venerdì 12 aprile 2019

Il solito post incazzato (fateci l'abitudine, andrà peggio)

Estremisti europei a Barcellona
Il grande scrittore spagnolo Javier Cercas io non l'ho mai coperto, però se lo dice il Corriere...

Il grande scrittore ci dice che "l'UE è un progetto elitario ma necessario" e ovviamente, se lui è un grande scrittore, noi piccolini dobbiamo credergli. La foto, neanche a dirlo, è multiculturale, una giovane biondina sorridente abbracciata a un belloccio di pelle olivastra che sventola il drappo unionista, simbolo della nota montagna di sterco.

A sentire gli altoparlanti più potenti, quelli da cui Albertina e Claudio  avrebbero parlato ar popolo e in due ore gli avrebbero spiegato ogni cosa, tutti gli esseri civili e per bene sono per la nota montagna di sterco, mentre chi si oppone viene furbescamente confuso coi complici della nota montagna di sterco però della razza dei ladri di Pisa: leghisti e pentastellati. Mi è capitato di litigare con qualche minorato che, sentendomi dire che sono un sovranista, ha creduto di capire che sarei un leghista. Poco male, gli ho risposto per le rime e l'ho sfanculato senza rimpianti. Lo vedete che non sono un grande scrittore? E che un grande scrittore si esprime così? Lui, il Javier Cercas, invece è un grande scrittore, uno che esprime un profoooondo e denso pensiero: "l'UE è un progetto elitario ma necessario".

Che tradotto significa "devono comandare i pochi perché ciò è necessario", con l'ovvio corollario "perché i molti non capiscono". Si chiama elitismo, un concetto ben inculcato da Albertina nelle menti del followerame plaudente, convinti di venire istruiti per formare l'esercito degli immortali nella lotta contro la nota montagna di sterco e ritrovatisi, com'è come non è, a sostenere un pupazzo leghista in un governo di coalizione con il non partito dove si pratica la democrazia diretta de 'sto cazzo.


La nota montagna di sterco è dunque, per il grande scrittore, un progetto elitario, ma è necessario perché è l'unica utopia ragionevole. E qui, scusatemi cari pochi lettori, mi vengono le convulsioni da ossimoro perché questa faccenda dell'utopia ragionevole proprio non mi riesce di ingollarlo. Mi viene in mente l'epica scena:



Anche a Barcellona, 
capitale della Catalogna 
indipendentista,
si può essere 
integralisti 
dell’europeismo

Uno di loro 
è lo scrittore Javier Cercas, 
secondo cui l’Unione 
è «il solo modo 
per sconfiggere 
l’irrilevanza 
e per inseguire
la prosperità»

«Perché l’Europa è anche un’idea morale: proteggere la gente che non ha potere»

«In spiaggia 
vanno solo i giovani: 
per i vecchi 
barcellonesi 
è un luogo 
che non esiste»

Certo, anche qui
ci sono molte
differenze. Come 
quelle tra chi preferisce
le anchoas di L’Escala
a quelle più famose
del Cantabrico

Cercas vuole essere
ottimista. Domani
andrà a correre
nel quartiere di Gràcia,
dove abitano i giovani
che studiano, lavorano,
vanno al mare, 
e a volte provano 
a cambiare il mondo

«Se dimentichiamo
il passato, siamo preparati
per ripeterlo.
La storia non ritorna uguale,
indossa maschere diverse»

Javier Cercasgrande SCRITTORE, SPAGNA


Ecco, l'ultima che ha detto è vera, ma chissà se l'ha capita.

8 commenti:

  1. Questo post mi dà lo spunto per una domanda che rivolgo al padrone di casa e a chiunque voglia replicare.



    Delle volte mi viene da pensare: ma in un mondo che vede la polarizzazione sempre crescente fra due schieramenti che potremmo chiamare per semplicità A e B, dove (riassumendo):

    A. |||Società solida e organica.|||
    Coloro che hanno a cuore:
    1. la tradizione;
    2. il rispetto di determinati costumi;
    3. una certa (non totale ma comunque elevata) omogeneità culturale e anche etnica;
    4. possiedono un orizzonte metafisico (se umanistico o religioso secondo me è poco rilevante);
    5. professano filosoficamente il pensiero forte;
    6. hanno preferenza per il benessere e la conservazione della comunità;
    7. desiderano un'economia basata più sui bisogni, con primazia di una regolazione statale, che sui consumi guidati dalla pubblicità generatrice di desideri;

    B. |||Società liquida|||.
    Coloro che hanno a cuore:
    1. il progressismo (ossia il progresso a qualsiasi costo, l'ideologia del progresso);
    2. il superamento di determinati costumi;
    3. il multikulti assoluto e sfrenato;
    4. possiedono un orizzonte (solo) materialista e relativista-nichilista;
    5. professano filosoficamente il pensiero debole;
    6. hanno preferenza per l'individualismo liberale;
    7. desiderano un'economia basata sullo scatenamento del desiderio con primazia dei meccanismi di mercato.



    Ebbene, in una realtà che, si diceva, ha una siffatta polarizzazione, quanto può avere senso cercare di convincersi a vicenda, tra le rispettive fazioni? È veramente una strada quella di cercare convivenza, mediazione? Può esistere il compromesso fra chi ormai ha visioni del mondo che non sono in alcun modo conciliabili né inseribili in una dialettica, che semplicemente rappresentano l'alfa e l'omega senza possibilità di sintesi?
    Anziché giungere a una guerra, e se la soluzione fosse qualcosa come... pervenire a una divisione dei territori (inizialmente a livello statale), in modo da riorganizzare due società di fatto parallele? Può sembrare un'autentica provocazione, una follia, ma prego di considerare la premessa che mi ha portato a scrivere ciò, ossia la inconciliabilità di fondo e totale, strutturale.

    In passato, al tempo delle guerre di religione, avvenne qualcosa di simile, con Vestfalia?
    E quella che ho delineato, non ha in un certo senso i caratteri di una guerra di religione, con annessa impossibilità di giungere a una mediazione e a un compromesso fintanto che si fa parte della medesima società?
    https://it.m.wikipedia.org/wiki/Cuius_regio,_eius_religio

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    1. Sì, è una guerra di religione interna all'occidente, in particolare una guerra che divide l'Europa e quindi l'UE. L'espressione "cuius regio eius religio" si riferisce al principio per cui è chi comanda che stabilisce ciò che è sacro. Ovviamente i credenti non sono d'accordo, perché per essi il Sacro ha ha essenza propria, ma per i non credenti il principio è scontato. Altrettanto ovvio il fatto che gli attributi di ciò che chiamiamo Sacro siano conformi alla visione del mondo di chi comanda, e dunque la scelta non è democratica bensì una conseguenza dell'esito dello scontro. In Europa L'UE è luterana, il sovranismo è cattolico. Se vinceranno gli unionisti sarà imposta l'etica luterana, se vinceremo noi sovranisti gli italiani saranno cattolici. Anche i non credenti.

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    2. p.s. do per scontato che tu conosca la differenza tra sovranisti e sovrancazzari o sovranari.

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  2. Temo di essermi spiegato male.

    "Se vinceranno gli unionisti sarà imposta l'etica luterana, se vinceremo noi sovranisti gli italiani saranno cattolici."

    È proprio questo principio che contestavo.

    Forse la polarizzazione della società fra solidi e liquidi (vedasi le categorie del mio messaggio precedente, e ovviamente è chiarissima la differenza fra sovranismo e sovrancazzarismo) è ormai talmente pronunciata che si dovrà giungere alla partizione della società, a suddividere i territori in modo che ognuno plasmi la società in cui sceglierà di vivere.

    Mi spiego meglio con un altro esempio.
    L'ex presidente Hollande, nel suo libro-intervista “Un président ne devrait pas dire ça”, dice esattamente ciò: che prima o poi si renderà inevitabile una partizione della Francia tra zone islamiche e zone occidentali.

    Ecco, nella mia argomentazione veniva suggerito uno scenario di questo tipo, solo a livello più ampio, e la dicotomia più che essere islamici-occidentali sarebbe quella solidi-liquidi (rinvio ancora al primo messaggio).

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  3. @Andrea

    Secondo me i due fronti da te descritti coincidono grosso modo con chi subisce la propaganda neoliberista-globalista e chi invece la combatte.
    Ma non c'è dubbio che qualcuno dei due schieramenti stia andando contro i propri interessi, ma più che mediare si tratta di sconfessare l'informazione mainstream.
    Infatti non tutti i globalisti sono tali a seguito di una approfondita riflessione politico-filosofica, l'operaio piddino-leghista-casaleggino che paga un mutuo di 30 anni non ha lo stesso pensiero forte del banchiere che gioca i suoi soldi in borsa.

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  4. Ma io sto dicendo un'altra cosa: che non importa se qualcuno subisce la propaganda globalista, gliela si lasci pure subire! Bisognerebbe rifondare la società in modo che si creino due società parallele, una in cui viva chi desidera il globalismo e una in cui viva chi è antiglobalista.
    Perché cercare di raggiungere il consenso del 50%+1?
    Piuttosto meglio contarsi, capire quanti si è, e chiedere di poter vivere in una società parallela secondo nostre regole...
    Chi vuole nonne che partoriscono i propri nipoti, multiculturalismo illimitato, e così via, avrà tutto ciò tranquillamente, mentre chi vorrà la società che ho definito "solida e organica" ricomincerà da zero...
    Bisogna che queste società però non si incontrino mai in quanto inconciliabili e dunque servirebbe una partizione dei territori.
    Non so se mi sono spiegato.

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    1. Stai proponendo una sorta di scissione sociale, che è una cosa più difficile della scissione nucleare, produce più danni e lascia scorie ancora più imponenti. Non mi sembra un modo per rispondere ai pazzi che propongono la fusione sociale!

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  5. Sono consapevole del fatto che appaia come qualche cosa di utopico o privo di applicazione pratica; non vedo però quali siano le alternative.
    Cercare di convincere il 51%? Può darsi ce la facciano i vari Casa Pound (posto che Marco Mori ci abbia visto giusto sulla bontà del progetto, certo dirsi fascisti è un po' miope poiché allontana il raggiungimento del consenso "di massa" anziché avvicinarlo, secondo me), Fronte Sovranista Italiano, Patria e Costituzione, eccetera; così come analoghe forze in vari Paesi del blocco occidentale.
    Vedremo.

    Resto del parere che, se la fusione sociale va troppo oltre, la necessità di scissione sarà sempre più sentita: i meccanismi del mercato, come insegnava Polanyi, sono distruttivi e generano reazioni radicali.

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