domenica 28 aprile 2019

Humanum vel diabolicum? La lotta di classe al tempo del morbillo

Quando il 3 febbraio 1991, a Rimini, a conclusione del XX Congresso del Partito Comunista Italiano, la maggioranza dei delegati votò per lo scioglimento del vecchio PCI fondando il PDS, era difficile immaginare che il nuovo partito nascondesse, sotto la coltre degli slogan socialisteggianti, un'anima liberale. Lo si capì tuttavia ben presto perché il nuovo partito si lanciò con zelo ed entusiasmo in una vasta campagna di privatizzazioni, del tutto contraria non solo alla storia del vecchio PCI ma anche, e soprattutto, allo spirito e alla lettera della Costituzione. Ciò nonostante la gran massa dei suoi elettori gli restò fedele, e a maggior ragione la quasi totalità dei quadri dirigenti di ogni livello. Solo una piccola pattuglia si dissociò confluendo nel partito della Rifondazione Comunista che, negli anni a seguire, si sarebbe rivelato essere nulla più che un recinto per contenere il dissenso. Per questa ragione, e giustamente, molti anni fa, correva l'anno 2008, dall'Umbria partì un'iniziativa che, non a caso, si chiamò "Fuori dal recinto" che vedeva protagonisti molti che oggi fanno riferimento all'area del blog Sollevazione.

Sarebbe bastato che il nuovo partito, il PDS, tenesse ben ferma la barra sulla nostra Costituzione, ma così non fu. Il risultato politico di quell'atto di tradimento è stato la fine nel nostro paese della lotta di classe e l'inizio della guerra per fazioni all'interno della classe sociale vincente: la borghesia finanziaria e industriale, che da allora ha sempre più approfondito i suoi legami con la super classe globale. La ragione di ciò è che non può esservi lotta di classe, cioè conflitto capitale-lavoro, quando uno dei due poli della dialettica perde la capacità di organizzarsi. Dalla morte del PCI, meglio dal suo suicidio che fece seguito al brigantesco assassinio del Partito Socialista Italiano e della Democrazia Cristiana, le masse lavoratrici italiane sono totalmente controllate dalla burghesia compradora y vendedora per mezzo delle sue molteplici camaleontiche trasfigurazioni politiche, il cui unico fine è quello di costruire o sfruttare contrapposizioni secondarie mentre, al chiuso dei suoi parlamentini segreti, io dico massonici, si architetta al fine di estrarre il massimo plusvalore possibile dal mondo del lavoro, forte come è dei suoi appoggi internazionali che agita come spauracchi ogni volta che un sentimento di rivolta comincia a prendere piede.

Abbiamo così avuto la contrapposizione tra il PDS e Berlusconi, l'irrompere della Lega di Bossi, la partecipazione alle guerre americane - pegno irrinunciabile da pagare per godere dell'appoggio della super classe globale a guida americana - l'adesione alla gabbia dell'Unione Europea. Infine, quando il gioco cominciava ad essere troppo scoperto, la creazione dal nulla di due nuovi partiti, M5S e Lega salviniana, avvenuta con una sapiente manipolazione delle emozioni collettive. Un inganno nel quale un intero popolo è caduto con facilità, non essendoci più i grandi partiti di massa capaci di formare e selezionare una vera classe dirigente dal basso.

Si potrebbe obiettare che anche il PSI e la DC fecero scelte contrarie agli interessi del lavoro, e questo è vero, ma vi era una gradualità, una spinta alla ricerca dell'equilibrio che il tradimento dei comunisti fece precipitare. Il punto da comprendere bene è che, sebbene il PCI fosse colpito dalla conventio ad excludendum (per i più giovani il veto degli americani all'ingresso al governo) pur tuttavia il fatto che quasi un terzo dei voti fosse fuori dal gioco delle maggioranze (considerando anche i voti dell'elettorato post fascista) imponeva che la restante parte del Parlamento, a variopinta guida liberale, non si abbandonasse alla più feroce lotta per fazioni, come invece oggi, poiché vi era il costante pericolo che il PCI (e talvolta il MSI) si inserissero nel gioco politico chiedendo contropartite. Si ebbe così il lungo periodo dei governi pentapartito e quadripartito, cui pose fine il golpe costituzionale del 1992.



Il primo colpo di cannone del golpe costituzionale fu il referendum abrogativo del 1991 sul primo quesito mai ammesso dalla Corte costituzionale sulla legge elettorale. Vinse il SI con una percentuale plebiscitaria, il 95,57%! Seguirono l'inchiesta Mani Pulite, l'adesione al trattato di Maastricht, l'assassinio del PSI e della DC (con le opportune dosi di complicità interna) e il già richiamato suicidio del PCI. In sottofondo, esplosioni di bombe e assassini politici, che miracolosamente cessarono entrambi a golpe concluso.

Quello che oggi possiamo affermare, con assoluta convinzione, è che tutte le nuove forze politiche affacciatesi sulla scena dal 1992 ad oggi sono costruzioni della giunta liberale che comanda nel paese, come si evince dal fatto che tutte esse si sono affermate secondo lo stesso schema di massima, che qui riassumo:

  • La fase rivoltosa, durante la quale un guru raccoglie intorno a sé il malcontento sociale proponendo agli adepti temi altamente emotivi, ma senza mai sfiorare le questioni fondamentali. Durante questa fase i media evitano accuratamente di parlare del fenomeno, facendo sì che la rabbia degli adepti aumenti.
  • La fase dello sfondamento, in cui all'improvviso il guru e il suo movimento sono presentati all'attenzione dell'opinione pubblica, e sostanzialmente sdoganati.
  • La fase dell'utilizzo della nuova formazione politica, durante la quale si opera un'accorta selezione dei quadri dirigenti da affiancare al guru, quasi sempre personaggi che erano rimasti in ombra o erano del tutto assenti durante la fase rivoltosa.

Ho le prove per dimostrare tutto ciò? Non le ho, ma chiunque abbia un cuore e una mente liberi sa che le cose sono andate più o meno così. La giunta liberale golpista celebra oggi il suo trionfo, le cui conseguenze misureremo ben presto grazie al cosiddetto governo del cambiamento in peggio. Nel frattempo continua l'immissione, nel dibattito pubblico, di tematiche altamente divisive sulle quali deviare l'attenzione del popolo lavoratore: dalle pretese LGBT ai vaccini, dalla flat tax al reddito di cittadinanza, che hanno tutte in comune il fatto di essere questioni secondarie (es. LGTB) o a favore degli interessi delle multinazionali (la questione vaccini, affidata alla responsabilità dell'ineffabile ministro della Saluta, la grillina Grillo). Per non dire del reddito di cittadinanza, della mitica flat-tax (a scaglioni?) e molto altro.

La realtà, la dura realtà dei fatti, è che non vi è oggi un solo partito in Parlamento che non sia una creatura della giunta golpista liberale, e che se si vuole davvero ricominciare la lunga marcia per la democrazia è necessario prendere atto che la ricostruzione di un partito del tutto indipendente dalla giunta golpista liberale, sia esso in grado di partecipare alle prossime elezioni politiche o debba rimandare l'appuntamento, è un passaggio inevitabile. La prima condizione è quella di esistere, la seconda crescere. Non serve arrivare al 51% per essere influenti perché, come ho ricordato all'inizio, anche un partito minoritario e colpito dalla conventio ad excludendum può inserirsi nel gioco tattico per ricavare vantaggi per la classe sociale che rappresenta. Ma illudersi di poter incidere, anche minimamente, inserendosi nelle contraddizioni della maggioranza liberale, senza prima essere capaci di esistere e crescere, come purtroppo sembrano credere proprio i primi che, nel lontano 2008, gridarono "Fuori dal recinto", ebbene questa è un'ingenuità disarmante.

Dirò di più: errare est humanum, sed perseverare diabolicum. Quando questa puerile strategia, figlia dell'ossessione per la sollevazione, si sarà infranta contro l'azione reale e concreta (non i sogni) del governo del cambiamento in peggio, quel giorno potremo redigere un giudizio definitivo e conclusivo su questo errore politico, e cioè se sarà stato humanum vel diabolicum.

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