martedì 30 aprile 2019

Dottrina Prodi vs Dottrina Monti - commento a un post su FB di Giuseppe Masala

Vi riporto un breve post di Giuseppe Masala, cui segue il mio commento.

«Dottrina Prodi vs Dottrina Monti.

Lasciando perdere la correttezza di entrare nell'Euro, una volta fatta la scelta con le condizioni previste e accettate (Trattato di Maastricht) bisognava scegliere in quale modo convergere verso quelli che erano i parametri previsti.

La Politica Economica di Prodi (io la imputo a lui) fu incentrata su una "lenta convergenza" a seguito delle seguenti politiche:

- Attrazione di capitali esteri grazie ad una serie di politiche favorevoli. 
- Totale disattenzione ai conti con l'estero con una bilancia commerciale che diventò negativa strutturalmente e con una Posizione Finanziaria Netta negativa fino al 25% del pil.
- Conseguente aumento del Pil e diminuzione del rapporto debito/Pil grazie all'immissione dei capitali esteri.

Come si capisce, la premessa necessaria affinché questa politica funzionasse era che i capitali esteri investiti in Italia fossero acquisiti per sempre. E questo probabilmente pensava Prodi in ossequio all'illusione della fratellanza europoide. La crisi del 2008 (prima fase) e 2011 (seconda fase) hanno smentito questo costrutto relegandolo a quello che in realtà era: una pia illusione. Con la crisi del 2011 i capitali esteri iniziarono a smobilitare creando il terremoto che tutti conosciamo con aumento dei tassi ecc.

A questo punto arrivò Monti che virò di 180° gradi le politiche economiche di Prodi e imponendo la sua dottrina:

- Controllo ferreo dei conti con l'estero. Ritorno all'attivo della bilancia commerciale tramite misure di austerità che facessero diminuire le importazioni di beni e servizi dall'estero e attraverso misure volte a favorire le nostre esportazioni aumentando la nostra competitività (aumento del tasso di sfruttamento del lavoro con conseguente diminuzione del costo del lavoro per unità di prodotto).

- Risultato finale entro qualche anno abbiamo riguadagnato una Posizione Finanziaria Netta sostanzialmente in pareggio che consente di compensare con capitali nazionali eventuali emorragie di capitali esteri dovute a shock economici che sempre si possono verificare.

In pratica dal 1999 al 2011 sbagliammo tutto. Tafazzi rispetto a noi era un dilettante. Amen.

[E per paradosso c'è chi ancora oggi considera Monti alla stregua di un vampiro e Prodi un grande economista]

Poi sui devastanti costi sociali ed economici che ha comportato il controllo ferreo dei conti con l'estero inutile stare a parlarne: demolizione del Pil (alla fine però era la sua crescita ad essere un illusione durata alcuni lustri perché in realtà figlia di capitali stranieri), crisi aziendali, crisi bancarie, aumento esponenziali della disoccupazione e dei poveri. Ma Monti che poteva fare? Far finta di nulla e aspettare la Trojka che avrebbe fatto il lavoro sporco in maniera mille volte più feroce?

Altra considerazione: una volta che controlli in maniera ferrea i conti con l'estero che stai nell'Euro o che esci dall'Euro per entrare magari nel Carlino o nel Fiorino o addirittura nel Sesterzio poco cambia. Anzi non cambia nulla se non che riacquisti (in caso di bisogno) la valvola di sfogo delle svalutazioni. Riacquisto però che andrebbe pesato al costo di prezzi politici enormi dovuti alla rottura dell'Euro.

Rimane il punto. La politica economica sbagliata fu quella dal 1999 al 2011 (non mi soffermo su quanto avvenuto per entrare nell'Euro). Una vera illusione che si è trasformata in incubo.


Quello che scrive Giuseppe Masala è corretto, almeno sul piano della politica macroeconomica, come pure l'accenno ai costi politici enormi che sarebbero causati dalla rottura dell'euro. Da sovranista e patriota osservo però che i cosiddetti costi politici enormi sarebbero, in caso di italexit, pagati in modo diverso. Un costo politico è qualcosa che ha a che fare col grado di dominio che una classe sociale esercita nei confronti di quelle subalterne, e poiché oggi in Italia tutto, e dico tutto, il potere politico è nelle mani della burghesia compradora i vendedora, sarebbe quest'ultima, e solo quest'ultima, a doverli pagare. A meno che la burghesia compradora y vendedora non si attrezzi per tempo al fine di gestire il collasso della moneta unica, preparando con sufficiente anticipo il contesto politico necessario ad evitare di pagare la scelta fallimentare di entrare nell'euro. Pagare nel senso di cedere ampie quote di potere interno a favore delle classi sulle quali ha scaricato il costo dell'euro, in pratica una controrivoluzione socialista e costituzionale simmetrica al golpe del 1992.

Per ottenere ciò essa deve favorire un assetto politico stabile all'interno del quale conservare, sia pure attraverso le inevitabili convulsioni, la tenuta sostanziale della sua posizione di predominio. L'operazione, in realtà, è in atto da tempo, e consiste nella costruzione di una narrazione che escluda categoricamente anche solo la possibilità che si aggreghi un polo sovranista e costituzionale che, al netto delle pur scarsissime possibilità di rovesciare del tutto gli equilibri nazionali, possa tuttavia ricostituire una forza politica con cui fare i conti in una prospettiva sia pur lontana. La funzione del m5s prima, e della lega salviniana da alcuni anni a questa parte, è esattamente questa. L'obiettivo della burghesia compradora y vendedora è infatti quello di conservare intatto, quali che siano gli sviluppi dell'eurozona, il suo predominio politico sulla nazione. Un obiettivo che è nella logica delle cose, come sa chiunque abbia contezza della durezza del vivere.

A mio parere - vedremo se i fatti mi daranno ragione - il raggiungimento di questo obiettivo passa per la costruzione di una contrapposizione fittizia da ottenersi spaccando il finto fronte sovranista m5s+Lega, adoperandosi per un cambio di alleanze che porti ad un governo m5s+Pd, con la Lega e la morente FI all'opposizione.

Vi chiarisco che questa visione e unicamente frutto della mia visione delle cose, pertanto, qualora essa si rivelasse sbagliata, me ne assumerò interamente la responsabilità.

Nessun commento:

Posta un commento