sabato 5 maggio 2018

Italian gunfight

Tutte le forze politiche rappresentate in parlamento sono liberoscambiste, cioè liberali; nessuna è contro il liberoscambismo, cioè socialista. Ovviamente, così come ci sono tanti modelli e implementazioni del socialismo (il sovranismo è tra questi) anche il campo liberale è diviso. A maggior ragione nel momento in cui è trionfante e non ha nulla da temere dal socialismo sconfitto.

Dunque la partita per il governo si gioca tutta nel campo liberale, con i socialisti/sovranisti che, al più, possono discutere, e quindi dividersi, sulle previsioni, quando non fare il tifo per l'una o l'altra soluzione. Cosa ci sia da tifare, io proprio non lo capisco. Forse si fa il tifo per un modello di liberismo che non ci conduca al disastro? Che so, quello della Lega, oppure quello pseudo-keynesiano del M5S? Personalmente non tifo per nessun modello liberale, io sono sovranista.

Tuttavia analizzare la situazione politica, rigorosamente entro la chiave di lettura di un parlamento "abitato" solo da forze politiche liberali, e senza fare il tifo, è un dovere. Domandiamoci, per cominciare, se un governo Lega-M5S senza Berlusconi sia all'ordine del giorno, e soprattutto quali siano gli ostacoli a questo esito delle consultazioni. La Lega avrebbe potuto mollare il cavaliere, ma questo scenario è stato reso impossibile dalle sparata di Luigi Di Maio su riforma del sistema televisivo e contiguità di Berlusconi con la mafia. Perché Luigi Di Maio ha parlato in questo modo?

«Bisogna mettere mano a questo continuo conflitto di interesse che c’è in Italia. Penso ad esempio al fatto che Berlusconi usando le sue tv continua a mandare velate minacce a Salvini» f.to Giggino

Avete notizia di smentite a queste dichiarazioni? E allora ciò significa che i pupari di Giggino gli hanno ordinato di farlo, che non è stata voce dal sen fuggita. Chi sono i "pupari"? Una maggioranza congressuale che, votando, lo ha eletto come capo politico? No cari, Giggino è il capo politico del M5S perché suo è il nome uscito fuori dalla mitica piattaforma Rousseau. La quale, oltre che opaca, non si capisce bene come e perché possa assegnare una delega in bianco a trattare al cosiddetto capo politico Giggino, al secolo Luigi Di Maio, peraltro già al suo secondo mandato. Il M5S non è quello della democrazia diretta e del vincolo di mandato? Dimentichiamoci allora di Giggino e parliamo dei pupari, così il discorso è più lineare.

A me appare chiaro che i pupari di Giggino, siano essi uno o più stati stranieri o segmenti dell'alta borghesia nazionale o entrambe le cose, sono fautori di una visione liberale diversa da quella che da molti decenni ispira l'azione politica del PD ex DS e PdS. Questa fazione dei liberali è quella che, pur essendo atlantica e globalista, non è entusiasta del modello ordoliberista impostosi in Europa dal trattato di Maastricht in poi. Stessimo giocando al Trono di spade potremmo dire che è la Banca di ferro di Braavos. Le si oppone la fazione ordoliberista che, avendo fallito la conquista dell'egemonia con l'operazione Veltroni (la vocazione maggioritaria) soprattutto per l'arrivo sulla scena della rivoluzione colorata grillina, ha ordito il colpo di stato del 2011 con l'aiuto del grande capitale europeo a guida germanica, e portato al governo Mario Monti. La fazione ordoliberista, che con quella mossa aveva messo sotto scacco Berlusconi, ne ha però subito a sua volta un altro, imprevisto e devastante: il recupero della Lega guidata da Salvini.

La Lega, dopo una dura battaglia interna al cui esito la componente ordoliberista è stata marginalizzata, è oggi una forza politica che si propone come rappresentante degli interessi della media borghesia industriale nazionale, in aperta contrapposizione col grande capitale finanziario nazionale che è fanaticamente eurista. Il patto con Berlusconi è vitale per entrambi, sebbene ognuno dei due contraenti vorrebbe egemonizzare l'altro. Così stando le cose, un eventuale governo Lega-M5S avrebbe sì l'effetto di infliggere una severa sconfitta alla fazione ordoliberista, ma è anche una soluzione altamente problematica. Si tratta di riuscire a conciliare l'obiettivo  di difendere gli interessi della media borghesia industriale nazionale con le istanze globaliste delle forze che hanno creato il M5S, per le quali l'Italia rappresenta, allo stesso tempo, una preda e una pedina geopolitica da utilizzare per un gioco molto più grande.

Un gioco nel quale non solo gli interessi del nostro paese sono secondari, ma anche quelli di tutta l'Unione Europea! Ricordate il Fuck EU di Victoria Nuland, massimo responsabile americano per le relazioni con l'Ue, in una conversazione telefonica con l'ambasciatore americano a Kiev? Inoltre la Lega sarebbe in minoranza in un governo guidato dal M5S e si avrebbe un più che probabile riavvicinamento tra il PD e Berlusconi, che gioca una partita per sé stesso.

Un governo PD-FI non avrebbe i numeri, e soprattutto un orizzonte politico accettabile perché, non potendo sottrarsi ai diktat europei, essendone anzi il braccio operativo, determinerebbe con le sue scelte la scomparsa dal panorama elettorale di entrambi i partiti, spianando la strada a un assetto bipolare dominato dal M5S, in per conto ed in nome della Real Casa (e ci siamo capiti), e dalla Lega. Chi sogna un cambiamento nella politica italiana, non necessariamente positivo ma certamente molto forte, dovrebbe quindi sperare nella nascita di un debole governo PD-FI, che avrebbe vita breve, e in nuove elezioni presumibilmente egemonizzate dal M5S e dalla Lega.

Passiamo ad esaminare le possibilità di un'intesa tra il M5S e il PD, con o senza l'appoggio magari esterno, o la non belligeranza, di FI. Una sorta di larghe intese che avrebbe senso solo se, a monte, si arrivasse ad un accordo generale che preveda la spoliazione completa dell'Italia: una specie di Britannia 2.0 in gran parte a favore della Real Casa, che lasci agli ordoliberisti, una volta completata la razzia, un paese prostrato e impoverito da portare in Europa come vassallo, nonché alla Nato il diritto di disporne a piacimento come base militare. Uno scenario da incubo, tuttavia al momento ostacolato da Matteo Renzi che, al pari di Berlusconi, gioca per sé. Ovviamente, qualora l'accordo generale per la definitiva spoliazione dell'Italia fosse raggiunto, anche Renzi dovrebbe piegarsi o soccombere.

La situazione ricorda certi duelli in cui il primo che mette mano alla pistola si trova sotto il fuoco incrociato di tutti gli altri. Pensateci bene: se vi trovaste in un saloon con molti altri pistoleri, non sparereste anche voi al primo che tira fuori il ferro?

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