domenica 7 aprile 2019

Linea di galleggiamento

8 commenti:

  1. Quindi cosa dobbiamo pensare di quest'uomo? Avevo visto questo intervento e te ne volevo parlare...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non c'è niente di cui parlare, è tutto ovvio e ordinario. La vera domanda non è perché i guru facciano i guru, ma come fanno i seguaci a fare i seguaci. Non ci fossero i seguaci, non ci sarebbero nemmeno i guru. Ovviamente, essendoci i seguaci, i guru possono dire e fare la qualunque. Ad esempio negare quel che si è scritto e detto per anni con la scusa della strategia, e anzi accusare chi li manda a quel paese di essere dei tuttosubitisti.

      Per quanto mi riguarda avevo già capito di trovarmi davanti a un guru e, non essendo io un seguace, me ne ero andato per l mia strada. Certo, la delusione mi ha fatto un po' soffrire, ma in fondo lo avevo sempre saputo... semplicemente speravo di sbagliarmi. In ogni caso c'è da rimanere esterrefatti.

      Non so se hai letto il sermoncino di chiusura dell'ultimo post di un altro famoso guru, nel quale i seguaci sono diffidati dall'accettare caramelle dagli sconosciuti:

      "vi reitero la mia preghiera di non cedere alle provocazioni. Non ci sono solo i black bloc. I social sono pieni di persone che, dichiarandosi dalla nostra parte, adottano atteggiamenti impropri. Non so se siano pagati per farlo - certamente non molto - ma anche laddove lo facciano gratis questi signori non vanno seguiti ma bloccati senza pietà."

      Che ci vuoi fare? Inutile prendersela coi guru, mentre i seguaci sono troppi per disprezzarli tutti: ce n'è di tutte le razze, dai piddini ai rivoluzionari da strapazzo passando per quelli che hanno capito tutto.

      Elimina
  2. Al Sottosegretario Luciano Barra Caracciolo e al Senatore Bagnai, dedico queste parole di Lelio Basso:

    Noi pensiamo che la Democrazia si difende, che la libertà si difende, non diminuendo i poteri dello Stato, non cercando d’impedire o di ostacolare l’attività dei poteri dello Stato, ma al contrario, facendo partecipare tutti i cittadini alla vita dello Stato, inserendo tutti i cittadini nella vita dello Stato; TUTTI, fino all’ultimo pastore dell’Abruzzo, fino all’ultimo minatore della Sardegna, fino all’ultimo contadino della Sicilia, fino all’ultimo montanaro delle alpi, tutti, fino all’ultima donna di casa nei dispersi casolari della Calabria e della Basilicata. Solo se noi otterremo che tutti effettivamente siano messi in grado di partecipare alla gestione economica e politica della vita collettiva noi realizzeremo veramente una DEMOCRAZIA.

    Continua..........

    RispondiElimina
  3. E questo è il senso profondo, On Calamandrei, degli articoli sul lavoro, che ella e molti altri colleghi hanno criticato; ella in forma particolare, quasi con spavento, dicendo che questi articoli sono formulati in modo che i cittadini domani, leggendo la Carta costituzionale, potrebbero dire: “ non è vero”. Certo, non è vero oggi che la Democrazia Italiana, che la Repubblica italiana sia in grado di garantire a tutti il lavoro, che sia in grado di garantire a tutti un salario adeguato alle proprie esigenze familiari; ma il senso profondo di questi articoli nell’armonia complessa della Costituzione, dove tutto ha un suo significato e dove ogni parte si integra con le altre parti, sta proprio in questo: che finchè questi articoli non saranno veri, non sarà vero il resto; Finchè non sarà garantito a tutti il LAVORO, non sarà garantita la LIBERTA’; finchè non vi sarà sicurezza sociale non vi sarà Democrazia politica; o noi realizzeremo interamente questa Costituzione, o noi non avremo realizzata la Democrazia in Italia.”

    Questo sarebbe stato il compito della classe intellettuale di oggi, mettere tutti nelle condizioni di partecipare alla gestione economica e politica della vita collettiva del Paese. Temo invece, ma questo è grande limite del loro Io Hobbesiano, che abbiano tutti cercato la Gloria per alimentare il proprio insaziabile IO.
    Preferisco restare quello che abbaia alla luna, ma rimanere me stesso.

    RispondiElimina
  4. Ho appreso, ma potrei aver capito male, da un recente intervento dell'esimio Senatore Bagnai che la strategia del Governo per imporre il cambiamento in Europa, è quella di usare la forza dell'avversario.
    Mi permetto di ricordare all'esimio Senatore quello che accadde al vertice di Portorico nel lontano 1976, dove a rappresentare l'Italia c'erano i compianti Mariano Rumor ( mio concittadino) e Aldo Moro, proprio due personaggi non certo di passaggio, soprattutto se paragonati agli attuali protagonisti della politica italiana di oggi:
    "Una settimana dopo, al vertice di Puerto Rico, riservato alle sette potenze più industrializzate del mondo, l'Italia si presenta senza un governo. Ci sono Moro e Rumor, ma solo per salvare le forme. Gerald Ford, Callaghan, Schmidt e Giscard d'Estaing si incontrano alle 12,45 di domenica 27 giugno al Dorado Beach Hotel per un pranzo di lavoro e qui si verifica un pietoso incidente. Lo descrive brutalmente Campbell, futuro ambasciatore britannico a Roma: «Quando arrivano per il lunch, ai due sfortunati ministri italiani viene impedito di entrare». È il massimo dell'umiliazione.

    Appena chiuse le porte, si affronta il «problema Italia». Il verbale di quell'incontro viene redatto dal funzionario Fergusson. Pur riconoscendo che gli italiani devono decidere da soli, i quattro capi di Stato sono d'accordo che occorre fare tutto il possibile perché i comunisti restino fuori dal potere. Giscard propone di elaborare, in una prossima riunione da tenersi a Parigi, una bozza di programma di governo che gli italiani dovranno accettare in cambio di un sostanzioso aiuto finanziario. Quella riunione si tiene effettivamente a Parigi, all'Eliseo, l'8 luglio del 1976." Tratto da il Golpe del 1976 di Filippo Ceccarelli.
    Io temo che la forza contrattuale del nostro "fu Paese" sul proscenio internazionale, sia di gran lunga inferiore rispetto al 1976 e non vedo nessun Aldo Moro all'orizzonte.

    RispondiElimina
  5. Sempre per rimanere nel tema di cambiare l'Europa da dentro, " noi siamo Europeisti e non Unionisti" riporto le parole di Lelio Basso un altro non di passaggio:
    «...che ognuno si assuma le sue responsabilità senza voti platonici, senza evasioni sul giardino d’infanzia delle illusioni federaliste... Apriamo una carta geografica. Onorevoli colleghi, cosa è l’Unione europea di cui parlano Churchill, De Gasperi e purtroppo anche Léon Blum? È la Germania alla testa dell’Europa... Onorevole Sforza, noi saremo isolati, e nel modo più completo, il giorno in cui saremo o nel Patto di Bruxelles, o nel Patto atlantico, o in quello mediterraneo, o nell’Unione europea; allora saremo isolati, e non oggi, che conserviamo una certa possibilità di manovra. Quando avrete concluso l’alleanza, forse qualcuno ripeterà col Di Robilant del 1887: «Adesso l’Italia è in una botte di ferro». E non saremo, onorevoli colleghi, in una botte di ferro, saremo il vaso di creta che viaggia con i vasi di ferro: e non v’è bisogno di molta sapienza per sapere qual è il destino del vaso di coccio in compagnia dei vasi di ferro.»
    Questa è l'Italia di oggi, una ex nazione vaso di creta che viaggia in compagnia degli imperi non più di vasi di ferro, bensì di acciaio temprato e pensare in queste condizioni di usare la forza dell'avversario per volgerla a nostro favore, mi sembra usando le Lelio Basso una " evasione sul giardino dell'infanzia".

    RispondiElimina
  6. Tutto scorre, qualcosa galleggia, non si può prendere a calci nel culo lo stesso turacciolo.

    RispondiElimina
  7. Perdindirendina Mauro, mi hai dato un immenso dispiacere. Pensavo di essere stato io ad inventare il #movimentodalbasso e adesso vieni tu a dirmi che invece è stato Lelio Basso! Questo mi provocherà una crisi esistenziale perché credevo che la mia vicenda terrena, grazie a quell'invenzione, potesse considerarsi simbolicamente compiuta, e invece no, dovrò pedalare ancora.

    Certo, mi resta sempre il fraiolismo metodologico, che è mio e solo mio come certificato dal presidente Bagnai.

    RispondiElimina