martedì 23 aprile 2019

Chi vuole l'austerità?


Nel grafico il rapporto debito/pil di Italia e Francia. L'Italia è entrata nell'euro al 109,7%, la Francia al 60,5%. Questa circostanza rifletteva la differenza tra i due modelli di sviluppo, ed era un debito completamente emesso in moneta sovrana. La sua riduzione, da parte dell'Italia, coincideva con la scelta di privatizzare le proprietà pubbliche secondo i desiderata della burghesia compradora y vendedora nazionale, ma nulla aveva a che fare con la salute dell'economia. Tanto è vero che, in quegli anni, si assisteva anche a una diminuzione del tasso di disoccupazione, ovviamente al prezzo di una stagnazione dei salari, sempre secondo i desiderata della burghesia compradora y vendedora.

Dal 2008, in seguito alla crisi, il modello privatistico su cui è disegnata l'UE è entrato in crisi. La conseguenza è stata un aumento del rapporto debito/pil in tutta l'eurozona. In termini percentuali tale aumento è stato, per l'Itaia, più basso degli altri paesi, in particolare della Francia ma anche della Spagna, del Portogallo e altri. I dati potete verificarli qua.

Ma non è tutto, perché è ben noto a chi si informa che dal punto di vista di tutti i principali parametri economici sia pubblici che del settore privato, con l'eccezione del tasso di disoccupazione e dei livelli salariali (come da desiderata della burghesia compradora y vendedora) l'Italia si trova in una situazione migliore di tutti i principali paesi dell'eurozona.

Ciò nonostante nessun paese viene bastonato dalla cosiddetta Kommissionen come l'Italia. Perché?
La tesi di chi scrve è che non sia la Kommissionen a volerlo, ma i governi liberali italiani, tutti espressione della burghesia compradora y vendedora, compreso quello giallo-verde.

A supporto di questa tesi, che a molti può apparire bizzarra ma che la Storia, ne sono certo, provvederà a validare, segnalo questo articolo del  14/10/2018 tratto dal blog del Leprechaun: Il patto segreto tra Hollande e la Commissione sul deficit della Francia. Nell'articolo si cita un libro dal titolo  "Un presidente non dovrebbe dire queste cose", dei giornalisti di Le Monde Gérard Davet et Fabrice Lhomme, contenente una lunghissima intervista a Hollande, allora il Presidente francese.

Vi riporto il brano dell'intervista a Hollande citato dal Leprechaun:

« Abbiamo pochi margini di manovra, precisa, un mese dopo. Siamo alla vigilia delle elezioni europee, e siccome la Commissione è indebolita, domanderemo ancora una volta un riporto a più tardi. » Tatticista come non mai, François Hollande fa affidamento sulla perdita di peso politico di una Commissione europea in fine mandato, come accade al suo presidente José Manuel Durão Barroso, in carica dal 2004. Ebbene, agli inizi di Maggio, il commissario europeo agli affari economici annuncia che, in cambio di precise riforme strutturali, Parigi può attendere fino al 2015 per raggiungere il limite del 3%. « Con questa Commissione, ci confida Hollande, eravamo al limite di quel che potevamo raggiungere: un riporto di due anni, e una certa benevolenza sulle cifre che avevamo presentato. » Aggiunge con un sorrisetto: « Perché la verità è che siamo ad un deficit più alto, e che loro sapevano benissimo che non avremmo raggiunto il 3% nel 2015! Ma ci dicono: “Preferiamo che dichiariate il 3% perché questo ci permette di tenere duro con gli altri paesi ...” Ci hanno detto: “ Quel che vi chiediamo è di dichiarare il 3 %.
E quel che vi concederemo sarà una certa benevolenza sull’andamento della vostra traiettoria. E se non doveste arrivare al 3%, non vi biasimeremo…” »

Dobbiamo tenere presente che si tratta di un'intervista a due giornalisti, non di un'intercettazione, pertanto Hollande è costretto a stare alle regole del gioco comunicativo. Non può dire che la borghesia francese comunica alla Kommissionen un deficit maggiore del 3%, perché il messaggio che deve passare è che sia quest'ultima ad avere il potere di concederlo o meno!

D'altra parte, i veri rapporti di forza tra la Kommissionen e uno qualsiasi degli Stati membri non sono fondati su una forza contrattuale, da parte di questa, che sia minimamente paragonabile a quella di uno qualsiasi di essi, ma sono completamente mediati dalla forza della borghesia dominante in ogni singolo Stato. La Kommissionen non possiede forza militare, non dispone di sovranità giuridica effettiva, di strutture di controllo nazionali, di apparati di repressione poliziesca né di servizi segreti, ma, a dispetto di ciò, quello che tutti i media ci raccontano ogni giorno è che un gruppo di individui, designati da ogni singolo paese e guidati da un noto alcolizzato, avrebbe il potere di mettere in ginocchio ogni Stato membro, anche contro la volontà della sua borghesia dominante. Vi sembra credibile?

Dunque la favola delle trattative tra i governi degli stati nazionali e la Kommissionen è una bufala gigantesca, mentre la realtà dei fatti è che in ogni paese è la borghesia dominante, in Italia quella compradora y vendedora, a stilare le richieste di austerità da sottoporre alla ratifica della Kommissionen, secondo i propri interessi e tenuto conto dei vincoli derivanti dalla necessità di conservare il potere evitando sommovimenti politici tali da intaccare il suo ferreo controllo. In Italia, in occasione dell'ultima legge finanziaria, il punto di equilibrio è stato trovato al 2,04%. La Kommissionen ha recepito e ratificato.

Si potrà obiettare che il PD aveva proposto un deficit minore, e questo è vero, ma la cosa deve essere interpretata come una gara fra cordate di maggiordomi, lautamente prezzolati, ognuna delle quali sottopone al vero potere nazionale - la burghesia compradora y vendedora - il suo piano per meglio servirne gli interessi attraverso la costruzione di narrazioni la cui efficacia viene valutata in occasione delle elezioni politiche. Nell'ultima tornata elettorale hanno vinto due narrazioni tra loro inconciliabili, tanto è vero che si è tentato a lungo di trovare una soluzione che prevedesse una maggioranza alternativa a quella attuale, ma alla fine si è deciso per l'azzardo, almeno temporaneo. Abbiamo così l'instabile governo giallo-verde, quello che ha chiesto alla Kommissionen un deficit del 2,04% dopo che i partiti che la compongono avevano tuonato per anni minacciando sfracelli. Ovviamente, mentre i capo-maggiordomi latravano, la burghesia compradora y vendedora faceva il suo mestiere, che è quello di assoldare i nuovi servitori ancora fuori dal Palazzo, che latravano per farsi notare: operazione riuscita in pieno!

"Beato quel paese che non ha bisogno di eroi" si dice, ma il nostro è così sprofondato nella sua disgrazia, asservito com'è alle oscene pretese della burghesia compradora y vendedora, che solo di eroi ha bisogno. 

4 commenti:

  1. Questo schema vale anche per la Grecia?

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    1. Sì, funziona anche per la Grecia. In quel caso ci si è messo di mezzo il popolo greco col referendum e le rivolte di piazza, per cui l'operazione è stata più difficile. Ma sia i socialisti che i partiti di destra erano favorevoli al'austerità, mentre il grande capitale greco non ha fatto altro che ottenere la deflazione grazie alla quale gli è stato possibile vendere, a condizioni migliori, ai cinesi e al capitale internazionale i suoi assets, dei quali aveva interesse a liberarsi. Hai notizia di qualche grande gruppo privato greco che sia finito per stracci? Pensi che il denaro ricavato dalle vendite sia stato bruciato in piazza o speso per ripagare il debito pubblico? No, hanno incassato e reinvestito, magari proprio nei gruppi ai quali avevano venduto. Si chiama accentramento dei capitali.

      Lo stesso che sta facendo la burghesia compradora y vendedora italiana.

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    2. https://www.ilfoglio.it/economia/2019/04/23/news/stampare-soldi-per-pagare-i-conti-vecchie-idee-per-nuovi-disastri-251003/amp/

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  2. Francamente ignoro tutto della composizione del capitale greco, ma non ho difficoltà a credere che anche lì siano ammorbati da strati sociali tanto predatori quanto parassitari. Non ho difficoltà neppure ad aderire alla ricostruzione che proponi: ce la saremo detta mille volte, in giro per i blog sovranisti, e ormai la "historia", ossia la catena delle cause e degli effetti, è abbastanza chiara. Ma il punto che tu sollevi tra le pieghe del tuo articolo imporrebbe qualche verifica analitica in più, anche perché molto spesso ne va di mezzo una questione di misura. Che l'UE sia una sovrastruttura politica e istituzionale messa in piedi a tutela dei noti interessi liberali, è palese; ma che sia unicamente un paravento di questi interessi, ne dubito fortemente. Se il prossimo presidente della Commissione sarà Timmermans (Dio non lo voglia!) ne vedremo delle belle. C'è un passo nell'articolo di cui hai fornito il collegamento che dice: "Non si tratta più qui di “benevolenza”, come dice Hollande, ma di complicità. La regola d’oro? Dopotutto si trattava della Francia...". Appunto, la Francia. Ma l'Italia? E poi, la UE non è solo la Commissione, è anche la BCE, la cui invasività politica proprio noi italiani abbiamo già sperimentato, mi sembra...
    E per quanto riguarda le peripezie del governo giallo-verde, mi sembra che la deriva che si sta disegnando lasci intendere che, forse, la componente verde la stai sopravvalutando un po', almeno a giudicare dal modo con cui si sta facendo infinocchiare: mi è ritornato in mente quel vecchio film con Alberto Sordi, "Una vita difficile", quando temeva che i palazzinari lo volessero corrompere a suon di milioni, invece quelli gli dicono che i milioni se li sarebbero tenuti loro, e lo avevano convocato lì solo per ricattarlo...

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