venerdì 23 novembre 2018

Dalle wunderwaffen al wunderplan

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Per chi viene sul blog per i gattini

Questa storia del piano segreto, o della strategia segreta, o dell'uscita dall'euro il venerdì sera fate voi, sta inquinando la percezione della natura reale del governo yellowgreen. Si moltiplicano gli appelli alla difesa del governo impegnato nella battaglia contro la commissione cattiva, e si invoca la mobilitazione delle masse. Tutto questo perché il governo ha presentato una manovra col 2,4% di deficit, mentre la Francia ne annuncia una col 2,8% e la Spagna all'1,8%.

Mi corre l'obbligo di ricordare - anche a voi cari adoratori di gattini - che per la commissione il parametro veramente importante è l'output gap, che per noi deve essere necessariamente negativo. L'output gap, per chi si fosse messo ora in ascolto, è la differenza tra la crescita effettiva del PIL (E) e quella che (forse al fine di minimizzare la comprensione da parte delle succitate mitiche masse) è chiamata crescita potenziale (P) ma che altro non è che il tasso di crescita che non fa salire l'inflazione.

Dunque E-P deve essere minore di zero.

La ragione è semplice: nell'euro i prezzi nei diversi paesi devono salire di pari passo, cioè mantenendo costanti i rapporti reciproci. Anzi i paesi che, in passato, hanno conosciuto una crescita troppo alta, e quindi hanno raggiunto costi di produzione che li rendono non competitivi, devono fare politiche che la diminuiscano. Voi direte: ma chi sei tu, che te credi Bagnai? Ma no, figuratevi se io posso citare il sommo egonomista di Pescara! Io ormai mi abbevero alle parole di Hans Werner Sinn, il quale dichiara paro paro, parlando della seconda delle quattro opzioni a disposizione per risolvere la crisi dell'euro e con riferimento all'Italia, quanto segue (grassetto aggiunto):

«La seconda opzione consiste in una riduzione dei prezzi per correggere l'eccesso di inflazione dei primi anni dell'euro. Ciò implica dei tagli ai salari oppure degli incrementi di produttività senza la partecipazione dei dipendenti. E' una forma di chemioterapia per l'economia che potrebbe spingere il paziente verso la disperazione. Affittuari e debitori andrebbero in bancarotta perché i loro obblighi di pagamento resterebbero invariati, mentre i salari diminuiscono. Questa modalità inoltre, non solo richiede un miracolo in termini di produttività, ma anche una visione che i sindacati italiani non hanno ancora mostrato di avere. Durante l'eurocrisi la Grecia è diventata piu' economica rispetto ai suoi concorrenti del 12% e la Spagna dell'8%, l'Italia invece non ha fatto nulla. Dal 2007 il livello dei prezzi dei beni auto-prodotti è cresciuto alla stessa velocità di quello dei suoi concorrenti nell'area dell'euro.»

Vi consiglio di leggere l'intervista completa a Hans Werner Sinn.
Se le cose stanno così, secondo voi nei colloqui con Bruxelles si parla di debito pubblico oppure di imporre la necessaria (per l'euro) deflazione all'Italia?

Le altre tre opzioni sono, per HWS:
  • l'unione di trasferimento, che la Germania non vuole fortissimamente non vuole (si tranquillizzi Marco Mori)
  • l'inflazione in Germania (cioè i tedeschi che si danno alla pazza gioia abbandonando il loro sogno di spezzare le reni all'America e alla Cina)
  • "l'uscita temporanea dell'Italia dall'euro secondo il piano dell'estate 2015, pensato da Wolfgang Schäuble per la Grecia, e all'epoca approvato informalmente dai 15 ministri delle finanze dell'Ecofin" (cito da HWS).
Dunque, ci dice HWS, il piano per l'uscita temporanea della Grecia era stato contemplato e "approvato informalmente dai 15 ministri delle finanze dell'Ecofin" già nel 2015, e lo si potrebbe recuperare. Aggiunge HWS che «Dal punto di vista italiano questo percorso avrebbe alcuni vantaggi. L'economia grazie alla svalutazione tornerebbe a crescere molto rapidamente mentre i rapporti di credito interni tornerebbero in equilibrio, in quanto sarebbero convertiti in lire e svalutati, e anche una parte del debito estero potrebbe essere convertito e svalutato. Le banche francesi tuttavia verrebbero colpite duramente, dato che sono esposte verso l'Italia circa tre volte e mezzo in più rispetto a quelle tedesche. Dal punto di vista politico questo passo per i principali politici europei equivarrebbe ad ammettere il loro fallimento.»

Ora all'Ecofin si delibera all'unanimità, quindi anche il governo italiano approvò il piano per la grexit. Che poi non ci fu, forse perché gli USA non vollero. Ah, ma oggi c'è Trump! Va bene, ma resta il fatto che di uscita dall'euro non si parla più, e forse una ragione c'è.




Per capire è bene ricordare una frase di HWS: «La seconda opzione consiste in una riduzione dei prezzi per correggere l'eccesso di inflazione dei primi anni dell'euro». E infatti nei primi anni dell'euro l'eccesso di inflazione in Italia c'è stato, poi corretto con la cura Monti. Ecco allora che, se vediamo le cose da questa prospettiva, quello che ci viene narrato come uno scontro forse è più una trattativa, perché i fatti sono due:
  1. La correzione c'è stata.
  2. Si tratta ora di trovare una soluzione per smaltire gli squilibri determinatisi a causa dell'eccesso di inflazione nei primi anni dell'euro.
Che dite, si comincia a capire meglio perché la commissione fa tanto la voce grossa per pochi decimi di deficit in più? La paura, da parte dei tedeschi, è che se agli italiani si concede un dito poi si prendono un braccio; oltre, ovviamente, alla necessità di rientrare dai buffi, un problema però che riguarda più le banche francesi che quelle tedesche, ci dice ancora HWS.

Ma c'è di più perché, se guardate la parte finale del grafico vedrete che, mentre dal 2012 al 2016 gli indici dei prezzi scendevano molto in Italia e lievemente in Germania, nell'ultimo anno sono saliti in entrambi i paesi, e questo non va bene perché, come HWS non dice ma lascia intendere, la vera soluzione accettabile, da parte tedesca, per la permanenza dell'Italia nell'euro, e quindi per la salvezza dell'eurozona, è in realtà una combinazione lineare delle tre politiche che cita nell'intervista: maggior inflazione in Germania, riduzione dei prezzi in Italia, un po' di trasferimenti fatti di nascosto per non perdere consenso in patria

E questa, signori, è la trattativa in corso, altro che scontro!

Nota: al più, se proprio vogliamo cercare intenzionalità non dichiarate, si potrebbe immaginare che la Germania insista per buttarci fuori dall'euro (la seconda opzione di HWS) e che il governo gialloverde stia, in realtà, resistendo, appoggiato in ciò sia dall'America di Trump che dalla Russia di Putin che, per ragioni diverse ma concordanti, preferiscono alla dissoluzione dell'eurozona la sua permanenza in vita nelle condizioni attuali di debolezza, piuttosto che un'Unione Europea più piccola ma più forte e coesa, senza un paese come l'Italia troppo grande per essere disciplinato.

E' del tutto chiaro che, per chi non è sovranista a chiacchiere, il percorso basato sulla combinazione lineare delle tre politiche indicate da HWS non è auspicabile perché, conducendo alla risoluzione della crisi dell'eurozona, ci condanna a restare in una condizione di subalternità alla Germania per ragioni economiche, e alla Francia per ragioni politiche. Inoltre, poiché chi è sovranista è anche - e direi soprattutto - un socialista, questa soluzione è inaccettabile perché, oltre a scaricare sui lavoratori il costo di gran lunga maggiore dell'aggiustamento, consegna definitivamente e per sempre alla borghesia nazionale ed europea le chiavi dell'agire politico. 

Ecco allora che, allo scopo di camuffare questo vero e proprio imbroglio politico, è necessario parlare di un piano segreto (wunderplan) per uscire dall'euro un venerdì sera, esattamente come ai nazisti servì parlare di armi segrete (wunderwaffen) per convincere i soldati della Wehrmacht a continuare a farsi trucidare su tutti i fronti fino all'apocalisse finale.

2 commenti:

  1. La questione è: un simile piano riuscirà a risolvere i problemi economici di fondo del paese stante la prossima recessione in arrivo? Se poi ci mettiamo sul lungo termine anche gli avanzamenti tecnologici, ho i miei seri dubbi. Compreranno tempo, come al solito, ma quanto questa volta? Non penso che qualche miliardo potrà risolvere i problemi della nostra economia che necessiterebbe di qualche centinaio di miliardi di deficit all'anno… Rimangono poi i problemi di fondo, questione banche per esempio. La banca centrale continuerà il QE... Vedremo.

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  2. A proposito, scusa se non ti ho risposto sulla proposta di Formenti. Io come ti avevo già detto seguo senso comune (che mi sembra collegato a lui) qui perché è il gruppo più vicino. Ma sto aspettando che facciano qualcosa di serio oltre alla solita divulgazione. Anche perché sono comunque lontano. Ma se vuoi rispondere all'appello con altri del blog per me va bene.

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