sabato 27 aprile 2019

La moschea di Frosinone


Dopo averci rubato la parola "sovranismo" i ladri liberali, in questa circostanza con particolare zelo quelli che si rifanno al fascismo, lanciano le loro campagne di odio contro gli ultimi, vale a dire quegli immigrati che sono giunti in Italia vuoi perché costretti dalle guerre scatenate dall'imperialismo de iMercati, vuoi perché attirati con la favola del paese dei balocchi. I secondi, come sappiamo, sono ben più numerosi dei primi.

Ebbene, questi indecorosi liberali portano avanti il trucchetto del poliziotto buono e del poliziotto cattivo, ma sono sempre loro. Mentre gli indecorosi liberali di scuola piddina si sdilinguono per l'accoglienza senza limiti, i loro pari di scuola fascista lanciano crociate contro i poveracci che hanno fatto sbarcare in Italia: con le cattive (guerre e deprivazioni indicibili) o con le buone (venghino! venghino! nel paese dei balocchi). La ratio è la stessa, sempre e comunque: la libera circolazione, perché questo chiedono iMercati. Che si tratti di merci, servizi (Bolkenstein) capitali o persone, a iMercati tutto ciò piace. Chi non l'ha ancora capito è un viscido complice o un idiota senza speranza.

Ovviamente, se si importano schiavi, bisogna che tali rimangano almeno per qualche generazione. Ci sarà tempo, tra qualche decennio e se ciò sarà conveniente, per sostenere gli eroi che eventualmente combatteranno contro l'apartheid europea, magari con qualche martire al momento giusto. Oggi i liberali di scuola piddina e quelli di scuola fascista sono uniti nella lotta, ognuno nel proprio ruolo: ai primi spetta il compito di far arrivare più schiavi possibile, ai secondi quello di mantenerli docili e sottomessi. Quest'ultimo è egregiamente svolto dai liberali di Fratelli d'Italia, la formazione guidata dalla signora Meloni che vuole cambiare la nota montagna di sterco dall'interno.

A Frosinone questi indecenti hanno lanciato una raccolta firme per impedire che gli immigrati, qui giunti con la tratta sostenuta dai liberali di scuola piddina, possano avere un luogo in cui riunirsi e pregare. La chiamano "moschea" ma, basta guardare la foto, di altro non si tratta se non di un piccolo edificio che un privato, non riuscendo a venderlo o non trovando più conveniente completarlo (grazie alla deflazione gentilmente indotta da questi pezzi di merda) sta per essere acquistato allo scopo di destinarlo a luogo di culto. Dunque per questi adoratori dello sterco del Diavolo, equamente ripartiti tra cosiddetta destra e cosiddetta sinistra, a questi poveri disgraziati che €$$I stessi hanno costretti o convinti a venire in un paese con una disoccupazione ufficiale dell'11% (solo?) non dovrebbe essere concesso nemmeno uno spazio di cento mq per riunirsi e pregare? E tutto questo perché? Ma è ovvio, perché c'è...

L'INVASIONE!

Con questo giochetto del poliziotto buono e del poliziotto cattivo gli immondi liberali stanno fregando il popolo. A loro interessa solo ed esclusivamente la libera circolazione dei fattori di produzione, e pazienza se ciò comporta qualche disagio per i lavoratori. Ma si sa - ce lo infilano su per il culo da sempre - che iMercati allocano le risorse in modo ottimale! Compratevi le macchine elettriche, deficienti, mentre continuate a scannarvi tra progressisti e fascisti! Io giro con una vecchia Punto diesel, e lo farò fin quando mi sarà possibile.

La menzogna è giunta a un tale livello di perfezione che comincio a pensare che, davvero, avesse ragione il buon Musil (L'uomo senza qualità) quando scriveva che lascienza altro non è che un patto col Diavolo.

Buona notte.

p.s. - Copio&incollo un post di SAVERIO SQUILLACI (FSI Reggio Calabria). Il Fronte Sovranista Italiano è, ad oggi, l'unico partito genuinamente antiliberale che ci sia. Non ne faccio più parte (pur avendo contribuito a farla nascere) soprattutto perché, per indole, sono un battitore libero, per cui in questo momento sono più utile alla causa socialista e democratica agendo senza vincoli di partito. A tal fine, proprio per raccogliere le anime perse antiliberali (pertanto socialiste) smarritesi in questi ultimi anni, insieme con un piccolo gruppo di irriducibili ho costituito il Fronte di Liberazione Nazionale (FLN). Non siamo un partito, ma siamo irriducibili antiliberali. Se siete di questa razza ribelle contattateci.

«Sono il papà di un bambino che a giugno compirà nove anni. Ho deciso di costruirmi una famiglia nonostante il giorno del mio matrimonio non avessi ancora un lavoro. Sono nato e vivo a Reggio Calabria, una delle città più antiche d’Italia, la mia terra, in cui sono rimasto a vivere nonostante tutto. La metà dei miei compagni di scuola e dei miei amici sono andati via, alcuni alla ricerca di un futuro migliore, altri semplicemente per sopravvivere.

Mi sono sempre sentito dire che la colpa di tutto questo è della politica, della corruzione, del crimine, ma ad un certo punto mi sono chiesto: tutto questo scempio non esisteva anche prima? E come mai allora i nostri genitori avevano il posto fisso, i risparmi e la seconda casa al mare? Ci hanno detto che abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità, eppure quegli stessi genitori ci hanno consentito di sopravvivere in qualche modo alla disoccupazione, ci hanno finanziato gli studi o i mezzi per cercare di costruirci un futuro. Senza la loro parsimonia saremmo già tutti in ginocchio.

Io probabilmente non potrò fare altrettanto per mio figlio! Dovrò prepararlo a lasciare la sua terra e a competere selvaggiamente in un mondo del lavoro globalizzato e spietato. Mi chiedo spesso se tramandargli i valori di dignità, onestà e solidarietà che mi sono stati insegnati oppure no. Sono certo che non gli serviranno per costruirsi un futuro ma solo per potersi guardare allo specchio senza vergognarsi di se stesso.

Guardo la gente che mi circonda: sono la mia comunità, la comunità che ad un certo punto della storia ha iniziato a chiamarsi Stato. Sono delusi, si sono arresi. Ognuno di noi si inventa degli espedienti per sopravvivere, nessuno di noi pensa più in prospettiva ma solo a cosa dovrà fare il giorno dopo. Il nostro futuro ha la durata di ventiquattro ore, di una settimana, non di più!

Il perché un’intera comunità abbia deciso di arrendersi a ciò che percepisce come ineluttabile non saprei spiegarlo, ma ciò che i nostri figli dovranno subire non possiamo più accettarlo passivamente. Non possiamo più parcheggiarli nelle Università sentendoci con la coscienza a posto, perché sappiamo bene che quei titoli di studio non gli garantiranno un’indipendenza economica, anzi ritarderanno solo il momento in cui dovranno guardare in faccia la realtà e prendere una decisione. Probabilmente inseguiranno il lavoro in capo al mondo, ovunque si trovi, e più volte nella loro vita dovranno spostarsi, senza poter pensare di costruire qualcosa di stabile: una casa, una famiglia, delle relazioni. Per alcuni forse sarà una bella avventura, perlomeno finché saranno giovani e forti, per altri no. Quando una scelta è obbligata, non si può parlare di libertà.

Quale sarà il loro destino? E il destino dei loro figli? Conosceremo i nostri nipoti su What’s App? Finiremo, noi e loro, i nostri giorni in una casa famiglia per anziani, magari in un posto lontano e sconosciuto? Quando non avremo più la forza per combattere potremo almeno consolarci con un abbraccio? Oppure piangeremo davanti allo schermo di un cellulare senza poterci toccare?

Noi padri e madri di questi figli, abbiamo il dovere di agire come comunità. Siamo ancora lo Stato e dobbiamo comprendere che se oggi la politica è stata demonizzata, è perché rappresenta l’unico modo che abbiamo per avere voce in capitolo su queste questioni. I signori che oggi siedono al governo o nelle pubbliche amministrazioni sono i capri espiatori di un sistema che non può funzionare e che non funzionerebbe nemmeno se fossero tutti onesti, preparati e sinceramente spinti da uno spirito di servizio verso i loro concittadini.

Ci siamo volontariamente privati del potere di intervenire sulle nostre attività produttive, sul nostro sistema sanitario, sulle nostre scuole! Perché? Non saremmo capaci di farlo?

È stata una follia decidere di limitare volontariamente le nostre risorse per rispettare dei parametri arbitrari come se lo Stato fosse davvero una famiglia con un reddito mensile ridotto e dovesse rinunciare ai pannolini per i propri figli! La forza di una comunità sta in ciò che sa fare, che sa produrre, che sa inventare! Se servono scuole, si costruiscono e se servono insegnanti li si fa insegnare. Per quale motivo non dovremmo farlo? Perché mancano i soldi?

I soldi sono un semplice mezzo di scambio. È come quando a Natale non avete le monete per giocare a carte ed usate le fiches! Per quale motivo non dovreste giocare? E dunque perché dovremmo mandare i nostri figli lontano da casa, costringerli a vivere in una topaia, a fare un lavoro che non amano, quando invece ne avremmo bisogno qui, per le nostre scuole, per i nostri ospedali, per le nostre aziende? Perché? Perché ci mancano le fiches?

Quale assurda follia ci ha portato a pensare che il denaro abbia un qualche valore intrinseco? Il denaro è un modo di misurare un qualcosa, come i metri o i chili! Solo chi ha tanto, tantissimo denaro, desidera che quest’ultimo abbia un valore reale. Rifletteteci! Siamo una comunità e dobbiamo essere noi a decidere del nostro futuro, di quello dei nostri figli e dei nostri nipoti! Non possiamo lasciare questo potere a chi produce metri per misurare le distanze o chili per stabilire il peso degli oggetti, perché è ovvio che questi tenderà a considerare la “misura” più importante di ciò che viene misurato.

La nostra esistenza e il nostro futuro non possono essere misurati in fiches.

SAVERIO SQUILLACI (FSI Reggio Calabria)»

4 commenti:

  1. Fa veramente incazzare la sincronicità di media e politica nell'organizzare le guerre tra poveri.
    Le menti sottilissime sanno come innescare e alimentare le dinamiche amico/nemico, sanno pure come dopo un certo grado dello scontro si autoalimentino.

    Condivido quanto detto da Saverio, un segnale incoraggiante di come gli spiriti liberi possano trovarsi e tentare una sintesi.

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  2. Fino a quando avremmo la libera circolazione dei capitali, la politica non conterà assolutamente nulla e non potrà fare assolutamente nulla per la comunità che dovrebbe governare. La politica sarà solo uno strumento da usare per fare carriera personale , chi dice il contrario è un mentitore seriale.
    La libera circolazione delle merci, dei capitali delle persone sono i mezzi attraverso i quali il capitale da una parte mette sotto chiave la Politica e dall'altra gli consente la totale spoliazione dei popoli: prima dei mezzi di produzione, via privatizzazioni, poi del potere politico, in quanto è sempre il capitale che detiene l'offerta politica ed è sempre esso che attraverso i media, di sua proprietà, forma l'opinione pubblica.
    La libera circolazione di capitali impedisce a qualsiasi Stato di perseguire politiche Keynesiane, di fatto lo costringe ad avere un mercato del lavoro fortemente flessibile verso il basso, sia in cambi fissi, che flessibili. Qualcuno ha fatto la sua fortuna politica,sostenendo che tutti i problemi si sarebbero risolti con il ritorno ai cambi flessibili. Apro una parentesi, i cambi flessibili, consentono al capitale di avere il mercato più liquido al mondo ed attraverso di esso la possibilità di scatenare guerre valutarie verso i paesi più deboli. Un sistema di cambi fissi (aggiustabili) con i capitali inchiodati ai territori, sottrarrebbe al capitale questo immane mercato. La libera circolazione dei capitali impedisce a qualsiasi Stato, eccetto agli Usa, di perseguire politiche espansive, pena l'abbassamento del rating ed conseguente innalzamento dello spread, lo costringe a rinunciare a politiche fiscali progressive, altrimenti i capitali se ne vanno altrove, non consente allo Stato d'intervenire in economia in ottemperanza al secondo comma dell'art 41 della Costituzione "La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali" ma che v'importa a voi Costituzionalisti, il conto mica lo pagate voi o i vostri figli, lo pagano gli altri, così pensate, (provate ad avere bisogno di un pronto soccorso e poi mi direte).
    Insomma fino a che nessun partito farà di questa battaglia il proprio vessillo, non avranno ne la mia adesione e meno che meno la mia stima.

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    1. la scarsa qualità del servizio di pronto soccorso è un prezzo accettabile per mantenere i privilegi derivanti dalla posizione di (anti)Costituzionalista mainstream odierno.
      una vita di agi contro il rischio di non esser salvati al meglio in caso di sfortunato evento.

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    2. perchè il pronto soccorso è praticamente l'unica attività svolta dal servizio sanitario nazionale - ma forse dall'intero apparato statale - non sostituibile da soluzioni private altrettanto valide per chi ha ampie disponibilità economiche.

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