giornale.
      Complimenti vivissimi.

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  6. Vedo che proprio non ci si capisce. E allora mi spiego con una favola per bimbi.

    Immaginate il signore di un castello con tanta terra da coltivare. A un certo punto il signore annuncia che licenzierà cento lavoratori perché ha introdotto delle migliorie tecniche. Che si fa? Ci sono tre opzioni:

    1) si fa una dura vertenza così da strappare, con l'occasione, una frazione maggiore di plusvalore di competenza del lavoro, e con quello riassorbire i licenziati ed eventualmente aumentare il salario medio. Controindicazione: la soldataglia del signore.

    2) si fa una vertenza il cui obiettivo sia quello di conservare, almeno, la frazione di plusvalore di competenza del lavoro, ad esempio riducendo l'orario di lavoro per tutti, così da riassorbire i licenziati. Controindicazione: vedasi il commento di Fabio Campedelli.

    3) si fa una debole vertenza il cui obiettivo sia, almeno, dare un tozzo di pane ai licenziati sotto forma di un reddito garantito, sebbene così facendo la frazione di plusvalore di competenza del lavoro verrà a diminuire. Controindicazione: Fraioli deve dare ragione a Bagnai (amicus Leo, sed magis amica veritas).

    Insomma, la mia tesi è che il reddito senza il lavoro sia un cedimento. A chi mi obietta che parlo così perché ho il culo a caldo rispondo che è vero, ho il culo al caldo. Ma ciò non cambia la natura dei fatti: il reddito senza lavoro è un cedimento, e una vittoria del capitale.

    Ciò detto, fate come vi pare. Tanto il mio culo sempre al caldo resta! Quello che non potete chiedermi è di darvi anche ragione.

    Il reddito senza lavoro è un cetriolo, un grosso cetriolo...

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    1. ... E certi cetrioli, notoriamente, prediligono i culi freddi.

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    2. Mica tanto! Sono quelli tiepidi i loro preferiti, e nel frattempo operano per raffreddare quelli caldi.

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  7. A parte che il cetriolo possa piacere a molti anche non per via esclusivamente orale, sono d' accordo con Fiorenzo.
    Aggiungo alcuni spunti di riflessione non perché sappia (rinnegando la mia piddinitas) dove porta il ragionarvi su, ma per conoscere le vostre considerazioni:
    1) la costituzione tutela il diritto ad aver una vita dignitosa attraverso il diritto ad un lavoro dignitosamente retribuito o anche senza fare un cazzo?
    2) in caso di tutela dei disoccupati valgono le considerazioni di Fiorenzo se non si può agire sulla leva monetaria.
    3) se si potesse agire sulla leva monetaria come agirebbe la redistribuzione del reddito sulla propensione al risparmio/consumo, sul saldo del commercio con l' estero e quindi sul salario reale ( che serve anche per comprare beni esteri) dei lavoratori e non?

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  8. Caro Ippolito, ben trovato.
    Direi che la questione non sia il dirsi d'accordo con l'uno o con l'altro, ma dare una risposta alle domande inerenti il merito della discussione, che mi sembra di aver formulato con sufficiente chiarezza.
    Fin qui non ci è riuscito nessuno, vuoi provarci tu?

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    1. Ma che risposta puntuale vuoi dare a chi scrive frasi del tipo: "Non a caso i paesi più in crisi della UE sono proprio quelli in cui non viene riconosciuto un reddito di base: Grecia e Italia."?
      Sorge il dubbio che questa persona non abbia sentito parlare delle condizioni in cui versano Irlanda, Portogallo, Spagna, Francia (che sì, a parità di condizioni sta messa peggio dell'Italia: se avesse avuto una "cura Monti" come l'abbiamo avuta noi sarebbe già da tempo con le gambe all'aria; ma sapete com'è: avere delle bombe atomiche in magazzino conta leggermente di più rispetto allo (non) sbattere i proverbiali pugni sul tavolo) e oramai anche Paesi che facevano la voce grossa come la Finlandia.

      Se non riesci a capire da solo - e unicamente da solo puoi e devi capirlo: la Verità è dentro ognuno di noi e da lì va cavata fuori con fatica e passione - che introdurre un reddito di cittadinanza (con o senza condizioni) in un sistema economico di stampo liberale come quello attuale è cosa ben diversa dall'introdurlo in un sistema economico di stampo socialista, cosa vuoi che ti venga risposto da chi non è d'accordo con te che non sia già stato esplicitato con limpidezza da altri che opportunamente citi, ergo conosci?
      La nostra Costituzione è basata sul principio secondo cui la dignità umana si manifesta concretamente ("Ogni cittadino ha il dovere [nota bene: dovere] di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società") e si realizza pienamente ("Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa") attraverso il lavoro.

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    2. Parimenti, la nostra Costituzione riconosce il diritto del cittadino di poter disporre del proprio reddito nella maniera che egli ritiene più opportuna ("La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito"), favorendo in special modo l'attività economica volta a provvedere al soddisfacimento dei più elementari bisogni connessi al possesso della proprietà ("[La Repubblica] Favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del paese"). E questo vale per tutti ("Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese").

      Viceversa, tu neghi il diritto al risparmio ("Viceversa, si tratta della spesa pubblica dello Stato più efficace, proprio perché chi lo riceve lo spenderà fino all'ultimo centesimo [differenziale d'inflazione]. Causando nuova domanda, da cui più produzione, da cui più occupazione, da cui più gettito fiscale, da cui pressione minore e potenziale recupero del welfare."): il ricevente reddito di base si troverebbe esattamente nella situazione di un nullatenente la cui sopravvivenza sarebbe totalmente vincolata alla liberalità del sovrano, che gli concederà - qualora lo riterrà opportuno - di volta in volta giusto il necessario per non morire di fame, rendendo di fatto impossibile ogni iniziativa individuale di riscatto sociale. Questo sancirebbe l'istituzionalizzazione definitiva (nel senso di desiderata, cioè posta come obiettivo dichiarato dei governi) dell'esercito industriale di riserva di marxiana memoria (con tutti gli annessi e connessi del caso), dunque implicitamente neghi anche il diritto al lavoro e cosa può esserci di più reazionario di questo?

      La risposta "di sinistra", l'unica risposta genuinamente di sinistra, a tutto ciò è il ritorno alla nostra Costituzione e ad un forte intervento dello Stato in economia. Chi rimarrà momentaneamente al di fuori della rete lavorativa attiva avrà a disposizione sussidi, sgravi, esenzioni, aiuti fino a quando ne avrà bisogno per assicurarsi un'esistenza dignitosa. Ma l'obiettivo dichiarato e perseguito dallo Stato deve essere quello di mettere quel disoccupato nelle condizioni di poter tornare a vivere del proprio lavoro (dipendente o autonomo) e del connesso salario attraverso l'utilizzo delle opportune misure di politica economica ("La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto") e non quello di sancire la trasmutazione del cittadino in suddito de iure oltre che de facto.

      Pongo alla fine dell'intervento l'immancabile captatio benevolentiae con cui ringrazio di cuore il gentile e valente (e focoso) blogger per aver concesso, in via eccezionale, spazio di intervento anche agli anonimi. Non ti conosco personalmente, ma ti leggo da qualche tempo e ti stimo per l'impegno costante che metti nella divulgazione e nel dibattito di queste tematiche topiche dei nostri tempi (ma molto probabilmente di ogni tempo della storia).

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    3. Quel "[differenziale d'inflazione]" presente nel quarto paragrafo è un rimasuglio sfuggitomi da un'altra considerazione che inizialmente volevo fare, ma che poi non ho più elaborato perché avrebbe finito con lo sviare il discorso da quello che ci interessa discutere in questa sede. Vi prego di non considerarlo. Grassie. :)

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    4. Ti ringrazio per l'attestato di stima. Dici anche che sono "focoso", ma ti assicuro che sono più tranquillo di quanto appaia. Certo, dopo essere stato per molto tempo "ecodellarete", vista l'aria che tira su Internet mi sono messo l'elmetto e adesso sono "egodellarete". Ma quando incontro persone che non barano, e dialogano in modo corretto, allora non prendo fuoco. Ma sono pochi, sai? La maggior parte preferisce avere ragione ad ogni costo, invece di rallegrarsi quando, grazie a uno scambio di opinioni, possono correggere un loro errore. In questi casi, si tira giù la visiera e si va alla tenzone... ;-)

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  9. È chiaro a tutti, spero, che un eventuale reddito di cittadinanza nell Italia dell euro sarebbe fissato attorno ai 4-500 euro al mese vero? Con conseguente stabilirsi della soglia di salario minimo medio attorno ai 6-700 euro. Il 120% in più come si fa correttamente notare sopra.

    Basta tener a mente questo.

    Che se è impossibile avere la piena occupazione nel capitalismo del 21esimo secolo....è impossibile anche avere 1000 euro al mese x star a casa.

    Lo si tenga a mente e si facciano le considerazioni che si vuole.

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  10. Quindi certamente con 500 euro al mese aiuti il nullatenente...ma vai poi in culo a chi oggi guadagna 1000 euro eh?

    Questo in attesa della prossima crisi di competitività....

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  11. Ho 46 anni e sono senza un lavoro degno di questo nome (sono uno sfruttato in nero), quindi sarei uno di quelli che in teoria dovrebbe usufruire del reddito.
    Ma chiedo al signor Leo Pistone come cazzo faccio a vivere con 500 euro al mese?!
    Vengo a vivere da lei?
    Facciamo cambio?

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    1. Carissimo Carmine, lasciami esprimere prima di tutto la più grande e sentita solidarietà nei tuoi confronti.
      Spiacente di deluderti, ma personalmente verso in condizioni persino peggiori delle tue.
      E siccome è l'esperienza di vita a fare la coscienza di classe, come diceva un certo Vladimiro, non ti sfiora l'idea che che certe necessità ormai improrogabili sono negate proprio a causa del cinismo tipico di chi se la passa troppo bene?

      Detto ciò, vedo che anche tu dai troppe cose per scontate.
      Perché il reddito di base deve essere di 500 euro?
      Detta cifra è stata messa lì a bella posta da chi crede ancora di poter gabbare gli altri facendo credere che le cifre corrisposte per mezzo del reddito minimo finiscano in un buco nero, invece di far rinascere la domanda aggregata, con tutto quel che ne consegue.
      Eppoi la proposta di legge dice altro e prevede anche un salario minimo di 9 euro l'ora. Tanto per confermare le teorie pretestuose di chi sostiene che servirebbe a far crollare le retribuzioni, secondo un contorsionismo mentale in funzione del quale si è deciso di trascurare minuziosamente un numero difficilmente calcolabile di realtà oggi palesi.

      Concordo con te che con 500 euro non si mangia e neppure si può sopravvivere ai costi della vita attuali. Ma questi non sono certo decisi dagli emarginati, quanto ancora una volta in base alle esigenze del capitale e del sistema politico-economico che ad esso fa capo.
      Tuttavia, se anche la cifra fosse quella, sarebbe sempre di più dello zero spaccato che ti devi aspettare nell'attesa, destinata per forza di cose a essere vana come è spiegato con chiarezza nel mio intervento iniziale, che la fantomatica piena occupazione vada chissà quando e chissà come a regime.

      Chissà quando perché non ha precedenti storici di sorta, tranne quello della Germania nazista e dell'Inghilterra che nel suo sforzo bellico militarizzò anche i civili arrivando a inquadrarli in battaglioni.
      Chissà come perché chi propone quale unica possibilità di risposta alle condizioni attuali la piena occupazione, non sa spiegare come attuarla, a quali costi, in quanto tempo, per produrre cosa e in base a quale potere politico.
      Ma soprattutto non dice che fine fanno i milioni di persone come te, insieme alle loro famiglie, intanto che l'araba fenice della piena occupazione si decida finalmente a materializzarsi.

      E allora, come abbiamo visto anche qui e più volte, non gli resta che affidarsi al dileggio e ai tentativi di discredito nel tentativo penoso di nascondere la realtà.

      Tutto questo è in primo luogo un'ennesima dimostrazione che tale proposta è figlia dell'irrecuperabile benaltrismo da superiorità morale, che a sua volta è sindrome congenita del sinistrato-tipo.
      Benaltrismo che quando è messo di fronte alla realtà del mondo concreto va a sfociare nel cambiamo verso.
      Ma non semplicemente all'Europa di cui si accontenta il comune piddino lobotomizzato, che al paragone diviene persino lui un modello di ragionevolezza e acume, ma addirittura al capitalismo (!!!)

      Dunque appare evidente che siamo alla farneticazione completa e assoluta, da parte di chi propone la piena occupazione quale sola possibilità di risposta alle condizioni attuali. Costui infatti rifiuta sistematicamente di prendere atto che è la stessa realtà attuale del capitalismo globalizzato a imporre la precarizzazione e l'espulsione dal mondo del lavoro di fasce sociali sempre più ampie, in base alle sue necessità elementari. Esse prescrivono di produrre sempre di più impiegando sempre meno manodopera, evitando inoltre di redistribuire per quanto possibile la ricchezza così prodotta. Altrimenti da tale redistribuzione deriveranno nuove istanze e rivendicazioni da parte delle classi subordinate, che invece è necessario disciplinare e schiacciare sotto il tallone sempre più.

      Continua nel prossimo commento.

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    2. Dunque, malgrado i fiumi di parole versati sull'argomento, nessuno è stato in grado di rispondere, qui o altrove, alle mie domande, malgrado la loro semplicità.
      Il motivo è che i fautori della piena occupazione non ne sono in grado. Oltretutto non sono minimamente interessati a tali argomenti.
      A loro non interessa che milioni e milioni di persone non abbiano più di che sfamare i propri figli, e quindi non ritengono necessario dare una risposta nel periodo più breve possibile a tale emergenza.

      Per loro l'importante è continuare a cantare "Compagni dai campi e dalle officine".
      E che i campi restino incolti e le officine siano da anni desolatamente chiuse è un particolare senza importanza. Tanto ci sono centinaia di bandiere rosse da sventolare, per sentirsi parte di una causa tanto nobile, nella consapevolezza della propria superiorità morale, mentre si partecipa alle grandi adunate che ricordano così da vicino quelle di Piazza Venezia.
      Ora il colore delle bandiere è diverso e si svolgono a Piazza San Giovanni. E se li non c'è manco un balcone, si può star sicuri che un palco da cui il crapone di turno può arringare la folla non manca mai.

      E così tutto rimane immutato nella sua profondissima ingiustizia. Mentre il sinistrato tipo è degenerato in neoborghese il cui unico interesse è la barca, la macchina nuova o il villino in campagna. Tanto la sopravvivenza gli viene assicurata dall'aver vinto ”o' concuorzo” che lo ha fatto diventare un inamovibile stipendiato di stato. Cieco e sordo alle necessità di chi non ne condivide la sorte.
      Se poi lo scavalcano a sinistra persino Von Hayek e i suoi figliocci bocconiani, poco importa. Lui rimorsi sulla coscienza non ne ha. E qualora si facessero sentire, per coprirli gli basta cantare a squarciagola “Contessa”, “Bella Ciao” e “Bandiera Rossa”.

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    3. Caro Leo, mi perdonerai ma a me sembra che la traduzione sintetica del tuo lungo argomentare sia: «arrendiamoci». E cioè: siccome il capitalismo ha vinto, battiamoci per un reddito minimo, il quale, per carità, non finisce in un buco nero no no no ma va a rilanciare la domanda e quindi... farebbe funzionare un po' meglio... indovina un po'? Il capitalismo bellezza!

      Ora a me spiace che tu stia così male, però mi dovresti spiegare perché mai un mr x che non stia messo come te, ad esempio perché è un artigiano in sofferenza, un piccolo professionista, un impiegato in un'azienda privata o nello Stato, un piccolo imprenditore... ma certo non sta alla canna del gas, dovrebbe pensare che sia suo interesse rilanciare il capitalismo dando a te un reddito minimo. Ah già, perché così si rilancia la domanda!

      Ovviamente non funziona in modo così semplice, ma transeat e veniamo al dunque. Tu ti stai appellando al buon cuore di chi, ancora, sta un po' meglio di te. Peggio, ti stai appellando a quella minoranza, che ragiona politicamente, che tenta di rappresentare gli interessi reali di un artigiano in sofferenza, di un piccolo professionista, di un impiegato in un'azienda privata o nello Stato, di un piccolo imprenditore, e ti aspetti che costoro, cioè noi, cioè in ultima analisi anch'io, mettiamo al primo posto la tua sofferenza e i tuoi bisogni.

      Sarò franco e brutale: non funziona così. Chi ancora pensa di poter combattere prima di arrendersi all'elemosina di un reddito di sopravvivenza, e questo vale soprattutto per chi ragiona in termini politici, tenta di tutto pur di non arrivare a doversi rassegnare a ciò. Dal che segue che se mi dici che sono un'infima testa di cazzo, un perbenista di merda, un borghese da trapassare con un legno infuocato che dal culo gli esca dalla bocca, a me non me ne frega un cazzo. E sai perché? Perché io (anzi: IO) mi faccio i miei interessi di classe! I quali non coincidono con i tuoi. Ora, sta a te decidere: vuoi l'elemosina del capitale, oppure vuoi stare con la mia classe sociale? Se ti metti dalla parte del capitale forse avrai (a nostre spese) il tuo cazzo di reddito minimo; se stai con noi forse avrai (se vinceremo) il tuo cazzo di lavoro (sempre a reddito minimo). Facci sapere.

      Per altre opzioni c'è una vasta scelta tra le religioni che consolano l'essere umano.

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    4. Caro Leo, comprendono la tragedia della miseria perché la vivo, seppure indirettamente, tutti i giorni.
      Ti dirò che sono convinto che in momenti come questi sia urgente e necessario dare sostegno a chi ne ha necessità, un reddito di cittadinanza come misura emergenziale è oggi necessario, ma come fa notare Fraioli ciò ha un prezzo sugli equilibri nel conflitto distributivo da non sottovalutare.
      Molto spesso ho letto che una misura del genere non farebbe altro che creare e rafforzare un fantomatico esercito Industriale di riserva, tutte cazzate, al grande capitale interessa avere un esercito di consumatori di riserva ed il reddito di cittadinanza va incontro proprio a questa esigenza.
      Un giochino che prevede di aumentare la propensione al consumo
      redistribuendo verso il basso tramite la leva fiscale il reddito della classi medie; ecco, io credo che usare solo la leva fiscale e non anche la leva monetaria, condurrebbe solo ad un aumento della conflittualità sociale tra poveri e meno poveri.
      Fatte queste riserve, io non vedo una contraddizione tra l'erogazione di un reddito di dignità e politiche che perseguano la massima occupazione attraverso l' intervento diretto dello stato; lavori da svolgere a cura delle istituzioni ce n'è in abbondanza: la tutela del nostro patrimonio artistico e naturalistico, la tutela della salute e delle disabilità, l' istruzione e la ricerca, la mobilità, ci troviamo nella parodassale situazione di molti lavori e compiti da svolgere accanto a molte persone disoccupate che hanno esperienze e capacità professionali e lavorative, non sono anche queste capacità un patrimonio di questo paese? Altro che scavare e riempire buche!
      Non credi, Leo, che accanto a forme di sollievo dalla povertà, sia necessario dare il diritto di lavorare a chi desidera mantenere la propria capacità lavorativa?

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    5. In primo luogo far passare il reddito di base per negazione del diritto di lavorare a chi lo desidera non è solo una forzatura, ma un palese capovolgimento di termini, che più pretestuoso non si può.
      Forse reddito di base potrebbe equivalere a divieto di lavorare?
      Cosa stiamo dicendo?
      Soprattutto, cosa crediamo di far credere, e a chi, con questi discorsi da notabile democristiano dell'epoca maccartista?

      Invece è contando su un reddito che si mantiene la capacità lavorativa, anche da disoccupati.
      Perché senza denaro per mangiare non si possono spendere soldi per le proprie attitudini rispetto a una qualsiasi attività.
      Senza soldi non si compera un attrezzo, del materiale e nemmeno un libro. Ci si deve rassegnare all'inattività e quindi a perdere le proprie capacità, a forza di non applicarle.
      Ecco il destino che chi nega il reddito di base prospetta agli espulsi dal mondo del lavoro.
      Ma sempre in nome della lotta al capitalismo, sia ben chiaro.

      Pretesti, pretesti e ancora pretesti, seguiti da un numero ancora superiore di plateali illogicità. Davvero crediamo che non si noti la loro natura, le necessità da cui muovono e l'incapacità di comprendere persino la realtà più ovvia da parte di chi ne fa uso?

      Eccoci ancora costretti a parlare di tragedia. Non solo di un'idea ma soprattutto delle menti che perduto ogni ideale e punto fermo che ad essi sottende, restando convinte di essere superiori partoriscono vere e proprie mostruosità.

      Quanto all'arrendersi, ma di che cosa?
      Piuttosto prendiamo atto della realtà. Ci sono milioni di persone che non hanno da mangiare, mentre ogni giorno c'è un suicidio per motivi economici, nel rigoroso silenzio del sistema di propaganda.
      Se rendersi conto di tali condizioni, solidarizzare con le loro vittime, denunciare la sperequazione sociale e l'ingiustizia giunta a livelli folli e oltre qualunque criterio di civiltà e democrazia, facendo propria la convinzione che porvi rimedio nel modo più immediato ed efficace significa arrendersi al capitalismo, mentre invece abbandonarli al loro destino nell'attesa della piena occupazione che non si sa come realizzare, in base a quale potere politico e non ha alcun precedente storico nel sistema capitalista significa combattere quest'ultimo, credo proprio che una pausa sia necessaria.
      Così da poter eseguire una riflessione approfondita, mediante cui stabilire in primis cosa si è diventati, proprio in base a quanto appena elencato.
      E poi valutare a quali interessi si risponde, sostenendo che milioni di espulsi dal mondo del lavoro vadano abbandonati al proprio destino.
      Che tra l'altro contempla il rimpinguare ancor più l'esercito di riserva con cui capitale e padronato abbattono salari e tutele e disciplinano i lavoratori: bel modo di combattere il capitale e di favorire l'avvento del socialismo.

      A parte l'assenza del minimo legame con la realtà di una simile posizione, altro che Padoa Schioppa, altro che Von Hayek: qui siamo persino oltre i Pinochet e i Videla.
      Già, perché costoro, quando gettavano i desaparecidos dagli aerei, avevano la pietà di fargli somministrare dei narcotici.
      Qui invece ci si compiace di sostenere la necessità che decine di milioni di indigenti siano lasciati a soffrire appieno e fino all'ultimo le conseguenze della loro sorte, perché solo così si dimostra che non ci si arrende al capitalismo e lo si combatte come merita.

      Inutile chiedere se ci si rende conto di che razza di posizione si stia sostenendo. Evidentemente no, altrimenti certe cose non le si penserebbero neppure.
      Del resto, come i PD-oti non si avvedono che coi loro discorsi dissennati e sociopatici fanno apparire delle cime di ragionevolezza persino i Gasparri, i Brunetta e le Meloni, qui non si arriva a capire che neppure i peggiori dittatori sudamericani riuscivano ad arrivare a livelli di cinismo tanto disumani.

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    7. Hai mangiato pesante?
      Che bisogno c' è di condire con accuse di idiozia o, peggio, connivenze con i poteri forti gli interlocutori?
      Ti sembra questo il modo corretto di interloquire?
      Se c' è un problema da affrontare lo si affronta in maniera seria e pacata, non con argomentazioni da comizio fini a se stesse.

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    8. Caro Ippolito,
      per prima cosa ti mando un saluto, dato che in questa sede è la prima volta che avviene uno scambio di opinioni tra noi.

      Riguardo ai tuoi appunti, mi sembra che la prima domanda si risponda da sola, tanto sono chiare le argomentazioni mosse contro la mia tesi, i loro significati e le loro conseguenze.
      Da parte mia non ho fatto altro che rilevare fino in fondo gli uni e le altre: spero allora che tu non voglia aderire all'ipocrisia della vulgata corrente che attribuisce la colpa non a chi esegue le azioni ma a chi le descrive e ne palesa la valenza.
      Per la seconda domanda non può che valere quanto detto per la prima.
      In merito alla terza, forse farai meglio a rileggere il cronologico degli interventi, così forse avrai meglio chiaro chi ha utilizzato argomentazioni plausibili, o meglio inattaccabili, e chi invece si è affidato al tentativo di delegittimazione e a una serie di altri artifici, pretesti, estremizzazioni, capovolgimenti logici e via di questo passo.
      A questo punto, in base a quanto mi scrivi, non mi resta che rilevare l'efficacia con cui ancora una volta hai messo in evidenza la tua appartenenza politica e la tua completa adesione alla filosofia-tipo che ne rappresenta il bagaglio.
      Già, perché è tipico del piddino o comunque del sinistrato-tipo comportarsi prima in un certo modo, di solito inqualificabile e in maniera del tutto deliberata, per poi offendersi e gridare all'insulto se e quando qualcun altro si vede costretto a rilevare quel modo di fare e lo descrive suo malgrado per quello che è.
      Ora, in questo caso il comportamento non è stato il tuo, ma per il resto hai eseguito punto per punto un copione che ormai si conosce a memoria.

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    9. Un saluto anche a te
      Mettendo da parte le schermaglie dialettiche, mi sembrava di aver risposto, seppur genericamente alle tue sollecitazioni, quello che mi premeva far notare è che non esistono ricette miracolistiche, e che confrontarsi senza pregiudizi serve a tutti, ho capito le tue argomentazioni, ma non posso disconoscere la validità di alcune confutazioni di Fraioli, ti sembrerà strano, eppure io non vedo tutta questa inconciliabilità tra le varie perplessità.
      Sinceramente le etichette mi sembrano fuori luogo tra di noi, ti pregherei di lasciarle da parte se il tuo intento è di screditare me o altri distribuendo patenti ideologiche a pene di segugio.

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    10. Evidentemente, Ippolito, le etichette se le autoappiccica chi fa certi discorsi peggio che Hayekiani. Prima non si riesce a trattenersi dal farli, per poi starnazzare al delitto di lesa maestà che si è convinti di aver subito, quando invece basterebbe il minimo sindacale di solidarietà e comprensione nei confronti di chi non ha certi privilegi, per evitarlo.
      La profonda carenza o meglio l'incapacità di comprendere quei valori rappresenta appunto un elemento fondamentale del tipico bagaglio culturale e ideologico del neo-borghese di oggi, che trova appunto nel PD e nelle politiche di destra finanziaria che esegue in conto terzi la sponda più adeguata.
      Costui agendo su basi simili dimostra in modo altrettanto evidente la pretestuosità del tentativo, maldestro, di scaricare le proprie colpe a chi ha il torto gravissimo di vedersi costretto, suo malgrado, a rilevare determinate similitudini, che peraltro sono del tutto palesi.
      Tale riflesso non è altro che una forma diversa delle sindromi congenite del piddino. Che riguardano da un lato la sua tipica doppia morale, quella che lo spinge a fare esattamente ciò di cui subito dopo incolpa l'interlocutore, e dall'altro il comportarsi deliberatamente nel modo peggiore, per poi gridare all'insulto se qualcuno si azzarda a chiamare quel modo di fare con il suo nome.
      Nella fattispecie, attribuire la volontà di screditare è semplicemente surreale, oltreché patetico, a chi come me ne ha subito a dosi da cavallo in questa sede, poiché ha posto in evidenza l'inverosimiglianza e la matrice genuinamente reazionaria di certe teorie e delle loro conseguenze.
      Capisco che la mancanza di argomenti comporti la necessità di ritorcere sull'interlocutore le proprie colpe, ma a tutto c'è un limite, non credi? Persino alla profonda ipocrisia che rappresenta notoriamente la terza gamba, insieme a quanto appena detto, della spirale del DNA piddino, come dimostri qui ad abundantiam.

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  12. Caro Leo, non è facile risponderti senza cedere a pregiudizi ideologici che albergano anche in me, non è facile risponderti senza prestare il fianco al cretino di turno che vede solo tutto bianco o tutto nero e se non sei dalla sua parte vuol dire che sei prezzolato o un utile idiota del nemico.
    Ma per te correró il rischio, cominciando, per esempio, a chiedermi se il problema che si vuol risolvere sia la miseria in cui versano milioni di persone e che rischia di inglobare sempre più vasti strati sociali o piuttosto la possibilità per tutti di avere un lavoro dignitoso e dignitosamente retribuito.
    I due problemi apparentemente coincidono, ma le varie versioni di reddito di cittadinanza fin qui proposte ci dicono che le cose sono più complesse ed investono conflittualmente interessi tra classi sociali, potentati economici e politici e forse anche criminali.
    Si va da versioni universali di reddito incondizionato ed intangibile a versioni di sola tutela condizionata dei periodi di disoccupazione.
    Quali siano gli strumenti migliori non so dirti però diffido sempre delle soluzioni miracolistiche e soprattutto dei loro sostenitori.
    Anche le soluzioni teoricamente più convincenti vanno poi verificate nella loro applicazione reale e non è raro che si abbiano, alla prova dei fatti, risultati inaspettati o addirittura contrari.
    Compito di un politico che pure sia legato ad interessi di parte o di fazione è mediare e valutare soluzioni che difficilmente sono gratis per tutti, deve cioè avere una visione complessiva ed equilibrata dei problemi e delle soluzioni.
    Dopo questa premessa mi fermo perché non so se ci sia qualcuno disposto a colloquiare su queste basi, in modo che anche io possa imparare qualcosa invece che dare la mia ricettina precompilata.

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  13. Non esprimo un'opinione definitiva sul RdC, perché non ce l'ho (e non scherzo, davvero non so), faccio però osservare che prima di sparare cifre a caso, per esempio sulla deflazione salariale che indurrebbe la misura, sarebbe opportuno leggere la proposta di legge, che si trova facilmente in Rete, dove si affianca al RdC un salario minimo garantito pari ad almeno 9 euro lordi all'ora. Cifra troppo bassa? Probabile, ma almeno si parla sulla base di qualche numero e si dimostra che gli estensori del progetto di legge al pericolo deflazione salariale ci hanno pensato fin dall'inizio. Aggiungo anche che l'intervento di tal winston smith attribuisce a Leo Pistone affermazioni o concetti che non ha mai espresso. Il RdC non implica affatto la rinuncia alla battaglia per la sovranità monetaria e nulla ha a che vedere con il negare (!) il risparmio. Leo Pistone diceva semplicemente che i soldi dati a chi ne ha estremo bisogno saranno spesi, come è ovvio che sia, e che quindi il meccanismo in parte si finanzierebbe da solo attraverso il gettito fiscale. Rispondo anche al signor winston, che attribuisce ai sostenitori del RdC idee che essi non hanno affatto. Tanto meno quella di voler istituzionalizzare l'esercito di riserva... il quale non ha bisogno di essere istituzionalizzato ma c'è o non c'è NEI FATTI. Si può benissimo concedere il RdC per far respirare chi è alla bombola dell'ossigeno e insieme lavorare per la sovranità monetaria e l'applicazione della Costituzione, ovvero per l'abolizione dell'esercito di riserva. Infine a Luca Tonelli (bagnaiano, ci scommetto): certo con 500 (in realtà sono 600 netti) non ci campi. Però, finché non si esce dall'eurozona, molto di più diventa assai difficile ottenerlo. Nell'attesa allora è meglio non beccare niente? Ma che discorso è? Se non ti conviene, continui a lavorare in nero come fai ora, ma se a uno senza lavoro si danno 600 euro in più... Io non ci sputerei sopra. Ma io sono una persona semplice...

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    1. Ecco, mi stavo giusto chiedendo che fine avessi fatto e perché non commentavi. Provo a risponderti punto per punto.

      1) "sulla deflazione salariale che indurrebbe la misura..."

      Qui i casi sono due: o la disoccupazione è figlia del progresso tecnologico (ipotesi luddista) oppure della deflazione salariale. Ovviamente escludo categoricamente la prima ipotesi. Dal che segue che un salario minimo di 9 euro lordi/ora (cioè di 72 euro lordi/giorno) equivalenti a 50 euro netti/giorno, cioè 1000 euro netti/mese, non è altro che la ratifica di uno stato di atroce deflazione. Ragiona: in una fase di straordinarie innovazioni tecnologiche e bassi prezzi delle materie prime, perché mai la gente dovrebbe stare peggio? Trovi altra spiegazione oltre alla deflazione?

      2) "Leo Pistone diceva semplicemente che i soldi dati a chi ne ha estremo bisogno saranno spesi, come è ovvio che sia, e che quindi il meccanismo in parte si finanzierebbe da solo attraverso il gettito fiscale"

      Il punto è che la differenza tra un reddito di pura sussistenza (che sarebbe speso tutto) e un vero salario è che quest'ultimo permette, volendo, di risparmiare. Un reddito di sussistenza (RdS: il vero nome da dare a queste proposte) è la chiave per "istituzionalizzare" questo della situazione.

      3) "Tanto meno quella di voler istituzionalizzare l'esercito di riserva... il quale non ha bisogno di essere istituzionalizzato ma c'è o non c'è NEI FATTI."

      La differenza tra "stato di fatto" e "stato istituzionalizzato" non è questione di secondaria importanza. Esempio: la polizia americana ha la pistola facile con i neri (stato di fatto). Ma non è la stessa cosa che sancire, per legge, che la polizia americana può sparare ai neri (stato istituzionalizzato).

      4) "se a uno senza lavoro si danno 600 euro in più... Io non ci sputerei sopra"

      Come già detto, il salario minimo mensile sarebbe di 1000 euro netti (calcolati su 40 ore/settimana). Uno che ne prendesse 600 potrebbe ben lavorare 20 ore/settimana. Possibilmente inquadrato giuridicamente come un lavoratore a tempo pieno e con il diritto di maturare anzianità contributiva a fini pensionistici e anzianità giuridica a fini di avanzamento di qualifica. Chi pagherebbe? Lo Stato, ovviamente. Chi gli organizzerebbe il lavoro? Lo Stato ovviamente. Cos'è che non piace ai "pietosi&pelosi liberisti"? Ma è ovvio: il fatto che lo Stato, così agendo, farebbe concorrenza (secondo loro sleale) al settore privato.

      E più non dimandare. Cheese.

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  14. Credo sia ora di tirare le somme in merito alla diatriba sul reddito di base.
    Al riguardo non si possono più negare le condizioni attuali di precarizzazione ed espulsione definitive dal mondo del lavoro di masse sempre più rilevanti, e neppure gli effetti della saturazione dei mercati dei beni di consumo o semidurevoli e dei modi di produzione capitalistici, che per loro natura vanno alla ricerca perenne di livelli di produzione maggiori con l'impiego di quantità di manodopera sempre più esigue.
    Per questo è evidente l'inadeguatezza di fondo delle soluzioni proposte da certuni, che trascurano in maniera opportunistica di rilevare che riassetto del territorio e recupero dei beni artistici sono per loro natura opere a termine, in quanto tali non risolutive ma un palliativo momentaneo. A meno di non voler applicare a tali opere la logica dello scavare buche per ricoprirle, o quella dei forestali che danno fuoco ai boschi per prolungare all'infinito le condizioni ideali al rinnovo dei contratti e all'ampliamento dei loro organici.
    Altrettanto improponibile è la cura di anziani e disabili, che se doverosa non può che riguardare una minima frazione degli esclusi in base alle esigenze del capitale. A meno di non voler trasformare un popolo che fu definito di poeti e navigatori in uno di badanti. Il che causerebbe l'attribuire un plotone di custodi a ciascun anziano e invalido, dei quali si finirebbe in breve con l'andare alla ricerca col lanternino.

    Riguardo al processo di espulsione e precarizzazione tuttora in atto, sono quantomai significative le dichiarazioni dell'ex PD D'Attorre:
    http://www.byoblu.com/post/video-dal-web/dattorre-pd-vi-hanno-disoccupati-apposta
    Dal quale altri potrebbero prendere esempio, invece di supercazzolare la qualunque per poi lamentare di essere catalogati in base alle azioni decise in piena libertà e coscienza.
    D'Attorre spiega con chiarezza di termini quale rilievo abbia oggi la disoccupazione strutturale di massa quale metodo di direzione di economia e politica, dunque perseguita in maniera scientifica.
    Il documento testimonia la dissociazione dalla realtà di chi oggi ritiene di attuare la piena occupazione.

    Nel post a corredo del filmato si fa riferimento ad altri due video, che riguardano la confessione di Monti della volontà di distruggere la domanda interna e le dichiarazioni di Draghi sull'adozione dell'euro come sistema di impoverimento generalizzato. Sono menzionati in quanto descrivono gli elementi che, assieme alla disoccupazione strutturale di cui parla D'Attore, formano il nucleo degli strumenti con cui i partiti di ex sinistra attuano le politiche di destra finanziaria al servizio delle oligarchie per giungere alle condizioni attuali, o meglio dell'arsenale da queste utilizzato nella loro guerra contro i ceti popolari.
    Tutto questo pone di nuovo in un'evidenza drammatica l'impossibilità nelle condizioni date di giungere non già alla piena occupazione ma anche solo a una semplice inversione di tendenza del processo di precarizzazione ed espulsione in via definitiva di masse di persone sempre più rilevanti. Lasciando così il reddito di base quale unica soluzione attuabile per porre termine alle sofferenze cui quelle masse sono condannate.
    Da ciò appare evidente che se di guerra si tratta, e senza dubbio lo è, il dibattito sul reddito di base ha chiarito che chi vi si oppone, malgrado sia strumento necessario e non più rinviabile per arginare le conseguenze del conflitto non dichiarato che le oligarchie hanno intrapreso contro le masse popolari, è molto spesso per non dire quasi sempre un garantito.
    Costui dichiara spesso di essere un euro-scettico, ma date le premesse assume un preciso ruolo di supporto ai meccanismi, alle dinamiche e in ultima analisi ai risultati che euro e UE perseguono. Soprattutto, volente o nolente, assume il ruolo concreto di collaborazionista delle oligarchie nella loro guerra ai ceti popolari.

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  15. Leo,hai ragione tu naturalmente. Aggiungo alcune cosette. Lavorare per un salario umilia.Quelli che dicono chi non lavora non mangia, il lavoro nobilita l'uomo, etc.,che si vadano a leggere IL DIRITTO ALLA PIGRIZIA di Laforgue. Quelli che parlano di reddito della gleba, di elemosina ragionano come i padroni. A loro può sembrare una elemosina ma per tutti gli altri si tratta di un diritto. Che si vadano a leggere Marx, l'accumulazione originaria, l'espropriazione delle terre, etc. Infine il reddito di base, basic income, incondizionato e universale favorisce il 90 per cento della popolazione. Ossia 90 per cento di voti. Non per niente utopistico, anche perché interessa alla destra intelligente. Vedi Finlandia.

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    1. Carissima Dianade, è davvero un piacere ritrovarti, anche se in un luogo creato e frequentato da neoborghesi talmente reazionari da essersi fatti scavalcare a sinistra persino da Von Hayek, che come dici giustamente si sono ridotti a lustrascarpe dei padroni.
      Si sa che il lustrascarpe, per compiacere il suo padrone, fa dei discorsi ancora più filopadronali: ecco qui allora uno che non si accontenta più di dare dei mendicanti a tutti quelli che con il loro sacrificio permettono a lui di fare una vita fin troppo agiata, ma addirittura li definisce parassiti, in conseguenza del suo fare riferimento a quello che definisce reddito di nullafacenza.
      Tutto questo senza provare alcuna vergogna, ma anzi compiacendosi da un lato della provocazione eseguita e dall'altro gridando al delitto di lesa maestà e all'insulto perché egli stesso costringe a rilevare la valenza delle azioni che ha posto in essere liberamente in piena coscienza.
      Il che equivale a una dissociazione dalla realtà eseguita a comando, a seconda delle situazioni e delle convenienze, mediante un artificio che a sua volta è quello tipico del bispensiero descritto da Orwell.
      Tale descrizione è inserita nel libro che racconta proprio la tragedia di quella che un tempo era la sinistra e che ha deciso di trasformarsi in quanto di più abietto si possa immaginare, compiacendosi addirittura di tale trasformazione e nel trovare giustificazioni ideologiche e tale metamorfosi.
      Qualche commento più avanti clack rileva che il comportamento di alcuni commentatori rispecchia gli esiti dell'offensiva liberista che va avanti da decenni, alla quale alcuni si sono arresi, mentre altri si sono imbarcati su quel carrozzone, come i loro discorsi testimoniano in maniera inequivocabili, ma sempre rivendicando la purezza dei loro ideali, che giustamente sostengono dando dei parassiti a chi è oggi costretto a pagare i costi delle esigenze del capitale.
      Dato che mi ritrovo in quello che dici e nei tuoi consigli di lettura, mi piacerebbe poter avere uno scambio di opinioni con te e con maggiore tranquillità in altre aree di discussione. Se non ritieni sia il caso di menzionarle qui, magari potresti mandarmi un messaggio privato all'indirizzo elcrap(at)yahoo.it
      Un caro saluto
      Leo

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  16. Dobbiamo rallegrarci che il lavoro non sia più necessario! Rivendicarlo per tutti cosa cazzo vuol dire?

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  17. Credo che le posizioni siano inconciliabili,eppure dovrebbe essere possibe mettere insieme il diritto ad una vita dignitosa, anche tramite una qualche forma di RdC ( tipo quello proposto da Simone Bormio ad esempio ) ed il diritto a ricercare la medesima dignità attraverso il lavoro.

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    1. L'inconciliabilità non viene da chi propone il RdC (che può anche essere modificato, ridiscusso ecc.) ma da chi lo rifiuta perché instaura una contrapposizione che non è affatto automatica tra esso e le politiche del lavoro in regime di sovranità monetaria.

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    2. E a te è parso che io abbia sostenuto quella posizione? no perché magari sono rincoglionito,è vero che in passato ho manifestato perplessità su alcune forme di RdC, e molte di queste perplessità permangono, cosi come considero legittima la contrarietà di Fraioli ed altri autorevoli personalità.
      Col tempo sono diventato possibilista, addirittura favorevole ad una introduzione del RdC se inquadrato organicamente in un più vasto programma di lotta alla povertà ed alla emarginazione economica.
      Ho teso una mano ed in compenso sono stato investito, seppure in buona compagnia, da una gragnuola di epiteti di cui ho solo intuito il senso denigratorio, ma magari anche in questo sono rincoglionito.

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  18. La sparizione del lavoro dovrebbe rallegrarci. Cosa cavolo vuol dire rivendicarlo per tutti?

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  19. Premesso che sono a favore del reddito di base, questa discussione mette in evidenza alcuni fatti innegabili.
    In primis l'analisi di Leo Pistone, impeccabile nel rilevare i motivi per i quali oggi vi è la sentita necessità di un provvedimento simile, e ancora di più nel mettere a fuoco le contraddizioni irrisolvibili dei sostenitori della piena occupazione, quale unica modalità atta a neutralizzare (?) i problemi attuali.
    In particolare emerge con una chiarezza disarmante la povertà, o meglio l'insostenibilità, delle argomentazioni portate da chi si contrappone a Pistone.
    Esse si risolvono sostanzialmente in una sequela di scuse, pretesti, falsiificazioni e via di questo passo, in una ricerca di scappatoie che possano suonare almeno vagamente credibili, ma che non di rado si riducono ad asserzioni prive di qualsiasi fondatezza. Come quella che pretenderebbe addirittura di imporre il reddito di base quale negazione del diritto al lavoro.
    Argomentazione che in concreto pone chi ne fa uso allo stesso livello degli integralisti cattolici, i quali vorrebbero negare il diritto al riconoscimento delle unioni civili perché impedirebbero la formazione della famiglia tradizionale e ne causerebbero la dissoluzione. Queste a loro volta sono le stesse identiche motivazioni con cui le fasce sociali più retrive di oltre 50 con la propria disoccupazione e precarizzazione anni fa tentavano di ostacolare l'avvento del divorzio.
    Il che pone in un'evidenza non so se più triste o drammatica fin dove si possano spingere coloro i quali desiderano che gli esclusi restino tali il più a lungo possibile. Ovvero fino al concretizzarsi della chimera della piena occupazione.
    Se costoro avessero almeno il coraggio di sostenere a viso aperto le proprie convinzioni e le conseguenze che da esse derivano senza menare prima il can per l'aia per poi correre a nascondersi dietro un dito, almeno questo gli verrebbe riconosciuto.
    Così facendo invece mettono in evidenza prima di tutto la viltà di fondo che è e resta l'elemento caratteriale tipico del borghese incallito, interessato soprattutto a difendere i propri privilegi, che a tale riguardo non esita ad assumere posizioni genuinamente reazionarie.
    Non è un caso infatti, e va detto che anche questo è stato rilevato da Pistone, che chi oggi si schiera affinché si continui a negare il diritto a un reddito ai milioni di persone che stanno pagando in prima persona le conseguenze delle ricette economiche liberiste, come spiega la ben nota curva di Phillips, appartiene quasi sempre alla casta dei garantiti. In quanto tale è titolare di privilegi che gli garantiscono un tenore di vita capace di asscurare non solo lo stretto necessario, ma anche una corposa quantità di superfluo, e dunque incurante che molti altri non hanno neppure da mangiare e incapace del minimo sentimento di solidarietà.
    Condizione che porta inevitabilmente a prese di posizione alla Maria Antonietta: se non hai pane, potrai sempre mangiare brioches.

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  20. Continua dal commento precedente
    Questo è il senso che emerge dalle argomentazioni dei vari Fraioli, Grimaldi & C, che nel loro assimilare gli esclusi a mendicanti, non riescono neppure a rendersi conto delle conseguenze di tutto ciò e fanno il paio con i Bagnai, i Rinaldi i Caracciolo e simili, le cui posizioni opportunistiche ma sostanzialmente bocconiane non solo sono note ma anche sviscerate a lungo.
    Di tutti loro appare evidente soprattutto l'incapacità di guardare oltre il proprio naso, altro elemento tipico di chi è abituato a navigare nell'agiatezza e ha vissuto troppo a lungo da garantito.
    In quanto tali non sono capaci neppure di comprendere che quell'elemento di sicurezza sociale di cui non si rendono più conto, e danno quindi per scontato, potrebbe un domani rivelarsi utile a loro stessi o a persone ad essi vicine. E neppure che quell'elemento di sicurezza che sembra assoluta a chi è troppo abituato a conviverci può svanire in un battito di ciglia: un malore, un incidente o un evento fortuito sarebbe sufficiente a porre dinnanzi alla realtà basata sull'assenza di qualsiasi elemento di protezione. Che a quel punto si ritorcerebbe proprio nei confronti di chi si ostina a negarne non la necessitò ma persino l'opportunità. A tal fine basta un nulla, come ben sa chi si è trovato a dover compiere determinate esperienze di vita.
    Ecco allora che si pone in evidenza la mentalità bambinesca, altro elemento che riporta al Padoa Schioppa-pensiero giustamente chiamato in causa da Pistone, di chi crede di poter esorcizzare le evenienze della vita battendo i piedi. Proprio come farebbe un lattante troppo viziato nella pretesa di imporre indefinitamente i propri privilegi, mediante la negazione dell'indispensabile a chi non ha avuto la sua stessa fortuna.
    Il bello, o meglio il paradosso di tutto questo è che chi si comporta nel modo fin qui descritto è convinto di essere progressista e/o di sinistra, altro elemento che testimonia il vero e proprio crollo morale, valoriale e soprattutto cognitivo di quelli che un tempo credevano di essere impegnati ai fini di un mondo migliore.

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    1. Ma chi? Io?
      Ho detto che sono favorevole ad una forma di RMU, ma leggere almeno i commenti no?

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  21. Visto che sono state aperte le dighe che trattengono l'impetuoso flusso di sterco prodotto dall'anonimo-pensiero e che le conseguenze devastanti di questa scelta sono sotto gli occhi di tutti, suggerisco a chiunque voglia ultriormente interloquire in questa non-discussione mettendoci il nome e cognome di astenersene e di non rendersi stupidamente bersaglio dei lanciatori di guano che si sono impadroniti dello spazio loro gentilemente offerto dal blogger.

    E'una partita totalmente asimmetrica fra chi ha scelto di esprimere e discutere la propria posizione assumendosene la responsabilità sul piano personale e chi invece, non disponendo di argomenti che abbiano un capo e una coda a sostegno della propria tesi, vede istintivamente in coloro che sono su posizioni diverse un nemico da colpire sul piano personale con l'insinuazione e l'illazione.

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    1. Basta leggere i commenti depurandoli da illazioni, insulti, ripetizioni di concetti già espressi ai quali è stata fornita una risposta, poi si valuta quel che resta. Se è l'insieme nullo, non si risponde.

      Lo scopo di questa operazione non è spuntarla con la controparte, ma costruire e rendere disponibile una traccia per chi vuole conoscere i diversi punti di vista.

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    2. Depurando i commenti dagli insulti non resta un fico secco.

      Nel momento in cui tutto ruota intorno al concetto che chi osteggia il reddito di nullafacenza è un delinquente alleato delle oligarchie economico-finanziarie (quelle che essi odiano tanto ma di cui accettano in toto la basilare logica economica e politica, di cui il reddito di nullafacenza è uno dei pilastri), il discorso mi pare chiuso in partenza. Chi ha argomenti li sviluppa e si espone al "rischio" del confronto dialettico; chi non li ha non può fare altro che insultare.

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    3. Non resta che aspettare eventuali "repliche depurate".

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    4. Il Silvis lancia la sua provocazione in maniera che non esito a definire magistrale, gliene va dato atto.
      Essa consiste nell'operazione tipica dell'ex simpatizzante di sinistra che ha deciso di trasformarsi in sinistrato mediante conversione al liberismo, del quale nella sua realtà di converso non può che assumere la posizione più fondamentalista. Ma nello stesso tempo pretende che la sua coscienza e la sua immagine siano pulite come un giglio.
      Detta provocazione si concretizza nel sostenere le posizioni più estreme di destra finanziaria. Ovvero andando ben oltre fascismo e nazismo, dato che conservavano uno spirito sociale ad essa del tutto sconosciuto, che in quanto tale è la più estrema in assoluto, e riconoscevano almeno la propria natura., per poi ricattare a non rilevare questo deliberato e plateale modo di fare e le conseguenze che ne derivano.
      Dato che altrimenti il Silvis ti accusa di averlo insultato, sostenuto da Fraioli.
      Questa logica implacabile, che trova una diffusione inimmaginabile solo pochi anni fa, è la conseguenza dell'esecuzione deliberata e palese del bispensiero Orwelliano. Che consiste nel negare le proprie azioni un'istante dopo averle compiute, così da poter attribuire ad esse una valenza del tutto opposta a quella che hanno in realtà. E' stata definita dallo scrittore inglese che la ha codificata come un atto supremo di autoinganno, possibile soltanto con una grande applicazione al riguardo.
      In questo caso è portata talmente all'estremo che forse neppure colui che per primo l'ha descritta avrebbe mai potuto immaginarlo.
      A dimostrazione che la realtà oltrepassa qualunque fantasia, sopratutto in merito alla capacità di colui che è convinto di essere un grande progressista, e guai a chi osa solo osservare i fatti concreti che dicono esattamente il contrario, nel trasformarsi nel più implacabile, estremista e spietato dei reazionari.

      A uso e consumo del Silvis, e del Fraioli che ne approfitta per evidenziare di nuovo il suo opportunismo, dato che i fatti svoltisi qui dimostrano che non sa di cosa parla neppure a questo riguardo, va rilevato che un insulto è tale nel momento in cui si viene apostrofati mediante una illazione offensiva sulla propria persona.
      Viceversa, quando si decide in piena coscienza di adottare un comportamento ben preciso, proprio come ha fatto il Silvis, attribuendogli oltretutto un'evidenza tale da non poter essere trascurata, e quindi costringendo chi ha di fronte a rilevarlo, la descrizione di quel comportamento non è un insulto ma una semplice costatazione dei fatti.
      Perciò se uno decide di fare un discorso più cinico e reazionario persino di quello di Von Hayek, il suo interlocutore non può essere accusato di insulto se si trova costretto a prenderne atto e ad attribuirvi la sua corretta valenza.
      Questo modo di fare, ovvero gridare all'insulto nella maniera che abbiamo visto è del tutto improprio, nonché pretestuoso in quanto avviene solo come tentativo, peraltro squallido, di delegittimazione nei confronti di chi si vorrebbe contraddire e destituire di credibilità, ma senza avere gli argomenti per farlo. Non a caso il Silvis non ha dato risposta neppure a una soltanto delle mie domande.
      Ciò è tipico di tutta un'area politica la cui degenerazione è ormai palese ed è avvenuta non solo nelle sue fasce più aperte al compromesso, ma evidentemente anche in quelle che un tempo si ritenevano al di sopra di determinati sospetti.
      In tutto e per tutto equivale al tentativo di colpevolizzare, di cui oggi si abusa come non mai in politica, non il misfatto in sé e chi lo ha compiuto, ma chiunque si azzardi a rilevarlo. Gli esempi in merito sono innumerevoli e il fatto che anche persone che con la politica hanno a che fare solo di riflesso si abbandonino a simili artifici, testimonia di una decadenza definitiva di costumi e soprattutto di idee. Figlia di una resa totale e incondizionata all'ideologia liberista, della quale non si hanno più gli strumenti, in primo luogo culturali, per comprenderne la valenza di fondo.

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    5. Segue dal commento precedente
      Non è un caso allora che chi abusa di questo modo di fare sia lo stesso che in condizioni come quelle attuali, in cui è di domino comune che la politica economica si basi sulla programmazione di tassi di disoccupazione ben precisi,
      http://www.libreidee.org/2015/10/tutto-gia-scritto-disoccupazione-all11-fino-al-2019/
      metta in mostra orgogliosamente di quale miserabile protervia sia capace.
      Non c'è altra definizione per chi si compiace in condizioni simili di parlare addirittura di reddito di nullafacenza, che quindi attribuisce agli espulsi dal mondo del lavoro in base alle esigenze del capitale la patente di parassiti.
      Con un intento questo si ingiurioso, a dimostrazione ulteriore di quale livello di doppiezza possa giungere gente simile, che accusa gli altri di averlo insultato senza alcun fondamento logico, per poi abbandonarsi alla peggiore delle ingiurie nei confronti di persone più sfortunate di lui e costrette a un destino di sofferenze per via di decisioni su cui non possono influire nepppure politicamente, dato che le organizzazione preposte allo scopo hanno da anni preferito correre in soccorso del capitale.
      Ecco allora che se esiste un modo per palesare la propria abiezione, questo non può che essere il migliore in assoluto.
      Tanto più in considerazione del fatto che sono proprio quegli espulsi che si apostrofa in maniera tanto ignobile e decerebrata, ma chi insulta sono sempre gli altri sia chiaro, a permettere a chi fa asserzioni simili di continuare a permanere nel proprio privilegio, che poi è la vera e sola origine del cinismo e dell'egoismo senza limiti che danno luogo a certi discorsi.

      Ho sempre sostenuto che questo sia un paese popolato da gente intimamente reazionaria. Soprattutto quella che proclama senza sosta il suo progressismo, ma che di fatto rivendica a forza di insulti, pretesti e delegittimazioni, dato che altri argomenti non ne ha, la volontà di abbandonare milioni e milioni di persone al destino che il capitale ha deciso per loro, in base alle proprie esigenze. Dunque sappiano una volta e per tutte quello che sono: non solo l'ossatura di questo paese in cui predomina la dittatura del capitale, della quale si pongono di propria sponte al servizio, imponendo squadristicamente di non rilevare il loro ruolo e pretendendo addirittura di scaricare le proprie colpe su chiunque si azzardi a rilevare a quale punto di abiezione si sono volontariamente abbassati.
      Per gente simile un solo sentimento può avere un senso: quello della pietà.

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    6. IngegnIere, sto tipo è veramente da ricovero. Sono giorni che va ripetendo ossessivamente lo stesso ragionamento e non si accorge dell'elementare perché esso fa acqua! Forse si perde nei suoi stessi voli pindarici. Se non vuole metterci la faccia, ci metta almeno il cervello. E preciso che nel dire questo sono anche "buono", dato che questo signore, in quanto anonimo, non è giuridicamente nessuno in questa discussione ed ha quindi lo svantaggio di poter essere bersagliato da ogni genere di insulto (lui invece deve stare calmino, perché se insulta un non aninimo, il non anonimo lo denuncia e gli inquirenti riescono tranquillamente a risalire alla sua identità. A buon intenditor...)

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    7. Caro Claudio, questo signore in fondo vuole dire che né io, né te, siamo "compagni" per come la intende lui. Dargli ragione che ci costa? Parlo per me: non sono "compagno" nel modo che intende il signor Leo Pistone. Cosa sono, dunque? Mah, devo per forza sintetizzare le mie posizioni in una sola parola, in questo tempo di confusione nominalistica in cui un Pistone qualsiasi si arroga il diritto di assegnare il significato alle parole?

      Facciamo così: io non sono "compagno" e lui sì. E allora? Questo cambia qualcosa nell'economia di una discussione logica e razionale?

      Devo sentirmi dire "von hayekiano" perché non aderisco al seguente ragionamento (si fa per dire):

      1) il lavoro è merce rara (sic!)
      2) dunque deve essere garantito un reddito
      3) pretendere che si lavori per avere un reddito è da reazionari

      Ora vorrei far notare che nel paese più tecnologico d'Europa, la Germania, il problema della Merkel è quello di far arrivare qualche milione di nuovi immigrati in quanto indispensabili per sostenere la domanda di lavoro delle imprese tedesche. Ciò nonostante in Germania c'è una forma di reddito di cittadinanza. Una stridente contraddizione che non sparisce perché, come dice il Pistone, io sarei un reazionario von hayekiano.

      Ma perché continuare? Anch'io sono stanco del livello di questa discussione, e forse adesso cominci a capire perché insisto tanto sul problema rappresentato dagli anonimi. In ogni caso stai tranquillo: alla prima derapata il Pistone lo blocco per omnia saecula saeculorum.

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    8. Fraioli, sei peggio che Von Hayekiano.
      Per il motivo che non intendi riconoscere quanto persino lui comprendeva, ovvero che nelle condizioni che preconizzava certe provvidenze sono necessarie.

      Sei peggio che reazionario, perché sostieni a oltranza la necessità che l'esercito di riserva voluto dal capitale per ridurre costi del lavoro, tutele e welfare vada a ingrossarsi sempre più, proprio mediante il tuo rifiuto di qualsiasi freno a tale tendenza.
      In questo, evidentemente, appoggi al meglio le esigenze più oltranziste della destra finanziaria e del capitale globalizzato.

      Sei dissociato dalla realtà, in primis perché rifiuti di osservare i fenomeni che oggi la caratterizzano. I quali non solo sono innegabili ma descritti in un gran numero di testi.
      Che, permetterai, sono redatti da persone ben più attendibili di te, a iniziare da Chomsky. L'ultimo di quei testi è stato appena pubblicato qui
      http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=93222

      A tale proposito arrivi persino al punto da attaccarti cinicamente alla Merkel e ai progetti Kaleckiani di sostituzione etnica del popolo europeo per giustificare la tua presa di posizione, fingendo di non renderti conto del significato della cosa.
      In tale ambito ti riferisci alla fantomatica "domanda di lavoro", tedesca, senza rilevare minimamente che si tratta di lavoro sottopagato, sostitutivo dei salari pieni che non si vogliono più pagare. Ecco il perché della deportazione che sta avvenendo dai paesi origine dell'immigrazione, riconosciuto all'unanimità da chi ancora una volta è ben più attendibile di te.
      E poi cosa dovrebbero fare secondo te i disoccupati italiani, emigrare in Germania al seguito del lavoro?
      Altro che reazionario, qui non ci sono più parole per la tua deriva oligarchica.
      Al riguardo ti allinei all'ideologia del Bagnai dell'era pro euro, che sosteneva la necessità del nomadismo dei lavoratori ai fini della massima efficienza della produzione. Inoltre trascuri minuziosamente di rilevare i motivi di quella richiesta di lavoro, che risiedono nelle conseguenze disastrose di euro e UE, leggi deindustrializzazione anche e soprattutto del tuo paese, con l'ipocrisia di cui hai dato già ampia dimostrazione.

      Sei dissociato dalla realtà in secondo luogo perché ti servi della neolingua e del bispensiero, abusandone, appunto allo scopo di rifiutare il significato delle parole che hai deciso di usare. Che non è attribuito da me come insinui nel tuo ennesimo e puerile pretesto al riguardo, ma nel vocabolario della lingua italiana, preferendo piuttosto cadere nel tranello cognitivo e ideologico che delle pratiche di autoinganno codificate da Orwell è la prima conseguenza.

      Sei un falso, perché metti in bocca alle persone cose che non hanno mai detto. Nella fattispecie è da reazionari pretendere che i milioni di vittime delle esigenze del capitale siano abbandonate al loro destino, come tu hai rivendicato più volte.

      Sei un debole, perché le persone cui non riesci a replicare con argomentazioni degne di tal nome non trovi di meglio dal minacciare di bloccarle.

      Sei persona cinica, egoista e proterva nel tuo attribuire la patente di mendicante a quelle vittime, e dare manforte persino a chi le definisce come parassiti.
      A questo proposito segnalo a te, ai Silvis, agli Smith e a tutto il resto dei reazionari con cui ti accompagni che è appena andato in onda un film su La 5, ambientato all'epoca della crisi del 1929.
      Una delle sue scene fondamentali riguarda un bambino di scuola elementare, vistosamente figlio di ricchi, che di fronte ai compagni definisce scrocconi quelli che erano colpiti da tale crisi.
      Ecco, come appare evidente da quanto avete pubblicato in questo spazio, le vostre argomentazioni stanno esattamente a quel livello.
      Complimenti vivissimi.

      E ora se vuoi bloccarmi accomodati pure. Non sarà altro che un segno ulteriore della tua inconsistenza.

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    9. Bloccarti? Non mi passa nemmeno per la capa di nascondere questa perla! Continua, ti prego.

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    10. Fiorenzo Fraioli scrive, 11 febbraio 2016 19:16
      (...) In ogni caso stai tranquillo: alla prima derapata il Pistone lo blocco per omnia saecula saeculorum.

      Risposta di Leo Pistone:
      A Fraiò, ma ce fai o ce sei?

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  22. Rileggendo il cronologico dei commenti mi sono accorto di aver commesso un errore.
    Come tale ritengo giusto segnalarlo e fare la dovuta ammenda.
    L'errore in questione riguarda l'aver associato chi osteggia il reddito di base alla Maria Antonietta che ai sudditi sprovvisti persino del pane per sfamarsi consigliava di mangiare brioches.
    Si tratta di un paragone errato fin nelle sue basi, e come tale me ne scuso.
    Vediamo il perché.
    In effetti la sua presa di posizione fu talmente clamorosa che anche a secoli di distanza Maria Antonietta è riconosciuta come personificazione del cinismo di chi ha troppo ne confronti di chi invece non dispone neppure dell'indispensabile.
    Ora, che le cose stiano così è indubbio. E' altrettanto vero però che quanto da lei detto rispecchiava da un lato lo spirito del suo tempo e dall'altro quello degli appartenenti alle case regnanti, abituati da sempre alla sproporzione abissale tra i loro averi e quelli della quasi totalità dei loro sudditi.
    Dunque valutare i suoi atteggiamenti con gli occhi di oggi rischia di essere alquanto fuorviante.
    Anche perchè, tutto sommato, lei almeno un'alternativa l'aveva indicata. Impercorribile quanto si vuole e fin troppo legata al suo retaggio culturale e di casta, ma tant'è.

    Malgrado si dia per scontato che da allora a oggi la consapevolezza per i problemi di ordine sociale e il sentimento di solidarietà nei confronti di chi ha di meno abbiano fatto passi da gigante, vediamo che in questo spazio una persona, convinta tra l'altro di essere molto di sinistra e quindi all'avanguardia per quanto riguarda la consapevolezza e più in genere i valori appena menzionati, non solo non propone alcunché in merito ai problemi dei più poveri, quando persino Maria Antonietta sia pure a modo suo lo aveva fatto, ma non riesce a far meglio di manifestare noia al riguardo, addirittura compiacendosene. E arrivando persino a fare quanto possibile per attribuire a quella manifestazione di noia l'evidenza migliore, al punto di farla svettare nei confronti della parte rimanente del testo pubblicato.
    Il che non è solo molto ma molto peggio della Maria Antonietta eletta per acclamazione a prototipo del cinismo e dell'arroganza di classe, ma pone in un'evidenza che definirei drammatica l'immagine di colui che si arrocca tra le mura del suo privilegio di garantito e di classe, proprio perché non intende neppure prendere in considerazione problemi di sopravvivenza divenuti tanto virulenti da interessare milioni di suoi consimili.
    Per questo decide di assumere un supremo distacco nei loro confronti, spinto all'estremo di una malcelata insofferenza.

    Inevitabile di fronte a uno spettacolo del genere chiedersi i motivi di tale stato di cose, o meglio mentale. La risposta che al momento riesco a darmi riguarda in primo luogo il livello di penetrazione che nel corso dei scorsi decenni ha riguardato l'ideologia liberista. O meglio il riflesso condizionato che ne consegue, fatto appunto di supremo egoismo e di incrollabile cinismo, elementi costitutivi delle basi dell'avidità che, a sua volta trasformata da colpa a valore, va a plasmare l'individualismo sfrenato da cui deriva un atteggiamento di simile disinteresse per le sorti altrui. Che torno a ripetere, non solo è coltivato in proprio, ma viene addirittura sbandierato a simbolo della propria presunta superiorità. Culturale e ideologica, ma soprattutto razziale. Tipico invece di chi ha perso a tal punto e del tutto volontariamente una qualsiasi coordinata valoriale da non rendersi più neppure conto in quale abisso sia sprofondato.

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  23. Che poi non è stata Maria Antonietta a dire quella sconcezza, non la prima almeno...

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  24. Lasciando da parte la polemica sugli insulti, io vado sul pratico e pongo la seguente domanda: ammettiamo pure che il RdC sia legato a una logica neoliberista (anche se confesso che a me le argomentazioni portate per dimostrarlo convincono poco) e quindi bocciamo pure il RdC. Però mi spiegate nel breve periodo quale è l'alternativa per permettere a chi ha più bisogno di avere una qualche risorsa per campare? No, perché se la risposta è "niente, aspettiamo la piena occupazione quando ci saranno le condizioni politiche" (cioè fra anni), allora non ci siamo proprio.

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    1. Il punto non è la solidarietà, ma come la si esercita. C'è una bella differenza tra dare un reddito senza lavoro, e dare un lavoro da cui deriva un reddito.

      Son Diego e ti spiego.

      Poniamo un rdc a 500€. Sono tutti soldi "a perdere" perché, al netto delle elucubrazioni sull'aumento della domanda aggregata, resta il fatto che chi lo percepisce è espulso dalla produzione sociale. Con il LdC, invece, lo Stato ti dà un lavoro e lo retribuisce mettiamo 800€. Magari se lo inventa questo lavoro. Ora chiedo: possibile che una persona, messa a lavorare 30 ore a settimana, non riesca a produrre ricchezza per almeno 300€ al mese? Certo che sì. Ma allora, perché tanta ostilità verso questa soluzione?

      Mettendo da parte quelli che, per circostanze del tutto personali, con i 500€ in più di un RdC potrebbero campare abbastanza bene (tipo: hai una casa, magari un reddito a nero - fai l'artigiano nei mercatini o cuoci le caldarroste) l'ostilità verso questa soluzione deriva dal fatto che costoro non vogliono lo Stato imprenditore, perché se lo stato si fa imprenditore diventa un concorrente per il settore privato.

      In definitiva: sono contrari all'idea di un Lavoro di Cittadinanza gli anarcoidi e i liberisti. Tanto è vero che, messi alle strette, altro non sanno argomentare che il lavoro è, e diventerà, una merce rara. Io li chiamo "lavoromerceraristi", e credo che abbiano visto troppi film di fantascienza.

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    2. Fraioli, qui nessuno ha dichiarato di essere contro la piena occupazione.
      Solo, sono state fatte delle precise domande in merito, alle quali, pur menando il can per l'aia dallo scorso 29 gennaio, né tu né gli altri siete stati capaci di rispondere.
      In compenso c'è stata una produzione a livelli industriali di pretesti, illazioni, capovolgimenti logici, tentativi di delegittimazione, minuziose dimenticanze e così via.
      Che sia questa la vostra ricetta per realizzare la piena occupazione?

      Quanto al "lavoromercerarismo", come tu lo definisci con neologismo di stampo tipico da ducetto de pescara, cosa che ha anch'essa un significato ben preciso, in primo luogo esiste una letteratura sterminata in merito.
      Che hai deciso di fingere che non esista, dimostrando una volta di più quanto sia specializzato nell'arte dell'autoinganno.
      Dopodiché ci sono le statistiche della disoccupazione, dai valori devastanti, malgrado siano notoriamente calcolate in modo da approssimare con il più grande difetto possibile il dato reale, al fine di minimizzare il problema. Inoltre sono basate su regole capziose come la differenziazione tra disoccupati, inoccupati, quelli che non hanno più speranza di trovare lavoro ecc.
      Ci sono poi i lavoratori poveri, quelli che pur lavorando non hanno un reddito sufficiente alla sopravvivenza, altra fascia che va sempre più aumentando.
      Dovresti sapere anche che la produzione capitalistica tende a ridurre sempre più l'apporto di manodopera, che la produzione negli ultimi decenni è stata sempre più trasferita nei luoghi dove i costi del lavoro sono inferiori e proprio laggiù sono ormai a regime le prime fabbriche robotizzate.
      E' altrettanto noto che le multinazionali tendono a invadere sempre più ogni settore commerciale. Tipico è l'esempio della grande distribuzione che ormai ha monopolizzato la quasi totalità dei settori commerciali, restringendo vieppiù le possibilità non solo di trovare un lavoro, ma anche quelle di crearselo per proprio conto.
      Nonostante tutto questo, tu insisti con la più grande ostinazione, degna di miglior causa, nel non voler tenerne conto, per ovvi motivi.
      Come se non bastasse fingi di non sapere che proprio l'assenza di un reddito garantito è l'arma di ricatto più forte dei padroni, che usano da sempre per imporre la loro legge.
      Al riguardo proprio ieri hanno trasmesso in TV, su Iris, "La classe operaia va in paradiso", film che descrive in maniera molto efficace questo problema. Per questo dovresti rivederlo, prestando la massima attenzione alla trama e al suo significato, dato che da quanto scrivi dimostri di averne parecchio bisogno.
      A dispetto di tutto questo pretendi di insinuare che il reddito di base sia l'arma dei liberisti, proprio tu che quanto a liberismo hai dimostrato qui di possederne in quantità non seconde a nessuno e oltremodo radicate nella tua mentalità borghese e reazionaria.

      Vedi Fraioli, in genere, giunte alla tua età, le persone hanno di solito acquisito già da parecchio la maturità necessaria a comprendere che simili artifici non possono che nuocere alla credibilità di un qualsiasi discorso, oltre a rendere oltremodo palese quella che dall'esterno appare per ciò che è: malafede.
      Ulteriore elemento che va ad aggiungersi alla già corposa lista delle cattive qualità che hai deciso di mettere in mostra in questa sede, e in quanto tale non fa altro che conferire maggior forza alle tesi che tenti in ogni modo di smentire, senza riuscirci.
      Contento tu...

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    3. Clack, io non sono liberista. Confermo però due mie profonde convinzioni:

      a) la scarsità di lavoro non è causata dal progresso tecnologico
      b) la soluzione al problema della disoccupazione non è l'erogazione pura e semplice di un reddito

      Ho cercato di argomentare. Può darsi che i miei argomenti siano errati e/o che sia un emerito cretino, ma da ciò non puoi trarre motivi per accusarmi di liberismo o malafede. Prendi in considerazione la seguente ipotesi: potrei avere ragione io, ed essere sbagliati i tuoi ragionamenti.

      Sei sicuro di aver capito tutto? Che penseresti di me se, alle tue argomentazioni, rispondessi che sei in malafede?

      Argomenta ti prego, e risparmiami/ci inutili quanto fastidiosissimi insulti.

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    4. Fraioli, per prima cosa guarda che hai risposto a me e non a Clack.
      In seconda, possibile non ti renda conto che se ti trovi costretto a dichiarare di non essere liberista, hai la stessa valenza della DB che dirama un comunicato per dire che pagherà le prossime scadenze?

      Il tuo problema è che sono le tue stesse asserzioni a smentirti.

      E poi ancora insisti con le tue illazioni e la tua palese malafede?
      Che credi di poter rivolgere ad altri in una forma di proiezione da manuale.
      Non ti dico di cosa, altrimenti dici che ti insulto.
      Ma può essere colpa mia delle azioni che sei tu a compiere volontariamente?
      Francamente ne dubito.

      Riguardo alla malafede, inoltre, invece di pensare agli altri, prova a pensare a te e a quello che fai e scrivi.

      Di argomenti ti ci ho sotterrato e non sei stato capace di ribattere in maniera credibile a uno che sia uno.
      D'altronde è dal 29 gennaio che vai avanti a supercazzole, pretesti, illazioni e plateali falsità.
      Però poi piagnucoli che ti si insulta.
      Se non è malafede questa.

      Visto che fingi di non aver ancora capito, te lo ripeto per l'ennesima volta.
      Almeno nessuno potrà accusarmi di non avere una buona volontà e una pazienza nei tuoi confronti ai limiti dello stoicismo.

      Se fai discorsi da reazionario borghese che rifiuta caparbiamente di comprendere situazioni meno fortunate e garantite della tua, e a fronte di problemi impellenti si ostina a prospettare soluzioni che seppure avranno effetto dopo anni, che è quello con cui hai riempito questo spazio, indicarti come tale non può essere un insulto. Si tratta evidentemente di una presa d'atto alla quale sei tu stesso ad obbligare, in maniera reiterata.
      Spero di essere stato abbastanza chiaro e che tu lo abbia capito una volta e per tutte.

      Altrimenti puoi sempre evitare di fare discorsi da reazionario.
      Oppure falli, ma assumendotene la responsabilità e quindi non camuffandoti da progressista.

      Delle due l'una, Fraioli: non puoi pensare di tenere troppo a lungo il piede in due staffe.

      Peraltro, il fatto che continui a ribattere con questa storia degli insulti non fa altro che dimostrare, proprio da parte tua, la mancanza di qualunque altro argomento.
      Ecco allora che, nella consapevolezza della tua carenza, esegui una deliberata provocazione, al fine di poter delegittimare un interlocutore accusandolo che ti ha insultato.
      E' il gioco tipico del sinistrato che si compiace così di mostrare la sua mancanza di spina dorsale. E visto che lo esegui in maniera così insistente, obblighi a pensare che tu sia parte di quella genia.

      Non solo. Accusandomi falsamente di insultarti, sei tu che insulti me.
      Se non ci arrivi posso sempre farti un disegnino.
      Ma non credo ce ne sia bisogno, anche se hai sostenuto di esserci, quando invece è evidente che ci fai.
      Il perché lo sai tu.
      Ce lo vuoi spiegare?

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    5. E' vero, mi sono sbagliato, ho letto clack invece di Pistone. Meglio così, in effetti mi ero meravigliato del fatto che anche clack avesse cominciato ad usare il tuo limpido stile.

      Adottandolo a mia volta, ti informo che la mia pazienza ha la caratteristica di esaurirsi improvvisamente. Come è accaduto ad altri, le cui intemperie verbali avevo sopportato a lungo, anche a te toccherà scoprire che c'è una soglia di rompimento di cazzo oltre la quale non riesco ad andare. Sei bannato per sempre dal mio blog. Cheese.

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  25. Caro Fraioli,
    nella tua filippica anti-Pistone di ieri leggo che, al fine di negare il calo significativo e inarrestabile dell'offerta di lavoro, da cui nuova disoccupazione, hai fatto riferimento alla richiesta di svariati milioni di lavoratori da parte della Germania.
    Effettivamente si è parlato non poco al riguardo, e in termini tutt'altro che positivi per le evidenti implicazioni della questione, ma in passato.

    La situazione attuale, invece, ha una valenza del tutto opposta. Vede infatti la Germania in procinto di chiudere le sue frontiere, sull'esempio di vari altri paesi UE, ultima l'Austria che con la Germania ha indubbie affinità politico - linguistiche.
    Il link alla notizia è qui, si tratta di un articolo firmato da Mauro Bottarelli, fonte notoriamente affidabile.
    http://www.rischiocalcolato.it/2016/02/schengen-sospeso-la-bomba-dei-migranti-pronta-scoppiare-la-guerra-totale-siria.html

    Addirittura, al riguardo fonti tedesche darebbero per imminente la revoca dei trattati di Schengen, che si teme potrebbe avvenire a marzo.

    Inoltre, la Germania ha talmente bisogno di lavoro che la sua produzione industriale e la sua esportazione hanno fatto registrare un netto calo.
    Fatto tanto più rilevante in funzione della forte vocazione all'export dell'economia tedesca.
    http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2016-02-09/germania-dicembre-calo-produzione-industriale-e-dell-export-101932.shtml?uuid=ACa7SWQC

    Insomma, accusi Pistone di derapare, ma proprio nel preciso istante in cui incappi in un grosso capitombolo.

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    1. Caro clack, non mi pare che si possano valutare fenomeni di lungo periodo, come l'invecchiamento della popolazione in Germania e l'aumento della produttività come conseguenza del progresso tecnologico, in base a oscillazioni trimestrali. Ad esempio, se a dicembre la produzione industriale tedesca è scesa, non vedo come ciò possa essere collegato a un'improvvisa (su base mensile?) carenza di mano d'opera. Molto più probabilmente si è verificato un calo della domanda.

      Resta il fatto che le proiezioni di lungo termine disegnano uno scenario in cui la Germania, paese con un apparato produttivo molto tecnologico, avrà bisogno di mano d'opera.

      In ogni caso questa discussione sul tecno-malthusianesimo merita una riflessione più approfondita alla quale dedicherò, tempo permettendo, qualche post (che sarà aperto anche agli anonimi, purché gentili ed educati). Per il momento mi limito a ribadire il mio giudizio, senza argomentare per mancanza di tempo (non ho ancora un robot che faccia quel che devo fare io): il tecno-malthusianesimo è una boiata pazzesca!

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    2. L'invecchiamento della popolazione è un altro aspetto che troverebbe una soluzione nel reddito di base, qualora fosse riconosciuto in una somma dignitosa. Proprio perché le persone, invece di dover lavorare sempre di più, a causa della contrazione del potere d'acquisto dei salari che prosegue dagli anni 1970, potrebbero dedicare più tempo a fare e allevare figli. Anche se è noto che le élite hanno deciso che occorre ridurre il numero di abitanti del pianeta.
      E' forse in quest'ottica che ti schieri contro il reddito garantito?

      Comunque, dato che insisti nella tua posizione, perché non dici chiaro e tondo che il progresso tecnologico non è causa di aumento della produttività e riduzione della necessità di manodopera, allegando link da fonti attendibili e verificate che avallino tale posizione?

      Già che ti ci trovi, potresti allegarne anche a dimostrazione del resto delle tue tesi, ovverosia che non è vero che il lavoro va scomparendo, ma che anzi ce n'è sempre di più, e la disoccupazione è colpa delle persone che sono sfaticate ma vogliono lo stesso avere un reddito?
      Questa asserzione non solo somiglia terribilmente alle tesi dei bocconiani e soprattutto al famigerato "avete voluto vivere al di sopra delle vostre possibilità", ma in linea di principio è del tutto sovrapponibile a quelle tipiche della Merkel, di Schauble, Rehn e compagnia cantante nei confronti dei popoli del sud, che costoro accusano senza sosta di essere dei lazzaroni nullafacenti.
      Però poi ti sorprendi e sei convinto di ricevere un insulto quando ti viene dato del reazionario.
      Curioso, vero?

      Detto questo, cosa c'entra il calo della produzione tedesca, che tra l'altro non è un fatto solo di dicembre ma va avanti già da qualche tempo quale conseguenza del beggar thy neighbor attuato dalla Germania, con "un'improvvisa carenza di manodopera"?
      Casomai, se cala la produzione e se il lavoro va scomparendo, di manodopera vi sarà eccedenza. Che è la ragione prima della necessità di un reddito garantito.

      Le proiezioni di lungo termine sul bisogno di manodopera, infine, hanno la stessa valenza della piena occupazione. Ovverosia non risolvono il problema di milioni di espulsi dal mondo del lavoro, che hanno bisogno di sopravvivere ORA.
      Il non volerlo riconoscere va ovviamente a favore del capitale e della spinta all'ampliamento dell'esercito di riserva, altro elemento che certo non fa il gioco dei ceti subalterni.
      Quindi è difficile pensare che chi si rifiuta di prendere atto di tutto ciò voglia schierarsi al fianco delle classi lavoratrici.

      Insomma, non solo sei incappato in un grosso capitombolo proprio quando hai imputato ad altri di derapare ma, non so se te ne rendi conto, continui ancora a rotolare.

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    3. Questo grafico mostra il tasso di disoccupazione in Italia dal 1977 al 2012.

      Difficile metterlo in relazione con il progresso tecnologico. Se così fosse, ad esempio, dovremmo concludere che nel periodo dal 1997 al 2007 vi sia stato un grave arretramento tecnologico perché la disoccupazione scendeva, mentre dal 2007 al 2012, a causa di un improvviso e straordinario progresso tecnologico, la disoccupazione è improvvisamente cresciuta.

      Per me basta questo per gettare alle ortiche la teoria "la tecnologia uccide il lavoro". Il mio punto di vista è diverso. Per me la ragione vera della disoccupazione di massa è costituita dalle ricorrenti crisi di un sistema di mercato intrinsecamente instabile, che si scaricano ovviamente sui soggetti socialmente e soprattutto politicamente più deboli.

      Il calo della produzione tedesca è determinato, come sembra tu sappia, dalla crisi della politica "beggar thy neighbor" attuata dalla Germania. Dunque, anche in questo caso il progresso tecnologico non c'entra nulla. Ciò detto, è noto che sul medio-lungo periodo la Germania avrà un grave problema demografico, dunque carenza di mano d'opera. Se davvero il progresso tecnologico rende superfluo il lavoro, perché mai dovrebbero preoccuparsi? Invece si preoccupano, eccome!

      Faccio altresì osservare che, a dispetto dell'enorme progresso tecnologico che avrebbe dovuto far scomparire il lavoro, in realtà con l'ingresso sul mercato delle donne i posti di lavoro sono enormemente cresciuti, per non parlare dell'immigrazione, che anch'essa ha svolto il suo importante ruolo. E' sotto gli occhi di tutti il fatto che milioni di immigrati convergono verso i paesi ricchi e tecnologicamente avanzati prevalentemente in cerca di lavoro (ultimamente anche per salvare la pelle). Ciò nonostante, prima della crisi del 2008 la disoccupazione in tutta Europa era bassa e socialmente tollerabile, sebbene non si avesse piena occupazione e i salari fossero compressi. Ma la piena occupazione è semplicemente impedita dal funzionamento del sistema europeo, cioè dal fatto che tutti i paesi più deboli della Germania devono competere abbassando i salari più di lei per starle dietro.

      Il punto non è la scomparsa del lavoro, bensì la duplice necessità per il capitale di mantenere un esercito di riserva per calmierare i salari e, al contempo, provvedere meccanismi tali da preservare un minimo di pace sociale durante le crisi ricorrenti, quando la disoccupazione sale a livelli molto alti.

      I redditi di vario tipo che proponete soddisfano ottimamente al perseguimento di questo obiettivo politico. Capisco che opporsi, avendo le terga protette, sia una posizione che espone ad attacchi anche virulenti, ma questo fatto non cambia le cose.

      Vedo, infine, che proprio non ti riesce di non insultarmi. Non so da cosa dipenda ciò, ma non posso aiutarti. Al massimo posso far finta di niente.


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    4. L'ultima frase non era rivolta a te ma a Leo Pistone. Nel rispondere in simultanea su due finestre (cercavo un grafico) mi sono un po' confuso. Scusa.

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    5. Anche tu, però! Mi spieghi a che serve, nell'economia della discussione, scrivere "Già che ti ci trovi, potresti allegarne anche a dimostrazione del resto delle tue tesi, ovverosia che non è vero che il lavoro va scomparendo, ma che anzi ce n'è sempre di più, e la disoccupazione è colpa delle persone che sono sfaticate ma vogliono lo stesso avere un reddito?"

      Non ho mai scritto che "non è vero che il lavoro va scomparendo" bensì che va scomparendo MA NON A CAUSA DEL PROGRESSO TECNICO.

      Trovo scorretto inferire e ascrivere all'interlocutore tesi che questi non ha mai sostenuto. Perché lo fai? Ti piace la polemica verace? Fatti un giretto al bar sotto casa, questo non è il posto adatto.

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    6. Scusa, ma mi sembra che anche tu lo abbia fatto, più volte.
      In particolare quando hai accusato i sostenitori del reddito garantito di non volere la piena occupazione, cosa palesemente non vera.

      Comunque ti avevo chiesto dei link a sostegno delle tue tesi, per quali che siano, provenienti da fonti autorevoli e verificabili, invece ancora una volta mi hai risposto con delle chiacchiere.
      Gradevoli e circostanziate quanto vuoi, ma che tali restano, e soprattutto accompagnate da ulteriori accuse.
      Allora non so davvero chi sia a fare polemica, e per quale motivo, aggiungendoci degli inviti che forse non saranno gli insulti che denunci di aver ricevuto anche da me, ma hanno un significato offensivo persino peggiore.

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    7. Scusami, dove è che ho "accusato i sostenitori del reddito garantito di non volere la piena occupazione"?

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  26. Che un nullafacente sia mantenuto dallo stato. Che un "buon da niente viva a sbafo", é questo che non va giù a molta gente. É solo questo. Mi sono anche stancata di segnalare IL DIRITTO ALL'OZIO. Non lo leggono. Il loro moralismo soddisfa troppo il loro ego. E non sia mai che si possa mettere in discussione.
    Fraioli dice 'C'è una bella differenza tra dare un reddito senza lavoro, e dare un lavoro da cui deriva un reddito'. Certo é molto meglio un reddito senza lavoro naturalmente! Solo un moralista può pensare il contrario!
    Reddito di nullafacente lo ha definito un'altro. Siam sempre lí. Il sentirsi superiori moralmente é appagante. Sarà dura! Sono sti moralisti il vero problema.
    Se l'automazione distrugge il lavoro é una allegria! Por Dios! E invece no, loro vogliono che tutti lavorino a la forza. Forse pensano che il lavoro rende liberi come stava scritto nei campi nazisti.

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    1. Durante i lavori della Costituente si discusse se inserire l'obbligo di lavorare. La proposta venne respinta e si optò per il "diritto al lavoro". Dunque, chi vuole vivere nell'ozio, creativo o dissoluto che sia, può farlo.

      Personalmente, a seconda delle circostanze della mia vita, ho lavorato molto venendo pagato poco, oppure poco essendo anche ben pagato, e talvolta ho oziato a lungo. Quando ciò è avvenuto, è stato a spese dei precedenti risparmi, o perché qualcuno pagava per me (della qual cosa ringrazio di cuore). Purtroppo non ho abbastanza fantasia per immaginare che, introducendo il diritto all'ozio, vi sarebbe un numero sufficiente di persone disposte a lavorare per sé stesse e per mantenere gli oziosi. Ma deve essere un mio limite. Però, se tu volessi contribuire ad alleviare la fatica del mio vivere, posso darti il mio IBAN. Se mi versi 300 euro al mese riduco l'orario di lavoro di altre tre ore a settimana (sono già a part-time). Grazie anticipatamente.

      p.s. certo che sono un moralista. La mia morale comporta sia obblighi verso gli altri che obblighi degli altri nei miei confronti, e quando questi non sono rispettati mi incazzo molto. Una cosa strana è che io mi sono incazzato molto spesso con gli altri, ma fatico a ricordare occasioni in cui qualcuno si sia incazzato con me. Oggi ho regolarmente pagato gli operai che mi stanno ristrutturando casa, come ogni venerdì. Pago sempre, sai, e non chiedo a nessuno di lavorare per me se non sono sicuro di poterlo fare. Sì, decisamente sono un moralista.

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    2. Ammetto di essere un buono a nulla.
      Ma proprio un incapace totale, che in base alla sua natura ha sbagliato immancabilmente ogni sua mossa e ogni decisione nella vita.
      E per di più sono un pigro lazzarone nullafacente.
      L'unica cosa che mi interessa è starmene al bar con gli amici a bere e parlare di pallone, mentre guardo e commento coi miei pari il lato B delle fighe di passaggio.

      Malgrado tutto questo non ho diritto anch'io di sopravvivere, semplicemente in quanto essere umano?

      Sbaglio o la pena di morte, peraltro comminata di solito per cose molto più gravi è stata abolita?

      Sbaglio o le pratiche di eugenetica volte all'ottenimento di una popolazione fatta esclusivamente da belli, alti, forti, intelligenti, volenterosi, capaci, biondi e ariani sono riconosciute come il rigurgito peggiore del nazismo?

      Grazie della risposta, che so già che non ci sarà, esclusa forse Dianade.
      Altro che moralismo, allora.

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    3. Sono d'accordo clack. Aggiungo questo. In realtá i nullafacenti, i buoni da niente, non esistono. La maggior parte delle persono amano partecipare, far parte di una comunità, contribuire in qualche modo con una qualche attività. Quelli che non riescono a combinare niente nella vita, ne ho conosciuto anch'io alcuni, hanno sempre dei problemi psichici. A volte anche gravi. Peró quel tipo di problemi che magari non si sanno vedere se non si ha un certo specifico allenamento professionale. Quando viene commesso un omicidio, per esempio, di quelli particolarmente efferati e insensati, i commenti dei vicini sono sempre del tipo: sembrava un ragazzo cosí a modo! Salutava sempre, era gentilissimo. Forse un po solitario, ma tanto educato, etc.

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  27. Leo ho letto solo adesso per caso la tua risposta dell'11 febbraio. Ti ringrazio. A sentirci presto.

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  28. Anche la faccenda dell'anonimato é dettata da moralismo. E da mancanza di immaginazione. Non si vuole capire che ci possono essere delle buone ragioni per rimanere anonimi. Soprattutto non si sanno immaginare quali possano essere.

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    1. Ne immagino di buone e di pessime. Ho fatto i miei conti e ho scelto.

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  29. Pero come mai quando apri agli anonimi aumentano gli interventi?
    E perché ogni tanto apri?

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    1. Ma che domande mi fai? Gli anonimi, comprendendo in questa categoria anche quelli che, pur firmandosi con nome e cognome non hanno una personalità pubblicamente riconoscibile, sono la maggioranza.

      Quanto al perché ogni tanto apro, la domanda dovrebbe essere ribaltata: perché chiudo agli anonimi? Perché preferisco la qualità alla quantità. Chi "ci mette la faccia" è ovviamente meno portato a "strafalcionare" di chi parla sotto nickname, o di chi non si preoccupa di mantenere coerente, nel tempo e nello spazioweb, il proprio discorso, perché non ha una personalità pubblica. Questa scelta comporta che alcuni anonimi di ottima qualità, che hanno ragioni comprensibili e condivisibili per restare tali, siano esclusi. Pazienza, ogni scelta implica qualche rinuncia.

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  30. Quand'anche le ragioni dell'anonimato fossero pessime, se l'intervento é interessante e serve ad approfondire una discussione, che importanza ha?

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    1. A me quelli che ancora discutono sulla questione dell'anonimato ricordano tanto quelli che cercano la fessura per il gettone nello smartphone.
      Ma del resto, se pretendono di cambiare verso al capitalismo, figurati se non sono convinti di poterlo fare anche con la rete.

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  31. Il reddito di base, basic income, va dato a TUTTI, ricchi, poveri, lavoratori, nullafacenti, giovani vecchi, vitanaturaldurante. Questo vuol dire universale e incondizionato. Non va dato solo a quelli che hanno perso il lavoro. Comprendes? Questa é la differenza con il reddito di cittadinanza. Per questo é bello!

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  32. Ah ecco! Vediamo un po'. Da wikipedia: "Sottraendo i consumi intermedi dal valore della produzione si ottiene il valore aggiunto o, a livello di sistema economico, il prodotto interno lordo (PIL)".

    Dunque, il PIL è il valore aggiunto prodotto da tutti gli agenti economici. Secondo la tesi del basic income se ne prende una parte, la si divide in parti uguali, e se ne dà una frazione a tutti. Ipotizziamo, per condurre un ragionamento, un basic income di 500€/mese per tutti (6000 €/anno).

    Conseguenze

    Vantaggio per i poveri: viene dato un boccone di pane anche a chi, escluso o marginalizzato dal processo produttivo, contribuisce poco o in alcun modo alla formazione del valore aggiunto. Costoro producono meno di 6000 € in termini di valore aggiunto (o nulla) e ricevono 6000. La differenza è quel che ci guadagnano.

    Neutralità per la classe media: per un grande numero di soggetti, ciò che viene dato dal basic income equivale più o meno a quanto essi danno per alimentarlo. Ovvero 6000 €/anno di valore aggiunto che gli viene sottratto, per avere indietro 6000 €. Somma algebrica=zero.

    Problematicità rispetto ai ricchi: versano quanto un soggetto della classe media, ma si tengono buoni i "poracci", anche e soprattutto grazie all'esproprio di valore aggiunto a spese della ben più numerosa classe media.

    Però il basic income è tanto umano! Sì, lo è indubbiamente. Il problema è che innesca una dinamica regressiva, perché rende socialmente e politicamente sostenibili livelli di disoccupazione e marginalizzazione molto più alti di quelli attuali. Se capite, e condividete, questo timore, allora potete anche capire perché molti guardano a questa soluzione con grande preoccupazione. In passato una soluzione in qualche modo simile al basic income sono state le società di mutuo soccorso operaio, che funzionavano in base allo stesso principio: i lavoratori si iscrivevano e versavano una quota e, se venivano licenziati, avevano un reddito garantito da quelli che restavano al lavoro. Il problema era, ed è ancora, sempre lo stesso: quando arrivava il ciclo economico negativo con licenziamenti di massa i conti saltavano. En passant: le società di mutuo soccorso erano guardate con occhio benevolo dai capitalisti. E te credo! Gli operai si vonhayekiavano da soli!

    Vi dirò una cosa: se questa dinamica regressiva venisse ben compresa da tutti, allora sarebbe anche possibile accettare il basic income, perché si potrebbe dar vita a un ampio fronte politico antiliberista. Invece si argomenta che il lavoro sarebbe una merce rara, e allora mi saltano i nervi.


    I problemi connessi ai meccanismi mutualistici brevemente descritti (società di mutuo soccorso o il proposto basic income) erano ben presenti nella mente dei padri costituenti, che pensarono di aggirarli attraverso due idee:

    a) progressività dell'imposizione fiscale (più valore aggiunto realizzi, più dai alla collettività)
    b) il salario cosiddetto "differito". Cioè lo Stato non versa a tutti un reddito minimo individuale, ma assicura un insieme di servizi universali di base, dalla scuola alla salute, alla previdenza infortunistica, ai trasporti, all'energia elettrica, alle telecomunicazioni et cetera et cetera.

    Così facendo, lo Stato è costretto a diventare imprenditore, quindi datore di lavoro, con la conseguenza di essere un elemento stabilizzatore del ciclo economico capitalista, tipicamente soggetto ad oscillazioni violente. A contorno, meglio alla base, un sistema del credito basato su banche pubbliche (le cosiddette banche di interesse nazionale), e dunque una moneta la cui emissione è sostanzialmente sotto il controllo pubblico.

    Ora spero che la discussione possa continuare senza che debba subire accuse di moralismo o, peggio, di essere un borghese reazionario più a destra di Von Hayek. Grazie.

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  33. I materialisti dialettici insegnano che solo dopo aver fatto l'analisi concreta di una situazione concreta e scoperta la contraddizione principale, si possono elaborare degli obiettivi che andando incontro ai bisogni concreti delle persone, delle masse, hanno la capacità di mobilitarle.
    Qual'é la contraddizione principale in questo momento storico?
    La precarizzazione del lavoro.
    Il PROLETARIATO é diventato il PRECARIATO.
    Ma non solo il proletariato. Anche la classe media. Anche i benestanti.
    I benestanti non stanno più bene. Perché? Hanno tanta paura di diventare poveri. Basta che un impresario fallito si impicchi, che mette paura a cento. Quelli che hanno i soldi da parte si informano. Hanno dei consulenti, parlano tra loro continuamente di investimenti. Stanno a guardare la borsa e tutte quelle cose lí. I soldi in banca non fruttano più niente signora! E la borsa é diventata cosí ballerina! Non si sa piú dove metterli. Vorrei comprare oro, ma non ho idea e se mi fregano e non é oro?
    In banca non più di centomila mi raccomando! Perché se no te li prendono come a Cipro! Altro che Cipro, adesso c'é il bail in. Ma perché, tu credi che poi i 100 non te li prendono? Il mattone, l'unico é il mattone. Ma cosa dici? Il materasso é meglio. E poi, se vengono i ladri? E se c'e una svalutazione e diventa tutta carta straccia? Io ho investito tutto in Bond tedeschi. Non rendono niente, anzi perdi qualcosa ma almeno sono sicuri. Quelli che hanno uno stipendio dello stato, quelli sono sicuri! Il marito di una mia amica lavora alla Banca d'Italia, lui sí che é in una botte di ferro!
    Sono terrorizzati. I pensionati, i professionisti, gli imprenditori, i commercianti.
    Un reddito di base piacerebbe a tutti. Anche ai benestanti.
    Un minimo vitale sicuro per tutta la vita.
    Indicizzato
    Che permetta di vivere senza lussi ma con dignità.
    Avere un tetto, cibo semplice, genuino, chilometro zero.
    Magari un orto.
    Come un monaco francescano per esempio.
    Che tolga la paura di finire sotto i ponti.

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  34. Non c'entra parlare di valore aggiunto, percentuale del pil, etc..
    Un minimo vitale é un diritto inalienabile di ogni essere umano sulla terra.
    Perché la terra é di tutti. (Vedi Marx, il Capitale, libro primo capitolo 24, credo, non ho tempo di verificare)
    Fraioli dice:perché rende socialmente e politicamente sostenibili livelli di disoccupazione e marginalizzazione molto più alti di quelli attuali.
    Perché disoccupazione, marginalizzazione? Il reddito di cittadinanza, quello di Grillo, forse, perché umilia e ti obbliga ad accettare qualsiasi lavoro se no ti tolgono il sussidio. Quello sí marginalizza. Come succede in Germania. Non puoi neanche uscire dalla tua città perché devi essere disponibile nel giro di poche ore per qualsiasi lavoro che ti offrono al momento. E se non lo accetti, ti decurtano il sussidio. Anche se sei un plurilaureato e il lavoro é pulire i cessi di una stazione. Ma si sa ai tedeschi appena si distraggono un momento esce fuori il nazista. Esattamente il contrario con il basic income. La sicurezza assoluta che dá il non dover più arrabattarsi per campare, libera il tempo e la voglia di fare, di creare, di inventare. Risorgerebbero i mestieri e le arti, soprattutto in Italia.
    E le risorse per attuarlo ci sono abbondantemente. Ci sarebbero anche per un massimo vitale se é per questo.
    E può interessare anche a una destra intelligente perché 'calmerebbe la plebe'.
    Quindi, continuerebbero ad esserci l'uno per cento di super ricchi e super alienati e i loro servitori, con le loro brutte facce rovinate dalle chirurgie e le espressioni rettiliane, tipo Borghi, Monti, Soros, Lagarde, Gates, and company.
    E il resto, il 90 per cento, invece, iberi e contenti con le loro bellissime rughe naturali.
    L'economia locale, che é quella che interessa, risorgerebbe alla grande e oltre alle arti e i mestieri, si avrebbero miriadi di iniziative culturali in tutti i campi.
    I bambini sarebbero accuditi come mai prima, l'educazione a tutti i livelli riceverebbe input, energie, sperimentazioni d'ogni tipo, etc. Per non parlare dell'informazione, della telematica, etc
    La capacità creativa, si sa, viene repressa già nella scuola materna e continua a rattrappirsi alle elementari e dopo, sempre peggio. A 18 anni, a parte qualche rara avis, si é andata a far benedire e non potrà risorgere mai più perché si é obbligati il resto della vita a lavorare per campare.

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    1. Permettimi di dirti, sperando di non offenderti, che la tua visione delle cose mi sembra molto sognante. Ma forse sono io che sono arido.

      Francamente non so più cosa dirvi. Per come la vedo io sbagliate tutti di grosso, e mi sembra che, come già a suo tempo sul blog del rimpianto Gufinomics, non si cavi un ragno dal buco. Per di più con il rischio di alimentare contrapposizioni aspre che sono già sfociate in insulti alla mia persona. Sono stanco di tutto ciò.

      Pertanto vi saluto restando della mia idea e lasciandovi alle vostre, che rispetto anche se le reputo totalmente sbagliate.

      Aprite un vostro blog, fatemi conoscere l'indirizzo, e magari verrò a leggere. Il tempo che avevo deciso di dedicare a questo tema si è ormai esaurito. Spero, ovviamente, di incontrare prima o poi qualcuno che sappia parlarne sia senza toni sognanti che risparmiandomi l'accusa di essere un bocconiano reazionario von hayekiano, adducendo invece argomenti che sia possibile analizzare in modo razionale.

      I commenti a questo post possono continuare, ma risponderò solo quando riterrò che siano interessanti. Uno degli anonimi è stato però bloccato per omnia saecula saeculorum. Amen.

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  35. Effettivamente la piena occupazione non é una visione molto sognante, assomiglia di più a un incubo. Se almeno si dicesse lavorare tutti, 2 ore al giorno, per esempio. Si potrebbe anche pensarci.

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  36. Scorgo un tragico legame fra questo thread e quello in cui racconti dei tuoi alunni.

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    1. Effettivamente, l' introduzione di un Voto Minimo di Cittadinanza risolverebbe molti problemi di esclusione e marginalizzazione scolastica, togliendo l' ansia da prestazione rifioririrebbero in maniera serena tutte le potenzialità inespresse dell' animo umano;
      ogni alunno potrebbe scegliere di coltivare le proprie materie preferite: le matematiche alternative con cui, a volte, i miei stessi figli mi deliziano; la psicodinamica quantistica ed i salti quantici; la rinascita del creazionismo; l' affermazione del primato dell' econometria.
      Senza negare infine il diritto all' ozio dello studente che gli permetterebbe di leggere, o meglio ancora farsi oziosamente leggere, i saggi sulle virtù dell' ozio.

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    2. Mi riferisco non solo al thread in cui l'IngegnIere racconta di sentirsi un pupazzo, ma anche a quello di qualche tempo nel quale disperatamente constatava l'incapacità dei suoi alunni di mettere in relazione fra loro anche due semplici dati.

      E io che pensavo che esaggerasse! Mamma mia, qua c'è veramente da scoraggiarsi.

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    3. In realtà minimizzo, perché se la raccontassi tutta non mi credereste. Da ciò deriva quel post (Un dubbio) in cui, provocatoriamente, mettevo in relazione regresso scolastico e vaccinazioni di massa.

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