sabato 13 aprile 2019

Beni non negoziabili e beni non disponibili

Un bene è non negoziabile quando, pur essendo nella disponibilità di un soggetto individuale o collettivo, questi non intende privarsene; è non disponibile quando il soggetto non ha titolo per il suo possesso.

Queste espressioni sono ultimamente molto in voga se riferite a beni di natura etica, ma sono utilizzabili anche per quelli di natura politica, che sono quelli di cui tratterò in questo post. Come esempio di "bene politico" prenderò la Costituzione italiana. Come è noto la Costituzione può essere modificata dal Parlamento in alcune sue parti, con maggioranze diversamente qualificate a seconda dei capitoli sui quali si interviene, ma vi è anche una prima parte della carta costituzionale che non è modificabile nemmeno con una votazione all'unanimità. Se i deputati tentassero di abolire la forma repubblicana dello Stato, anche con voto unanime, ogni cittadino sarebbe autorizzato a prendere le armi e a metterli a morte, e non ne pagherebbe conseguenza alcuna a patto, ovviamente, che il colpo di Stato tentato dal Parlamento non andasse a buon fine. In caso contrario verrebbe probabilmente perseguito dal regime golpista che si instaurerebbe. Dunque la Costituzione, per essere precisi la sua prima parte, è un bene non disponibile per il Parlamento. Il resto del testo costituzionale è invece disponibile per il Parlamento, dunque soggetto a modifiche negoziabili con le forze politiche al fine di costruire la maggioranza necessaria, ma non per il governo che non può agire d'imperio.

Nessun governo, anche se sostenuto dal voto di tutti i partiti, può modificare in alcun modo la Costituzione senza un voto del Parlamento.

Per il Capo dello Stato la Costituzione è non solo non disponibile, ma Egli ha l'obbligo di vigilare su di essa nel senso della correttezza delle procedure per modificarne le parti nella disponibilità del Parlamento. Questo obbligo, che è certo per quanto riguarda i suoi atti formali, è più sfumato se rapportato alle dichiarazioni pubbliche che Egli rilascia, sia quelle prodotte nella sua veste istituzionale che alla stampa; atteso che, per una figura così importante, questa differenza sia applicabile.

L'attuale Presidente della Repubblica ha ultimamente rilasciato una dichiarazione, in occasione di un incontro pubblico con gli alunni di alcune scuole secondarie di secondo grado, che è al limite dei suoi poteri, allorché ha sostenuto che "la Costituzione tutela le autorità indipendenti dalla politica". L'interpretazione della frase dipende dal significato che si vuole dare all'associazione tra il verbo "tutelare" e l'oggetto della tutela, ovvero "le autorità indipendenti dalla politica". Se, in relazione a queste ultime, il Presidente Mattarella avesse voluto parlare, ad esempio, della Corte Costituzionale, allora avrebbe ragione. Il problema, ed è un grosso problema, sorge per il fatto che Mattarella, parlando agli studenti, potrebbe forse aver voluto accennare (ma non lo ha fatto esplicitamente) alla Banca d'Italia. In tal caso, e se lo avesse fatto esplicitamente (ma così non è) avrebbe superato il confine dei poteri che la Costituzione gli conferisce.

Il Presidente della Repubblica non ha alcun potere/dovere di tutela di un'istituzione tecnica come la Banca d'Italia, la quale risponde solo al governo, e quindi al Parlamento, tenendo conto dei vincoli che sono stati eventualmente (e purtroppo) ratificati da trattati internazionali. Desidero ricordare a voi pochi lettori (non a Mattarella che è un fine giurista e queste cose le sa meglio di me) che lo status giuridico della Banca d'Italia non è diverso da quello delle nostre forze armate. Né il governo, né il Parlamento o qualsiasi altro organo dello Stato, possono intervenire direttamente nella gestione tecnica delle forze armate, ma possono in qualsiasi momento rimuoverne i responsabili. Pertanto il governo, finché è sostenuto dal voto del Parlamento, ha il diritto di rimuovere anche i vertici della Banca d'Italia, anche quando questi non sono in scadenza, e qualsiasi intervento del Capo dello Stato andrebbe oltre i suoi poteri. La nomina e la revoca dei vertici degli organi tecnici sono beni nella disponibilità di governo e Parlamento, mai del Capo dello Stato. Nemmeno in forma indiretta, o come azione di persuasione morale o diplomatica.

Ricordiamocelo sempre, perché il mainstream mediatico tenta con tutti i mezzi di farcelo dimenticare per convincerci che, al vertice delle fonti giuridiche che regolano la vita della Repubblica Italiana, non ci sia la Costituzione bensì i trattati internazionali istitutivi della nota montagna di sterco.

La Patria si tradisce anche facendo la guardia a una palla di sterco

1 commento:

  1. ...Abraamo disse: «Non si adiri il Signore, e io parlerò ancora questa volta soltanto. Forse, se ne troveranno dieci». E il SIGNORE: «Non la distruggerò per amore dei dieci».
    Pochi lettori, forse, ma dediserosi di imparare (tralasciando il poco riverente paragone con il SIGNORE)

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